Umanità Nova, n.12 del 6 aprile 2008, anno 88

inform@zione


Udine: presidio antifascista

Ottima la partecipazione, con oltre 200 presenze, al presidio del 29 marzo indetto dal coordinamento antifascista (un organismo nel quale hanno un ruolo propulsivo i compagni del CSA). Si sono susseguiti interventi al microfono e soprattutto le musiche della Banda Garbe che hanno dato un tocco particolare all'iniziativa. Il presidio era per denunciare pubblicamente il continuo deterioramento della situazione in città dove si susseguono aggressioni fasciste nei confronti di persone e luoghi "di sinistra" o "alternativi".
Gli ultimi episodi hanno visto il tentativo ripetuto di dar fuoco con la benzina al Centro Sociale Autogestito e gravi atti di intimidazione ad una testimone in un processo a carico del capetto dei naziskin locali. La polizia conosce perfettamente i nominativi dei responsabili ma, ovviamente, si guarda bene dall'intervenire, tanto più che il capetto dei teppisti nazi è il figlio di un'alta personalità locale. La mobilitazione continua nonostante il clima mefitico prodotto dalla scadenza elettorale (a Udine si vota anche per comunali, provinciali e regionali) che sembra far passare in secondo piano tutti i problemi reali rispetto a quello di spartirsi le poltrone future.
Mauro

Bologna: l'opposizione alla guerra alla sbarra

La lotta contro la guerra ce la vogliono far pagare cara.
"Si apre il 15 maggio davanti al giudice Andrea Scarpa l'udienza preliminare contro 40 attivisti per il blocco del 20 marzo 2003 alla stazione di Bologna, dove migliaia di «no war» manifestarono contro la guerra in Iraq che iniziava quel giorno. L'accusa è interruzione di pubblico servizio, 118 convogli secondo Trenitalia subirono ritardi tra i 2 e i 152 minuti. A due imputati è contestata l'aggravante di aver promosso l'iniziativa."
Con questa nota (il Corriere di Bologna del 21 marzo 2008) e 40 comunicazioni giudiziarie che sono in consegna in questi giorni,  si è aperta la campagna della magistratura contro i "reati sociali".
Il processo intentato a 40 delle migliaia di manifestanti che hanno invaso i binari in quelle giornate si configura in termini molto simili a quanto è stato sentenziato a Firenze contro i manifestanti per la guerra in Kossovo: indulto penale ma pesanti richieste danni.
Fra i 40 imputati oltre una decina sono le anarchiche e gli anarchici (8 del circolo Berneri di Bologna), rei non solo dei fatti del 20 marzo 2003 ma anche di altre innumerevoli manifestazioni contro la guerra, il militarismo, il razzismo e l'oppressione sociale.
In quei mesi non solo la stazione centrale di Bologna fu bloccata ma vi furono diverse iniziative di lotta per fermare i "treni della morte" allo scalo merci di San Donato, alla stazione di Castelmaggiore, San Ruffillo, Pianoro.
Fu a partire anche dalle gragnole di denunce che in quei mesi colpivano i compagni e le compagne, alle quali se ne aggiunsero quasi 500 per altri "reati sociali" (occupazioni, autoriduzioni, presidi non autorizzati, etc.), che a Bologna e provincia ha preso vita "l'Associazione di Mutuo Soccorso per il diritto di espressione", una sorta di "cassa di resistenza e solidarietà" per affrontare le spese legali connesse a queste vicende. A questa associazione aderiscono oltre cento compagne e compagni di diverse situazioni di movimento.
Si annunciano per le prossime settimane assemblee e mobilitazioni per "convincere" la controparte che è più utile soprassedere.
RedB

