I programmi elettorali, lo sappiamo bene, sono quasi sempre un ammasso
di parole destinate a rimanere senza conseguenze. Fatta questa
necessaria premessa è in ogni modo utile vedere come vengono
esaminati i temi ambientali nei programmi dei maggiori "cartelli" (o
comitati) elettorali. Insomma: che impatto hanno avuto sulle classi
dirigenti italiane i dibattiti su cause e conseguenze dei cambiamenti
climatici?
Cercheremo di essere estremamente sintetici. Chi vuole può
facilmente reperire in rete i testi integrali dei vari programmi.
Divideremo questa nostra piccola analisi per argomenti.
Sull'energia il Partito delle libertà (PdL) parla di incentivi
alle fonti rinnovabili, vuole realizzare i "rigassificatori già
autorizzati" e riconvertire a carbone, naturalmente "pulito", le
centrali ad olio combustibile. Il Partito democratico (Pd) punta sul
carbone, naturalmente "pulito", afferma che l'Italia deve diventare il
"paese del sole" e si devono dare incentivi pluriennali alle fonti
rinnovabili, sostiene che "sono indispensabili il potenziamento delle
infrastrutture di rigassificazione, trasporto (leggi: gasdotti, ndr) e
stoccaggio del gas". Il Pd cita anche la questione di fare dell'Italia
l'hub del gas, sostenendo che "La rete italiana del gas… può
molto rapidamente costituire il nucleo fondante della rete europea dei
gasdotti". Sul nucleare il PdL sostiene la "partecipazione a progetti
europei di energia nucleare di ultima generazione", mentre il Pd parla
di "nucleare di quarta generazione, ovvero quello a sicurezza
intrinseca e con risoluzione del problema delle scorie", cioè
ambedue gli schieramenti mantengono la linea intrapresa dal governo
Prodi. A questo punto è chiaro anche all'ultimo degli imbecilli
che sulle politiche energetiche PdL e Pd dicono le stesse cose.
Berlusconi accusa Veltroni di averlo copiato ma la verità
è che tutti e due hanno copiato la Confindustria che nel suo
decalogo parla di "potenziare il sistema gas… puntare sul nucleare di
nuova generazione" e di completare la riconversione a carbone di tre
centrali ENEL. L'unica differenza fra il programma di PdL-Pd e quello
della Confindustria è che il padronato non spende neppure una
parola sulle fonti rinnovabili. Complimenti!
Passando ai comitati elettorali minori, è sufficiente
sottolineare che l'Unione di centro (UdC) è naturalmente
favorevole al nucleare però "anzitutto a livello di studio",
all'aumento dei rigassificatori e agli incentivi alle rinnovabili
(originali, vero?), mentre la Sinistra arcobaleno (Sa) "rifiuta il
nucleare" e "propone che entro il 2020 si superi il 20% di energia
prodotta da fonti rinnovabili"(che poi è l'obiettivo dell'Unione
europea). La Sa propone anche un grande investimento sui pannelli
solari ma dimentica l'eolico e fa finta che il problema rigassificatori
e carbone non esista. Se ne saranno mica dimenticati?
Sui rifiuti il PdL punta tutto su raccolta differenziata e inceneritori
(pardon: termovalizzatori) che dovranno godere a pieno titolo dei
vergognosi finanziamenti detti Cip 6. Il Pd invece che nei comizi non
si perita di considerare indispensabili gli inceneritori, nel programma
dedica alla questione appena poche righe: "la priorità va data
agli impianti per il trattamento dei rifiuti…tariffe di smaltimento dei
rifiuti variabili a seconda che si partecipi o meno alla raccolta
differenziata". Né PdL né Pd fanno alcun riferimento alla
necessità della riduzione dei rifiuti prodotti. Tanto ci sono
gli inceneritori! La Sa è lapidaria: "Riduzione della produzione
dei rifiuti, forti investimenti nella raccolta differenziata, misure
concrete per il riciclaggio (ma concretamente: quali?), impegno nelle
tecnologie più moderne e avanzate". Avete letto bene: nessun
pregiudiziale "NO" agli inceneritori. Anche di questo se ne saranno
senza dubbio dimenticati. L'UdC, ma non ne dubitavamo, è
favorevole alla costruzione di nuovi inceneritori.
Infine la questione delle infrastrutture. Il PdL ci va giù
pesante: rifinanziamento della "Legge obiettivo" e grandi opere in
quantità con priorità alla Pedemontana lombarda, ponte
sullo stretto, TAV. Il Pd invece va alla radice della questione: come
fiaccare le resistenze popolari. Quindi usuali discorsi su
partecipazione ma concreta riforma della VIA per renderla più
"snella" (come se già non fosse una barzelletta questa VIA che
quasi sempre si limita ad accettare le tesi delle società
proponenti). Naturalmente, come per il PdL, la priorità va data
al TAV Torino-Lione. Per la Sa, invece, le "grandi opere" sono "messa
in sicurezza del territorio… migliorare i servizi di trasporto per i
pendolari e la mobilità nelle città con nuove
metropolitane, tranvie e mezzi ad energia pulita". Per la Sa vanno
abbandonati progetti inutili e dannosi come il TAV in Val di Susa, il
MOSE di Venezia e il ponte sullo stretto. Meno male: almeno questo!
Al termine della rapida carrellata ci sembra chiaro come i grandi
dibatti sui cambiamenti climatici, i rapporti dell'IPCC, il protocollo
di Kyoto, il rapporto Stern, non abbiano avuto nessuna eco nei
programmi elettorali dei cartelli che con un rapidità
incredibile si sono costituiti in vista delle elezioni. I programmi
fotocopia di PdL e Pd non sembrano neppure toccati dalle questioni
sollevate dal dibattito ma anche quello della Sa si caratterizza
più per le omissioni che per le prese di posizione coraggiose.
La priorità è data alla forsennata ricerca della
crescita, unico paradigma del benessere sociale. È scomparso
anche ogni riferimento allo "sviluppo sostenibile", una stupidaggine
che però serviva agli "ambientalisti del fare" per salvare un
minimo la faccia di fronte alle tante porcherie compiute in nome dello
sviluppo economico, sinonimo, come sappiamo, di profitto per pochi e
sfruttamento sull'uomo e l'ambiente. I programmi si limitano a gestire
l'esistente: gli obiettivi di diminuzione dei gas serra previsti dal
protocollo di Kyoto per il quadriennio 2008/2012 non vengono quasi
citati come se i pavidi politicanti di ogni colore temessero anche solo
di evocare le ire del padronato, padronato che attraverso il decalogo
della Confindustria non si è peritato invece di affrontare la
questione Kyoto pretendendo che sia lo Stato ad accollarsene i costi.
Come sempre. Evidentemente pretendono una "rottamazione" anche degli
obiettivi di Kyoto.
Insomma: avanti tutta, come se nulla fosse. Verso il disastro?
Indagator