Umanità Nova, n.11 del 23 marzo 2008, anno 88

Elezioni/ambiente. Di corsa verso il disastro


I programmi elettorali, lo sappiamo bene, sono quasi sempre un ammasso di parole destinate a rimanere senza conseguenze. Fatta questa necessaria premessa è in ogni modo utile vedere come vengono esaminati i temi ambientali nei programmi dei maggiori "cartelli" (o comitati) elettorali. Insomma: che impatto hanno avuto sulle classi dirigenti italiane i dibattiti su cause e conseguenze dei cambiamenti climatici?
Cercheremo di essere estremamente sintetici. Chi vuole può facilmente reperire in rete i testi integrali dei vari programmi. Divideremo questa nostra piccola analisi per argomenti.
Sull'energia il Partito delle libertà (PdL) parla di incentivi alle fonti rinnovabili, vuole realizzare i "rigassificatori già autorizzati" e riconvertire a carbone, naturalmente "pulito", le centrali ad olio combustibile. Il Partito democratico (Pd) punta sul carbone, naturalmente "pulito", afferma che l'Italia deve diventare il "paese del sole" e si devono dare incentivi pluriennali alle fonti rinnovabili, sostiene che "sono indispensabili il potenziamento delle infrastrutture di rigassificazione, trasporto (leggi: gasdotti, ndr) e stoccaggio del gas". Il Pd cita anche la questione di fare dell'Italia l'hub del gas, sostenendo che "La rete italiana del gas… può molto rapidamente costituire il nucleo fondante della rete europea dei gasdotti". Sul nucleare il PdL sostiene la "partecipazione a progetti europei di energia nucleare di ultima generazione", mentre il Pd parla di "nucleare di quarta generazione, ovvero quello a sicurezza intrinseca e con risoluzione del problema delle scorie", cioè ambedue gli schieramenti mantengono la linea intrapresa dal governo Prodi. A questo punto è chiaro anche all'ultimo degli imbecilli che sulle politiche energetiche PdL e Pd dicono le stesse cose. Berlusconi accusa Veltroni di averlo copiato ma la verità è che tutti e due hanno copiato la Confindustria che nel suo decalogo parla di "potenziare il sistema gas… puntare sul nucleare di nuova generazione" e di completare la riconversione a carbone di tre centrali ENEL. L'unica differenza fra il programma di PdL-Pd e quello della Confindustria è che il padronato non spende neppure una parola sulle fonti rinnovabili. Complimenti!
Passando ai comitati elettorali minori, è sufficiente sottolineare che l'Unione di centro (UdC) è naturalmente favorevole al nucleare però "anzitutto a livello di studio", all'aumento dei rigassificatori e agli incentivi alle rinnovabili (originali, vero?), mentre la Sinistra arcobaleno (Sa) "rifiuta il nucleare" e "propone che entro il 2020 si superi il 20% di energia prodotta da fonti rinnovabili"(che poi è l'obiettivo dell'Unione europea). La Sa propone anche un grande investimento sui pannelli solari ma dimentica l'eolico e fa finta che il problema rigassificatori e carbone non esista. Se ne saranno mica dimenticati?
Sui rifiuti il PdL punta tutto su raccolta differenziata e inceneritori (pardon: termovalizzatori) che dovranno godere a pieno titolo dei vergognosi finanziamenti detti Cip 6. Il Pd invece che nei comizi non si perita di considerare indispensabili gli inceneritori, nel programma dedica alla questione appena poche righe: "la priorità va data agli impianti per il trattamento dei rifiuti…tariffe di smaltimento dei rifiuti variabili a seconda che si partecipi o meno alla raccolta differenziata". Né PdL né Pd fanno alcun riferimento alla necessità della riduzione dei rifiuti prodotti. Tanto ci sono gli inceneritori! La Sa è lapidaria: "Riduzione della produzione dei rifiuti, forti investimenti nella raccolta differenziata, misure concrete per il riciclaggio (ma concretamente: quali?), impegno nelle tecnologie più moderne e avanzate". Avete letto bene: nessun pregiudiziale "NO" agli inceneritori. Anche di questo se ne saranno senza dubbio dimenticati. L'UdC, ma non ne dubitavamo, è favorevole alla costruzione di nuovi inceneritori.
Infine la questione delle infrastrutture. Il PdL ci va giù pesante: rifinanziamento della "Legge obiettivo" e grandi opere in quantità con priorità alla Pedemontana lombarda, ponte sullo stretto, TAV. Il Pd invece va alla radice della questione: come fiaccare le resistenze popolari. Quindi usuali discorsi su partecipazione ma concreta riforma della VIA per renderla più "snella" (come se già non fosse una barzelletta questa VIA che quasi sempre si limita ad accettare le tesi delle società proponenti). Naturalmente, come per il PdL, la priorità va data al TAV Torino-Lione. Per la Sa, invece, le "grandi opere" sono "messa in sicurezza del territorio… migliorare i servizi di trasporto per i pendolari e la mobilità nelle città con nuove metropolitane, tranvie e mezzi ad energia pulita". Per la Sa vanno abbandonati progetti inutili e dannosi come il TAV in Val di Susa, il MOSE di Venezia e il ponte sullo stretto. Meno male: almeno questo!
Al termine della rapida carrellata ci sembra chiaro come i grandi dibatti sui cambiamenti climatici, i rapporti dell'IPCC, il protocollo di Kyoto, il rapporto Stern, non abbiano avuto nessuna eco nei programmi elettorali dei cartelli che con un rapidità incredibile si sono costituiti in vista delle elezioni. I programmi fotocopia di PdL e Pd non sembrano neppure toccati dalle questioni sollevate dal dibattito ma anche quello della Sa si caratterizza più per le omissioni che per le prese di posizione coraggiose. La priorità è data alla forsennata ricerca della crescita, unico paradigma del benessere sociale. È scomparso anche ogni riferimento allo "sviluppo sostenibile", una stupidaggine che però serviva agli "ambientalisti del fare" per salvare un minimo la faccia di fronte alle tante porcherie compiute in nome dello sviluppo economico, sinonimo, come sappiamo, di profitto per pochi e sfruttamento sull'uomo e l'ambiente. I programmi si limitano a gestire l'esistente: gli obiettivi di diminuzione dei gas serra previsti dal protocollo di Kyoto per il quadriennio 2008/2012 non vengono quasi citati come se i pavidi politicanti di ogni colore temessero anche solo di evocare le ire del padronato, padronato che attraverso il decalogo della Confindustria non si è peritato invece di affrontare la questione Kyoto pretendendo che sia lo Stato ad accollarsene i costi. Come sempre. Evidentemente pretendono una "rottamazione" anche degli obiettivi di Kyoto.
Insomma: avanti tutta, come se nulla fosse. Verso il disastro?

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