Umanità Nova, n.7 del 24 febbraio 2008, anno 88

Inform@zione


Milano: migranti senza diritti

Sabato 16 febbraio, si è svolta la giornata nazionale a sostegno dei diritti dei migranti.
A Milano la Rete Migrante ha promosso una iniziativa di protesta davanti alla Prefettura, dalle ore 10, per rivendicare la regolarizzazione di tutti gli immigrati presenti sul territorio. Un bisogno reale dimostrato dalle 700 mila domande presentate con il decreto flussi 2007, a fronte di 170 posti disponibili. Si tratta di immigrati che già lavorano clandestinamente in Italia.
Si chiede anche l'abolizione del sistema di rinnovo dei permessi di soggiorno attraverso le Poste, sia per i costi per gli immigrati, sia per i ritardi enormi delle risposte, indicando negli uffici comunali, anziché le questure, i luoghi più sbrigativi ed idonei per i rinnovi stessi.
Fra le associazioni presenti: il Todo Cambia, la 3 Febbraio, il sind. di base SdL, "Ernesto Guevara", le "Radici e Le Ali". Una cinquantina di presenze di cui 1/5 immigrati. Hanno anche partecipato, con un volantino, il collettivo Precari Chainworkers e la Commissione Lavoro della FAM come inizio di una campagna che si intende proseguire nei prossimi giorni. Riportiamo integralmente il testo del volantino distribuito: "Il cittadino che decide, spesso perché costretto da guerre, povertà, sfruttamento a vivere in un luogo diverso da quello in cui è nato, viene definito dallo Stato come "immigrato" e se poi non gli viene concesso un pezzo di carta che glielo permetta – il cosiddetto permesso di soggiorno – allora diviene anche "irregolare" o, come è ormai luogo comune, "clandestino".
Questa condizione, peggiorata ulteriormente dalle attuali leggi razziste dello Stato italiano che legano occupazione lavorativa al Permesso di Soggiorno, crea le migliori condizioni per costringere migliaia di cittadini migranti, per mera esigenza di sopravvivenza, al cosiddetto"lavoro nero": esemplare rappresentazione della barbarie capitalistica.
Ne consegue essere sottoposti ai peggiori ricatti: salari da miseria, dignità calpestata, accettazione di condizioni di estrema pericolosità e nocività sul lavoro.
In caso di malattia professionale o infortunio sul lavoro, casi frequenti quando fortunatamente si sopravvive a incidenti mortali, il malcapitato rimane senza assistenza sanitaria, retribuzione e spesso anche senza questo misero lavoro perché cacciato via dal padroncino di turno.
Padroni, intermediari di mano d'opera, caporalati di ogni risma, ora più che mai, si sentono "tollerati" se non addirittura protetti da legislazioni varate da governi di destra o sinistra che sempre più mettono le condizioni materiali dei lavoratori in stato di totale subalternità alle esigenze del padronato capitalista.
Questa condizione oggettiva diviene paradossale quando, di fronte ai controlli effettuati nelle aziende per scoprire il "lavoro nero", gli immigrati "irregolari" sono costretti alla fuga per evitare l'arresto, di essere rinchiusi nei lager di Stato chiamati eufemisticamente "Centri di Permanenza Temporanea" e rischiare l'espulsione, dando così implicita copertura ai propri aguzzini.
Significativo quello che è successo in questi giorni all'Ortomercato di Milano dove reparti militarizzati della Guardia di Finanza sono intervenuti massicciamente con il pretesto di un 'attacco' alle 'cosche mafiose' sfruttatrici del 'lavoro nero' pagato 3euro all'ora.
Il risultato invece è stato quello di una vera e propria caccia agli immigrati 'irregolari', fermati, incarcerati o espulsi, mentre le 'cosche mafiose' continuavano indisturbate i loro traffici.
È importante sottolineare che di questa situazione, ovviamente, ne pagano le conseguenze anche i lavoratori italiani i quali subiscono una concorrenza sleale derivante dalle condizioni peggiorative di lavoro e salario imposte agli immigrati "irregolari" – la solita "guerra" tra poveri tanto gradita ai padroni di ogni latitudine!
E importante sottolineare anche che, mentre i padroni senza scrupoli aumentano i loro sporchi profitti, così facendo vengono sottratte anche ingenti ricchezze alla fiscalità generale e alle pensioni di tutti i lavoratori.
La soluzione, come sempre, è chiamare alla lotta, all'unità di tutti i lavoratori italiani e stranieri e, come primo obiettivo comune, quello di ottenere la 'regolarizzazione' di tutti gli immigrati costretti al 'lavoro nero'.
Solo così si può incentivare l'uscita da questa condizione di ricatto e senza diritti, mettendo i padroni, governi e sindacati compiacenti, con le spalle al muro.
Per questo, come anarchici, appoggiamo la mobilitazione per la regolarizzazione di tutti gli immigrati presenti nel territorio italiano."
Enrico

