Quando c'è da rimestare nel letame, ci sono alcuni alti
personaggi della politica italiana che non si fanno mai pregare. E
infatti li ritroviamo sempre, ora l'uno ora l'altro, con le mani nella
mer… pardon, nella marmellata.
Uno di questi, si sa è Francesco Cossiga, ex notabile
democristiano, ex ministro degli Interni, ex presidente della
Repubblica, e non ancora ex senatore a vita. Il quale, anche in questa
torbida occasione, l'arresto del torbido personaggio Roberto Sandalo,
già protagonista di torbide storie negli anni Settanta, non ha
mancato, e come avrebbe potuto essere diversamente, di farci conoscere
la sua limpida opinione.
Di Roberto Sandalo, della sua vita trascorsa come peggio non si sarebbe
potuto, non vale la pena di parlare. È tutto talmente equivoco,
e quindi talmente chiaro, il suo percorso, che anche l'ultima bravata
che l'ha riportato all'onore delle cronache, l'attentato ad alcune
moschee, rientra pienamente nella storia di ordinaria follia, e di
ordinaria provocazione al servizio dei Servizi, che ne ha
contrassegnato l'esistenza. Fra i fondatori del Fronte Cristiano
Combattente, organizzazione che lui stesso dichiara ispirarsi alle
parole di Pera, Ratzinger, Cristiano Allam e Oriana Fallaci, Sandalo
è persona talmente affidabile che perfino Borghezio ha pensato
bene di metterlo alla porta.
Ebbene, chi non poteva non accorrere in aiuto di questa incompresa
vittima del sistema e della magistratura? Ma Francesco Cossiga,
naturalmente, che, in una intervista al Corriere della Sera, afferma
testualmente: «Tra chi mette le bombe nelle moschee e chi uccide
i cristiani, io sono sicuramente dalla parte dei primi. Non sono mai
stato d'accordo con chi mette le bombe, ma in questa situazione scelgo
chi va contro gli assassini dei cattolici, degli ortodossi, degli
ebrei, dei sacerdoti». Come si vede, una difesa a tutto campo di
Roberto Sandalo e dei suoi attentati. Parole che, se fossero state
pronunciate da uno sprovveduto qualsiasi ai tempi delle leggi speciali
antiterrorismo, di cui Cossiga, quando era ministro degli Interni, fu
uno dei principali artefici, avrebbero fruttato, sicuramente, alcuni
anni di carcere speciale.
Ora, a parte l'assordante silenzio con il quale sono state accolte
queste gravissime affermazioni – gravissime, è chiaro, per chi
dovrebbe difendere la sacralità delle istituzioni – che non
hanno suscitato nessuno dei ricorrenti "moti di sdegno" ai quali siamo
abituati, viene da chiedersi cosa abbia spinto questa alta figura
istituzionale a dire certe cose. Ma la sua onestà intellettuale,
naturalmente, così come il suo sardissimo senso dell'amicizia!
Roberto Sandalo infatti, fu il pentito di Prima Linea che a suo tempo
accusò apertamente Cossiga di aver favorito la fuga di Marco
Donat Cattin, dirigente della stessa organizzazione e figlio del
potentissimo ministro democristiano Carlo. Il classico segreto di
Pulcinella, ovviamente, ma il fatto che lo rivelasse Sandalo, che con
le sue dichiarazioni stava facendo andare in galera decine di militanti
di Prima Linea, veniva ad assumere un significato particolare.
Soprattutto se si fosse insistito, come si sarebbe potuto, su questo
tasto. La cosa, se non ricordo male, finì con una mezza
ritrattazione del "pentito" e l'ovvia assoluzione del ministro.
Insomma, un lieto fine in piena regola.
È chiaro allora che, anche se dopo trent'anni, i debiti vanno
onorati. Soprattutto se onorati sono tanto il creditore quanto il
debitore.
MoM