Umanità Nova, n.9 del 9 marzo 2008, anno 88

Milano. Niente sconti all'Esselunga


Perchè usare parole forti come schiavismo, supersfruttamento, abusi, violenza fisica e psicologica rispetto ai fatti di Milano? è più "moderno" parlare di "mobbing" come fa la stampa "benpensante".
A una donna di 44 anni, madre di due figli, cassiera da cinque anni al Supermercato Esselunga di viale Papiniano a Milano, che chiede la sostituzione alle 14,45 per un bisogno fisiologico, è vietato di andare in bagno; solo alle 18, dopo ben tre ore, le è consentito di lasciare la sua postazione, ma nel frattempo, non essendo riuscito a trattenerla se l'è fatta addosso in cassa e così rimane fino alle 21, quando termina il suo turno. È facile immagine lo stato di frustrazione e di umiliazione in cui versa la donna, mentre è difficile da immaginare il clima di prevaricazione e di arroganza che la circonda.
La donna sta male, si fa accompagnare al pronto soccorso dove le riscontrano una emorragia cistica.
La donna denuncia il fatto, PARLA. Tutto ciò esce sui giornali e questo non può essere evidentemente accettato se dopo una settimana, mentre si trova negli spogliatoi durante la pausa rigorosamente individuale di 15 minuti, viene aggredita alle spalle da un uomo, grosso, che indossa dei guanti, le benda gli occhi, le tappa la bocca con un tampone e la pesta sbattendole la testa più volte contro il muro; poi, non contento le spinge la testa dentro il water facendo scorrere l'acqua e urlandole "piscia, piscia!". È stata trovata più tardi svenuta a terra. L'uomo rimane per ora misterioso, meno misteriosi sono evidentemente i mandanti.
Sabato, finalmente, dopo una settimana dal primo abuso, i sindacati confederali hanno indetto uno sciopero di otto ore in tutti i supermercati del gruppo e duecento lavoratori, soprattutto delegati sindacali, hanno volantinato e presidiato l'ingresso del negozio per poi entrare in corteo al grido di "vergogna, vergogna!" con qualche spintonamento con i solerti agenti del disordine statale messi a protezione della violenza aziendale. Sciopero purtroppo al di sotto delle aspettative perchè i confederali solo ora si sono "accorti" che hanno lasciato indifesi i lavoratori ed hanno permesso che fossero le imprese a gestire tutto, dagli straordinari alla flessibilità. dalla precarietà ai licenziamenti con il risultato che il ricatto e la paura si diffondessero tra i lavoratori. La stessa gestione aziendale degli straordinari, attualmente fondamentali per l'integrazione di un reddito insufficiente per vivere, costringe le lavoratrici ad elemosinarli, mettendole sulla difensiva e creando concorrenza e conflitto tra loro.
Bisogna cambiare registro se non vogliamo che fatti come questi, incredibili fino a pochi anni fa, tornino ad essere pratica costante ricacciando i lavoratori e le lavoratrici nell'inferno di un lavoro salariato, senza alcun diritto e garanzia. Ricostruire la forza e riconquistarsi la dignità si deve e si può, nella lotta e nella solidarietà.

mariella

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