Dopo l'attentato, poco più che dimostrativo, compiuto in
località Peseggia il 5 luglio 2007 contro un pozzetto
dell'oleodotto Nato, i giornalisti e i politici accusarono gli
oppositori al progetto Dal Molin di aver voluto causare
irresponsabilmente un'immane catastrofe.
In realtà, il disastro ambientale è arrivato davvero,
dopo sette mesi, ma senza bisogno di fantomatici attentatori
antimperialisti.
Uno sversamento di cherosene, in quantità non rese note, causato
dalla rottura accidentale dell'oleodotto militare, a Monticello Conte
Otto, lo scorso 10 marzo ha inquinato i fiumi Bacchiglione e
Astichello, e prevedibilmente contaminato la falda acquifera della
zona, uno tra i bacini idrici sotterranei più estesi d'Europa.
Lo stesso assessore provinciale alle risorse idriche, dopo un silenzio
degli organi ufficiali durato 12 ore, ha ammesso trattarsi di "un vero
e proprio disastro ambientale".
La chiazza oleosa ha quindi raggiunto la città, sino alla
Riviera Berica, rendendo visibile a tutti i cittadini l'entità
dell'incidente, a dimostrazione di quanto valgono le rassicurazioni di
politici e militari sulla sicurezza di certi impianti.
Altrettanto paradossalmente, ancora prima dell'Arpav, veniva mobilitata
la Digos e successivamente la Procura apriva un fascicolo d'inchiesta.
Riguardo questo oleodotto della Nato (North Italian Pipeline System)
abbiamo già diffusamente riferito su queste pagine un anno
addietro: si tratta di una tubazione interrata facente parte di
un'enorme rete europea, denominata Nato-Pol (Petrol Oil Lubrificant),
per il rifornimento di carburante che in Italia collega diverse
strutture militari Nato, Usa e italiane: dalla base Usa di Camp Darby,
tra Livorno e Pisa, sino a quella aerea di Aviano, per un totale di
circa 900 chilometri. A Vezzano, presso La Spezia dove i carburanti
arrivano via mare, vi è inoltre un importante deposito
dell'Aeronautica Italiana con relativa stazione di pompaggio. La rete
internazionale si estende per 11.000 chilometri, attraverso 13 stati,
dal Portogallo sino alla Germania, e durante la guerra fredda
rappresentava un obiettivo strategico per i comandi del Patto di
Varsavia.
L'oleodotto passa ad appena due chilometri dall'aeroporto Dal Molin,
destinato ad ospitare la Ederle-2, quindi appaiono più che
fondate le previsioni attorno ad un collegamento diretto tra le due
strutture militari; ed anche quest'area risulta situata proprio sopra
la falda acquifera cittadina e nei pressi di una zona naturale protetta.
Il giorno successivo al disastro, con l'aria ancora impregnata
dell'odore acre del cherosene, giungeva a Vicenza in tour elettorale il
candidato premier del Partito Democratico, Veltroni, contestato dagli
attivisti No Dal Molin. Appare chiaro che, qualunque sia il governo che
uscirà dalle urne, tra le sue priorità avrà la
costruzione della base Usa, i cui lavori registrano già un
ritardo di un anno sulla tabella prefissata, dato che dovevano essere
già stati avviati nel giugno 2007. Nessun dubbio che
un'eventuale affermazione del PD confermerà la sudditanza
italiana alle direttive statunitensi; lo ha confermato lo stesso
Veltroni, ma è eloquente anche la candidatura nel suo partito di
Massimo Calearo, il presidente di Federmeccanica che, nel suo
curriculum, vanta pure il sostegno totale verso il progetto per la
militarizzazione del Dal Molin.
D'altronde lo slogan del PD, a Vicenza, sembra già anticipare il futuro prossimo: Yes, we can.
Altra Informazione
Articoli utili:
- Nato. La guerra del petrolio passa da Vicenza. L'oleodotto segreto e
L'oleodotto insabbiato, rispettivamente su Umanità Nova dell'11
e del 18 febbraio 2007;
- L'oleodotto segreto della Guerra fredda, su La Stampa del 5 febbraio 2007;
- La «Gladio» dei carburanti per uso militare, su Il Gazzettino del 2 agosto 2007.
