Umanità Nova, n.15 del 27 aprile 2008, anno 88

Centrali nucleari e leucemia. Rischio mortale


Mentre i danni causati alla salute umana da un incidente in una centrale nucleare o dalla fuoriuscita di grandi quantità di radiazioni radioattive sono incontestati, il normale esercizio di un impianto nucleare è considerato innocuo. Si tratta di una situazione assurda, purtroppo confermata anche dalla gran parte degli ambientalisti italiani che fra le motivazioni con le quali cercano di arginare la marea montante dei fautori del ritorno al nucleare dimenticano costantemente di citare la questione dei danni provocati da quelle che i vecchi antinucleari ricordano come "basse dosi di radiazioni", cioè le radiazioni che fuoriescono dagli impianti nucleari durante il loro normale funzionamento.
Lacuna grave, che sarà il caso di colmare alla svelta rifacendosi all'enorme mole di studi e lavori prodotti dal movimento antinucleare attivo nei paesi che hanno mantenuto la produzione di energia da centrali atomiche.
A questo proposito è il caso di ricordare uno studio estremamente recente, pubblicato lo scorso dicembre nello "European Journal of Cancer"  che dimostra che i bambini che vivono in un raggio di 5 km da un impianto nucleare corrono un rischio più elevato di contrarre precoci e gravissime forme di cancro.
Lo studio è tanto più importante perché non proviene dalle "solite" associazioni ambientaliste, nell'opinione comune portate naturalmente all'esasperazione di certi "dettagli".
Stavolta si tratta di uno studio dell'Università di Meinz, con tutti i crismi della scientificità.
I ricercatori di Meinz si sono concentrati, in particolare, sull'area attigua alla centrale nucleare di Krummel, dove è stato rilevato un eccezionale incremento delle leucemie, tanto infantili, quanto negli adulti.
Lo studio, che in Italia non ha avuto praticamente eco sui media, sempre pronti invece a dare grande spazio alle dotte dissertazioni della legione di neofilonucleari, ha provocato un grande dibattito in Germania anche perché molti di coloro che hanno realizzato lo studio si schierano apertamente fra i favorevoli alla produzione di energia nucleare. Le polemiche sono state talmente virulente che lo studio dalla situazione della centrale di Kummel è stato ampliato a tutte le 16 centrali nucleari tedesche. Ma il risultato non è cambiato: la deviazione tra quella che dovrebbe essere la normale incidenza di leucemie infantili e quella rivelata in prossimità delle 16 centrali atomiche è "statisticamente significativa", dicono gli scienziati, all'incirca 37 casi contro i 17 "attesi". Naturalmente i filonucleari, arrampicandosi sugli specchi, hanno sostenuto che non è detto che tale incidenza sia dovuta alla presenza delle centrali nucleari ma potrebbe derivare da altre cause, per ora ignote. È comunque significativo che gli esperti che hanno realizzato lo studio, fossero favorevoli o contrari al nucleare, hanno unanimemente accettato il metodo utilizzato". Insomma nessuno ha contestato i risultati dello studio.
In attesa che vengano trovate queste cause, magari facendo ricorso a Mago Zurlì o al Mago Othelma, sarà il caso che il dossier sulle conseguenze delle "basse dosi di radiazioni" venga riaperto anche in Italia. Perché del nucleare di può ma, soprattutto, si deve fare a meno.

A. R.

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