Sono passati 10 anni. Eppure è come se fosse ieri. Era sabato,
un gradevole sabato primaverile, il giorno giusto per una gita in
montagna. Squilla il telefono ed un compagno dice che Edo si è
ammazzato, che è morto impiccato in carcere. Niente montagna ma
subito giù al Balon, dove la tristezza è più forte
della rabbia.
Era cominciato tutto nella notte tra il 5 e il 6 marzo. La polizia
aveva arrestato Edoardo Massari, Baleno, Soledad Rosas, Sole e Silvano
Pellissero. I tre stavano nella Casa occupata di Collegno, che quella
notte venne perquisita e sgomberata. Oggi, dopo dieci, anni è
ancora lì, vuota della vita che l'aveva animata. Quella stessa
notte la polizia perquisisce l'Alcova e l'Asilo e tenta di sgomberarli:
l'Alcova viene ripresa subito, l'asilo il giorno successivo.
Le accuse nei confronti di Edo, Sole e Silvano sono gravissime: secondo
il PM Laudi, che sostiene di avere prove granitiche contro i tre
anarchici, era stata scoperta e sgominata una cellula dei "Lupi Grigi",
la fantomatica organizzazione che avrebbe firmato alcuni attentati
dimostrativi contro il progetto di Alta Velocità in Val Susa. La
canea mediatica e quella degli opinionisti si scatena: le prime pagine
dei quotidiani amplificano la faccenda mentre reporter di ogni risma si
precipitano sotto la Mole per raccontare del nuovo pericolo
rappresentato dagli anarchici torinesi. Un tafferuglio tra occupanti e
polizia davanti al comune viene amplificato al rango della guerriglia
urbana.
Edoardo Massari, Soledad Rosas e Silvano Pellissero vengono additati
dalla stampa come "ecoterroristi", nonostante le prove che li
collegherebbero agli attentati in Val di Susa appaiano fragili e
lacunose: una pipe-bomb che non è altro che un grosso bengala,
alcune bottiglie di benzina ed intercettazioni ambientali che persino
La Stampa arriverà a definire poco attendibili. I tre anarchici
sono il capro espiatorio scelto con cura di vicende che il tempo
trascorso non ha reso più chiare. Il centro è l'intreccio
di affari, soldi e potere che si dipana intorno alla costruzione
dell'autostrada, un'opera devastante che viene realizzata nonostante
l'opposizione di tanta parte della popolazione valsusina. Sebbene i tre
compagni siano accusati di fatti minori e non dei 13 attentati avvenuti
in Val Susa tra l'agosto del '96 e il novembre del '97, il loro arresto
viene convalidato a fine marzo.
Il 28 marzo Edoardo viene trovato impiccato nella sua cella.
L'11 luglio è la volta di Sole. Si suicida nella Comunità
"Sotto i ponti" di Benevagienna, dove era ai domiciliari.
L'ultimo rimasto, Silvano, passerà quattro anni tra galera e
domiciliari, prima che le accuse più gravi, quelle di
associazione sovversiva, cadano in tribunale. Verrà condannato
per un reato minore e scarcerato.
In questi dieci anni molta acqua è passata sotto i ponti della
Dora. L'opposizione al Tav, che nel '98 era ancora esile, nel 2005
sfocerà in una rivolta popolare che metterà in scacco il
governo e la lobby dei cementieri, obbligandoli a fare marcia indietro.
Se i politici, i giornalisti ed i giudici che strinsero il cappio al
collo dei nostri compagni pensavano di dare un avvertimento, di
spaventare la gente, allontanandola dalla lotta, sbagliarono
clamorosamente. Giorno dopo giorno l'opposizione al tav è
cresciuta, si è radicata piantando radici molto forti, capaci di
resistere all'occupazione militare, alla violenza delle campagne
stampa, alle manganellate ed alle cariche.
Sono stati spesi fiumi di inchiostro sulla storia di Sole e Baleno, ma
oggi pare calato il sipario. Eppure quella vicenda ha in qualche modo
aperto la strada alla lunga normalizzazione della città della
Mole. Governata con pugno di ferro da un centro sinistra ben allineato
con i poteri che contano in città, nel '98 Torino era una
città in bilico tra destino industriale e un futuro che i
progettisti sociali già volevano all'insegna del terziario,
dell'immagine, dei grandi eventi. Oggi quella parabola è giunta
al suo culmine tra cantieri sempre aperti e kermesse sportive e
culturali a dar lustro alla città più inquinata d'Europa,
dove le baracche degli ultimi stanno ben nascoste per non rovinare la
bella vetrina dei padroni di sempre, quelli che hanno vuotato le
fabbriche e ci hanno fatto i supermercati, gli expo, gli alveari
residenziali.
Eppure a Torino e nelle sue valli c'è gente che resiste. Resiste
alla devastazione ambientale, al razzismo che avanza, alle politiche
securitarie, allo sfruttamento selvaggio.
In questa Torino Baleno e Sole continuano a vivere. Quello della
libertà è un sapore forte, un sapore che è
difficile chiudere tra quattro mura. Né demoni né
martiri. Anarchici.
m. m.