Mentre i danni causati alla salute umana da un incidente in una
centrale nucleare o dalla fuoriuscita di grandi quantità di
radiazioni radioattive sono incontestati, il normale esercizio di un
impianto nucleare è considerato innocuo. Si tratta di una
situazione assurda, purtroppo confermata anche dalla gran parte degli
ambientalisti italiani che fra le motivazioni con le quali cercano di
arginare la marea montante dei fautori del ritorno al nucleare
dimenticano costantemente di citare la questione dei danni provocati da
quelle che i vecchi antinucleari ricordano come "basse dosi di
radiazioni", cioè le radiazioni che fuoriescono dagli impianti
nucleari durante il loro normale funzionamento.
Lacuna grave, che sarà il caso di colmare alla svelta
rifacendosi all'enorme mole di studi e lavori prodotti dal movimento
antinucleare attivo nei paesi che hanno mantenuto la produzione di
energia da centrali atomiche.
A questo proposito è il caso di ricordare uno studio
estremamente recente, pubblicato lo scorso dicembre nello "European
Journal of Cancer" che dimostra che i bambini che vivono in un
raggio di 5 km da un impianto nucleare corrono un rischio più
elevato di contrarre precoci e gravissime forme di cancro.
Lo studio è tanto più importante perché non
proviene dalle "solite" associazioni ambientaliste, nell'opinione
comune portate naturalmente all'esasperazione di certi "dettagli".
Stavolta si tratta di uno studio dell'Università di Meinz, con tutti i crismi della scientificità.
I ricercatori di Meinz si sono concentrati, in particolare, sull'area
attigua alla centrale nucleare di Krummel, dove è stato rilevato
un eccezionale incremento delle leucemie, tanto infantili, quanto negli
adulti.
Lo studio, che in Italia non ha avuto praticamente eco sui media,
sempre pronti invece a dare grande spazio alle dotte dissertazioni
della legione di neofilonucleari, ha provocato un grande dibattito in
Germania anche perché molti di coloro che hanno realizzato lo
studio si schierano apertamente fra i favorevoli alla produzione di
energia nucleare. Le polemiche sono state talmente virulente che lo
studio dalla situazione della centrale di Kummel è stato
ampliato a tutte le 16 centrali nucleari tedesche. Ma il risultato non
è cambiato: la deviazione tra quella che dovrebbe essere la
normale incidenza di leucemie infantili e quella rivelata in
prossimità delle 16 centrali atomiche è "statisticamente
significativa", dicono gli scienziati, all'incirca 37 casi contro i 17
"attesi". Naturalmente i filonucleari, arrampicandosi sugli specchi,
hanno sostenuto che non è detto che tale incidenza sia dovuta
alla presenza delle centrali nucleari ma potrebbe derivare da altre
cause, per ora ignote. È comunque significativo che gli esperti
che hanno realizzato lo studio, fossero favorevoli o contrari al
nucleare, hanno unanimemente accettato il metodo utilizzato". Insomma
nessuno ha contestato i risultati dello studio.
In attesa che vengano trovate queste cause, magari facendo ricorso a
Mago Zurlì o al Mago Othelma, sarà il caso che il dossier
sulle conseguenze delle "basse dosi di radiazioni" venga riaperto anche
in Italia. Perché del nucleare di può ma, soprattutto, si
deve fare a meno.
A. R.