Venezia: fuori il Vaticano dai consultori

Anche a Venezia giovedì 14 febbraio, è stata attuata un'iniziativa pomeridiana in concomitanza con la mobilitazione delle donne napoletane. Nel veneziano, allo sdegno e alla rabbia per l'irruzione poliziesca al Policlinico di Napoli, si è aggiunta la denuncia della mozione approvata il 7 febbraio a Chioggia con la quale la giunta cittadina di destra ha aderito alla moratoria antiabortista lanciata da Ferrara (sponsorizzata dai locali fascitelli di Azione Giovani) e deciso il finanziamento delle infauste attività del Movimento per la vita.
Il Collettivo femminista "Vengoprima", nel giro di poche ore, ha promosso senza chiedere alcun permesso un presidio di protesta davanti al palazzo Giustinian dove ha sede il consultorio pubblico, richiamandosi alla grande manifestazione che nell'ottobre 2006 contestò e bloccò il progetto di legge regionale mirante ad aprire le porte dei consultori agli inquisitori antiabortisti.
Il carattere spontaneo dell'autoconvocazione ha battuto sul tempo la solita parata di "calma indignazione" partitica, creando non pochi malumori a chi pensava per l'ennesima volta di ricondurre la protesta nelle solite modalità filoistituzionali.
Durante il presidio a cui hanno partecipato decine di donne, è stato appeso uno striscione con la scritta rossa: "fuori il Vaticano dai consultori" ed è stato diffuso un volantino che si concludeva con le seguenti parole: "Non abbiamo paura, né della polizia né dei giochi politici che ancora una volta, per l'ennesima tornata elettorale così come per l'ennesimo scambio di favori istituzionali, vengono condotti sopra e contro i nostri corpi. È chiaro che la proposta di moratoria sull'aborto ha avuto echi straordinari tra gli integralisti che siedono e siederanno nel nostro Parlamento. È chiaro il servilismo del nostro ceto politico ai diktat vaticani così come pare chiaro che non possiamo accettare una campagna elettorale tutta incentrata su come stigmatizzare i nostri corpi e come limitare la nostra libertà di autodeterminazione".
RedVE

