I risultati di queste elezioni politiche 2008 vengono analizzati con
dovizia di particolari dalla stampa e dalla televisione, ma ruotano
attorno ad alcuni concetti che fin da subito sono stati ripetuti, tanto
da diventare, nel breve volger di pochi giorni, fatti indiscussi.
È interessante notare che vinti e vincitori sono accomunati da
analisi simili, se non coincidenti. La cosa fa pensare: è come
se l'orizzonte sullo sfondo del quale sono fatte le analisi del dopo
voto sia in gran parte condiviso, riconosciuto come un dato di fatto.
Eppure, a ben guardare, ci sarebbe più di un motivo per iniziare
a dire che anche questo passaggio della nostra storia recente avviene
sulla base di uno spiegamento impressionante di mezzi di comunicazione
di massa tutti protesi ad avvalorare una certa immagine del presente e
del futuro che "necessariamente" ci attende. Così potente
è la capacità di creare immaginario da parte di chi
detiene televisioni, giornali, siti internet, che anche la sconfitta
viene letta con le lenti dei vincitori. A tanto è arrivata
l'egemonia di chi fa del capitalismo la prima ed ultima ideologia: il
capitalismo è vincente perchè naturale. Pensare ed agire
politicamente in modo contrario è, prima che errato, "dis-umano".
Così, per venire alle recenti elezioni, da giorni sentiamo
ripetere che la sconfitta della Sinistra Arcobaleno, è frutto di
tre fattori: il "voto utile" a favore del Pd; l'astensione e il travaso
di voti verso altre forze politiche "popolari" e interpretate come
"antisistema" quali la Lega Nord. Quando un'area politica, un insieme
di partiti, perde in due anni circa 2.800mila voti dei 3.800mila che
aveva preso, certo non può negarsi che l'esperienza degli ultimi
due anni, cioè la partecipazione al governo Prodi, non sia stata
devastante per queste sigle. La delusione nei confronti di Rc-Comunsti
Italiani-Verdi è andata crescendo in modo palpabile ed
inarrestabile nel loro elettorato, provvedimento dopo provvedimento.
Intanto la crisi economica si affacciava e il potere di acquisto dei
salari si abbassava, allargando sempre più la forbice sociale.
Ma si può dire oggi che "gli operai votano Lega e hanno in tasca
la tessera della Fiom"? Si può generalizzare a tal punto da
affermare che "gli strati bassi" della società si sentono oggi
più rappresentati da chi predica odio per gli stranieri ed un
"sano" egoismo campanilistico e locale?
C'è del vero in queste affermazioni: ma non tutta la
verità. Incominciamo con il dire che a 160 anni dal Manifesto
del partito comunista, nelle società occidentali la sussunzione
della "classe lavoratrice" nelle dinamiche dello stato democratico di
stampo liberale è fatto acquisito, tanto che i lavoratori si
sentono rappresentati, non da oggi, da tutto l'arco dei partiti che di
volta in volta si presentano alle elezioni. Analizzare il presente
dicendo che "i lavoratori" hanno "voltato le spalle" alle "ideologie
novecentesche di trasformazione radicale" e si sentono al caldo ed in
famiglia con il libero mercato e lo stato liberale, significa, ancora
una volta, mistificare le cose. Giacché, restando all'Italia, i
partiti che si sono presi una sonora batosta il 13-14 aprile 2008 non
possono essere gratificati del titolo di "rappresentanti dei
lavoratori" e la loro sconfitta come uno "spostamento a destra" dei
lavoratori stessi. I lavoratori, in occidente, da quando ci sono gli
stati democratici liberali, sono contemporaneamente a destra, al centro
e a sinistra. E i sindacati occidentali sono da molto una parte
organica dell'insieme politico-istituzionale che governa le nostre
società. Ridurre l'attuale contingenza ad una questione di
capacità/incapacità rappresentativa è la
mistificazione che nega la sussistenza del disagio dato dalla questione
sociale che nel nostro paese viene sepolta sotto tonnellate di
quotidiana propaganda. Gli individui hanno bisogni: gli si può
dire di "cavarsela"; si può cercare di creare luoghi, tempi,
modi per cercare una soddisfazione collettiva di questi bisogni:
partendo dalla concretezza dei rapporti di sfruttamento in cui questi
individui sono immersi. Senza critica radicale del presente, quando i
tempi si fan cupi dal punto di vista economico e sociale come questi,
scatta il "si salvi chi può" ed i risultati sono sotto gli occhi
di tutti. Ma scambiare il fallimento di una classe dirigente, quella
della Sinistra Arcobaleno, con un evento "epocale" e con la fine di
qualcosa di altro che non sia questa classe dirigente serve solo a
rafforzare chi oggi domina il presente e a mistificare una
realtà dove disagio e conflittualità viaggiano
sottopelle, ma non son certo morti.
W. B.