Umanità Nova, n.14 del 20 aprile 2008, anno 88

Assassini senza bandiera. Iraq: nuovo contratto per i killer della Blackwater


Lo scorso 5 aprile è stata divulgata la notizia del rinnovo del contratto in scadenza a maggio per la Blackwater, la compagnia militare mercenaria, ancora sotto inchiesta per vari crimini di guerra in Iraq, tra cui l'uccisione di almeno 17 civili a Baghdad (secondo alcune fonti 28). Gregory Starr, assistente segretario di Stato per la sicurezza, ha spiegato che l'esigenza di garantire la protezione al personale diplomatico statunitense in Iraq ha spinto a rinnovare il contratto, per almeno un altro anno, nonostante la contrarietà espressa dallo stesso presidente iracheno.
In merito alla Blackwater, attiva anche in Afganistan, e alle sue imprese abbiamo più volte offerto su queste pagine tutte le informazioni disponibili e, nonostante le stesse proteste del governo iracheno, era apparso del tutto scontato tale rinnovo, tanto è vero che lo avevamo pure anticipato.
Comunque, vale la pena tornare sull'argomento, aggiungendo qualche ulteriore dettaglio.
La cosiddetta goccia che aveva fatto, anche se per poco, traboccare il vaso era stata appunto la strage compiuta in piazza al Nasur il 16 settembre 2007 da uomini della Blackwater Security Consulting Company, già coinvolta in almeno 195 sparatorie, mentre scortavano un convoglio diplomatico.
Come altre volte, i vigilantes paramilitari avevano preventivamente aperto il fuoco per paura di un attentato, ma l'aver fatto saltare con una granata un'auto civile, sterminando un'intera famiglia, era stato qualcosa di troppo anche in quel macello quotidiano che è la capitale irachena. Persino un alto ufficiale confermava al Washington Post che "C'è gente che ha visto quello che è successo, ed è stato raccapricciante… forse peggio di Abu Ghraib".
A seguito della ribellione popolare scoppiata dopo tale eccidio, analogo a numerosi altri perpetrati dalle diverse Pmc (Private Military Companies) arruolate dal governo degli Stati Uniti, il presidente Al Maliki, aveva definito "criminale" la condotta dei soldati di ventura della Blackwater e il governo iracheno aveva minacciato di non rinnovare la licenza alla Blackwater (peraltro scaduta dal 2005) e quindi di espellerla dal paese, ma poi sotto le forti pressioni di Washington si era accontentato di chiedere alla stessa un risarcimento astronomico per le famiglie delle vittime, lasciando agli Stati Uniti il compito d'indagare sui suoi assoldati senza applicare l'Ordinanza 17, introdotta nel 2004 dall'Autorità provvisoria della coalizione guidata dagli Stati Uniti e firmata dal governatore Bremer che assicurava l'impunità ai contractors stranieri.
Negli Stati Uniti, la vicenda innescava polemiche politiche e contrasti persino tra Dipartimento di stato e Pentagono. Il presidente della Commissione supervisione parlamentare e riforme di governo, Henry Waxman, denunciava in un rapporto il fatto che "La prima preoccupazione del Dipartimento sembra essere sempre stata quella di chiedere alla Blackwater di indennizzare economicamente le vittime degli incidenti anziché cercare le responsabilità dell'accaduto o indagare se c'erano stati comportamenti criminali". Inoltre accusava l'Ispettore generale del dipartimento, Howard Kongard, per aver ostacolato le indagini della Commissione di supervisione della Camera impegnata nel far luce sulle frodi nei contratti in Iraq e Afganistan. Waxman, in particolare, sosteneva che Kongard aveva bloccato l'inchiesta "per accertare se è vero che una grande impresa privata di sicurezza al servizio del Dipartimento di stato abbia contrabbandato illegalmente armi in Iraq".
Appena due giorni dopo l'arrivo della lettera di Waxman, il Dipartimento di stato inviava tempestivamente una comunicazione alla Blackwater "ordinando alla ditta di non comunicare informazioni concernenti le sue operazioni in Iraq", come riferito dal Los Angeles Times del 26 settembre.
Il 30 ottobre seguente, da un lato il governo iracheno comunicava l'approvazione di una legge che, per il futuro, aboliva l'immunità delle aziende di sicurezza privata e ne disponeva la registrazione presso gli organi statali iracheni, rendendo obbligatorio il porto d'armi e assoggettando le guardie straniere ai controlli delle forze di sicurezza governative. D'altro canto, nello stesso giorno, si apprendeva che il Dipartimento di stato Usa era pronto ad offrire l'immunità parlamentare alle guardie di sicurezza della Blackwater inquisite dall'Fbi, tanto da rendere inutili le testimonianze ottenute nel corso dei primi interrogatori .
Secondo la stessa stampa americana, tale immunità aveva del grottesco, stante le garanzie inizialmente fornite dall'amministrazione Bush per un'indagine giusta e obiettiva.
Il Bureau of diplomatic security, il braccio investigativo del Dipartimento di stato, mantiene infatti stretti e buoni rapporti con la Blackwater, la quale notoriamente si può considerare una compagnia privata e allo stesso tempo un struttura parastatale che impiega soprattutto veterani dei reparti speciali, nata all'ombra della Cia e di Dick Cheney, a cui il Pentagono garantisce ingaggi miliardari, senza neanche una gara d'appalto.
Troppo preziosi gli assassini senza bandiera, specialmente in un momento in cui gli oltre quattromila soldati statunitensi morti in Iraq cominciano a pesare sulla politica e nella società statunitense, imponendo una sempre più estesa privatizzazione della guerra.

Altra Informazione

Per ulteriori approfondimenti si vedano i precedenti articoli pubblicati su UN: La guerra in appalto (16.09.2007); Chi nuota nell'acqua sporca (7.10.2007); La guerra parallela (28.10.2007); Soldati di sventura (25.11.2007).

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