Ultimamente assistiamo ad un assordante dibattito sulla moralità
delle scelte individuali e collettive e sui loro fondamenti e ragioni.
Inutile ripetersi, su tutti i giornali e televisioni si è
scatenata l'ira del vaticano sull'aborto, ritenuta una scelta non etica
ai danni di un bambino in potenza. Insomma, ai danni di un futuro
progetto di vita, anche nel caso in cui questo progetto di vita abbia
poche possibilità di vivere, o di farlo dignitosamente, o rischi
di compromettere la vita della propria stessa madre. Ci sarebbero
già argomenti da vendere per dimostrare quanto poco etica e
morale è la (im)posizione vaticana sull'aborto, ma la
sottoscritta si limita a sostenere molto serenamente che abortire
è una scelta assolutamente etica di cui le donne non dovrebbero
né scusarsi né tantomeno provare vergogna o sensi di
colpa. Detto questo, dato che le donne lo stanno gridando ai quattro
venti in tutte le piazze, vere e virtuali che siano, occorrerà
riportare la questione su binari più generali.
Perché il problema, vedete, non è solo l'aborto e la
scelta individuale di una donna di fronte al proprio desiderio. La
questione che il vaticano e i suoi servi fedeli vogliono portare avanti
è quella dello smantellamento dei diritti individuali. Tali
diritti, quelli che i teocon americani non sopportano più e che
sono parte della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (e non,
badate bene, della donna, del gay, della lesbica, dei trans ecc),
dovrebbero lasciare spazio ai diritti naturali, emanati direttamente da
Dio, o che quantomeno sono inscritti senza possibilità di
modifica nella natura. Che la natura non cambi, beh, andatelo a
chiedere ad un T-rex se lo incontrate… avrebbe una intervista
interessante da rilasciare. Eppure è così, la morale
è una come la natura dell'uomo (e, conseguentemente, della
donna) e non ci sono ciance né assemblee delle femministe o
degli evoluzionisti che possono cambiare le cose. Ma in cosa
differiscono i diritti individuali (portato storico e teorico del
liberalismo) dai diritti naturali? Intanto i primi hanno il proprio
fondamento nella ragione, un concetto che dovrebbe accomunare uomini,
donne, gay, lesbiche, trans, e anche (eh si) gli animali - tutti gli
animali. I diritti individuali sono sottoposti al tribunale della
storia, vale a dire che possono cambiare, possono anche ampliarsi in
seguito a lotte feroci da parte dei soggetti inclusi. Sono
"contrattabili", tanto per usare un concetto proprio del mondo
filosofico nel quale sono nati. Avete già capito che tipo di
problema creano alla Chiesa, al papa, agli atei devoti (a cui auguriamo
tutto il male possibile perché noi no, noi non siamo pietosi
come i cattolici) questi diritti così "potenzialmente"
flessibili. Il diritto naturale deriva da un concetto metafisicamente
discutibile quale è quello di "natura umana", ovvero un concetto
"naturale" esistente da quando esiste il mondo, pardon, da quando Dio
ha creato il mondo. Quale sia la definizione effettiva di "natura
umana" nessuno pare saperlo. Infatti sembra che il dibattito su
ciò che è diritto naturale sia in corso da centinaia di
anni. Però si sa quello che non è naturale, quindi
possiamo fare un percorso "in negativo". Non è naturale avere
rapporti omosessuali non finalizzati alla procreazione, sia tra uomini
che tra donne; non è naturale prendere ormoni e cambiare sesso e
genere, quindi niente transessualismo; non è naturale uccidere
né aiutare qualcuno a morire perché la Vita è
sacra, anche quella in potenza; non è naturale ritenere un
animale pari ad un uomo poiché è del tutto dubbio che
abbia un'anima; non è naturale ritenere che la donna sia uguale
all'uomo poiché ella è destinata ad essere madre e quindi
ha un suo ruolo dettato dalla biologia all'interno della famiglia; non
è infine naturale pensare ad una famiglia che non sia costituita
da un uomo e una donna con le caratteristiche di cui sopra. In
realtà ho semplificato e omesso volontariamente altri imperativi
assai importanti, per ragioni di spazio e per rendere il ragionamento
il più semplice possibile.
Vediamo un po' quanto coerenti sono questi alti prelati e i loro servi
devoti. Fare la guerra in ogni parte del mondo non è
precisamente preservare la sacralità della Vita: eppure Giuliano
Ferrara che ha lanciato la moratoria contro l'aborto ne sostiene e ne
ha sostenuto la validità senza (bisogna dargliene atto)
ricorrere a quei miserabili accostamenti linguistici della guerra
umanitaria. Se di diritto naturale si parla, la Vita è sacra
anche al Polo Nord. Quindi, fare la guerra è peccato mortale.
Infatti il vaticano tuona contro l'eutanasia e l'aborto. Non si
può decidere di autodeterminarsi e di scegliere sui propri corpi
perché la Vita non ci appartiene, appartiene a Dio e decide lui.
Sulla guerra invece decide Giuliano Ferrara e tutti i governi del
capitale. Vabbè.
Usare il preservativo è peccato mortale. Infatti impedire lo
scopo dell'accoppiamento non è naturale, oltre al fatto che
anche gli spermatozoi sono gameti quindi Vita anch'essi e non si
possono uccidere. Infatti il vaticano ritiene etico che milioni di
uomini e di donne nel mondo, soprattutto quello arretrato
economicamente, possano morire di aids. Perché si sa, la Vita va
preservata sempre, anche se non è proprio uguale nelle classi
proletarie o poverissime, magari con il colore della pelle diverso dal
modello suprematista bianco.
Infine, l'avevo lasciato per ultimo come ciliegina sulla torta: la
proprietà privata. Avete mai trovato nessuno più
attaccato alla proprietà privata del vaticano? Io no. Manco il
berlusca. Troviamo traccia di questo fin dal Concilio di Trento, quando
la Chiesa benediva nelle proprie encicliche non solo la
proprietà privata, ma anche le differenze di classe: il povero
nasceva povero e il credente poteva, bontà sua, adoperarsi con
la carità ad alleviare questa sua condizione immodificabile.
Ricordiamoci che allora definire "sacra" la proprietà privata
significava difendere le grandi proprietà terriere nel Sud alle
quali dobbiamo l'arretratezza economica che ancora oggi grava sul
Meridione. Non vi vengono in mente Cuffaro e Mastella? Non sono
dirigenti di partiti cattolici che, ancora in questi giorni, organi di
stampa vaticana si apprestano a difendere imponendone la presenza
"crociata" tra le opzioni elettorali italiane? Non sono padroni di
interi territori, uomini e donne comprese, che gestiscono tra una cena
di mafia e una corsa in auto blu nelle stanze dei bottoni?
Infatti, e concludo questo lungo elenco di clerico-nefandezze, non
è vero che il vaticano getterebbe alle ortiche tutti i diritti
individuali della famosa Dichiarazione americana. Salverebbe almeno
l'inalienabilità della proprietà privata. Infatti la
doppia morale dei preti, da tempo lo sappiamo, crea profitto e
l'accresce. Dio benedica la Chiesa e il Capitalismo. Amen.
Magù