Sabato 16 febbraio, si è svolta la giornata nazionale a sostegno dei diritti dei migranti.
A Milano la Rete Migrante ha promosso una iniziativa di protesta
davanti alla Prefettura, dalle ore 10, per rivendicare la
regolarizzazione di tutti gli immigrati presenti sul territorio. Un
bisogno reale dimostrato dalle 700 mila domande presentate con il
decreto flussi 2007, a fronte di 170 posti disponibili. Si tratta di
immigrati che già lavorano clandestinamente in Italia.
Si chiede anche l'abolizione del sistema di rinnovo dei permessi di
soggiorno attraverso le Poste, sia per i costi per gli immigrati, sia
per i ritardi enormi delle risposte, indicando negli uffici comunali,
anziché le questure, i luoghi più sbrigativi ed idonei
per i rinnovi stessi.
Fra le associazioni presenti: il Todo Cambia, la 3 Febbraio, il sind.
di base SdL, "Ernesto Guevara", le "Radici e Le Ali". Una cinquantina
di presenze di cui 1/5 immigrati. Hanno anche partecipato, con un
volantino, il collettivo Precari Chainworkers e la Commissione Lavoro
della FAM come inizio di una campagna che si intende proseguire nei
prossimi giorni. Riportiamo integralmente il testo del volantino
distribuito: "Il cittadino che decide, spesso perché costretto
da guerre, povertà, sfruttamento a vivere in un luogo diverso da
quello in cui è nato, viene definito dallo Stato come
"immigrato" e se poi non gli viene concesso un pezzo di carta che
glielo permetta – il cosiddetto permesso di soggiorno – allora diviene
anche "irregolare" o, come è ormai luogo comune, "clandestino".
Questa condizione, peggiorata ulteriormente dalle attuali leggi
razziste dello Stato italiano che legano occupazione lavorativa al
Permesso di Soggiorno, crea le migliori condizioni per costringere
migliaia di cittadini migranti, per mera esigenza di sopravvivenza, al
cosiddetto"lavoro nero": esemplare rappresentazione della barbarie
capitalistica.
Ne consegue essere sottoposti ai peggiori ricatti: salari da miseria,
dignità calpestata, accettazione di condizioni di estrema
pericolosità e nocività sul lavoro.
In caso di malattia professionale o infortunio sul lavoro, casi
frequenti quando fortunatamente si sopravvive a incidenti mortali, il
malcapitato rimane senza assistenza sanitaria, retribuzione e spesso
anche senza questo misero lavoro perché cacciato via dal
padroncino di turno.
Padroni, intermediari di mano d'opera, caporalati di ogni risma, ora
più che mai, si sentono "tollerati" se non addirittura protetti
da legislazioni varate da governi di destra o sinistra che sempre
più mettono le condizioni materiali dei lavoratori in stato di
totale subalternità alle esigenze del padronato capitalista.
Questa condizione oggettiva diviene paradossale quando, di fronte ai
controlli effettuati nelle aziende per scoprire il "lavoro nero", gli
immigrati "irregolari" sono costretti alla fuga per evitare l'arresto,
di essere rinchiusi nei lager di Stato chiamati eufemisticamente
"Centri di Permanenza Temporanea" e rischiare l'espulsione, dando
così implicita copertura ai propri aguzzini.
Significativo quello che è successo in questi giorni
all'Ortomercato di Milano dove reparti militarizzati della Guardia di
Finanza sono intervenuti massicciamente con il pretesto di un 'attacco'
alle 'cosche mafiose' sfruttatrici del 'lavoro nero' pagato 3euro
all'ora.
Il risultato invece è stato quello di una vera e propria caccia
agli immigrati 'irregolari', fermati, incarcerati o espulsi, mentre le
'cosche mafiose' continuavano indisturbate i loro traffici.
È importante sottolineare che di questa situazione, ovviamente,
ne pagano le conseguenze anche i lavoratori italiani i quali subiscono
una concorrenza sleale derivante dalle condizioni peggiorative di
lavoro e salario imposte agli immigrati "irregolari" – la solita
"guerra" tra poveri tanto gradita ai padroni di ogni latitudine!
E importante sottolineare anche che, mentre i padroni senza scrupoli
aumentano i loro sporchi profitti, così facendo vengono
sottratte anche ingenti ricchezze alla fiscalità generale e alle
pensioni di tutti i lavoratori.