Roma: corteo delle donne

I paladini del Sacro Embrione, a Napoli irrompono nella sala operatoria del Policlinico Federico II, mentre una donna era sottoposta ad una Interruzione Volontaria di Gravidanza, accusandola di infanticidio. Ovviamente era un falso allarme. La donna si era sottoposta all'intervento dopo aver saputo che il feto, giunto alla quarta settimana, era affetto da malformazioni e l'interruzione si svolgeva nel pieno rispetto della vigente legge 194.
Questo episodio ha scatenato l'indignazione delle donne che in tutta Italia hanno reagito spontaneamente ma con fermezza, al grave attacco all'autodeterminazione della donna sul suo corpo.
All'appello lanciato tramite un passaparola in sole 24 ore, qui a Roma, rispondono in tante, "femministe storiche" e non.
Ci si rende conto che il sit-in a Lungotevere ripa, di fronte al Ministero della Sanità, è diventato qualcosa di più, è un vero e proprio corteo che decide di procedere lungo Largo Argentina diretto verso piazza del Gesù. La polizia in tenuta antisommossa tenta il blocco del corteo "non autorizzato" che non ha intenzione di prendere ordini e prosegue verso Largo Argentina dove le forze dell'ordine spintonano le donne per fermarne l'avanzata. Vengono fermate inizialmente 3 donne, poi si accontentano di portarne via solo una: Giovanna Cavallo attivista di Action, per "resistenza e lesioni a pubblico ufficiale". Tutto ciò indigna ancor di più le donne che hanno vissuto minuti di tensione con la polizia.
Non poteva mancare nella capitale, l'intervento pacificatore delle donne scese dai palazzi del potere che hanno invitato il corteo a liberare le strade in nome di quella sobrietà che porta Franca Rame ad elargire baci ad un poliziotto e Livia Turco a fare inconcludenti quanto scontate considerazioni di circostanza.
Sono scene che per noi giovani donne, lontane dalle lotte degli anni '70, hanno il sapore di racconti che non abbiamo vissuto. Ma il filo che ci lega ad esse, il filo della libertà di voler scegliere, ci permette di capire quanto, ieri come oggi, la donna che vuole autodeterminare il proprio percorso di vita e di lotta, è considerata una criminale e deve tornare a fare i conti con questo animale mitologico: il patriarcato!
Si sta cercando palesemente di criminalizzare la pratica dell'aborto, da anni ormai diventato un diritto della donna, una battaglia già fatta che mai avremmo creduto di dover tornare a difendere e a ribadire.
Pensavamo di aver ottenuto conquiste che mai avremmo immaginato potessero essere oggetto di forzature anacronistiche. Oggi come ieri non permetteremo che questo avvenga.
Insomma: noi ieri non avremmo voluto, in fondo, essere lì!
Il 23 e 24 febbraio a Roma, è in programmazione una due giorni per lanciare una campagna permanente di lotta contro tutti i tentativi di limitare la libertà e l'autonomia delle donne.
per info: http://flat.noblogs.org
indigesta

Roma: in piazza nell'anniversario del rogo di Giordano Bruno

Domenica 17 febbraio si è svolta in Piazza Campo dè Fiori, a Roma, una manifestazione nell'anniversario del rogo di Giordano Bruno, organizzata tra gli altri dal Gruppo Anarchico Carlo Cafiero – FAI di Roma.
La manifestazione è all'interno delle mobilitazioni che in questi giorni hanno cercato di rispondere puntualmente agli attacchi della chiesa alle libertà individuali e collettive.
Circa 200 persone sono venute in piazza in una fredda e soleggiata domenica mattina. Il numero degli intervenuti non è assolutamente esiguo, date le caratteristiche dell'iniziativa – estremamente militante, con una totale censura mediatica e con nessun aspetto spettacolare - ed il rischio che si registrasse stanchezza per le mobilitazioni degli scorsi giorni.
Particolarmente applaudito il comizio di un compagno del Cafiero che ha ricordato la lunga serie di violazioni delle libertà personali operate dalla chiesa (con il supporto della casta dei politici) negli ultimi tempi.
Molte anche le richieste di contatti e gli acquisti di libri e riviste (il banchetto ha fatto registrare il tutto esaurito) segno di una situazione in crescita dove c'è domanda di maggior consapevolezza da parte di tutti.
Insomma, un'altra giornata positiva di lotta anticlericale!
L'incaricato

Torino: punto info antirazzista

Sabato 16 febbraio è stato allestito un punto informativo antirazzista nel cuore del Balon, il mercato della pulci di Torino, in parte normalizzato dai Chiampa Boys ma pur sempre luogo di incontro molto frequentato, specie da molti immigrati. In distribuzione libri, volantini e alcuni agili dossier realizzati per l'occasione. Esposta anche un'anteprima di una mostra antirazzista.
In una Torino sempre più preda della propaganda leghista e della violenza fascista e poliziesca è sempre più importante aprire nuovi spazi di informazione, luoghi di incontro e solidarietà con gli immigrati.
Nel volantino distribuito si denunciavano le morti di immigrati durante controlli di polizia, gli sgomberi dei campi rom e le molotov fasciste che avevano distrutto quello di via Vistrorio per giungere alla recentissima grave aggressione contro alcuni immigrati rumeni ad opera di una banda fascista.
Infine si sottolineava che "Le destre e le sinistre complici nascondono il disagio di vivere in una città ben divisa tra chi ha troppo e chi ha troppo poco, dietro la presunta "emergenza sicurezza", individuando negli ultimi, negli immigrati poveri, i capri espiatori da offrire in sacrificio, per allontanare lo spettro che i penultimi si alleino agli ultimi, che l'odio lasci il posto alla solidarietà."
onan

