Umanità Nova, n.7 del 24 febbraio 2008, anno 88

La doppia morale della Chiesa. La vita e i suoi misteri


Ultimamente assistiamo ad un assordante dibattito sulla moralità delle scelte individuali e collettive e sui loro fondamenti e ragioni. Inutile ripetersi, su tutti i giornali e televisioni si è scatenata l'ira del vaticano sull'aborto, ritenuta una scelta non etica ai danni di un bambino in potenza. Insomma, ai danni di un futuro progetto di vita, anche nel caso in cui questo progetto di vita abbia poche possibilità di vivere, o di farlo dignitosamente, o rischi di compromettere la vita della propria stessa madre. Ci sarebbero già argomenti da vendere per dimostrare quanto poco etica e morale è la (im)posizione vaticana sull'aborto, ma la sottoscritta si limita a sostenere molto serenamente che abortire è una scelta assolutamente etica di cui le donne non dovrebbero né scusarsi né tantomeno provare vergogna o sensi di colpa. Detto questo, dato che le donne lo stanno gridando ai quattro venti in tutte le piazze, vere e virtuali che siano, occorrerà riportare la questione su binari più generali.
Perché il problema, vedete, non è solo l'aborto e la scelta individuale di una donna di fronte al proprio desiderio. La questione che il vaticano e i suoi servi fedeli vogliono portare avanti è quella dello smantellamento dei diritti individuali. Tali diritti, quelli che i teocon americani non sopportano più e che sono parte della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (e non, badate bene, della donna, del gay, della lesbica, dei trans ecc), dovrebbero lasciare spazio ai diritti naturali, emanati direttamente da Dio, o che quantomeno sono inscritti senza possibilità di modifica nella natura. Che la natura non cambi, beh, andatelo a chiedere ad un T-rex se lo incontrate… avrebbe una intervista interessante da rilasciare. Eppure è così, la morale è una come la natura dell'uomo (e, conseguentemente, della donna) e non ci sono ciance né assemblee delle femministe o degli evoluzionisti che possono cambiare le cose. Ma in cosa differiscono i diritti individuali (portato storico e teorico del liberalismo) dai diritti naturali? Intanto i primi hanno il proprio fondamento nella ragione, un concetto che dovrebbe accomunare uomini, donne, gay, lesbiche, trans, e anche (eh si) gli animali - tutti gli animali. I diritti individuali sono sottoposti al tribunale della storia, vale a dire che possono cambiare, possono anche ampliarsi in seguito a lotte feroci da parte dei soggetti inclusi. Sono "contrattabili", tanto per usare un concetto proprio del mondo filosofico nel quale sono nati. Avete già capito che tipo di problema creano alla Chiesa, al papa, agli atei devoti (a cui auguriamo tutto il male possibile perché noi no, noi non siamo pietosi come i cattolici) questi diritti così "potenzialmente" flessibili. Il diritto naturale deriva da un concetto metafisicamente discutibile quale è quello di "natura umana", ovvero un concetto "naturale" esistente da quando esiste il mondo, pardon, da quando Dio ha creato il mondo. Quale sia la definizione effettiva di "natura umana" nessuno pare saperlo. Infatti sembra che il dibattito su ciò che è diritto naturale sia in corso da centinaia di anni. Però si sa quello che non è naturale, quindi possiamo fare un percorso "in negativo". Non è naturale avere rapporti omosessuali non finalizzati alla procreazione, sia tra uomini che tra donne; non è naturale prendere ormoni e cambiare sesso e genere, quindi niente transessualismo; non è naturale uccidere né aiutare qualcuno a morire perché la Vita è sacra, anche quella in potenza; non è naturale ritenere un animale pari ad un uomo poiché è del tutto dubbio che abbia un'anima; non è naturale ritenere che la donna sia uguale all'uomo poiché ella è destinata ad essere madre e quindi ha un suo ruolo dettato dalla biologia all'interno della famiglia; non è infine naturale pensare ad una famiglia che non sia costituita da un uomo e una donna con le caratteristiche di cui sopra. In realtà ho semplificato e omesso volontariamente altri imperativi assai importanti, per ragioni di spazio e per rendere il ragionamento il più semplice possibile.
Vediamo un po' quanto coerenti sono questi alti prelati e i loro servi devoti. Fare la guerra in ogni parte del mondo non è precisamente preservare la sacralità della Vita: eppure Giuliano Ferrara che ha lanciato la moratoria contro l'aborto ne sostiene e ne ha sostenuto la validità senza (bisogna dargliene atto) ricorrere a quei miserabili accostamenti linguistici della guerra umanitaria. Se di diritto naturale si parla, la Vita è sacra anche al Polo Nord. Quindi, fare la guerra è peccato mortale. Infatti il vaticano tuona contro l'eutanasia e l'aborto. Non si può decidere di autodeterminarsi e di scegliere sui propri corpi perché la Vita non ci appartiene, appartiene a Dio e decide lui. Sulla guerra invece decide Giuliano Ferrara e tutti i governi del capitale. Vabbè.
Usare il preservativo è peccato mortale. Infatti impedire lo scopo dell'accoppiamento non è naturale, oltre al fatto che anche gli spermatozoi sono gameti quindi Vita anch'essi e non si possono uccidere. Infatti il vaticano ritiene etico che milioni di uomini e di donne nel mondo, soprattutto quello arretrato economicamente, possano morire di aids. Perché si sa, la Vita va preservata sempre, anche se non è proprio uguale nelle classi proletarie o poverissime, magari con il colore della pelle diverso dal modello suprematista bianco.
Infine, l'avevo lasciato per ultimo come ciliegina sulla torta: la proprietà privata. Avete mai trovato nessuno più attaccato alla proprietà privata del vaticano? Io no. Manco il berlusca. Troviamo traccia di questo fin dal Concilio di Trento, quando la Chiesa benediva nelle proprie encicliche non solo la proprietà privata, ma anche le differenze di classe: il povero nasceva povero e il credente poteva, bontà sua, adoperarsi con la carità ad alleviare questa sua condizione immodificabile. Ricordiamoci che allora definire "sacra" la proprietà privata significava difendere le grandi proprietà terriere nel Sud alle quali dobbiamo l'arretratezza economica che ancora oggi grava sul Meridione. Non vi vengono in mente Cuffaro e Mastella? Non sono dirigenti di partiti cattolici che, ancora in questi giorni, organi di stampa vaticana si apprestano a difendere imponendone la presenza "crociata" tra le opzioni elettorali italiane? Non sono padroni di interi territori, uomini e donne comprese, che gestiscono tra una cena di mafia e una corsa in auto blu nelle stanze dei bottoni?
Infatti, e concludo questo lungo elenco di clerico-nefandezze, non è vero che il vaticano getterebbe alle ortiche tutti i diritti individuali della famosa Dichiarazione americana. Salverebbe almeno l'inalienabilità della proprietà privata. Infatti la doppia morale dei preti, da tempo lo sappiamo, crea profitto e l'accresce. Dio benedica la Chiesa e il Capitalismo. Amen. 

Magù

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