La soluzione, come sempre, è chiamare alla lotta,
all'unità di tutti i lavoratori italiani e stranieri e, come
primo obiettivo comune, quello di ottenere la 'regolarizzazione' di
tutti gli immigrati costretti al 'lavoro nero'.
Solo così si può incentivare l'uscita da questa
condizione di ricatto e senza diritti, mettendo i padroni, governi e
sindacati compiacenti, con le spalle al muro.
Per questo, come anarchici, appoggiamo la mobilitazione per la
regolarizzazione di tutti gli immigrati presenti nel territorio
italiano."
Enrico
Anche a Venezia giovedì 14 febbraio, è stata attuata
un'iniziativa pomeridiana in concomitanza con la mobilitazione delle
donne napoletane. Nel veneziano, allo sdegno e alla rabbia per
l'irruzione poliziesca al Policlinico di Napoli, si è aggiunta
la denuncia della mozione approvata il 7 febbraio a Chioggia con la
quale la giunta cittadina di destra ha aderito alla moratoria
antiabortista lanciata da Ferrara (sponsorizzata dai locali fascitelli
di Azione Giovani) e deciso il finanziamento delle infauste
attività del Movimento per la vita.
Il Collettivo femminista "Vengoprima", nel giro di poche ore, ha
promosso senza chiedere alcun permesso un presidio di protesta davanti
al palazzo Giustinian dove ha sede il consultorio pubblico,
richiamandosi alla grande manifestazione che nell'ottobre 2006
contestò e bloccò il progetto di legge regionale mirante
ad aprire le porte dei consultori agli inquisitori antiabortisti.
Il carattere spontaneo dell'autoconvocazione ha battuto sul tempo la
solita parata di "calma indignazione" partitica, creando non pochi
malumori a chi pensava per l'ennesima volta di ricondurre la protesta
nelle solite modalità filoistituzionali.
Durante il presidio a cui hanno partecipato decine di donne, è
stato appeso uno striscione con la scritta rossa: "fuori il Vaticano
dai consultori" ed è stato diffuso un volantino che si
concludeva con le seguenti parole: "Non abbiamo paura, né della
polizia né dei giochi politici che ancora una volta, per
l'ennesima tornata elettorale così come per l'ennesimo scambio
di favori istituzionali, vengono condotti sopra e contro i nostri
corpi. È chiaro che la proposta di moratoria sull'aborto ha
avuto echi straordinari tra gli integralisti che siedono e siederanno
nel nostro Parlamento. È chiaro il servilismo del nostro ceto
politico ai diktat vaticani così come pare chiaro che non
possiamo accettare una campagna elettorale tutta incentrata su come
stigmatizzare i nostri corpi e come limitare la nostra libertà
di autodeterminazione".
RedVE
I paladini del Sacro Embrione, a Napoli irrompono nella sala
operatoria del Policlinico Federico II, mentre una donna era sottoposta
ad una Interruzione Volontaria di Gravidanza, accusandola di
infanticidio. Ovviamente era un falso allarme. La donna si era
sottoposta all'intervento dopo aver saputo che il feto, giunto alla
quarta settimana, era affetto da malformazioni e l'interruzione si
svolgeva nel pieno rispetto della vigente legge 194.
Questo episodio ha scatenato l'indignazione delle donne che in tutta
Italia hanno reagito spontaneamente ma con fermezza, al grave attacco
all'autodeterminazione della donna sul suo corpo.
All'appello lanciato tramite un passaparola in sole 24 ore, qui a Roma, rispondono in tante, "femministe storiche" e non.
Ci si rende conto che il sit-in a Lungotevere ripa, di fronte al
Ministero della Sanità, è diventato qualcosa di
più, è un vero e proprio corteo che decide di procedere
lungo Largo Argentina diretto verso piazza del Gesù. La polizia
in tenuta antisommossa tenta il blocco del corteo "non autorizzato" che
non ha intenzione di prendere ordini e prosegue verso Largo Argentina
dove le forze dell'ordine spintonano le donne per fermarne l'avanzata.
Vengono fermate inizialmente 3 donne, poi si accontentano di portarne
via solo una: Giovanna Cavallo attivista di Action, per "resistenza e
lesioni a pubblico ufficiale". Tutto ciò indigna ancor di
più le donne che hanno vissuto minuti di tensione con la polizia.
