Ottima la partecipazione, con oltre 200 presenze, al presidio del 29
marzo indetto dal coordinamento antifascista (un organismo nel quale
hanno un ruolo propulsivo i compagni del CSA). Si sono susseguiti
interventi al microfono e soprattutto le musiche della Banda Garbe che
hanno dato un tocco particolare all'iniziativa. Il presidio era per
denunciare pubblicamente il continuo deterioramento della situazione in
città dove si susseguono aggressioni fasciste nei confronti di
persone e luoghi "di sinistra" o "alternativi".
Gli ultimi episodi hanno visto il tentativo ripetuto di dar fuoco con
la benzina al Centro Sociale Autogestito e gravi atti di intimidazione
ad una testimone in un processo a carico del capetto dei naziskin
locali. La polizia conosce perfettamente i nominativi dei responsabili
ma, ovviamente, si guarda bene dall'intervenire, tanto più che
il capetto dei teppisti nazi è il figlio di un'alta
personalità locale. La mobilitazione continua nonostante il
clima mefitico prodotto dalla scadenza elettorale (a Udine si vota
anche per comunali, provinciali e regionali) che sembra far passare in
secondo piano tutti i problemi reali rispetto a quello di spartirsi le
poltrone future.
Mauro
La lotta contro la guerra ce la vogliono far pagare cara.
"Si apre il 15 maggio davanti al giudice Andrea Scarpa l'udienza
preliminare contro 40 attivisti per il blocco del 20 marzo 2003 alla
stazione di Bologna, dove migliaia di «no war»
manifestarono contro la guerra in Iraq che iniziava quel giorno.
L'accusa è interruzione di pubblico servizio, 118 convogli
secondo Trenitalia subirono ritardi tra i 2 e i 152 minuti. A due
imputati è contestata l'aggravante di aver promosso
l'iniziativa."
Con questa nota (il Corriere di Bologna del 21 marzo 2008) e 40
comunicazioni giudiziarie che sono in consegna in questi giorni,
si è aperta la campagna della magistratura contro i "reati
sociali".
Il processo intentato a 40 delle migliaia di manifestanti che hanno
invaso i binari in quelle giornate si configura in termini molto simili
a quanto è stato sentenziato a Firenze contro i manifestanti per
la guerra in Kossovo: indulto penale ma pesanti richieste danni.
Fra i 40 imputati oltre una decina sono le anarchiche e gli anarchici
(8 del circolo Berneri di Bologna), rei non solo dei fatti del 20 marzo
2003 ma anche di altre innumerevoli manifestazioni contro la guerra, il
militarismo, il razzismo e l'oppressione sociale.
In quei mesi non solo la stazione centrale di Bologna fu bloccata ma vi
furono diverse iniziative di lotta per fermare i "treni della morte"
allo scalo merci di San Donato, alla stazione di Castelmaggiore, San
Ruffillo, Pianoro.
Fu a partire anche dalle gragnole di denunce che in quei mesi colpivano
i compagni e le compagne, alle quali se ne aggiunsero quasi 500 per
altri "reati sociali" (occupazioni, autoriduzioni, presidi non
autorizzati, etc.), che a Bologna e provincia ha preso vita
"l'Associazione di Mutuo Soccorso per il diritto di espressione", una
sorta di "cassa di resistenza e solidarietà" per affrontare le
spese legali connesse a queste vicende. A questa associazione
aderiscono oltre cento compagne e compagni di diverse situazioni di
movimento.
Si annunciano per le prossime settimane assemblee e mobilitazioni per
"convincere" la controparte che è più utile soprassedere.
RedB
Nel quartiere Bovisa, sul terreno che 20 anni fa "ospitò" la
Montedison, a ridosso delle ferrovie Nord, sull'area forse più
inquinata e inquinante della ex cintura industriale di Milano, è
nato da oltre un anno un insediamento di famiglie rom rumene. Il campo
in questi ultimi mesi è cresciuto fino ad ospitare 700/800
persone: molti con permessi di soggiorno, una parte che lavora, tanti
bambini. Gli abitanti del quartiere, almeno in superficie non avevano
mai manifestato intolleranza razzista, ma dopo le campagne dei giornali
si "accorgono" che la Bovisa è in degrado e non c'è
miglior capro espiatorio di un rom.
