Umanità Nova, n.10 del 16 marzo 2008, anno 88

Cuori di tenebra. Il lavoro tra film horror e farse di governo


Il fatto che salari e sicurezza sul lavoro occupino le prime pagine dei giornali nel momento in cui l'esistenza della questione sociale, seppur declinata come conflitto di classe, viene revocata in dubbio nella sua stessa legittimità ed esistenza, è uno dei segni all'apparenza contraddittori che delineano il presente. In realtà, l'esistenza enfatizzata a livello mediatico dice proprio dell'impotenza ad imporre la propria presenza in carne ed ossa nelle lotte per ciò che ognuno ha di più caro: la vita, la salute, l'offerta di una esistenza dignitosa a sé e ai propri figli; in una parola: la libertà. Il servo, lo schiavo, che ha introiettato il proprio ruolo, non può più pensare una vita altra. E gli accidenti di questa vita da servo e schiavo, la possibilità ogni giorno di morire, vengono esorcizzati dal fatalismo dell'impensabilità di un'altro orizzonte, dove il lavoro non esiste con il suo giogo, la sua violenza, la sua costrizione. I lavoratori "tirano" sui giornali ed in televisione perchè muoiono nel modo più orrendo e la pornografia e lo splatter sono i generi più visitati dai telegiornali e dai "programmi verità". Neanche in un film si era mai visto l'impatto dell'aereo sulle torri gemelle o sette torce umane nella notte italiana e torinese di acquisti natalizi. E già Hollywood si è impadronita dell'11 settembre; e già il "nuovo cinema italiano" si è buttato sulle sette stelle della Thyssenkrupp per farne un film che uscirà nel primo anniversario di quella notte horror. Già, forse era meglio che se ne occupasse Dario Argento di quegli uomini avvolti dalle fiamme, non diversi che se fossero stati colpiti da un lanciafiamme in Vietnam, sul fronte russo o in Iraq; non diversi dai ciechi barcollanti sulla Somme o a Bhopal, morti viventi. Questa stiamo vivendo: una notte dei morti viventi; e solo un Romero od un Corman, un Raimi, sarebbero i degni registi di questo spettacolo. L'orrore quotidiano ci spinge a deliri come quelli di Kurtz là dove il fiume nasce e muore: e restar vivi è davvero impresa eroica, giacché richiede doti non comuni di spietata lucidità e il sorriso ozioso del vagabondo urbano. Il pastone quotidiano versa nei piatti la minestra collosa e colorata di padroni ed operai uniti nella lotta, mentre occhieggiano americanismi e romanismi dal "si può fare" al "perchè no". Davvero non ci meritiamo di più? Suvvia, il "primo senatore nero" o una donna; almeno uno Zapatero che fa incazzare i preti (sic) o qualche ex comunista della DDR molto "Linke". Esterofili di facciata, sappiamo bene che un nero, una donna, un normale laico molto moderato, qui avrebbero vita molto più che dura: proprio non si metterebbero neanche in corsa. Ed infatti. In campagna elettorale un governo che non c'è più fa finta di approvare un testo unico sulla sicurezza che non si sa chi approverà definitivamente (deve passare a camera e Senato più conferenza Stato-regioni in 40 giorni: ma vi pare?! Sapete quanto manca al 13-14- aprile?). Intanto monsignor Bagnasco detta il suo neutrale decalogo da campagna elettorale e pure lui spruzza un po' di salari su famiglia e matrimonio: perché altro si dovrebbe lavorare?... Tutto torna, tutto si tiene, tutto fa brodo. Buon appetito, in sala mensa si proietta un vecchio film sulla classe operaia che va in paradiso!

W.B.

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