Umanità Nova, n.11 del 23 marzo 2008, anno 88

Oltre le macerie. Un gesto politico: non votare!


In questa campagna elettorale si sente parlare più che in altre occasioni di "astensionismo di sinistra", per indicare la scelta di una parte dell'elettorato di non partecipare al voto come forma di "protesta nei confronti dei partiti della cosiddetta "sinistra radicale" che hanno partecipato all'ultimo governo Prodi: Rifondazione comunista, Comunisti Italiani, Verdi. Questa forma di astensione è accompagnata, di solito, all'invito ad impegnarsi nei "movimenti sociali" che a livello territoriale e globale si battono contro il dilagare dell'ultima ideologia in circolazione, quella del liberismo e del liberalismo come "seconda natura" umana, come "naturale" forma di produzione dei beni e di governo della società. Questa forma di astensionismo resta dentro la logica della rappresentanza, anche se dice di non voler partecipare alle elezioni. La critica, infatti, non è mossa alle forme attraverso cui fantasmaticamente viene raccolto il consenso da parte della classe dirigente trasversale "né di destra né di sinistra". Si dice di non voler partecipare a queste elezioni perchè il gioco è truccato da una legge elettorale qualificata dal suo stesso estensore, il leghista Calderoli, "una porcata". Si dice che in altre condizioni, con una "sinistra" più presentabile, unita e "al passo con i tempi", si voterebbe, eccome. Si dice, come ricordato sopra, che si vuole, in qualche modo, "mandare un segnale" perchè le cose cambino, perchè si torni ad una "democrazia" degna di questo nome e si superi l'ipocrita mascherata che ci viene presentata come "voto popolare" dove tutto è già stato deciso dalle segreterie dei partiti che hanno formato le liste.
L'astensionismo anarchico è un'altra cosa e mai come oggi si caratterizza come gesto politico in senso pieno. Davanti ai nostri occhi, infatti, si è compiuta la parabola della democrazia rappresentativa, del liberalismo e della socialdemocrazia. Infatti, potremmo parafrasare che "il governo non è di destra né di sinistra", come la "sicurezza", non casualmente il perno della vita associata e istituzionale negli ultimi anni. Finita l'era dei conflitti sociali, in particolare del "conflitto di classe", resta il governo dell'esistente che non necessita di qualificazione. In questo senso non solo è possibile una indolore alternanza tra "destra" e "sinistra", ma pure "grandi alleanze" bipartisan gravitanti sul perno della citata "sicurezza", richiesta a gran voce da una società minacciata da violenza, guerra, terrorismo, precarietà sociale ed economica, spesso esaltate ad arte, spesso reali perchè il prodotto della precedente "stretta" economica o "antirepressiva". Il capitalismo avanza producendo macerie, è un capitalismo della rovina e della distruzione, si alimenta delle devastazioni sociali, ambientali, economiche, che provoca. Ciò che esso detesta maggiormente è la politica intesa come assunzione del conflitto quale sale del vivere sociale e della trasformazione dell'esistente. Se l'esistente va "solo" governato, ogni tentativo di rompere con esso attraverso l'assunzione positiva dei conflitti che attraversano la società va represso e negato come il massimo dei pericoli. La politica è allora il nemico del governo, il massimo dei pericoli per esso e la non partecipazione al voto come rifiuto radicale della macchina del governo è il massimo dei gesti politici.

W.B.

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