Milano: sgomberati i rom della Bovisa

Nel quartiere Bovisa, sul terreno che 20 anni fa "ospitò" la Montedison, a ridosso delle ferrovie Nord, sull'area forse più inquinata e inquinante della ex cintura industriale di Milano, è nato da oltre un anno un insediamento di famiglie rom rumene. Il campo in questi ultimi mesi è cresciuto fino ad ospitare 700/800 persone: molti con permessi di soggiorno, una parte che lavora, tanti bambini. Gli abitanti del quartiere, almeno in superficie non avevano mai manifestato intolleranza razzista, ma dopo le campagne dei giornali si "accorgono" che la Bovisa è in degrado e non c'è miglior capro espiatorio di un rom.
Il comitato Luca Rossi con alcuni cittadini della zona ha organizzato una assemblea partecipatissima presso la biblioteca della zona: per la prima volta si è individuato nel comune, la provincia, la regione la causa del degrado e nei rom le vittime della situazione.
La mattina dopo era prevista un'azione di forza delle forze del disordine per smantellare parzialmente il campo e un po' di compagni si sono mobilitati per impedire lo sgombero. La gran quantità di persone nel campo ha fatto desistere la polizia: alcuni Rom si sono smontati le baracche per rimontarle a 20 metri di distanza. Nel frattempo la tensione e la paura, alimentata dai media e anche dalla campagna elettorale è salita fino a vedere uno dei peggiori spettacoli elettorali che si possa immaginare. La fascistissima Santanchè giovedì è arrivata al campo scortata da loschi figuri chiaramente nazisti e difesi da una truppa di poliziotti, facendo un indegno show elettoral-razzista per giornalisti e fotografi al seguito.
La "fine signora" il giorno dopo è ricomparsa accompagnata da 40 poliziotti in tenuta antisommossa. La sua presenza provocatoria ha offeso le persone che già si trovano in un profondo disagio di dover vivere e far crescere i loro figli in condizioni a dir poco ignobili per un paese che si considera "civile".
Le persone del campo hanno reagito urlando che non volevano i nazisti e hanno scritto su cartelli improvvisati, fatti con i cartoni, "Via i fascisti dal campo".
Le voci di sgombero imminente sono continuate: la mattina  del 31 marzo vi è stato un ennesimo presidio da parte dei compagni, ma già dal giorno prima il campo era stato abbandonato da una parte consistente (si stima dalle 100 alle 150 persone di cui una trentina di bimbi) della sua popolazione, perchè le voci di uno sgombero erano diventate allarmanti.
Alcune famiglie si sono sparpagliate in altri campi esistenti, altri hanno semplicemente cambiato posto cercando luoghi più appartati, un gruppo in cerca di una occupazione di un immobile. Già la sera prima sono state tentate delle occupazioni, ma la polizia che evidentemente li seguiva, le impediva all'origine. Il 30 c'era stata un'altra provocazione: nel campo si sono sentiti due forti botti che hanno molto spaventato i rom che dormivano; la polizia pur essendo nei paraggi, avvertita non ha mosso un dito: ciò vorrà pur dire qualcosa. (Fonte: una donna rumena che era al presidio)
Lo stato italiano dovrebbe essere messo al bando per la negazione dei più elementari diritti umani e la pratica di universi concentrazionari su base etnica e su base razziale… Italiani Brava Gente
Anto D'Errico della commissione antirazzista FAI

Ultim'ora. Alle 6 e mezza del mattino di martedì 1° aprile – mentre stiamo andando in stampa – apprendiamo che la polizia ha sgomberato il campo rom di via Bovisasca, cacciando una sessantina di persone, le ultime rimaste dopo gli sgomberi del 19 e 28 marzo. Circa 150 baracche sono state demolite. Gli sfollati del campo hanno raggiunto altri rom che nei giorni precedenti si erano rifugiati in un'area abbandonata tra Bovisa e Quarto Oggiaro in via Porretta, lungo la ferrovia. Intorno a mezzogiorno la polizia ha cacciato i rom anche da lì. Per fiaccarne la resistenza hanno minacciato uomini e donne di portar via i loro bambini. Adesso della baraccopoli che ha ospitato in condizioni spaventose 700 persone non restano che le macerie. Per quelle basteranno le ruspe, ma le macerie morali nelle quali è immersa la nostra società sarà sempre più difficile rimuoverle. (On)

