Umanità Nova, n.8 del 2 marzo 2008, anno 88

Letamaio elettorale. L'operaio e il figlio del padrone


La campagna elettorale per le politiche 2008 procede a ritmo lento e un po' noioso. Del resto Veltroni ha programmaticamente abbassato i toni per il semplice motivo che nessuno ascolta. L'aria che tira non è particolarmente allegra e per mandare a votare gli italiani in massa non servono proclami: nessuno teme sfracelli dal prossimo governo di destra, dopo che quello di sinistra ha perfezionato la demolizione dello stato sociale e delle garanzie per il mondo del lavoro; continuando in operazioni di guerra all'estero; puntando su grandi opere, grandi appalti, grandi guadagni per i soliti noti e devastazioni ambientali. Tra Pd e Pdl non c'è certo solo una lettera, ma i due si contendono d'amore e d'accordo il proscenio e gli spazi televisivi, gli altri lontani sullo sfondo, definiti "voto inutile", come se quello ai due maggiori partiti fosse l'unico ad avere senso. Lo sforzo mediatico e comunicativo del Pd è enorme, come evidentemente sono enormi le sue risorse. Non passa giorno che qualche figlio di ragionier Colaninno o presidente di associazione artigiani si schieri con WV e con essi generosi donatori alla causa. Intanto si arruolano oncologi di fama mondiale e operai scampati al rogo della Thyssenkrupp, che vanno ad affiancarsi ai teodem telecomandati dal vaticano e ai citati presidenti di giovani industriali che hanno scoperto la passione della politica. La tristezza della scena è palese, verrebbe da dire che i morti si rivoltano nella tomba. È l'Italia del "ma anche" veltroniano, versione aggiornata della Democrazia Cristiana, interclassista marmellata dove il conflitto sociale dovrebbe stemperarsi ed essere soffocato sul nascere. A sinistra del Pd si è alzata una cortina di nebbia, da cui proviene un chiacchiericcio indistinto che pone il dubbio: o sono dei geni o sono disperati... A destra e a manca, in ogni caso, dopo mesi di giaculatorie contro la legge elettorale di calderoli, la famosa "porcata", il "porcellum", ci si acconcia ad utilizzarla al meglio. Così, dato che si vota su liste bloccate, cioè su una lista i cui candidati sono stati scelti dai partiti e non c'è voto di preferenza, la trattativa tra alcuni "piccoli" (Di Pietro, i radicali) ed il Pd è stata tutta giocata sulla massimizzazione dei posti in lista e sulle elezioni "sicure"; così come a destra è avvenuto per il pattume uscito da AN (Storace), mentre Fini si è acconciato a sciogliere il suo partito in quattro e quattr'otto nel Pdl. Assistiamo a balli e balletti tra i partiti e le coalizioni perchè si vota con un complicato sistema che attribuisce alle coalizioni premi sostanziosi, ma non nello stesso modo alla Camera e al Senato e non in tutte le regioni allo stesso modo; così come anche i resti vengono attribuiti con un complicato sistema modulare che di fatto premia piccoli partiti molto concentrati territorialmente, tipo Udeur. Mai come con questa legge il voto è privo di qualsiasi natura di decisione, ma è mero assenso alle scelte altrui, cioè della classe dirigente politico-sindacale che governa. Queste elezioni, con ogni evidenza, servono a chiudere alcuni conti all'interno delle coalizioni e l'uso spregiudicato del tanto vituperato "porcellum" a questo serve. Le scelte di fondo di Pd e Pdl sono omogenee in campo economico, sociale, di politica estera, di politica dell'immigrazione; qualche differenza in materia di diritti civili, ma con l'occhio fisso sul vaticano, comunque. Quindi se le proposte con più spazio sono omogenee ed i candidati li hanno già scelti loro, il rito dell'assenso collettivo suona ancora più tetramente vuoto e inutile: mai come oggi disertare le urne significa esser vivi, liberi e irriducibili al dominio presente.

W.B.

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