Sabato 14 nella sala consigliare del comune di Porpetto (ud) era
previsto un incontro a porte chiuse fra la sindaca Schiff e il
presidente della regione Illy. Questo piccolo comune della bassa
friulana assieme a Villa Vicentina è l'unico nella zona a non
aver sottoscritto il protocollo d'intesa con la regione per la tratta
AV/AC Portogruaro-Ronchi. Del resto se tutti gli altri comuni sono
stati piegati dalla regione con ricatti politici, solite promesse di
compensazioni ecc. ben difficile è il discorso per questi 2
centri che – in particolare Porpetto - verrebbero letteralmente
tranciati in due dalla nuova linea. Appena saputo dell'incontro i
comitati No Tav locali hanno indetto nel giro di due giorni un presidio
di fronte al comune per ribadire ancora una volta il proprio no a
quest'opera devastante. Dalle 16 inizia il presidio che raccoglie una
settantina di persone fra cui un nutrito numero di anarchici e
anarchiche. Prima dell'arrivo di Illy dalla polizia viene prima la
proposta che entri una piccola delegazione e poi che vi sia prima
l'incontro a porte chiuse e poi quello con i comitati. Entrambe le
proposte vengono respinte: si vuole entrare tutt* subito per evitare
inciuci e raggiri (come si sa fidarsi dei sindaci…). Al suo arrivo Illy
è accolto da slogan NOTAV e appena entra nella sala tutti i
manifestanti fanno per entrare. La polizia si para sull'entrata per
tentare di chiudere la porta e lasciare fuori la gente. Ci sono momenti
di tensione: in prima fila gli abitanti del paese urlano la loro rabbia
e impediscono agli sbirri di chiudere le porte. A questo punto la Digos
e i politicanti presenti capiscono che lasciare fuori la gente
rischiando lo scontro davanti oltretutto ai giornalisti è
improponibile e lasciano entrare tutt*: primo punto per noi! Inizia a
parlare la sindaca che ribadisce l'impatto della TAV sul comune e la
non dimostrata utilità dell'opera. Quindi parla Illy che fa il
suo solito comizio pro-TAV basandosi sui soliti argomenti in
particolare che bisogna togliere le merci dalle strade. A quel punto in
un sala ormai piena prendono la parola vari esponenti dei comitati
NOTAV che ribattono punto su punto e chiedono a gran voce un incontro
pubblico reale fra i tecnici pro TAV della regione e delle ferrovie e
quelli invece che dimostrano che la TAV è inutile e dannosa.
Illy non può sottrarsi e deve cedere. Di fronte alla sala e alla
stampa accetta il confronto pubblico. A quel punto i NOTAV (forti anche
della lettera arrivata dall'Unione Europea il giorno prima che accetta
di discutere della petizione NOTAV promossa da comitato di Bagnaria
Arsa) escono dalla sala. È stata una giornata importante in cui
per la prima volta il presidente della regione ha dovuto –a forza-
discutere con i comitati. Il prossimo appuntamento è la
pasquetta NOTAV sempre a Porpetto.
Un compagno presente
Venerdì sera 14 marzo uomini in divisa da carabiniere hanno
fatto irruzione nello spazio autogestito Entropia di via Torino ad Alba
, nel salotto buono della città del tartufo, del vino e della
Nutella.
Da tre anni lo spazio Entropia era lo spazio dove i compagni e le
compagne della città più ipocrita della provincia cuneese
riuscivano a riunire tutti coloro che ancora credono nella
solidarietà su temi che la sinistra ormai non tratta più:
carcere, solidarietà alle lotte degli indigeni americani, No
tav, Dal Molin, emarginazione, antipsichiatria, periferie cittadine,
centri sociali, astensionismo quale rifiuto della delega politica…
In tre anni aveva riunito tutta quell'area che aveva lavorato nella
politica della scuola, i collettivi, aveva sperimentato tentativi di
centri sociali autogestiti in una città che è un salotto
"per bene" dove destra e sinistra si stringono la mano e si danno
pacche sulle spalle permettendosi semmai di dissentire "civilmente e
rispettosamente" solo sul piano urbanistico della città.
Da tre anni Entropia era l'incontro di laboratori didattici
autogestiti, dove anche noi anarchici avevano uno spazio per la
presentazione di nostre opere editoriali o di incontro con il Comitato
esuli Cileni sul problema dei Mapuche .
Venerdi sera un manipolo di uomini armati ha fatto irruzione con la
forza del manganello, dell'insulto, della provocazione fisica
nonostante non vi sia stata alcuna resistenza.
Urla spinte e fermo di due compagni nominati all'istante "capi" e loro nottata in caserma con ulteriore insulti e provocazioni.
La sera dopo è scattata la solidarietà con un
volantinaggio ad un concerto e nello stesso tempo studiando una
risposta legale alla violenza sbirresca. Cosa che i carabinieri non
avevano tenuto conto e che ha creato ulteriore nervosismo tra le forze
dell'ordine.
Continuano le riunioni, nonostante il silenzio.
antonio lombardo FAI Cuneo