Ultimi scampoli di campagna elettorale all'insegna delle antiche
tradizioni del popolo italico: machismo becero, la bellezza della vita
militare per "soli maschi", con femmine a casa da ingravidare nella
famiglia legittima fondata sul matrimonio e puttane al fronte con cui
placare i naturali giovani virili istinti. L'Italia del generale Del
Vecchio e della Binetti, entrambi candidati di punta del Pd
veltroniano, rilasciano interviste e dichiarazioni a ruota libera,
parlano con il cuore, senza veli o peli sulla lingua. Ci dicono della
serena ipocrisia che regna sovrana sul finto agone di queste elezioni e
del futuro che ci aspetta: anzi, del presente in cui viviamo. Da un
lato, pensiamo che nessuno sia adatto a fare il soldato o debba farlo:
omo, etero, maschio, donna, dove starebbe la "parità"? Nel poter
ammazzare legalmente? Quindi non ci interessa la "battaglia per i
diritti" che sbandiera l'opportunità di fare "come tutti" per
libertà. Libertà di servire in tuta mimetica gli
interessi di Bush e compagnia di giro massacrando civili ai quattro
capi del globo? Altrettanto rivoltante è però, dicevamo,
la maschia e becera esclusione "perchè inadatti" dei gay da
stellette e mostrine che vorrebbe Del Vecchio. Il quale sproloquia
anche sulla bontà della missione in Iraq e sulla utilità
di bordelli al fronte per le "esigenze" dei "ragazzi". Già, i
bordelli. Eppure il generale è stato in Bosnia, Macedonia,
Kosovo, sa bene dei giri di prostituzione messi su dalle stesse forze
Onu, delle denunce di organizzazioni internazionali. Il generale sa
bene che dove arrivano soldati stranieri la criminalità prende
subito in mano il "business" a qualsiasi latitudine e longitudine.
Ineffabile, immagina sane copule liberatrici dell'eccesso di ormoni per
i giovani "al fronte". Che bello, uno che parla chiaro. Come chiaro
parla la Binetti, la più nota teodem d'Italia, l'arcinemica di
unioni civili, procreazione assistita, per non parlare di divorzio e
aborto. Perchè si sa, il matrimonio che sancisce l'unione tra
uomo e donna è la base del vivere civile e solo nel matrimonio
possono, devono, nascere i figli. Tutti gli altri, i non sposati, gay e
lesbiche che chiedono un riconoscimento giuridico alle loro unioni,
quelli che vorrebbero avere un figlio senza impiantarsi tre ovuli a
caso, chi divorzia, chi abortisce, tutta, insomma, quella "massa di
dannati", fuori, nella marginalità e nell'illegalità.
Così, avremo un paese dove il padrone e l'operaio gioiosi
lavoreranno per il bene comune che è il profitto dell'impresa
(che appartenga solo al padrone è un dettaglio); la sera
l'operaio tornerà stanco ma felice a casa, dove, attorno al
desco, la prole rumorosa e la moglie sorridente, consumeranno assieme a
lui la cena davanti ad un programma "Raiset" di rimbecillimento
(scusate: intrattenimento) popolare; forse, qualche famiglia
sarà turbata, ma proprio solo turbata, dalla notizia che un
fratello, un cugino, un parente, un vicino, questa sera atterrano a
Ciampino in bara tricolore, "accolti dalle massime autorità
dello stato". Del resto chissà quante avventure avrà
vissuto negli ultimi mesi il poveretto in quei paesi esotici, quali
amori di donne velate avrà conquistato con il vile metallo del
dollaro o dell'euro (o magari pure gratis e non offerto...). Bah, non
stiamo tanto a pensare, già si è fatto tardi, e domani si
deve andare a scuola e al lavoro, felici e sorridenti, come i faccioni
ancora appesi nelle strade.
W.B.