Reggio Emilia: convegni, dibattiti, mostre in margine al congresso FAI

Si è concluso il XXVI Congresso Nazionale FAI (22-23-24 marzo 2008) dopo un approfondito dibattito che ha visto la partecipazione di tante compagne e tanti compagni tra delegati ed osservatori.
Un congresso vivace, ricco di eventi collaterali, che per i compagni ed i simpatizzanti della FAI reggiana è iniziato due settimane prima con un ciclo di dibattiti, l'organizzazione di una mostra di bandiere storiche ed una manifestazione artistica legata alla mostra stessa, rivolta agli studenti delle scuole superiori ed ai giovani, dal titolo "Disegna la bandiera della libertà, disegna la bandiera dell'anarchia"; ed infine una serata antimilitarista con proiezione condotta da Gigi Pascarella presso il cinema Rosebud.
Il primo dibattito, martedì 11, ha visto la presentazione del libro "Libertarie" di Fabrizio Montanari con l'intervento di Monia Ravazzini e Fiamma Chessa. A seguire sabato 15 i poeti reggiani Caliceti, Raspini e Bertoldi hanno allietato cena e dopocena di una splendida serata con "Letteratura Beat" performance letterarie nell'odierno quotidiano. Mercoledì 18 si è svolto l'interessante e partecipato dibattito sul quesito "Erano anarchici i sette fratelli Cervi?", domanda che ha aperto un ambito di discussione che, su richiesta dello stesso Adelmo Cervi, continuerà al più presto in data da definirsi. Giovedì 20 alle ore 19 si è svolta l'inaugurazione della rassegna "Bandiere anarchiche in mostra, 1898-1948" (la più grande esposizione fatta in Italia sugli emblemi del movimento libertario) presso i chiostri di San Domenico in via Dante; l'esposizione di 40 bandiere originali delle organizzazioni anarchiche, libertarie e anarcosindacaliste italiane, risalenti ad un periodo storico compreso tra il 1898 e il 1948, raccolte dalle Case del Popolo, dalle Associazioni e dalle Federazioni, o dalle case di vecchi compagni che le hanno conservate. Bandiere testimoni di momenti esaltanti o drammatici della lotta per l'emancipazione delle classi subalterne del paese, legate a gruppi intitolati a personaggi come Pietro Gori, Errico Malatesta, Luigi Galleani, Luigi Fabbri e a tanti militanti perseguitati ed uccisi dal fascismo. È stato questo l'evento più toccante e sentito dell'intero ciclo che, grazie anche alla partecipazione di Massimo Ortalli e Paolo Nori, ha galvanizzato gli animi dei presenti. Massimo Ortalli ha dato conto dell'ampiezza della mostra esaminando le varie bandiere, soprattutto quelle del primo Novecento, ricordando il valore storico degli emblemi del movimento operaio che hanno rappresentato e che rappresentano tuttora il simbolo, vero e vivo, della speranza di un cambiamento radicale degli assetti societari; ha inoltre ricordato l'importanza della memoria storica contro ogni tentativo di revisionismo, da qualunque parte provenga. Paolo Nori invece, esilarante e fulminante come non mai, si è esibito in un vero e proprio happening letterario spaziando dalle bandiere anarchiche alla filosofia spicciola, dai problemi esistenziali alle questioni sociali, con ampie e dotte citazioni di Proudhon, di Kropotkin e di altri pensatori libertari. Un vulcano di parole utilizzate come solo lui sa fare, in un racconto tra l'immaginario e il reale frutto della sua cultura libertaria, che la FAI reggiana ha deciso di pubblicare.
Nell'ambito delle tre giornate di congresso si è svolta l'iniziativa pubblica "L'impegno internazionale degli anarchici", dibattito sviluppato tra la commissione di relazione internazionale della FAI (Francesco Carlizza) e il compagno del segretariato IFA (Miguel), che ha riconfermato l'importanza dell'impegno internazionalista dell'IFA che sfocerà nell'VIII congresso di Carrara del primo fine settimana di luglio 2008.
Il congresso è stato preparato con molta attenzione dai compagni della FAI reggiana e da tanti altri simpatizzanti che hanno prodotto un manifesto d'artista realizzato da Matteo Guarnaccia, un manifesto pubblicitario per la mostra delle bandiere, cartoline con l'intero programma delle iniziative, ed un giornalino che riassume la storia, le relazioni e le posizioni della FAI; in ultimo un cartoncino (bozzetto d'artista) riproducente il manifesto del congresso, autografato e numerato, ancora disponibile per chiunque fosse interessato ad acquistarlo.
La stampa locale ha dedicato un discreto spazio all'evento occupandosi prevalentemente della mostra sulle bandiere, mentre una significativa visibilità l'ha garantita l'articolo di Matteo Guarnaccia pubblicato su Alias, inserto culturale de Il Manifesto, il 15 marzo 2008.
Il congresso e gli eventi ad esso legati hanno avuto costi sostenuti, coperti in parte dai guadagni delle stesse iniziative ed in parte con la generosità dei compagni.
La FAI reggiana ringrazia tutti i partecipanti al congresso rinnovando l'invito a partecipare alle prossime iniziative che organizzeremo.
Ricordiamo inoltre che a seguito del successo riscosso, la mostra protrarrà l'apertura di una settimana, fino a domenica domenica 6 aprile, mantenendo inalterato l'orario di apertura dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19.
Inoltre la FAI Reggiana sta organizzando per e con l'artista Matteo Guarnaccia una festa con musica e performance artistico-letterarie all'insegna del beat e dell'anarchismo, durante la quale l'artista stesso terrà la comunicazione: "Dal poster psichedelico al poster anarchico".
FAI Reggiana

