Umanità Nova, n.11 del 23 marzo 2008, anno 88

Lo Stato e i suoi servi. I torturatori di Bolzaneto


Come facilmente prevedibile sono arrivate le richieste di condanna per gli imputati delle violenze avvenute nella caserma di Bolzaneto nel luglio del 2001 (1), per i 45 processati sono stati chiesti un totale di 76 anni e spiccioli di carcere ed una sola assoluzione.
Dopo quasi sette anni i giornali di stato si sono improvvisamente accorti che questo è stato un "processo del quale si è parlato poco" (2) e che in quei tre giorni da incubo sono stati sistematicamente violati alcuni fondamentali diritti della persona. Nonostante questo, un avvocato difensore ha avuto il coraggio di protestare per le richieste dei PM facendo ricorso alle stesse motivazioni usate nei processi ai criminali nazisti: "sono state negate le attenuanti a chi faceva il suo dovere" (3), evidentemente secondo il legale il "dovere" degli addetti al lager di Bolzaneto era quello di usare violenza contro persone impossibilitate a difendersi.
Scontate anche le posizioni espresse dai sindacati di polizia. Il segretario del SAP ha dichiarato che il problema risiede nella "formazione più accurata delle forze di polizia" che vengono reclutate tra i disoccupati piuttosto che tra gli intellettuali e questo a causa del fatto che verrebbero pagate "meno di un bidello" (4). Dichiarazione non esattamente lusinghiera per i suoi rappresentati, che non sarebbero in grado di comportarsi in modo civile con un prigioniero senza aver preventivamente ricevuto una formazione "più accurata" (sic!) o uno stipendio più alto.
Di vecchio stile anche la posizione espressa in un comunicato del SAPPE-OSAPP (5), nel quale si legge: "La responsabilità di quanto avvenne nella caserma di Bolzaneto non è della polizia penitenziaria ma di coloro che hanno dato gli ordini, dei vertici che non hanno saputo prevedere e prevenire i gravi fatti di Genova" e, ribadito più avanti, "Le responsabilità sono di chi ha dato gli ordini, non degli esecutori". Una classica chiamata di correo che non tiene conto del fatto che la responsabilità dei propri atti è sempre qualcosa di individuale, e che oltretutto le condanne più pesanti sono state chieste proprio per i funzionari più alti in grado, responsabili di Bolzaneto piuttosto che per i semplici agenti.
In pratica, non potendo smentire la realtà dei fatti, inventandosi un inciampo o una traiettoria deviata (come accade quando le pistole sparano da sole) i responsabili delle violenze provano a difendersi scaricando le colpe sui vertici o sul cattivo funzionamento del sistema nel suo complesso.
Paradossalmente, ma solo paradossalmente, potremmo anche concordare con loro, in quanto anche noi siamo fermamente convinti che le maggiori responsabilità vadano individuate molto più in alto. "Processiamo" lo Stato.

Pepsy


Riferimenti
(1) Vedi U.N. n.9 del 2008.
(2) "Inumani a Bolzaneto. Il PM chiede 76 anni", Corriere della Sera, 12/2/2008.
(3) "I tre giorni dell'orrore nella caserma sulla collina", Corriere della Sera, 12/2/2008.
(4) http://www.sapnazionale.org/ultimaora.php?id=737&PHPSESSID=c1e0e09d01bebe5ba6923550c488c0a9
(5) http://www.sappe.it/notizia_count.asp?id=1653&categoria=19

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