Umanità Nova, n.7 del 24 febbraio 2008, anno 88

Sogno americano. Pena di morte, carceri segrete, repressione interna


Secondo uno studio condotto da un gruppo di ricercatori inglesi, il numero dei morti in Iraq dall'inizio dell'attuale conflitto (2003) sarebbe arrivato a circa un milione [1], una cifra spaventosa che supera tutte quelle diffuse fino a questo momento. Un massacro che non sembra interessare troppo l'opinione pubblica, come invece avviene per altri annunci riguardanti la famigerata "guerra al terrorismo". Una battaglia combattuta, in prima fila dagli USA, con il massimo disprezzo delle più elementari regole della cosiddetta civiltà.
La scorsa settimana, l'amministrazione statunitense ha annunciato di voler chiedere sei condanne a morte per gli attentati dell'11 settembre 2001. Tutti e sei i destinatari di questa richiesta sono detenuti a Guantanamo, il famigerato lager aperto nel gennaio del 2002 nella base navale USA situata nella parte meridionale dell'isola di Cuba. Questo carcere speciale, creato in violazione di tutte le leggi internazionali, è arrivato ad ospitare, stando alle cifre ufficiali, fino a 800 detenuti, un numero che oggi si sarebbe ridotto a meno di 300.
Mentre l'esistenza di Guantanamo, che ha sollevato anche numerose ma inutili proteste, è ben nota, meno conosciuta era l'esistenza al suo interno di una sezione segreta, come confermato recentemente dal comandante della base [2], il misterioso "Camp 7", del quale non si conosce neppure l'ubicazione. In esso sarebbero rinchiusi una quindicina di prigionieri considerati "particolarmente importanti", molti di essi provengono dalle altre carceri segrete che la CIA ha sparso in tutto il mondo. La Croce Rossa, che avrebbe visitato anche questa struttura, si è rifiutata di fornire ulteriori dettagli in proposito.
Dopo una guerra sanguinosa scatenata sulla base di un falso pericolo, la creazione di carceri segrete e di un tribunale speciale sul quale ha trovato da ridire persino la Suprema Corte degli USA, sei giorni prima dell'annuncio della richiesta della pena capitale arriva da parte della CIA l'ammissione ufficiale [3] che la confessione di uno dei sei prigionieri è stata ottenuta con l'uso della tortura. E questo non sarebbe l'unico caso del genere [4].
La propaganda, in USA come in Italia, ha presentato fin dall'inizio la guerra al terrorismo internazionale anche come una sorta di difesa del diritto e della legalità contro la barbarie dei fondamentalisti. Abbiamo tutti ancora nelle orecchie le frottole che i giornalisti di tutto il mondo ci raccontavano a proposito delle pericolose armi di distruzione di massa in possesso del regime del dittatore iracheno, della necessità di portare la democrazia in quel paese, persino della superiorità morale della "nostra" cultura.
Oggi proprio questa superiorità morale è davanti agli occhi di tutti, un uomo viene torturato e si vuole condannarlo per la sua confessione. Non è necessaria una particolarmente elevata moralità per capire che chiunque sia sottoposto ad un trattamento del genere è pronto a confessare qualsiasi cosa. In questo caso non si tratta esclusivamente di protestare contro la pena di morte, ma di segnalare con forza il livello di barbarie raggiunto dai paladini della democrazia e da tutti i loro complici, compresi quelli nostrani.
Ma in questi tempi bui neppure i cittadini statunitensi possono dormire sonni tranquilli, specialmente se all'orizzonte si intravedono nubi minacciose anche per le libertà delle quali vanno tanto fieri. Nelle prossime settimane sarà discusso dal Senato USA la "H.R. 1955: Violent Radicalization and Homegrown Terrorism Prevention Act of 2007"[5], la proposta di istituire una Commissione che svolga una indagine sul "radicalismo" e sull'"estremismo" violento esistente all'interno del territorio statunitense e che proponga dei provvedimenti legislativi per combattere questi fenomeni.
Questa proposta ha già sollevato diverse critiche, a partire dalle definizioni che vengono date nel testo del provvedimento dei termini "radicalismo" ed "estremismo", che sono fortemente generiche ed ambigue. Tanto da correre il rischio di comprendere, sotto una etichetta di comodo, anche comportamenti protetti dalla libertà di espressione ancora, almeno formalmente, in vigore in un paese che viene sempre portato ad esempio di democrazia.

Pepsy


Riferimenti
[1] http://www.reuters.com/article/worldNews/idUSL3048857920080130
[2] http://news.yahoo.com/s/ap/20080207/ap_on_re_la_am_ca/guantanamo_secret_camp
[3] http://news.bbc.co.uk/2/hi/americas/7229169.stm
[4] http://www.alternet.org/rights/76971/?page=entire
[5] http://www.govtrack.us/congress/billtext.xpd?bill=h110-1955

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