Quartu S. Elena è un popoloso paese-dormitorio alla periferia di
Cagliari. Fino al giugno 2006 il signor Giuseppe Casu vi esercitava la
professione di venditore ambulante di verdura (senza licenza). Un
sindaco Centrosinistro, tale Ruggeri, aveva però lanciato quella
primavera una di quelle famigerate campagne "in difesa della
legalità" (e dei bottegai) che stanno insanguinando l'Italia.
Al signor Casu avevano teso un agguato: poiché non era possibile
accusarlo di alcun reato penale, l'amministrazione comunale per
liberarsene ne aveva predisposto il ricovero coatto (TSO) in
collaborazione con alcuni psichiatri compiacenti. Il 6 giugno un
nutrito gruppo di guardie municipali e carabinieri aggrediscono Casu in
piazza, lo buttano a terra, lo ammanettano e lo caricano su
un'ambulanza, già predisposta. Probabilmente gli fratturano un
polso, cosa che nessuno però potrà mai verificare. Nel
reparto di psichiatria infatti Casu viene imbottito di psicofarmaci e
legato a un letto. Nonostante si lamenti e urini sangue, viene
così trattenuto, privo di ogni cura, per sette giorni, sino a
quando muore, ancora legato al letto. Causa: tromboembolia venosa, una
classica conseguenza delle ferite e della stasi. Lo hanno ammazzato
loro.
Questo episodio non è purtroppo né unico e né
raro; "trattamenti" (ma sarebbe più giusto chiamarli torture)
come quello subito da Giuseppe Casu sono purtroppo la regola nel
reparto di psichiatria dell'ospedale SS. Trinitá di Cagliari; un
reparto lager dove ancora si pratica l'elettroshock.
In questo caso però, grazie all'insistenza della figlia e
all'intervento del comitato "verità e giustizia per Giuseppe
Casu", si riesce almeno a fare in modo che su questo ennesimo omicidio
non cali l'usuale plumbeo silenzio. Dai primi accertamenti vien fuori
che il TSO era stato disposto irregolarmente e una inchiesta interna
della ASL definisce (senza prendere nessun provvedimento)
"inaccettabili" i trattamenti che hanno ucciso Casu. I medici passano
al contrattacco, i resti di Giuseppe Casu, conservati dopo l'autopsia,
vengono sottratti, distrutti e sostituiti con quelli di un'altro
paziente, morto anche lui di tromboembolia venosa, ma a causa di un
tumore. Un rozzo tentativo di discolparsi, scoperto dai periti di parte
nel settembre 2007. Sull'episodio la magistratura ha aperto un
procedimento "contro ignoti".
Si arriva così, il 19 febbraio 2008, all'incriminazione della
psichiatra Cantone, (responsabile del paziente) e del primario Turri
per "omicidio colposo"; un risultato molto parziale e che lascia
l'amaro in bocca per molteplici ragioni. Il capo di imputazione
é forse adeguato per un classico caso di "mala sanità" ma
non certo per rendere conto delle dell'uccisione sotto tortura (o
vogliamo chiamarle cure?) di Giuseppe Casu.
Inoltre, ancora oggi, Turri é il primario del reparto di
psichiatria, Ruggeri é sindaco di Quartu (e non si é mai
sognato nemmeno di scusarsi per quello che ha fatto) mentre la
psichiatra Cantone, bontà sua, se ne é andata serenamente
in pensione.
Continuano anche le aggressioni dei poteri pubblici contro gli
ambulanti abusivi, solo nel 2007, al municipio di Cagliari, per
disperazione, un ambulante ha cercato di darsi fuoco e un altro di
buttarsi di sotto. Entrambi affermavano di essere stati perseguitati
dalle guardie municipali.
Una campagna di stampa in difesa degli psichiatri del reparto dove Casu
é stato ucciso é attualmente in pieno svolgimento: i
medici lamentano di subire aggressioni da parte dei pazienti (e ci
credo! Visto quello che combinano...) e chiedono a gran voce che venga
istituita la vigilanza armata del reparto!
Troppe e troppo gravi sono le responsabilità emerse in questa
tragica vicenda perché la si possa ridurre ad un semplice caso
di mala sanità"; é per questo che, nel giorno in cui la
questione dell'omicidio di Casu veniva esaminata dai giudici, il
collettivo "matti da slegare" ha volantinato di fronte al tribunale e
di fronte al reparto di psichiatria.
Gli assassini di Giuseppe Casu (mandanti ed esecutori) non devono dormire sonni tranquilli.
Lo pseudo-chierico