Umanità Nova, n.9 del 9 marzo 2008, anno 88

Inform@zione


Verona: contestato Ruini

Martedì 26 febbraio, anche nella Verona dell'integralismo cattolico e dello squadrismo all'estrema destra del padre, l'antiumana politica vaticana ha trovato in piazza Bra un momento di opposizione e contestazione ad aspettarla.
L'occasione è stata offerta dalla presenza in città del cardinale Camillo Ruini, principe e popstar  dell'oltranzismo cattolico, per partecipare con una Lectio Magistralis ad un convegno sull'improbabile figura di Gesù di Nazareth. Il convegno ospitato non in una grotta ma nella lussuosa sala del Gran Guardia, a spese dell'amministrazione comunale del sindaco leghista Tosi che, assai cristianamente, ha di recente reso inagibili persino le panchine pubbliche per impedire ai senza dimora di dormirci.
Dall'altra parte della piazza, nella tarda serata, si è quindi radunato un nutrito presidio indetto da varie realtà tra cui le donne del centro sociale (sgomberato) La Chimica, il circolo Pink, le RdB e altre realtà femministe, trans, lesbiche e antagoniste non soltanto veronesi.
Al centro del lungo e animato presidio, a cui hanno partecipato con vari striscioni un centinaio di assortite soggettività - anarchici compresi - la denuncia della provocazione orchestrata da Ferrara sulla moratoria dell'aborto, nonché delle ingerenze vaticane non solo nella vita politica ma nella vita scelta dalle persone.
La questura aveva negato l'autorizzazione ad una presenza più ravvicinata al luogo sacro del convegno e ha esageratamente mobilitato cherubini e arcangeli in uniforme antisommossa per blindare la zona. Così, appena uno striscione con sopra scritto "Difendiamo le nostre vite" si è mosso beffardamente dal presidio verso l'altro lato della piazza è stato subito bloccato da un cordone di angeli custodi col manganello guidati spiritualmente da alcuni serafini della Digos.
Il tutto, dopo circa tre ore, si è quindi sciolto liberamente.
UN reporter

Toscana: demanio e usi civici

In un loro scritto, di cui riportiamo qui alcuni stralci, gli occupanti di case e terreni agricoli di Campanara richiamano l'attenzione sulla questione delle terre demaniali e degli usi civici.
In Toscana, sin dal 1996 la Regione fece da apripista per la svendita dei terreni e delle case demaniali, che rappresentano un patrimonio collettivo a disposizione di chi volesse intraprendere un percorso di autogestione e vita estranei alle logiche del profitto.
Ricordiamo che in Italia oltre ad una ancor vasta estensione di terre demaniali (ossia di proprietà statale) vi sono cinque milioni di ettari destinati per uso civico, ossia per i bisogni agro-silvo-pastorali delle comunità locali.
In alcune zone la vendita dei terreni demaniali, così come il tentativo di ignorare in molte località l'esistenza di usi civici, ha incontrato resistenza.
Campanara è un esempio di tale resistenza anche se ora la sua esistenza è messa in pericolo dalla minaccia di sgombero e dai fogli di via dati ai non residenti.
"Campanara è una vasta estensione (circa 100 ht di terre tra seminativo, pascoli, castagneti, boschi di latifoglie), ora di proprietà demaniale ma sulla quale c'è il sospetto di un passato uso civico.
C'è stato un primo periodo di occupazione delle case (circa una decina di fabbricati in parte da ristrutturare e in parte abitabili, case singole e piccoli borghi) e delle terre, durato oltre due anni e in coincidenza con l' approvazione della legge regionale sulla privatizzazione.
Nell'impatto con le istituzioni si è creata una prima divisione interna tra i circa 60 abitanti dell'epoca, a seguito della quale molti si sono allontanati. Quelli rimasti, indeboliti numericamente, su esplicita richiesta della controparte (la comunità montana al soldo della Regione), hanno costituito un'associazione: "Nascere Liberi" è così iniziato uno sfiancante rapporto con le istituzioni. A tutt'oggi siamo in una situazione di stallo che la sindaca di destra del paese vicino, voleva rompere manu militare, mettendo in atto la più volte ventilata minaccia di sgombero, finché si è interposto un assessore della Regione e tutto è tornato ad essere in sospeso.
Chi scrive, non riponendo fiducia nelle istituzioni e nella politica in genere, sta tentando di stimolare la partecipazione di forze nuove e vitali (vero elemento a pesare sulla bilancia dei rapporti di forza). A questo scopo si organizzano serate nei centri sociali o nelle case occupate delle città vicine (Imola, Faenza, Firenze ecc.)
Il nostro problema principale è la poca forza numerica, tuttavia stiamo ripulendo alcune sorgenti, riparando strade e sentieri, ristrutturando un annesso che ci consentirà di avere gli spazi necessari dove tenere 2 mucche da allevare collettivamente, coltivando in 3 grandi orti prodotti poi distribuiti tra gli abitanti, ripulendo un castagneto di circa 2 ht e la legna ricavata si userà collettivamente,organizzando un asilo che coinvolge tutte le mamme dei bimbi più piccoli. E, cosa importante, bisogna considerare che al momento le potenzialità del posto sono sfruttate neanche per metà: molte sono le abitazioni a disposizione (c'è comunque da lavorarci), tanta la terra molte le attività pensate: centro di documentazione, proposta a gruppi di visitatori per conoscere e praticare lavori e attività che vanno scomparendo, escursioni a piedi o a cavallo, scuola autogestita, sperimentazioni per la produzione di energie rinnovabili, pratica e conoscenza di attività di silvocultura, ecc. Abbiamo pensato ad una festa-incontro dal 25 al 1 maggio che ha come tema la liberazione dal lavoro salariato e di conversione dello stile di vita. (...)
È fondamentale che la lotta per la difesa degli spazi demaniali dalla privatizzazione, riesca a garantire la possibilità di realizzazione di questi progetti, perchè è chiaro che una volta persa sarà impossibile tornare indietro."
Alcuni abitanti di Campanara

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