Non poteva mancare nella capitale, l'intervento pacificatore delle
donne scese dai palazzi del potere che hanno invitato il corteo a
liberare le strade in nome di quella sobrietà che porta Franca
Rame ad elargire baci ad un poliziotto e Livia Turco a fare
inconcludenti quanto scontate considerazioni di circostanza.
Sono scene che per noi giovani donne, lontane dalle lotte degli anni
'70, hanno il sapore di racconti che non abbiamo vissuto. Ma il filo
che ci lega ad esse, il filo della libertà di voler scegliere,
ci permette di capire quanto, ieri come oggi, la donna che vuole
autodeterminare il proprio percorso di vita e di lotta, è
considerata una criminale e deve tornare a fare i conti con questo
animale mitologico: il patriarcato!
Si sta cercando palesemente di criminalizzare la pratica dell'aborto,
da anni ormai diventato un diritto della donna, una battaglia
già fatta che mai avremmo creduto di dover tornare a difendere e
a ribadire.
Pensavamo di aver ottenuto conquiste che mai avremmo immaginato
potessero essere oggetto di forzature anacronistiche. Oggi come ieri
non permetteremo che questo avvenga.
Insomma: noi ieri non avremmo voluto, in fondo, essere lì!
Il 23 e 24 febbraio a Roma, è in programmazione una due giorni
per lanciare una campagna permanente di lotta contro tutti i tentativi
di limitare la libertà e l'autonomia delle donne.
per info: http://flat.noblogs.org
indigesta
Domenica 17 febbraio si è svolta in Piazza Campo dè
Fiori, a Roma, una manifestazione nell'anniversario del rogo di
Giordano Bruno, organizzata tra gli altri dal Gruppo Anarchico Carlo
Cafiero – FAI di Roma.
La manifestazione è all'interno delle mobilitazioni che in
questi giorni hanno cercato di rispondere puntualmente agli attacchi
della chiesa alle libertà individuali e collettive.
Circa 200 persone sono venute in piazza in una fredda e soleggiata
domenica mattina. Il numero degli intervenuti non è
assolutamente esiguo, date le caratteristiche dell'iniziativa –
estremamente militante, con una totale censura mediatica e con nessun
aspetto spettacolare - ed il rischio che si registrasse stanchezza per
le mobilitazioni degli scorsi giorni.
Particolarmente applaudito il comizio di un compagno del Cafiero che ha
ricordato la lunga serie di violazioni delle libertà personali
operate dalla chiesa (con il supporto della casta dei politici) negli
ultimi tempi.
Molte anche le richieste di contatti e gli acquisti di libri e riviste
(il banchetto ha fatto registrare il tutto esaurito) segno di una
situazione in crescita dove c'è domanda di maggior
consapevolezza da parte di tutti.
Insomma, un'altra giornata positiva di lotta anticlericale!
L'incaricato
Sabato 16 febbraio è stato allestito un punto informativo
antirazzista nel cuore del Balon, il mercato della pulci di Torino, in
parte normalizzato dai Chiampa Boys ma pur sempre luogo di incontro
molto frequentato, specie da molti immigrati. In distribuzione libri,
volantini e alcuni agili dossier realizzati per l'occasione. Esposta
anche un'anteprima di una mostra antirazzista.
In una Torino sempre più preda della propaganda leghista e della
violenza fascista e poliziesca è sempre più importante
aprire nuovi spazi di informazione, luoghi di incontro e
solidarietà con gli immigrati.
Nel volantino distribuito si denunciavano le morti di immigrati durante
controlli di polizia, gli sgomberi dei campi rom e le molotov fasciste
che avevano distrutto quello di via Vistrorio per giungere alla
recentissima grave aggressione contro alcuni immigrati rumeni ad opera
di una banda fascista.