Torino e Ivrea: a 10 anni dalla morte di Sole e Baleno

Dieci anni fa, era il 28 marzo del 1998, Edoardo Massari, Baleno, anarchico di Brosso, venne trovato impiccato al letto a castello della sua cella. Era stato arrestato il 5 marzo assieme a Soledad Rosas, Sole, e a Silvano Pellissero con l'accusa di essere dietro la sigla "Lupi Grigi" che aveva firmato alcuni attentati in Valle Susa. Attentati contro il Tav, i cui cantieri non erano aperti allora come non lo sono ancora oggi. L'11 luglio dello stesso anno nella Comunità Sotto i Ponti, dove si trovava agli arresti domiciliari, Soledad si suiciderà impiccandosi. Il superstite Pellissero trascorrerà quattro anni tra galera e domiciliari prima che il tribunale decreti che le accuse più gravi erano infondate e lo condanni per un reato minore.
A dieci anni dalla morte di Baleno si sono svolte a Torino e provincia numerose iniziative in ricordo dei due anarchici.
Venerdì 28 un gruppo di squatter ha "listato a lutto" il monumento ai caduti nella costruzione del Tunnel del Frejus in piazza Statuto a Torino. Teli di plastica nera hanno avvolto il monumento al centro del laghetto artificiale raggiunto con una zattera. La polizia ha provveduto celermente ad identificare i presenti. Secondo La Stampa sarebbero stati tutti denunciati per manifestazione non autorizzata e danneggiamenti.
Sabato 29 nel centro di Ivrea si è svolto un corteo per ricordare Edo e Sole. Oltre 300 anarchici hanno raccolto l'invito degli anarchici canavesani e valdostani per una manifestazione. Imponente lo schieramento di polizia, che, oltre alle truppe in assetto antisommossa, ha schierato tutta la Digos di Torino e provincia. Prima della partenza tre fascisti hanno tentato una provocazione, insultando e fotografando, ma sono stati allontanati. Il corteo, molto comunicativo, ha attraversato lentamente Ivrea: molti i passanti attenti e curiosi che ascoltavano gli interventi dal microfono, leggevano i volantini e talora si univano ai manifestanti. Lungo il percorso e alla conclusione sono stati realizzati dei murales, rappresentanti un carabiniere senza volto in nero che stringe tra le mani un cappio rosso.
Un cappio rosso che ha stretto il collo di Edo e Sole ma non ha soffocato un desiderio di libertà che vive nelle lotte di chi si batte contro la devastazione ed il saccheggio dei posti dove viviamo.
Onan

