Lo scorso 5 aprile è stata divulgata la notizia del rinnovo del
contratto in scadenza a maggio per la Blackwater, la compagnia militare
mercenaria, ancora sotto inchiesta per vari crimini di guerra in Iraq,
tra cui l'uccisione di almeno 17 civili a Baghdad (secondo alcune fonti
28). Gregory Starr, assistente segretario di Stato per la sicurezza, ha
spiegato che l'esigenza di garantire la protezione al personale
diplomatico statunitense in Iraq ha spinto a rinnovare il contratto,
per almeno un altro anno, nonostante la contrarietà espressa
dallo stesso presidente iracheno.
In merito alla Blackwater, attiva anche in Afganistan, e alle sue
imprese abbiamo più volte offerto su queste pagine tutte le
informazioni disponibili e, nonostante le stesse proteste del governo
iracheno, era apparso del tutto scontato tale rinnovo, tanto è
vero che lo avevamo pure anticipato.
Comunque, vale la pena tornare sull'argomento, aggiungendo qualche ulteriore dettaglio.
La cosiddetta goccia che aveva fatto, anche se per poco, traboccare il
vaso era stata appunto la strage compiuta in piazza al Nasur il 16
settembre 2007 da uomini della Blackwater Security Consulting Company,
già coinvolta in almeno 195 sparatorie, mentre scortavano un
convoglio diplomatico.
Come altre volte, i vigilantes paramilitari avevano preventivamente
aperto il fuoco per paura di un attentato, ma l'aver fatto saltare con
una granata un'auto civile, sterminando un'intera famiglia, era stato
qualcosa di troppo anche in quel macello quotidiano che è la
capitale irachena. Persino un alto ufficiale confermava al Washington
Post che "C'è gente che ha visto quello che è successo,
ed è stato raccapricciante… forse peggio di Abu Ghraib".
A seguito della ribellione popolare scoppiata dopo tale eccidio,
analogo a numerosi altri perpetrati dalle diverse Pmc (Private Military
Companies) arruolate dal governo degli Stati Uniti, il presidente Al
Maliki, aveva definito "criminale" la condotta dei soldati di ventura
della Blackwater e il governo iracheno aveva minacciato di non
rinnovare la licenza alla Blackwater (peraltro scaduta dal 2005) e
quindi di espellerla dal paese, ma poi sotto le forti pressioni di
Washington si era accontentato di chiedere alla stessa un risarcimento
astronomico per le famiglie delle vittime, lasciando agli Stati Uniti
il compito d'indagare sui suoi assoldati senza applicare l'Ordinanza
17, introdotta nel 2004 dall'Autorità provvisoria della
coalizione guidata dagli Stati Uniti e firmata dal governatore Bremer
che assicurava l'impunità ai contractors stranieri.
Negli Stati Uniti, la vicenda innescava polemiche politiche e contrasti
persino tra Dipartimento di stato e Pentagono. Il presidente della
Commissione supervisione parlamentare e riforme di governo, Henry
Waxman, denunciava in un rapporto il fatto che "La prima preoccupazione
del Dipartimento sembra essere sempre stata quella di chiedere alla
Blackwater di indennizzare economicamente le vittime degli incidenti
anziché cercare le responsabilità dell'accaduto o
indagare se c'erano stati comportamenti criminali". Inoltre accusava
l'Ispettore generale del dipartimento, Howard Kongard, per aver
ostacolato le indagini della Commissione di supervisione della Camera
impegnata nel far luce sulle frodi nei contratti in Iraq e Afganistan.
Waxman, in particolare, sosteneva che Kongard aveva bloccato
l'inchiesta "per accertare se è vero che una grande impresa
privata di sicurezza al servizio del Dipartimento di stato abbia
contrabbandato illegalmente armi in Iraq".
Appena due giorni dopo l'arrivo della lettera di Waxman, il
Dipartimento di stato inviava tempestivamente una comunicazione alla
Blackwater "ordinando alla ditta di non comunicare informazioni
concernenti le sue operazioni in Iraq", come riferito dal Los Angeles
Times del 26 settembre.
Il 30 ottobre seguente, da un lato il governo iracheno comunicava
l'approvazione di una legge che, per il futuro, aboliva
l'immunità delle aziende di sicurezza privata e ne disponeva la
registrazione presso gli organi statali iracheni, rendendo obbligatorio
il porto d'armi e assoggettando le guardie straniere ai controlli delle
forze di sicurezza governative. D'altro canto, nello stesso giorno, si
apprendeva che il Dipartimento di stato Usa era pronto ad offrire
l'immunità parlamentare alle guardie di sicurezza della
Blackwater inquisite dall'Fbi, tanto da rendere inutili le
testimonianze ottenute nel corso dei primi interrogatori .
Secondo la stessa stampa americana, tale immunità aveva del
grottesco, stante le garanzie inizialmente fornite dall'amministrazione
Bush per un'indagine giusta e obiettiva.
Il Bureau of diplomatic security, il braccio investigativo del
Dipartimento di stato, mantiene infatti stretti e buoni rapporti con la
Blackwater, la quale notoriamente si può considerare una
compagnia privata e allo stesso tempo un struttura parastatale che
impiega soprattutto veterani dei reparti speciali, nata all'ombra della
Cia e di Dick Cheney, a cui il Pentagono garantisce ingaggi miliardari,
senza neanche una gara d'appalto.
Troppo preziosi gli assassini senza bandiera, specialmente in un
momento in cui gli oltre quattromila soldati statunitensi morti in Iraq
cominciano a pesare sulla politica e nella società statunitense,
imponendo una sempre più estesa privatizzazione della guerra.
Altra Informazione
Per ulteriori approfondimenti si vedano i precedenti articoli
pubblicati su UN: La guerra in appalto (16.09.2007); Chi nuota
nell'acqua sporca (7.10.2007); La guerra parallela (28.10.2007);
Soldati di sventura (25.11.2007).