Il comitato Luca Rossi con alcuni cittadini della zona ha organizzato
una assemblea partecipatissima presso la biblioteca della zona: per la
prima volta si è individuato nel comune, la provincia, la
regione la causa del degrado e nei rom le vittime della situazione.
La mattina dopo era prevista un'azione di forza delle forze del
disordine per smantellare parzialmente il campo e un po' di compagni si
sono mobilitati per impedire lo sgombero. La gran quantità di
persone nel campo ha fatto desistere la polizia: alcuni Rom si sono
smontati le baracche per rimontarle a 20 metri di distanza. Nel
frattempo la tensione e la paura, alimentata dai media e anche dalla
campagna elettorale è salita fino a vedere uno dei peggiori
spettacoli elettorali che si possa immaginare. La fascistissima
Santanchè giovedì è arrivata al campo scortata da
loschi figuri chiaramente nazisti e difesi da una truppa di poliziotti,
facendo un indegno show elettoral-razzista per giornalisti e fotografi
al seguito.
La "fine signora" il giorno dopo è ricomparsa accompagnata da 40
poliziotti in tenuta antisommossa. La sua presenza provocatoria ha
offeso le persone che già si trovano in un profondo disagio di
dover vivere e far crescere i loro figli in condizioni a dir poco
ignobili per un paese che si considera "civile".
Le persone del campo hanno reagito urlando che non volevano i nazisti e
hanno scritto su cartelli improvvisati, fatti con i cartoni, "Via i
fascisti dal campo".
Le voci di sgombero imminente sono continuate: la mattina del 31
marzo vi è stato un ennesimo presidio da parte dei compagni, ma
già dal giorno prima il campo era stato abbandonato da una parte
consistente (si stima dalle 100 alle 150 persone di cui una trentina di
bimbi) della sua popolazione, perchè le voci di uno sgombero
erano diventate allarmanti.
Alcune famiglie si sono sparpagliate in altri campi esistenti, altri
hanno semplicemente cambiato posto cercando luoghi più
appartati, un gruppo in cerca di una occupazione di un immobile.
Già la sera prima sono state tentate delle occupazioni, ma la
polizia che evidentemente li seguiva, le impediva all'origine. Il 30
c'era stata un'altra provocazione: nel campo si sono sentiti due forti
botti che hanno molto spaventato i rom che dormivano; la polizia pur
essendo nei paraggi, avvertita non ha mosso un dito: ciò
vorrà pur dire qualcosa. (Fonte: una donna rumena che era al
presidio)
Lo stato italiano dovrebbe essere messo al bando per la negazione dei
più elementari diritti umani e la pratica di universi
concentrazionari su base etnica e su base razziale… Italiani Brava Gente
Anto D'Errico della commissione antirazzista FAI
Ultim'ora. Alle 6 e mezza del
mattino di martedì 1° aprile – mentre stiamo andando in
stampa – apprendiamo che la polizia ha sgomberato il campo rom di via
Bovisasca, cacciando una sessantina di persone, le ultime rimaste dopo
gli sgomberi del 19 e 28 marzo. Circa 150 baracche sono state demolite.
Gli sfollati del campo hanno raggiunto altri rom che nei giorni
precedenti si erano rifugiati in un'area abbandonata tra Bovisa e
Quarto Oggiaro in via Porretta, lungo la ferrovia. Intorno a
mezzogiorno la polizia ha cacciato i rom anche da lì. Per
fiaccarne la resistenza hanno minacciato uomini e donne di portar via i
loro bambini. Adesso della baraccopoli che ha ospitato in condizioni
spaventose 700 persone non restano che le macerie. Per quelle
basteranno le ruspe, ma le macerie morali nelle quali è immersa
la nostra società sarà sempre più difficile
rimuoverle. (On)
Si è concluso il XXVI Congresso Nazionale FAI (22-23-24 marzo
2008) dopo un approfondito dibattito che ha visto la partecipazione di
tante compagne e tanti compagni tra delegati ed osservatori.
