La scorsa settimana la polizia di Torino ha denunciato cinque ragazzi
tra i 19 e i 21 anni per associazione a delinquere finalizzata alla
violenza privata e a lesioni personali e per porto d'armi abusivo. I
cinque sono accusati di avere organizzato ronde notturne per aggredire
i tossicodipendenti che si avvicinavano al Parco Stura di Torino, noto
alle cronache con il nome di "Tossic Park" per il continuo spaccio di
sostanze stupefacenti. I raid punitivi erano iniziati circa un anno fa
in concomitanza con le proteste di alcuni abitanti del quartiere
Barriera (sobillati da militanti di Lega ed AN) "per l'incessante via
vai di spacciatori e tossicodipendenti all'interno del parco" e i
reparti di pronto soccorso degli ospedali cittadini avevano già
registrato da tempo i frutti delle azioni dei giovani squadristi (con
"traumi fino a 60 giorni di prognosi, clavicole, mascelle, setti nasali
rotti e molte altre lesioni di ogni genere"), ma la polizia si è
decisa ad intervenire dopo che alcuni tranvieri hanno denunciato
pubblicamente episodi di aggressione di cui erano stati testimoni alle
fermata del tram della linea 4 e sui mezzi stessi nell'ultimo mese.
Anche il Comune di Torino (che pure era stato avvisato del fenomeno
delle ronde) ha pensato bene di non dire niente, forse perché
è stato deciso che "nella zona del cosiddetto Tossic Park, circa
60 ettari, si farà un campo di Golf". Anche i magistrati sono
stati comprensivi: dopo aver sequestrato nelle abitazioni dei 5 ragazzi
mazze, bastoni e manganelli telescopici, questi sono stati denunciati a
piede libero e così il giorno dopo uno degli squadristi ha avuto
la possibilità di raccontare sulla prima pagina dell'edizione
nazionale de La Stampa la sua lacrimevole storiellina da Libro Cuore di
piccolo Giustiziere della Notte per vendicare la mamma presa a schiaffi
da un malvagio tossico. Da parte sua, la Digos ha, però, escluso
una matrice politica o ideologica del fenomeno, preferendo parlare di
"bullismo o parabullismo", anche se alcuni dei denunciati appartengono
a gruppi "ultra'" della Juventus vicini all'estrema destra e se tra il
materiale a loro sequestrato c'erano anche dei volantini con scritte
come "Barriera Domina" su uno sfondo tricolore dalla grafica
fascistissima.
Non c'è da stupirsi che gli sprangatori abbiano incontrato tanta comprensione da parte di sbirri e giudici.
"La guerra alla droga è feroce", ha scritto solo pochi mesi fa
sulle colonne del quotidiano economico britannico Financial Times lo
storico Matthew Engel, "nessuna decisione di un moderno governo
democratico ha mai causato tanta morte e miseria quanto le leggi che
hanno escluso dalla legalità l'industria ricreazionale della
droga" e hanno dato il via alla "inefficace, insensata, ma comunque
feroce Guerra alla Droga", che da sempre prende di mira persone che non
hanno compiuto alcuna violenza nei confronti di altri, non hanno leso
alcuna libertà o alcun bene altrui, ma che sono colpevoli di
voler solamente ingerire, fumare, sniffare, iniettarsi sostanze
proibite dalle leggi.
