"Tanto tuonò, che piovve", si potrebbe dire. Gli italiani sono
andati compatti a votare, nella misura dell'80% degli aventi diritto.
L'astensionismo è aumentato di un 3%, ma le percentuali di voto
alle elezioni politiche nel nostro paese restano su livelli altissimi,
rispetto al resto d'Europa, per non parlare degli Stati Uniti. In
parlamento siederanno solo rappresentanti di partiti di centro e di
destra. Guardando i dati della Camera, rispetto al 2006, si può
osservare che FI e AN, unite nel Pdl, restano praticamente stabili, sia
in termini di voti che percentuali, mentre è la Lega ad avere
un'affermazione decisa, raddoppiando i propri voti. Il Pd (con i
Radicali) ha una perdita di voti in gran parte compensata dal raddoppio
dei voti dell'Idv. Rc, Comunisti italiani e Verdi, ora Sinistra
Arcobaleno, perdono quasi 2.800.000 voti. L'Udc che si presentava da
sola, perde mezzo milione di voti, ma comunque con i suoi due milioni
di voti ha un risultato doppio rispetto alla Sinistra Arcobaleno. Da
sola anche la Destra-Fiamma tricolore, cui sono andati quasi 900.000
voti (nel 2006 erano 230.000). Pcl e Sinistra critica totalizzano
370.000 voti. I numeri parlano chiaramente: la stragrande maggioranza
degli elettori ha scelto formazioni di destra, anche estrema o
moderate. Troppe volte abbiamo denunciato che l'impoverimento e
l'insicurezza indotte nella nostra società avrebbe avuto uno
sbocco a destra, nel momento in cui ci si rifiutava di mettere in
discussione il modello economico e, soprattutto, si obliava il
conflitto sociale; per anni ha spirato una brutta aria di
legge&ordine e si è indotto chi aveva poco o perdeva quel
poco che aveva, a prendersela con chi non aveva niente e cercava di
avere una vita decente; per anni sono state cantate le mirabili sorti
del capitale e dell'impresa e umiliato il lavoro vivo. Il bombardamento
mediatico di televisioni e giornali è stato incessante e sotto
gli occhi di tutti c'è quel che si voleva, cioè un paese
di destra, neanche tanto moderata su certe questioni, che vuole un
governo italo/padano che lo "difenda" dai tanti nemici interni ed
esterni: crisi economica, immigrati, islam, cinesi, burocrati e
tecnocrati dell'Unione europea. Padroni a casa nostra, anche se
è una casa che fa schifo. Che cade a pezzi, ma è pur
sempre l'unica casa che abbiamo e crepi chi non ha nemmeno quella.
Mentre si celebrano i quarant'anni dal 1968…
Nell'Italia del Pd e della Pdl, in questo scorcio di 2008, gli
anarchici hanno una responsabilità ineludibile e non possono
sottrarvisi. Oggi l'essere radicali e radicati è l'unica scelta
possibile per contrastare la cappa che si è stesa sul nostro
paese. Stare nei conflitti sociali senza deleghe con chi lotta per le
proprie condizioni di vita, di lavoro, per la propria terra, per il
proprio futuro non mercificato, non ha solo il valore "tradizionale" di
chi fa dell'anarchia il proprio scopo e la propria prassi, non è
un'affermazione di principio. È il punto di arrivo di una
parabola in cui si è consumata la pretesa di ricondurre il
conflitto sociale all'interno delle istituzioni e così,
"rappresentandolo", privarlo di ogni nerbo. Ora resta il luogo dove gli
anarchici sono sempre stati, quella "nuda vita" che si batte contro
tutti coloro che la vogliono asservire, sfruttare, trasformare in
ricchezza altrui. La "non mediabilità" del conflitto sociale
è ciò che abbiamo sempre affermato: ed oggi il conflitto
sociale, non certo per merito nostro, non è più
rappresentato e rappresentabile. Questo è il fatto da cui
partire.
W.B.