Martedì 26 febbraio, anche nella Verona dell'integralismo
cattolico e dello squadrismo all'estrema destra del padre, l'antiumana
politica vaticana ha trovato in piazza Bra un momento di opposizione e
contestazione ad aspettarla.
L'occasione è stata offerta dalla presenza in città del
cardinale Camillo Ruini, principe e popstar dell'oltranzismo
cattolico, per partecipare con una Lectio Magistralis ad un convegno
sull'improbabile figura di Gesù di Nazareth. Il convegno
ospitato non in una grotta ma nella lussuosa sala del Gran Guardia, a
spese dell'amministrazione comunale del sindaco leghista Tosi che,
assai cristianamente, ha di recente reso inagibili persino le panchine
pubbliche per impedire ai senza dimora di dormirci.
Dall'altra parte della piazza, nella tarda serata, si è quindi
radunato un nutrito presidio indetto da varie realtà tra cui le
donne del centro sociale (sgomberato) La Chimica, il circolo Pink, le
RdB e altre realtà femministe, trans, lesbiche e antagoniste non
soltanto veronesi.
Al centro del lungo e animato presidio, a cui hanno partecipato con
vari striscioni un centinaio di assortite soggettività -
anarchici compresi - la denuncia della provocazione orchestrata da
Ferrara sulla moratoria dell'aborto, nonché delle ingerenze
vaticane non solo nella vita politica ma nella vita scelta dalle
persone.
La questura aveva negato l'autorizzazione ad una presenza più
ravvicinata al luogo sacro del convegno e ha esageratamente mobilitato
cherubini e arcangeli in uniforme antisommossa per blindare la zona.
Così, appena uno striscione con sopra scritto "Difendiamo le
nostre vite" si è mosso beffardamente dal presidio verso l'altro
lato della piazza è stato subito bloccato da un cordone di
angeli custodi col manganello guidati spiritualmente da alcuni serafini
della Digos.
Il tutto, dopo circa tre ore, si è quindi sciolto liberamente.
UN reporter
In un loro scritto, di cui riportiamo qui alcuni stralci, gli
occupanti di case e terreni agricoli di Campanara richiamano
l'attenzione sulla questione delle terre demaniali e degli usi civici.
In Toscana, sin dal 1996 la Regione fece da apripista per la svendita
dei terreni e delle case demaniali, che rappresentano un patrimonio
collettivo a disposizione di chi volesse intraprendere un percorso di
autogestione e vita estranei alle logiche del profitto.
Ricordiamo che in Italia oltre ad una ancor vasta estensione di terre
demaniali (ossia di proprietà statale) vi sono cinque milioni di
ettari destinati per uso civico, ossia per i bisogni
agro-silvo-pastorali delle comunità locali.
In alcune zone la vendita dei terreni demaniali, così come il
tentativo di ignorare in molte località l'esistenza di usi
civici, ha incontrato resistenza.
Campanara è un esempio di tale resistenza anche se ora la sua
esistenza è messa in pericolo dalla minaccia di sgombero e dai
fogli di via dati ai non residenti.
"Campanara è una vasta estensione (circa 100 ht di terre tra
seminativo, pascoli, castagneti, boschi di latifoglie), ora di
proprietà demaniale ma sulla quale c'è il sospetto di un
passato uso civico.
C'è stato un primo periodo di occupazione delle case (circa una
decina di fabbricati in parte da ristrutturare e in parte abitabili,
case singole e piccoli borghi) e delle terre, durato oltre due anni e
in coincidenza con l' approvazione della legge regionale sulla
privatizzazione.
Nell'impatto con le istituzioni si è creata una prima divisione
interna tra i circa 60 abitanti dell'epoca, a seguito della quale molti
si sono allontanati. Quelli rimasti, indeboliti numericamente, su
esplicita richiesta della controparte (la comunità montana al
soldo della Regione), hanno costituito un'associazione: "Nascere
Liberi" è così iniziato uno sfiancante rapporto con le
istituzioni. A tutt'oggi siamo in una situazione di stallo che la
sindaca di destra del paese vicino, voleva rompere manu militare,
mettendo in atto la più volte ventilata minaccia di sgombero,
finché si è interposto un assessore della Regione e tutto
è tornato ad essere in sospeso.
Chi scrive, non riponendo fiducia nelle istituzioni e nella politica in
genere, sta tentando di stimolare la partecipazione di forze nuove e
vitali (vero elemento a pesare sulla bilancia dei rapporti di forza). A
questo scopo si organizzano serate nei centri sociali o nelle case
occupate delle città vicine (Imola, Faenza, Firenze ecc.)
Il nostro problema principale è la poca forza numerica, tuttavia
stiamo ripulendo alcune sorgenti, riparando strade e sentieri,
ristrutturando un annesso che ci consentirà di avere gli spazi
necessari dove tenere 2 mucche da allevare collettivamente, coltivando
in 3 grandi orti prodotti poi distribuiti tra gli abitanti, ripulendo
un castagneto di circa 2 ht e la legna ricavata si userà
collettivamente,organizzando un asilo che coinvolge tutte le mamme dei
bimbi più piccoli. E, cosa importante, bisogna considerare che
al momento le potenzialità del posto sono sfruttate neanche per
metà: molte sono le abitazioni a disposizione (c'è
comunque da lavorarci), tanta la terra molte le attività
pensate: centro di documentazione, proposta a gruppi di visitatori per
conoscere e praticare lavori e attività che vanno scomparendo,
escursioni a piedi o a cavallo, scuola autogestita, sperimentazioni per
la produzione di energie rinnovabili, pratica e conoscenza di
attività di silvocultura, ecc. Abbiamo pensato ad una
festa-incontro dal 25 al 1 maggio che ha come tema la liberazione dal
lavoro salariato e di conversione dello stile di vita. (...)
È fondamentale che la lotta per la difesa degli spazi demaniali
dalla privatizzazione, riesca a garantire la possibilità di
realizzazione di questi progetti, perchè è chiaro che una
volta persa sarà impossibile tornare indietro."
Alcuni abitanti di Campanara