Il 21 febbraio ha compiuto il suo secondo compleanno l'ultimo atto
italiano di questa eterna War On Drugs, la Legge Fini. Era il 21
febbraio 2006, infatti, quando il Parlamento approvò la legge di
riforma sulle tossicodipendenze, modificando in fase di conversione un
decreto legge per assicurare il corretto svolgimento delle olimpiadi
invernali di Torino. Con un vero e proprio colpo di mano legislativo le
droghe leggere e le droghe pesanti (fino ad allora soggette a
trattamenti differenti) vennero accorpate in un'unica tabella, vennero
ripristinati dei quantitativi oltre i quali dalle sanzioni
amministrative si passava direttamente alle sanzioni penali e vennero
definite pene anche per la semplice detenzione di sostanze proibite,
molto più alte (da sei a vent'anni di carcere) di quelle
previste per reati come lo stupro e il tentato omicidio. In questo modo
avrebbe avuto una legge sulle droghe pari a quelle di Cina, Cuba,
Arabia Saudita, Vietnam, Iran e Corea del Nord che sono gli unici paesi
al mondo ad equiparare droghe leggere e droghe pesanti e a prevedere
per le droghe pene paragonabili a quelle per omicidio. La legge,
comunque, venne firmata prontamente dall'allora Presidente della
Repubblica Don Abbondio Ciampi, ma il programma elettorale dell'Unione,
"Per il bene dell'Italia," per le elezioni che si sarebbero svolte da
lì a poche settimane annunciava la riforma delle leggi sulla
droga, promettendo l'abolizione di tutte le sanzioni (comprese quelle
amministrative) e dichiarando che" il decreto legge del governo sulle
tossicodipendenze deve essere abrogato". Il 9 e 10 aprile 2006 si
tengono le elezioni politiche, vince l'Unione e il Governo Prodi II si
insedia il 17 maggio 2006 ed il programma dell'Unione diviene il
"Programma del Governo 2006-2011". Le prime dichiarazioni del neo
ministro della Solidarietà Sociale con delega sulle
tossicodipendenze Paolo Ferrero lasciano credere che prestissimo la
Legge Fini sarà abolita: "stiamo lavorando per vedere quale
può essere una forma rapida per sterilizzare gli effetti
negativi della legge Fini-Giovanardi. E questo avverrà
senz'altro entro l'anno". I mesi passano. Il 3 novembre 2006 il
ministro della Salute, Livia Turco, raddoppia per decreto le
quantità massime di cannabis ad uso personale contenute nella
legge Fini- Giovanardi (portandole da 0.5 a 1 grammo di principio
attivo, vale a dire da 5 a 10 grammi di fumo, cioè meno di
quello che secondo varie indagini viene acquistato come scorta dai
consumatori abituali). In altre parole, si rischia di finire in carcere
per spaccio solo se si è trovati con più di 1 grammo di
principio attivo di cannabis. Non è proprio l'abrogazione della
legge, ma qualcuno potrebbe risparmiarsi il carcere. Immediatamente,
montata ad arte dai giornali scoppia la " polemica" ed il 29 novembre
in Senato, la commissione Sanità boccia il decreto Turco con un
ordine del giorno presentato e votato da senatori dell'Unione, tra cui
Anna Serafini (moglie di Piero Frassino). Mentre Ferrero continua ad
"annunciare" linee, indirizzi, e piani che non vengono presi sul serio
da nessuno, il 21 marzo su ricorso del Codacons (associazione di
consumatori, già nota per il sue isteriche campagne antitabacco)
il Tar del Lazio annulla il decreto Turco. Si può di nuovo
finire in carcere come spacciatori con quantità superiori a 0,5
grammi di principio attivo di cannabis. Turco e Ferrero annunciano il
ricorso al Consiglio di Stato, ma nel giro di 24 ore il Governo ci
ripensa e decide di non presentare ricorso. Ferrero spavaldo dichiara:
"Il governo non intende ricorrere al Consiglio di Stato contro la
sentenza del Tar che ha annullato il decreto Turco sulla cannabis, ma
annullerà il decreto del precedente governo che fissava le
quantità massime di droga detenibili senza incorrere in sanzioni
penali". Le tabelle naturalmente non sono mai state aboliteā¦
Dopo alcuni mesi di silenzio sul tema, l'11 maggio 2007, la Turco
annuncia test antidroga obbligatori per i lavoratori con lavori dei
trasporti e apprezza l'idea del sindaco di Milano di offrire
gratuitamente kit antidroga alle famiglie (che, peraltro, nella
stragrande maggioranza dei casi rimangono per fortuna a marcire nelle
farmacie comunali. Al mondo c'è sempre più buon senso di
quel che si potrebbe credere). L'8 giugno, invece, annuncia:
manderò i Nas con cani antidroga nelle scuole e dichiara che
"Bisogna solo mettersi d'accordo sul concetto di prevenzione, che
secondo me non significa tolleranza, bensì dare educazione e
regole, combattere lo spaccio in tutte le sue forme e garantire
ambienti sani e sicuri ai nostri ragazzi". Naturalmente, con la legge
Fini-Giovanardi ancora in vigore, lo studente che viene pescato con
più di 0.5 grammi di principio attivo di cannabis rischia di
finire in carcere alla stregua di un narcotrafficante. Ferrero intanto
continua a promettere a destra e a manca che la legge Fini sarà
abrogata al più presto. Per l'esattezza, arriva a prometterlo
per duecentosette volte dal giorno del suo insediamento (207 esatte,
c'è chi s'è divertito a contarleā¦).