Un congresso vivace, ricco di eventi collaterali, che per i compagni ed
i simpatizzanti della FAI reggiana è iniziato due settimane
prima con un ciclo di dibattiti, l'organizzazione di una mostra di
bandiere storiche ed una manifestazione artistica legata alla mostra
stessa, rivolta agli studenti delle scuole superiori ed ai giovani, dal
titolo "Disegna la bandiera della libertà, disegna la bandiera
dell'anarchia"; ed infine una serata antimilitarista con proiezione
condotta da Gigi Pascarella presso il cinema Rosebud.
Il primo dibattito, martedì 11, ha visto la presentazione del
libro "Libertarie" di Fabrizio Montanari con l'intervento di Monia
Ravazzini e Fiamma Chessa. A seguire sabato 15 i poeti reggiani
Caliceti, Raspini e Bertoldi hanno allietato cena e dopocena di una
splendida serata con "Letteratura Beat" performance letterarie
nell'odierno quotidiano. Mercoledì 18 si è svolto
l'interessante e partecipato dibattito sul quesito "Erano anarchici i
sette fratelli Cervi?", domanda che ha aperto un ambito di discussione
che, su richiesta dello stesso Adelmo Cervi, continuerà al
più presto in data da definirsi. Giovedì 20 alle ore 19
si è svolta l'inaugurazione della rassegna "Bandiere anarchiche
in mostra, 1898-1948" (la più grande esposizione fatta in Italia
sugli emblemi del movimento libertario) presso i chiostri di San
Domenico in via Dante; l'esposizione di 40 bandiere originali delle
organizzazioni anarchiche, libertarie e anarcosindacaliste italiane,
risalenti ad un periodo storico compreso tra il 1898 e il 1948,
raccolte dalle Case del Popolo, dalle Associazioni e dalle Federazioni,
o dalle case di vecchi compagni che le hanno conservate. Bandiere
testimoni di momenti esaltanti o drammatici della lotta per
l'emancipazione delle classi subalterne del paese, legate a gruppi
intitolati a personaggi come Pietro Gori, Errico Malatesta, Luigi
Galleani, Luigi Fabbri e a tanti militanti perseguitati ed uccisi dal
fascismo. È stato questo l'evento più toccante e sentito
dell'intero ciclo che, grazie anche alla partecipazione di Massimo
Ortalli e Paolo Nori, ha galvanizzato gli animi dei presenti. Massimo
Ortalli ha dato conto dell'ampiezza della mostra esaminando le varie
bandiere, soprattutto quelle del primo Novecento, ricordando il valore
storico degli emblemi del movimento operaio che hanno rappresentato e
che rappresentano tuttora il simbolo, vero e vivo, della speranza di un
cambiamento radicale degli assetti societari; ha inoltre ricordato
l'importanza della memoria storica contro ogni tentativo di
revisionismo, da qualunque parte provenga. Paolo Nori invece,
esilarante e fulminante come non mai, si è esibito in un vero e
proprio happening letterario spaziando dalle bandiere anarchiche alla
filosofia spicciola, dai problemi esistenziali alle questioni sociali,
con ampie e dotte citazioni di Proudhon, di Kropotkin e di altri
pensatori libertari. Un vulcano di parole utilizzate come solo lui sa
fare, in un racconto tra l'immaginario e il reale frutto della sua
cultura libertaria, che la FAI reggiana ha deciso di pubblicare.
Nell'ambito delle tre giornate di congresso si è svolta
l'iniziativa pubblica "L'impegno internazionale degli anarchici",
dibattito sviluppato tra la commissione di relazione internazionale
della FAI (Francesco Carlizza) e il compagno del segretariato IFA
(Miguel), che ha riconfermato l'importanza dell'impegno
internazionalista dell'IFA che sfocerà nell'VIII congresso di
Carrara del primo fine settimana di luglio 2008.
