Giovedì 17 aprile scorso, alle sei di pomeriggio, un gruppo
di fascisti ha fatto irruzione al circolo di cultura omosessuale "Mario
Mieli" di Roma.
Le canaglie fasciste hanno devastato l'ingresso del locale e, da
vigliacchi quali sono, se la sono data a gambe quando si sono trovati
di fronte un numero inatteso di presenti, invece dei soliti pochi, per
la concomitanza di due riunioni.
Questa aggressione non è che l'ennesima scorribanda fascista a
Roma. Negli ultimi mesi ci sono state aggressioni quotidiane ai danni
di compagni, immigrati, femministe, omosessuali, locali "di sinistra",
concerti, centri sociali, case occupate.
È evidente la connivenza poliziesca con queste aggressioni. Se
qualche decina di persone assale un locale alle sei di pomeriggio di
fianco a via Ostiense, in una zona comunque trafficata, è
ostentata la certezza dell'impunità. Impunità che, del
resto, ha connotato le centinaia di aggressioni precedenti.
La notizia ha avuto qualche eco sulla stampa nazionale per la
concomitanza della campagna elettorale per l'elezione del nuovo sindaco
a Roma. Immediata la condanna pronunciata dal candidato dei papalini e
dei palazzinari, Francesco Rutelli, alla ricerca dei voti degli
omosessuali ed ansioso di far dimenticare il suo sostegno alle tesi
omofobe del vaticano. Con qualche ora di ritardo, invece, la condanna
del candidato dei papalini e dei palazzinari, Gianni Alemanno, alla
ricerca dei voti degli omosessuali e timoroso di condannare un'azione
condotta da qualche suo supporter.
Peccato che non si ricordino condanne di nessuno dei due aspiranti
sindaco all'incendio fascista che, due mesi fa, ha devastato il "Coming
out", locale gay a due passi dal Colosseo. Forse avevano paura di
intralciare il lavoro delle solerti forze dell'ordine che, mentre non
hanno visto nulla di nessuna aggressione fascista, sono riusciti a
vedere nella notte due ragazzi darsi un bacio proprio vicino al locale,
poi bruciato, e li hanno denunciati per atti osceni in luogo pubblico.
F&V