Umanità Nova, n.6 del 17 febbraio 2008, anno 88

Elezioni. La posta in gioco


Le elezioni anticipate del 13 e 14 aprile cadono a quarantanni dal '68 e a sessantanni dal varo della costituzione della repubblica italiana. Il confronto tra il 1948, il 1968 e il 2008 può aiutare a dare la misura della distanza non tanto temporale, quanto di temperie sociale e politica tra questi momenti.
La parabola dell'Italia uscita dalla seconda guerra mondiale si va compiendo, nel senso che sono in liquidazione i valori condivisi in base ai quali fu scritta la costituzione del 1948: il disegno di una partecipazione più ampia possibile e la diffusione dei diritti sociali alla casa, allo studio, ad un reddito adeguato, alla salute, nella consapevolezza che l'eguaglianza formale non basta (art. 3, comma 1, costituzione), ma che è necessario perseguire quotidianamente l'eguaglianza sostanziale (art. 3, comma 2 costituzione) perchè ogni singolo possa davvero esplicitare la propria personalità. E questa eguaglianza sostanziale deve essere compito della repubblica.
Venti anni dopo, nel 1968 e dintorni, esplode un protagonismo di massa che prende molto sul serio, paradossalmente, la richiesta di eguaglianza sostanziale e la risposta infatti saranno le riforme degli anni '70 (statuto dei lavoratori, fisco, casa, sanità, scuola, divorzio, diritto di famiglia, aborto, obiezione di coscienza) e le bombe nelle piazze e sui treni. Si vorrebbe oggi finalmente, dopo molti tentativi (da quanti anni sentiamo parlare di "riforme istituzionali"?) riscrivere le "regole del gioco", ma non solo: quel che si vuole cancellare è anche solo l'ipotesi, del tutto "democratica" e non certo "rivoluzionaria" che oltre l'eguaglianza formale ci sia un'eguaglianza sostanziale: senza i diritti sociali, i diritti politici e civili sono in gran parte svuotati.
Ed i diritti sociali, in democrazia, non sono altro che punto di mediazione del conflitto sociale. È la ratifica dell'oblio del conflitto sociale, che si vuole. Si vuole una società dalla superficie liscia e omogenea, una società da governare, da amministrare, perchè esiste solo il presente e nessun futuro "altro". Nessun progetto, nessun conflitto, nessun cambiamento.
Potenti forze hanno sconfitto sul campo la richiesta di cambiamento e di partecipazione esplosa quarantanni fa ed oggi si preparano a ratificare la loro egemonia su di una società "messa al lavoro" nel suo complesso, dove nessun aspetto della vita, a partire dalla più semplice comunicazione, è "fuori dal mercato".
Così, nei primi giorni di campagna elettorale, abbiamo visto Veltroni e Berlusconi lanciarsi in reciproci riconoscimenti, accomunati dal desiderio di ritrovarsi dopo il 13 e 14 aprile a riscrivere appunto la costituzione del 1948, giudicata "obsoleta" e "inadeguata". C'è agitazione, a destra ed a sinistra, davanti alle mosse dei due "oni": all'elettorato i due vogliono presentare "tutto il resto" come inutile e dannoso per la "governabilità".
Ora la corsa è aperta a chi sarà il partito di maggioranza relativa, mentre la sinistra del governo Prodi si ritrova forzosamente compattata intorno alla candidatura di Bertinotti. Si vede a occhio nudo che la sinistra sta subendo gli eventi: lo stesso ripetere meccanicamente di voler porre al centro della propria azione "il lavoro", suona quasi come un ripiego. Infatti, ad onta del fatto che continui ad essere centrale nella produzione di reddito della società, il lavoro subordinato, in tutte le sue forme, non interessa granché agli altri partiti, sopratutto ai due partiti degli "oni". Anzi, a dirla tutta sembra che si voglia lasciare la famosa "rappresentanza del mondo del lavoro" a qualcuno di fidato e conosciuto, con cui fino a ieri si è governato, in modo da inserirla in quadro conosciuto e gestibile.
Dal punto di vista del marketing politico, divisioni nette e riconoscibili giovano a tutti i protagonisti e permettono di fare il pieno dei voti: infatti Bertinotti non è scontento della situazione. Anche questo è un modo per evitare che le contraddizioni presenti nella società prendano pieghe "antisistema".

W.B.

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