Il congresso è stato preparato con molta attenzione dai compagni
della FAI reggiana e da tanti altri simpatizzanti che hanno prodotto un
manifesto d'artista realizzato da Matteo Guarnaccia, un manifesto
pubblicitario per la mostra delle bandiere, cartoline con l'intero
programma delle iniziative, ed un giornalino che riassume la storia, le
relazioni e le posizioni della FAI; in ultimo un cartoncino (bozzetto
d'artista) riproducente il manifesto del congresso, autografato e
numerato, ancora disponibile per chiunque fosse interessato ad
acquistarlo.
La stampa locale ha dedicato un discreto spazio all'evento occupandosi
prevalentemente della mostra sulle bandiere, mentre una significativa
visibilità l'ha garantita l'articolo di Matteo Guarnaccia
pubblicato su Alias, inserto culturale de Il Manifesto, il 15 marzo
2008.
Il congresso e gli eventi ad esso legati hanno avuto costi sostenuti,
coperti in parte dai guadagni delle stesse iniziative ed in parte con
la generosità dei compagni.
La FAI reggiana ringrazia tutti i partecipanti al congresso rinnovando
l'invito a partecipare alle prossime iniziative che organizzeremo.
Ricordiamo inoltre che a seguito del successo riscosso, la mostra
protrarrà l'apertura di una settimana, fino a domenica domenica
6 aprile, mantenendo inalterato l'orario di apertura dalle 10 alle 12 e
dalle 16 alle 19.
Inoltre la FAI Reggiana sta organizzando per e con l'artista Matteo
Guarnaccia una festa con musica e performance artistico-letterarie
all'insegna del beat e dell'anarchismo, durante la quale l'artista
stesso terrà la comunicazione: "Dal poster psichedelico al
poster anarchico".
FAI Reggiana
Dieci anni fa, era il 28 marzo del 1998, Edoardo Massari, Baleno,
anarchico di Brosso, venne trovato impiccato al letto a castello della
sua cella. Era stato arrestato il 5 marzo assieme a Soledad Rosas,
Sole, e a Silvano Pellissero con l'accusa di essere dietro la sigla
"Lupi Grigi" che aveva firmato alcuni attentati in Valle Susa.
Attentati contro il Tav, i cui cantieri non erano aperti allora come
non lo sono ancora oggi. L'11 luglio dello stesso anno nella
Comunità Sotto i Ponti, dove si trovava agli arresti
domiciliari, Soledad si suiciderà impiccandosi. Il superstite
Pellissero trascorrerà quattro anni tra galera e domiciliari
prima che il tribunale decreti che le accuse più gravi erano
infondate e lo condanni per un reato minore.
A dieci anni dalla morte di Baleno si sono svolte a Torino e provincia numerose iniziative in ricordo dei due anarchici.
Venerdì 28 un gruppo di squatter ha "listato a lutto" il
monumento ai caduti nella costruzione del Tunnel del Frejus in piazza
Statuto a Torino. Teli di plastica nera hanno avvolto il monumento al
centro del laghetto artificiale raggiunto con una zattera. La polizia
ha provveduto celermente ad identificare i presenti. Secondo La Stampa
sarebbero stati tutti denunciati per manifestazione non autorizzata e
danneggiamenti.
Sabato 29 nel centro di Ivrea si è svolto un corteo per
ricordare Edo e Sole. Oltre 300 anarchici hanno raccolto l'invito degli
anarchici canavesani e valdostani per una manifestazione. Imponente lo
schieramento di polizia, che, oltre alle truppe in assetto
antisommossa, ha schierato tutta la Digos di Torino e provincia. Prima
della partenza tre fascisti hanno tentato una provocazione, insultando
e fotografando, ma sono stati allontanati. Il corteo, molto
comunicativo, ha attraversato lentamente Ivrea: molti i passanti
attenti e curiosi che ascoltavano gli interventi dal microfono,
leggevano i volantini e talora si univano ai manifestanti. Lungo il
percorso e alla conclusione sono stati realizzati dei murales,
rappresentanti un carabiniere senza volto in nero che stringe tra le
mani un cappio rosso.
