Umanità Nova, n.14 del 20 aprile 2008, anno 88

Il futuro in cenere. Campania: continua l'emergenza rifiuti


Anche se non se parla quasi più a Napoli continua ad essere emergenza rifiuti. È bastato che la discarica di Ferrandelle rimanesse chiusa per cinque giorni a causa del percolato fuoriuscito dal sito, che la spazzatura ricominciasse ad accumularsi nelle strade del centro città. In periferia, invece, la situazione è sempre rimasta critica, tanto che il commissario straordinario De Gennaro si è visto costretto a chiedere rinforzi all'Esercito. La raccolta differenziata stenta a decollare e spesso le campane non vengono svuotate e ai cumuli della spazzatura si sommano quelli della plastica e della carta che i cittadini sono costretti a depositare per strada. Insomma lo smaltimento dei rifiuti si basa sui treni che quasi giornalmente portano 900 tonnellate di spazzatura in Germania ma basta che qualcosa si inceppi per far tornare la mondezza anche nelle strade del centro storico.
Una brutta situazione quella napoletana. De Gennaro continua la politica dei suoi predecessori: fallito il piano iniziale, a causa, dice lui, della inaffidabilità dello staff tecnico del Commissariato ai rifiuti, l'ex Capo della polizia ha ripiegato sul piano previsto dalla legge del 5 luglio 2007 che stabiliva la costruzione di tre nuove discariche: S. Arcangelo Trimonte, Savignano Irpino e Terzigno. Grazie ai poteri eccezionali che il governo Prodi gli affidava, il Commissario straordinario Bertolaso scelse questi tre siti pur sapendo che erano assolutamente inadatti ad ospitare le discariche. Il territorio di S. Arcangelo Trimonte, un paesino di 900 anime già deturpato da due discariche che De Gennaro ha promesso di bonificare al più presto, è definito "altamente sismico" e la conca che dovrebbe ospitare la discarica è predisposta al dissesto idrogeologico. Terzigno, invece, si trova in una zona di pregio, il Parco Nazionale del Vesuvio. Per quanto riguarda il progetto di Savignano Irpino, si tratta di un sito a pochi metri dal centro del paese e dalla enorme discarica di "Difesa grande" chiusa ma ancora attiva dal punto di vista dei danni ambientali. A Savignano i lavori vanno avanti piuttosto a rilento fra le resistenze della popolazione e le botte di polizia e carabinieri mentre a S. Arcangelo i lavori dovrebbero cominciare a giorni. È prevedibile che terminata la "tregua elettorale" il commissario vorrà accelerare i lavori e quindi anche le botte di polizia e carabinieri.
Quello che lascia stupefatti è la volontà del commissario di ignorare alcune proposte relative a siti ritenuti idonei allo stoccaggio in sicurezza dei rifiuti e sostenute dal movimento ambientalista campano. Tali proposte – si tratta di ben 12 siti - furono fatte fin dalla primavera 2007 a Bertolaso che però, come si è detto, fece scelte diverse che De Gennaro ha ora definitivamente accolto: evidentemente la scelta è caduta su zone nelle quali a "qualcuno" conveniva costruire discariche… Per non parlare della proposta di realizzare una grande discarica in un'area del demanio militare. Logica vorrebbe che per costruire discariche si scegliessero zone poco popolate e poco coltivate come, appunto, le aree utilizzate dall'Esercito per compiervi le proprie esercitazioni.
Mentre lo Stato, nelle sue articolazioni centrali e periferiche, cerca di imporre alle popolazioni una nuovo saccheggio del territorio, è arrivata la condanna della Corte di Giustizia europea all'Italia per la cattiva gestione delle discariche. Pecoraro Scanio si è affrettato a sottolineare che la condanna riguardava le leggi approvate fra il 2001 e il 2003 dal governo Berlusconi. Vero. Peccato però che con la scusa dell'emergenza il governo Prodi in Campania è riuscito a fare di peggio, di molto peggio.
Il problema è che i vari commissari che si sono succeduti dal 1994 ad oggi hanno operato non per risolvere il problema ma per perpetuare l'emergenza rifiuti. Invece di costruire discariche e progettare inceneritori avrebbero dovuto puntare tutto sulla raccolta differenziata, sul riciclo e sulla riduzione della produzione dei rifiuti. Ma questo avrebbe significato la fine dell'emergenza, la fine dei loro lauti stipendi, la fine dei profitti per i proprietari dei terreni adibiti a discarica, la fine dei profitti per i gruppi industriali del Nord che hanno costruito impianti fatiscenti, come quelli per la produzione di un CDR fasullo o il megainceneritore di Acerra, un mostro nato già morto. I governi che si sono succeduti in questi anni hanno fatto finta di non vedere delegando ai notabili locali la "soluzione" del problema. Insomma fra centro, destra, sinistra e ultrasinistra non ce n'è uno che abbia le mani pulite e infatti, come ha sottolineato qualcuno, se in questi anni ci fosse stato almeno un partito non colluso avrebbe denunciato le porcherie dei commissari. Invece: tutti zitti!
Ma perchè ci sono così tante difficoltà a trovare discariche in Campania? La risposta è semplice e ce la da la cartina sui siti inquinati di questa Regione. La Campania è una zona devastata, satura di discariche di rifiuti tossico-nocivi che l'hanno invasa dalla fine degli anni '80 ad oggi. I Commissari che si sono succeduti dal 1994 hanno preso atto che non si può costruire una discarica in un territorio dove è presente un sito illegale di rifiuti industriali. Se ai territori già utilizzati per discariche di rifiuti "legali", chiuse perché ormai sovraccariche, si sommano quelli che ospitano discariche "illegali", che "tutti" conoscono anche se fanno finta di non sapere, si arriva, come si è detto, alla saturazione della regione. Non resta che riaprire i vecchi siti, distruggere le zone di pregio ambientale e recuperare qualche sito in città (come la ex-manifattura tabacchi a Napoli).
Si spiega così la scelta del commissariamento: solo poteri straordinari possono permettere di realizzare discariche in queste condizioni, altrimenti si dovrebbe andare nelle zone dove sono "fiorite" le discariche illegali ma questo vorrebbe dire scoperchiare una pentola che politici nazionali e amministratori locali non hanno interesse a toccare.
Meglio lasciare le cose come stanno e intanto aprire un nuovo business, quello degli inceneritori. Quello di Acerra, che Prodi, in uno degli ultimi conati di governo ha rifinanziato, e quello di Salerno, che un sindaco PD, abituato a gonfiare le cifre della raccolta differenziata, vuole costruire ad ogni costo sulla pelle dei suoi concittadini.

M.Z.


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