Umanità Nova, n.12 del 6 aprile 2008, anno 88

Vicenza. Tra montature ed elezioni


Lo scorso 27 marzo, in una intervista su Il Manifesto, Veltroni dichiarava le sue intenzioni riguardo il Dal Molin a Vicenza: "Credo che dovremo, insieme all'amministrazione comunale di quella città, trovare il modo di limitare al massimo ogni impatto negativo di quella base, anche consultando i cittadini. Sapendo però che gli impegni presi a livello internazionale da un governo - di cui faceva parte anche la Sinistra - vanno rispettati".
Nelle prime ore della stessa mattina in cui, Il Manifesto pubblicava tale dichiarazione, tre giovani attivisti contro il Da Molin subivano altrettante perquisizioni da parte della Digos alla ricerca di prove in relazione ad un attentato poco più che dimostrativo compiuto il 4 luglio 2007 contro l'oleodotto della Nato che collega le diverse strutture militari Usa, Nato e italiane (si veda l'art. "Inform@zione - Vicenza: disastro militare colposo" pubblicato su UN 11 del 16 marzo scorso) presenti nel nord-Italia.
Che tale operazione poliziesca sia una montatura finalizzata alla criminalizzazione è alquanto evidente, soprattutto perché serve perfettamente a rivolgere contro l'opposizione al Dal Molin l'accusa di devastazione ambientale pubblicamente sollevata contro gli apparati militari Usa e italiani in seguito alla rottura avvenuta lo scorso 10 marzo, pare per un incidente o per cattiva manutenzione, della stessa tubazione interrata che ha determinato gravissime conseguenze inquinanti per le quantità imprecisate di kerosene disperse nei corsi d'acqua e nelle falde idriche della zona.
Ancora un giorno dopo giungeva la notizia della prevista assegnazione delle gare d'appalto Usa per la costruzione della contestata base ad alcune cooperative legate alla (ex) sinistra di governo, oggi PD. Tra esse la famigerata CMC (Cooperativa Muratori e Cementieri) di Ravenna, coop rossa con le mani in pasta in molte delle grandi opere distruttive volute ed imposte alle popolazioni locali dai governi che si sono succeduti in questi anni.
La montatura repressiva s'inserisce peraltro in un clima particolare determinato a Vicenza dal clima elettorale riguardante anche le elezioni amministrative, in cui risultano coinvolti pure settori della stesso movimento anti-base che, illusoriamente e imprudentemente, hanno scelto di partecipare alla competizione politica istituzionale sostenendo di voler rappresentare le istanze di quanti hanno lottato in questi anni contro tale progetto.
Tale scelta rischia di fare un favore alle forze politiche e allo stesso sindaco uscente Hullweck che hanno sempre accusato gli oppositori di essere soltanto una minoranza; infatti è prevedibile che il voto dei vicentini contrari alla base si dividerà tra le diverse liste che sostengono di rappresentare tale lotta: la Sinistra-Arcobaleno; la lista Vicenza Libera, espressa dal Presidio permanente; la lista Riscossa Democratica che raccoglie i leghisti dissidenti di Franca Equizi; il Partito di Alternativa Comunista, vicino al Comitato Vicenza Est. Inoltre, prevedibilmente, non saranno pochi coloro che sceglieranno l'astensione dato che in vari ambiti pacifisti, antimilitaristi e antimperialisti da tempo è stata annunciata tale intenzione, coerente con l'idea che tale lotta non può essere delegata né imprigionata in logiche di partito, per quanto queste appaiano dissimulate o presentate come alternative.
Come si diceva una volta: il voto divide, la lotta decide.
I prossimi mesi lo dimostreranno, qualunque sia il governo che uscirà dalle urne.

Kas

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