Un cappio rosso che ha stretto il collo di Edo e Sole ma non ha
soffocato un desiderio di libertà che vive nelle lotte di chi si
batte contro la devastazione ed il saccheggio dei posti dove viviamo.
Onan
Il 30 marzo, ad un anno dalla grande marcia No Tav da Trana ad
Avigliana, che sancì l'unione tra la Val Sangone e la la Val
Susa, migliaia di No Tav si sono dati appuntamento a Chiomonte, alla
Colombera, dove i sinistri ex governanti del nostro paese progettano di
far passare il Tav.
L'occasione era particolare: la firma del contratto d'acquisto di 1250
metri quadri di terreno, messi a disposizione gratuitamente da due
chiomontini fieramente No Tav. L'intera operazione, dal chiaro valore
simbolico, era il culmine di una campagna chiamata "Acquista un posto
in prima fila". Un posto in prima fila per ribadire una ferma
irriducibile opposizione al Tav, opera inutile, dannosa e costosissima
che devasterebbe il territorio e saccheggerebbe per fini privatissimi
risorse sottratte a scuola, sanità, trasporti pubblici per i
pendolari. Oggi come nel 2005 saremo in tanti in prima fila quando
arriveranno le ruspe e, con loro, le truppe di occupazione statale, ad
imporre una scelta non condivisa.
Al di là dell'acquisto la giornata del 30 è stata una
grande festa popolare che ha portato alla Colombera tanta gente, che ha
cucinato, mangiato, bevuto, ballato ed instancabilmente discusso in
vista delle difficili prove che attendono il movimento nei prossimi
mesi.
La destra e la sinistra hanno ribadito, in questa campagna elettorale
in cui due fotocopie sbiadite si contendono le poltrone governative,
che intendono realizzare la nuova linea ferroviaria ad alta
velocità tra Torino e Lyon. Con o senza il consenso delle
popolazioni maggiormente colpite. Con le buone o con le cattive. Quello
che divide la destra dalla sinistra è la Dora: gli uni vogliono
il Tav sulla destra, gli altri sulla sinistra del fiume che percorre la
valle. Entrambi parlano in nome dell'interesse generale,
quell'interesse che riposa nelle tasche degli amici degli amici degli
uni e degli amici degli amici degli altri. Entrambi servono la lobby
del cemento e del tondino, quella che ha devastato mezza penisola.
A Chiomonte si è discusso di una nuova polpetta avvelenata, la
Cabina di Pilotaggio per il "piano strategico di sviluppo del
territorio interessato dalla linea ad alta velocità To-Li". La
solita manciata di soldi buttati qua e là per comprare il
consenso di qualcuno. Ma i No Tav questa polpetta non sono disposti a
mandarla giù ed si preparano alla resistenza. Il prossimo
appuntamento è il 3 aprile ad Almese, in bassa Valle, dove i
"Tre Re Magi", Bresso, Saitta, Chiamparino, rispettivamente a capo di
Regione Piemonte, Provincia e Comune di Torino, vengono ad Almese a
portare doni che nessuno vuole, raccontando le meraviglie della valle
attraversata dal Tav. Troveranno un degno comitato di accoglienza.
Onan
Nella notte del 27 marzo 4 anarchici sono stati fermati dalla
polizia e trattenuti in questura per oltre tre ore perché
indagati per l'affissione di manifesti antielettorali. Ai quattro sono
state fatte le foto segnaletiche e prese le impronte. Nonostante al
momento del fermo non avessero con se né colla né
manifesti sono stati accusati di affissione abusiva. È stata
inoltre notificata loro un'accusa di stampa clandestina nonostante i
manifesti avessero le indicazioni prescritte dalla legge.
I compagni beneventani del SenzaPatria, in un comunicato hanno fatto
rilevare di non considerare casuale il ripetuto fermo e denuncia degli
anarchici in una città dove "manifesti del Pd, del PdL,
dell'Udeur, di Gesù Cristo e la Madonna sono affissi
'abusivamente' fin dentro alle nostre case, sui muri dei palazzi
pubblici" ma "una chiara manovra che vuole processare le idee, ed
impedire ad ogni modo che esse possano diffondersi per mezzo stampa"
On