Infine si sottolineava che "Le destre e le sinistre complici nascondono
il disagio di vivere in una città ben divisa tra chi ha troppo e
chi ha troppo poco, dietro la presunta "emergenza sicurezza",
individuando negli ultimi, negli immigrati poveri, i capri espiatori da
offrire in sacrificio, per allontanare lo spettro che i penultimi si
alleino agli ultimi, che l'odio lasci il posto alla solidarietà."
onan
Nel cuore del quartiere Parella, in via Medici c'è una
casetta che per anni era stata aperta al quartiere da tale Leotta, che
l'aveva ristrutturata e salvata da degrado sino allo sgombero avvenuto
qualche mese fa. Per vecchi e giovani del quartiere un punto di
riferimento, un posto dove giocare a bocce e bersi una birretta.
L'8 febbraio, dopo alcuni mesi di abbandono un gruppo di squatter l'ha
occupata e riaperta al quartiere. Ma la giunta Chiamparino, quella
delle grandi opere e dei grandi affari, non poteva tollerare un luogo
di socialità non mercificata, un luogo autogestito disponibile
per tutti. Così, seguendo un copione ormai collaudato, la
polizia coadiuvata dai vigili del fuoco, all'alba di lunedì 18
febbraio si è presentata in forze per lo sgombero. Quattro
occupanti sono saliti sul tetto da dove sono stati fatti sloggiare dopo
tre ore di resistenza.
Ma gli squatter non demordono ed annunciano nuove iniziative.
onan
Domenica 18 febbraio anche da Torino è partito un pullman
diretto a Varese per la manifestazione in difesa di Malpensa indetta
dalla Lega.
In piazza Rebaudengo, dove intorno alle 9 del mattino era fissata una
fermata del pullman, oltre ai leghisti c'erano anche una decina di
antirazzisti che hanno deciso di manifestare il loro disprezzo nei
confronti di una formazione politica che del razzismo, della xenofobia,
dell'odio nei confronti degli immigrati ha fatto un cavallo di
battaglia. Una battaglia non solo ideologica se si pensa alle numerose
imprese delle ronde padane dell'immondo onorevole Borghezio. A Torino
la più efferata vide Borghezio agire in prima persona guidando
un manipolo guardie del sole delle alpi ad incendiare il ricovero di
alcuni poveracci sotto il ponte Mosca.
All'inevitabile scambio di "complimenti" tra antirazzisti e leghisti
culminato in un colpo di borsetta dato da una leghista ai manifestanti,
ha fatto seguito un breve tafferuglio con la polizia prontamente
intervenuta in difesa dei padani in gita.
Otto compagni sono stati fermati e portati in via Grattoni, sede della
questura. Nel primo pomeriggio cinque sono stati rilasciati con denunce
a piede liberi mentre tre, Monica, Fabio e Luca, sono stati arrestati e
tradotti alle Vallette. L'accusa nei loro confronti è di
lesioni, aggressione e resistenza a pubblico ufficiale.
In prima serata una ventina di anarchici hanno attraversato il
quartiere San Salvario con uno striscione con la scritta "fuori i
razzisti dal pianeta" per informare i passanti dell'accaduto.
Il giorno successivo si è scatenata la canea mediatica. La
Stampa ha titolato in prima pagina della cronaca cittadina "Assalto
anarchico alla Lega", Repubblica invece "Rissa con i leghisti anarchici
in manette". Entrambi i quotidiani accusano gli anarchici di aver
scatenato lo scontro con gli agenti, due dei quali hanno dichiarato di
aver subito lesioni ad un dito ed ad una mano.
Da Varese lo squadrista Borghezio ha ringraziato la polizia per il pronto intervento.
Dal canto loro gli antirazzisti scrivono in un comunicato fatto
circolare in rete che "La 'democrazia' italiana, ancora una volta,
schiera i suoi sbirri invasati a difendere i peggiori xenofobi dal
disprezzo di chi non accetta supino che il seme dell'odio razziale si
traduca nell'incendio dei campi Rom, nei pestaggi, nelle chiacchiere
sul ripristino delle camere a gas, nelle deportazioni di massa.
Perchè a Torino, come in tutta Italia, qualcosa sta cambiando, e non in meglio.
Il terrorismo dei media, la spettacolarizzazione di fatti di cronaca
oculatamente selezionati, insinua nelle menti l'odio per lo straniero,
il quale trova sbocco e legittimazione democratica in apparati politici
come la Lega Nord, che nelle piazze vediamo sempre più spesso
affiancata da Forza Nuova e altre squadracce neo-fasciste."
L'udienza per decidere la convalida degli arresti dovrebbe tenersi nei prossimi giorni.
onan