Il 24 gennaio 2008 cade il Governo Prodi e finisce la legislatura e con
lei la possibilità di una riforma parlamentare della legge sulle
droghe. Come scrive il sito web droghe.aduc.it "La legge
Fini-Giovanardi assume ufficialmente il nome Fini-Giovanardi-Prodi".
Mentre i politicanti dell'Unione smentivano le loro promesse
elettorali, in questi due anni gli effetti devastanti della Legge Fini
si sono fatti sentire. Alla fine dell'anno scorso, un documento del
Ministero dell'Interno e il Rapporto annuale dell'Osservatorio europeo
delle droghe e delle tossicodipendenze di Lisbona dell'Unione Europea
hanno messo in rilievo quello che Umanità Nova ed alcuni siti
antiproibizionisti denunciano da tempo: nel periodo di applicazione
della Legge Fini in Italia c'è stato un forte aumento della
diffusione delle droghe pesanti ed in particolare di eroina e cocaina
che tra la fine del 2005 e la fine del 2007 hanno visto più che
dimezzare i loro prezzi. "La cocaina, grazie ai prezzi sempre
più bassi, invade i locali notturni e le case" (dal rapporto del
Ministero dell'Interno). La Legge Fini ha decretato di fatto quella
separazione del mercato tra droghe e droghe pesanti (che prima venivano
spesso anche spacciate in luoghi diversi) che in qualche modo
costituiva un argine alla diffusione di eroina e cocaina. Inoltre, la
legge "Fini-Giovanardi" approvata all'insegna della tolleranza zero nei
confronti del possesso e spaccio di stupefacenti, senza tante
distinzioni tra droghe pesanti e leggere, ha come conseguenza la
riduzione delle pene per chi detiene sostanze diverse come hashish e
cocaina. Con queste motivazioni la Corte di Cassazione, in una sentenza
depositata il 14 gennaio 2008, ha accolto un ricorso facendo notare
come prima della riforma del 2006 la giurisprudenza si era assestata
nel considerare che la detenzione a fini di spaccio di sostanze
appartenenti a due tabelle di classificazione configurava un concorso
di due reati e l'imputato avrebbe dovuto quindi rispondere di due
delitti. «In sintesi - osserva la Corte - si sosteneva che il
commercio illecito di "droghe pesanti" recava in sé una maggiore
offensività rispetto a quello di "droghe leggere" ». Con
la Legge Fini, invece, la detenzione a fini di commercio di qualsiasi
droga ha la stessa efficacia lesiva dei beni tutelati dalla normativa
«come reso evidente anche dalla unificazione del trattamento
sanzionatorio ormai indifferenziato» e quindi spacciando insieme
sostanze diverse si commette un unico reato.
Se i narcotrafficanti gioiscono vedendo i loro guadagni aumentare, sono
sempre più le persone che cadono vittima dell'isteria
proibizionista. A gennaio, un rapporto del ministero dell'Interno che
ha raccolto tutte le segnalazioni al prefetto, e le relative multe, di
"detentori per uso personale" dal 1991 al 2006 ha rivelato che nel
periodo preso in considerazione i segnalati alle prefetture sono stati
516.427, mentre le segnalazioni fatte dalle forze dell'ordine sono
arrivate a 653.377. Un'immensa schedatura di massa, la cui notizia
è sta accolta dal silenzio generale dei media e dei politici e
che dimostra quanto sia pericoloso per la libertà di tutti il
proibizionismo sulle droghe.
Le leggi antidroga, d'altronde, finora sono servite solo ad aumentare
le sofferenze e se il loro obiettivo era quello di contrastare la
diffusione delle sostanze proibite, sono state anche completamente
fallimentari.
robertino