Umanità Nova, n.14 del 20 aprile 2008, anno 88

Elezioni 2008. Tanto tuonò, che piovve


"Tanto tuonò, che piovve", si potrebbe dire. Gli italiani sono andati compatti a votare, nella misura dell'80% degli aventi diritto. L'astensionismo è aumentato di un 3%, ma le percentuali di voto alle elezioni politiche nel nostro paese restano su livelli altissimi, rispetto al resto d'Europa, per non parlare degli Stati Uniti. In parlamento siederanno solo rappresentanti di partiti di centro e di destra. Guardando i dati della Camera, rispetto al 2006, si può osservare che FI e AN, unite nel Pdl, restano praticamente stabili, sia in termini di voti che percentuali, mentre è la Lega ad avere un'affermazione decisa, raddoppiando i propri voti. Il Pd (con i Radicali) ha una perdita di voti in gran parte compensata dal raddoppio dei voti dell'Idv. Rc, Comunisti italiani e Verdi, ora Sinistra Arcobaleno, perdono quasi 2.800.000 voti. L'Udc che si presentava da sola, perde mezzo milione di voti, ma comunque con i suoi due milioni di voti ha un risultato doppio rispetto alla Sinistra Arcobaleno. Da sola anche la Destra-Fiamma tricolore, cui sono andati quasi 900.000 voti (nel 2006 erano 230.000). Pcl e Sinistra critica totalizzano 370.000 voti. I numeri parlano chiaramente: la stragrande maggioranza degli elettori ha scelto formazioni di destra, anche estrema o moderate. Troppe volte abbiamo denunciato che l'impoverimento e l'insicurezza indotte nella nostra società avrebbe avuto uno sbocco a destra, nel momento in cui ci si rifiutava di mettere in discussione il modello economico e, soprattutto, si obliava il conflitto sociale; per anni ha spirato una brutta aria di legge&ordine e si è indotto chi aveva poco o perdeva quel poco che aveva, a prendersela con chi non aveva niente e cercava di avere una vita decente; per anni sono state cantate le mirabili sorti del capitale e dell'impresa e umiliato il lavoro vivo. Il bombardamento mediatico di televisioni e giornali è stato incessante e sotto gli occhi di tutti c'è quel che si voleva, cioè un paese di destra, neanche tanto moderata su certe questioni, che vuole un governo italo/padano che lo "difenda" dai tanti nemici interni ed esterni: crisi economica, immigrati, islam, cinesi, burocrati e tecnocrati dell'Unione europea. Padroni a casa nostra, anche se è una casa che fa schifo. Che cade a pezzi, ma è pur sempre l'unica casa che abbiamo e crepi chi non ha nemmeno quella. Mentre si celebrano i quarant'anni dal 1968…
Nell'Italia del Pd e della Pdl, in questo scorcio di 2008, gli anarchici hanno una responsabilità ineludibile e non possono sottrarvisi. Oggi l'essere radicali e radicati è l'unica scelta possibile per contrastare la cappa che si è stesa sul nostro paese. Stare nei conflitti sociali senza deleghe con chi lotta per le proprie condizioni di vita, di lavoro, per la propria terra, per il proprio futuro non mercificato, non ha solo il valore "tradizionale" di chi fa dell'anarchia il proprio scopo e la propria prassi, non è un'affermazione di principio. È il punto di arrivo di una parabola in cui si è consumata la pretesa di ricondurre il conflitto sociale all'interno delle istituzioni e così, "rappresentandolo", privarlo di ogni nerbo. Ora resta il luogo dove gli anarchici sono sempre stati, quella "nuda vita" che si batte contro tutti coloro che la vogliono asservire, sfruttare, trasformare in ricchezza altrui. La "non mediabilità" del conflitto sociale è ciò che abbiamo sempre affermato: ed oggi il conflitto sociale, non certo per merito nostro, non è più rappresentato e rappresentabile. Questo è il fatto da cui partire.

W.B.

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