La campagna elettorale per le politiche 2008 procede a ritmo lento e un
po' noioso. Del resto Veltroni ha programmaticamente abbassato i toni
per il semplice motivo che nessuno ascolta. L'aria che tira non
è particolarmente allegra e per mandare a votare gli italiani in
massa non servono proclami: nessuno teme sfracelli dal prossimo governo
di destra, dopo che quello di sinistra ha perfezionato la demolizione
dello stato sociale e delle garanzie per il mondo del lavoro;
continuando in operazioni di guerra all'estero; puntando su grandi
opere, grandi appalti, grandi guadagni per i soliti noti e devastazioni
ambientali. Tra Pd e Pdl non c'è certo solo una lettera, ma i
due si contendono d'amore e d'accordo il proscenio e gli spazi
televisivi, gli altri lontani sullo sfondo, definiti "voto inutile",
come se quello ai due maggiori partiti fosse l'unico ad avere senso. Lo
sforzo mediatico e comunicativo del Pd è enorme, come
evidentemente sono enormi le sue risorse. Non passa giorno che qualche
figlio di ragionier Colaninno o presidente di associazione artigiani si
schieri con WV e con essi generosi donatori alla causa. Intanto si
arruolano oncologi di fama mondiale e operai scampati al rogo della
Thyssenkrupp, che vanno ad affiancarsi ai teodem telecomandati dal
vaticano e ai citati presidenti di giovani industriali che hanno
scoperto la passione della politica. La tristezza della scena è
palese, verrebbe da dire che i morti si rivoltano nella tomba. È
l'Italia del "ma anche" veltroniano, versione aggiornata della
Democrazia Cristiana, interclassista marmellata dove il conflitto
sociale dovrebbe stemperarsi ed essere soffocato sul nascere. A
sinistra del Pd si è alzata una cortina di nebbia, da cui
proviene un chiacchiericcio indistinto che pone il dubbio: o sono dei
geni o sono disperati... A destra e a manca, in ogni caso, dopo mesi di
giaculatorie contro la legge elettorale di calderoli, la famosa
"porcata", il "porcellum", ci si acconcia ad utilizzarla al meglio.
Così, dato che si vota su liste bloccate, cioè su una
lista i cui candidati sono stati scelti dai partiti e non c'è
voto di preferenza, la trattativa tra alcuni "piccoli" (Di Pietro, i
radicali) ed il Pd è stata tutta giocata sulla massimizzazione
dei posti in lista e sulle elezioni "sicure"; così come a destra
è avvenuto per il pattume uscito da AN (Storace), mentre Fini si
è acconciato a sciogliere il suo partito in quattro e
quattr'otto nel Pdl. Assistiamo a balli e balletti tra i partiti e le
coalizioni perchè si vota con un complicato sistema che
attribuisce alle coalizioni premi sostanziosi, ma non nello stesso modo
alla Camera e al Senato e non in tutte le regioni allo stesso modo;
così come anche i resti vengono attribuiti con un complicato
sistema modulare che di fatto premia piccoli partiti molto concentrati
territorialmente, tipo Udeur. Mai come con questa legge il voto
è privo di qualsiasi natura di decisione, ma è mero
assenso alle scelte altrui, cioè della classe dirigente
politico-sindacale che governa. Queste elezioni, con ogni evidenza,
servono a chiudere alcuni conti all'interno delle coalizioni e l'uso
spregiudicato del tanto vituperato "porcellum" a questo serve. Le
scelte di fondo di Pd e Pdl sono omogenee in campo economico, sociale,
di politica estera, di politica dell'immigrazione; qualche differenza
in materia di diritti civili, ma con l'occhio fisso sul vaticano,
comunque. Quindi se le proposte con più spazio sono omogenee ed
i candidati li hanno già scelti loro, il rito dell'assenso
collettivo suona ancora più tetramente vuoto e inutile: mai come
oggi disertare le urne significa esser vivi, liberi e irriducibili al
dominio presente.
W.B.