Chiomonte: un posto in prima fila

Il 30 marzo, ad un anno dalla grande marcia No Tav da Trana ad Avigliana, che sancì l'unione tra la Val Sangone e la la Val Susa, migliaia di No Tav si sono dati appuntamento a Chiomonte, alla Colombera, dove i sinistri ex governanti del nostro paese progettano di far passare il Tav.
L'occasione era particolare: la firma del contratto d'acquisto di 1250 metri quadri di terreno, messi a disposizione gratuitamente da due chiomontini fieramente No Tav. L'intera operazione, dal chiaro valore simbolico, era il culmine di una campagna chiamata "Acquista un posto in prima fila". Un posto in prima fila per ribadire una ferma irriducibile opposizione al Tav, opera inutile, dannosa e costosissima che devasterebbe il territorio e saccheggerebbe per fini privatissimi risorse sottratte a scuola, sanità, trasporti pubblici per i pendolari. Oggi come nel 2005 saremo in tanti in prima fila quando arriveranno le ruspe e, con loro, le truppe di occupazione statale, ad imporre una scelta non condivisa.
Al di là dell'acquisto la giornata del 30 è stata una grande festa popolare che ha portato alla Colombera tanta gente, che ha cucinato, mangiato, bevuto, ballato ed instancabilmente discusso in vista delle difficili prove che attendono il movimento nei prossimi mesi.
La destra e la sinistra hanno ribadito, in questa campagna elettorale in cui due fotocopie sbiadite si contendono le poltrone governative, che intendono realizzare la nuova linea ferroviaria ad alta velocità tra Torino e Lyon. Con o senza il consenso delle popolazioni maggiormente colpite. Con le buone o con le cattive. Quello che divide la destra dalla sinistra è la Dora: gli uni vogliono il Tav sulla destra, gli altri sulla sinistra del fiume che percorre la valle. Entrambi parlano in nome dell'interesse generale, quell'interesse che riposa nelle tasche degli amici degli amici degli uni e degli amici degli amici degli altri. Entrambi servono la lobby del cemento e del tondino, quella che ha devastato mezza penisola.
A Chiomonte si è discusso di una nuova polpetta avvelenata, la Cabina di Pilotaggio per il "piano strategico di sviluppo del territorio interessato dalla linea ad alta velocità To-Li". La solita manciata di soldi buttati qua e là per comprare il consenso di qualcuno. Ma i No Tav questa polpetta non sono disposti a mandarla giù ed si preparano alla resistenza. Il prossimo appuntamento è il 3 aprile ad Almese, in bassa Valle, dove i "Tre Re Magi", Bresso, Saitta, Chiamparino, rispettivamente a capo di Regione Piemonte, Provincia e Comune di Torino, vengono ad Almese a portare doni che nessuno vuole, raccontando le meraviglie della valle attraversata dal Tav. Troveranno un degno comitato di accoglienza.
Onan

Benevento: denunce per stampa clandestina

Nella notte del 27 marzo 4 anarchici sono stati fermati dalla polizia e trattenuti in questura per oltre tre ore perché indagati per l'affissione di manifesti antielettorali. Ai quattro sono state fatte le foto segnaletiche e prese le impronte. Nonostante al momento del fermo non avessero con se né colla né manifesti sono stati accusati di affissione abusiva. È stata inoltre notificata loro un'accusa di stampa clandestina nonostante i manifesti avessero le indicazioni prescritte dalla legge.
I compagni beneventani del SenzaPatria, in un comunicato hanno fatto rilevare di non considerare casuale il ripetuto fermo e denuncia degli anarchici in una città dove "manifesti del Pd, del PdL, dell'Udeur, di Gesù Cristo e la Madonna sono affissi 'abusivamente' fin dentro alle nostre case, sui muri dei palazzi pubblici" ma "una chiara manovra che vuole processare le idee, ed impedire ad ogni modo che esse possano diffondersi per mezzo stampa"
On

home | sommario | comunicati | archivio | link | contatti