Torino: sgomberata la Boccia

Nel cuore del quartiere Parella, in via Medici c'è una casetta che per anni era stata aperta al quartiere da tale Leotta, che l'aveva ristrutturata e salvata da degrado sino allo sgombero avvenuto qualche mese fa. Per vecchi e giovani del quartiere un punto di riferimento, un posto dove giocare a bocce e bersi una birretta.
L'8 febbraio, dopo alcuni mesi di abbandono un gruppo di squatter l'ha occupata e riaperta al quartiere. Ma la giunta Chiamparino, quella delle grandi opere e dei grandi affari, non poteva tollerare un luogo di socialità non mercificata, un luogo autogestito disponibile per tutti. Così, seguendo un copione ormai collaudato, la polizia coadiuvata dai vigili del fuoco, all'alba di lunedì 18 febbraio si è presentata in forze per lo sgombero. Quattro occupanti sono saliti sul tetto da dove sono stati fatti sloggiare dopo tre ore di resistenza.
Ma gli squatter non demordono ed annunciano nuove iniziative.
onan

Torino: arrestati tre antirazzisti

Domenica 18 febbraio anche da Torino è partito un pullman diretto a Varese per la manifestazione in difesa di Malpensa indetta dalla Lega.
In piazza Rebaudengo, dove intorno alle 9 del mattino era fissata una fermata del pullman, oltre ai leghisti c'erano anche una decina di antirazzisti che hanno deciso di manifestare il loro disprezzo nei confronti di una formazione politica che del razzismo, della xenofobia, dell'odio nei confronti degli immigrati ha fatto un cavallo di battaglia. Una battaglia non solo ideologica se si pensa alle numerose imprese delle ronde padane dell'immondo onorevole Borghezio. A Torino la più efferata vide Borghezio agire in prima persona guidando un manipolo guardie del sole delle alpi ad incendiare il ricovero di alcuni poveracci sotto il ponte Mosca.
All'inevitabile scambio di "complimenti" tra antirazzisti e leghisti culminato in un colpo di borsetta dato da una leghista ai manifestanti, ha fatto seguito un breve tafferuglio con la polizia prontamente intervenuta in difesa dei padani in gita.
Otto compagni sono stati fermati e portati in via Grattoni, sede della questura. Nel primo pomeriggio cinque sono stati rilasciati con denunce a piede liberi mentre tre, Monica, Fabio e Luca, sono stati arrestati e tradotti alle Vallette. L'accusa nei loro confronti è di lesioni, aggressione e resistenza a pubblico ufficiale.
In prima serata una ventina di anarchici hanno attraversato il quartiere San Salvario con uno striscione con la scritta "fuori i razzisti dal pianeta" per informare i passanti dell'accaduto.
Il giorno successivo si è scatenata la canea mediatica. La Stampa ha titolato in prima pagina della cronaca cittadina "Assalto anarchico alla Lega", Repubblica invece "Rissa con i leghisti anarchici in manette". Entrambi i quotidiani accusano gli anarchici di aver scatenato lo scontro con gli agenti, due dei quali hanno dichiarato di aver subito lesioni ad un dito ed ad una mano.
Da Varese lo squadrista Borghezio ha ringraziato la polizia per il pronto intervento.
Dal canto loro gli antirazzisti scrivono in un comunicato fatto circolare in rete che "La 'democrazia' italiana, ancora una volta, schiera i suoi sbirri invasati a difendere i peggiori xenofobi dal disprezzo di chi non accetta supino che il seme dell'odio razziale si traduca nell'incendio dei campi Rom, nei pestaggi, nelle chiacchiere sul ripristino delle camere a gas, nelle deportazioni di massa.
Perchè a Torino, come in tutta Italia, qualcosa sta cambiando, e non in meglio.
Il terrorismo dei media, la spettacolarizzazione di fatti di cronaca oculatamente selezionati, insinua nelle menti l'odio per lo straniero, il quale trova sbocco e legittimazione democratica in apparati politici come la Lega Nord, che nelle piazze vediamo sempre più spesso affiancata da Forza Nuova e altre squadracce neo-fasciste."
L'udienza per decidere la convalida degli arresti dovrebbe tenersi nei prossimi giorni.
onan

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