Umanità Nova, n.12 del 6 aprile 2008, anno 88

Baleno e Sole: 10 anni dopo. Il sapore della libertà


Sono passati 10 anni. Eppure è come se fosse ieri. Era sabato, un gradevole sabato primaverile, il giorno giusto per una gita in montagna. Squilla il telefono ed un compagno dice che Edo si è ammazzato, che è morto impiccato in carcere. Niente montagna ma subito giù al Balon, dove la tristezza è più forte della rabbia.
Era cominciato tutto nella notte tra il 5 e il 6 marzo. La polizia aveva arrestato Edoardo Massari, Baleno, Soledad Rosas, Sole e Silvano Pellissero. I tre stavano nella Casa occupata di Collegno, che quella notte venne perquisita e sgomberata. Oggi, dopo dieci, anni è ancora lì, vuota della vita che l'aveva animata. Quella stessa notte la polizia perquisisce l'Alcova e l'Asilo e tenta di sgomberarli: l'Alcova viene ripresa subito, l'asilo il giorno successivo.
Le accuse nei confronti di Edo, Sole e Silvano sono gravissime: secondo il PM Laudi, che sostiene di avere prove granitiche contro i tre anarchici, era stata scoperta e sgominata una cellula dei "Lupi Grigi", la fantomatica organizzazione che avrebbe firmato alcuni attentati dimostrativi contro il progetto di Alta Velocità in Val Susa. La canea mediatica e quella degli opinionisti si scatena: le prime pagine dei quotidiani amplificano la faccenda mentre reporter di ogni risma si precipitano sotto la Mole per raccontare del nuovo pericolo rappresentato dagli anarchici torinesi. Un tafferuglio tra occupanti e polizia davanti al comune viene amplificato al rango della guerriglia urbana.
Edoardo Massari, Soledad Rosas e Silvano Pellissero vengono additati dalla stampa come "ecoterroristi", nonostante le prove che li collegherebbero agli attentati in Val di Susa appaiano fragili e lacunose: una pipe-bomb che non è altro che un grosso bengala, alcune bottiglie di benzina ed intercettazioni ambientali che persino La Stampa arriverà a definire poco attendibili. I tre anarchici sono il capro espiatorio scelto con cura di vicende che il tempo trascorso non ha reso più chiare. Il centro è l'intreccio di affari, soldi e potere che si dipana intorno alla costruzione dell'autostrada, un'opera devastante che viene realizzata nonostante l'opposizione di tanta parte della popolazione valsusina. Sebbene i tre compagni siano accusati di fatti minori e non dei 13 attentati avvenuti in Val Susa tra l'agosto del '96 e il novembre del '97, il loro arresto viene convalidato a fine marzo.
Il 28 marzo Edoardo viene trovato impiccato nella sua cella.
L'11 luglio è la volta di Sole. Si suicida nella Comunità "Sotto i ponti" di Benevagienna, dove era ai domiciliari.
L'ultimo rimasto, Silvano, passerà quattro anni tra galera e domiciliari, prima che le accuse più gravi, quelle di associazione sovversiva, cadano in tribunale. Verrà condannato per un reato minore e scarcerato.
In questi dieci anni molta acqua è passata sotto i ponti della Dora. L'opposizione al Tav, che nel '98 era ancora esile, nel 2005 sfocerà in una rivolta popolare che metterà in scacco il governo e la lobby dei cementieri, obbligandoli a fare marcia indietro. Se i politici, i giornalisti ed i giudici che strinsero il cappio al collo dei nostri compagni pensavano di dare un avvertimento, di spaventare la gente, allontanandola dalla lotta, sbagliarono clamorosamente. Giorno dopo giorno l'opposizione al tav è cresciuta, si è radicata piantando radici molto forti, capaci di resistere all'occupazione militare, alla violenza delle campagne stampa, alle manganellate ed alle cariche.
Sono stati spesi fiumi di inchiostro sulla storia di Sole e Baleno, ma oggi pare calato il sipario. Eppure quella vicenda ha in qualche modo aperto la strada alla lunga normalizzazione della città della Mole. Governata con pugno di ferro da un centro sinistra ben allineato con i poteri che contano in città, nel '98 Torino era una città in bilico tra destino industriale e un futuro che i progettisti sociali già volevano all'insegna del terziario, dell'immagine, dei grandi eventi. Oggi quella parabola è giunta al suo culmine tra cantieri sempre aperti e kermesse sportive e culturali a dar lustro alla città più inquinata d'Europa, dove le baracche degli ultimi stanno ben nascoste per non rovinare la bella vetrina dei padroni di sempre, quelli che hanno vuotato le fabbriche e ci hanno fatto i supermercati, gli expo, gli alveari residenziali.
Eppure a Torino e nelle sue valli c'è gente che resiste. Resiste alla devastazione ambientale, al razzismo che avanza, alle politiche securitarie, allo sfruttamento selvaggio.
In questa Torino Baleno e Sole continuano a vivere. Quello della libertà è un sapore forte, un sapore che è difficile chiudere tra quattro mura. Né demoni né martiri. Anarchici.

m. m.

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