Umanità Nova, n.16 del 4 maggio 2008, anno 88

Assassine, madonne, oche, vittime... Ruoli femminili per il teatrino elettorale


Possiamo dormire sonni tranquilli, tra poco nessuno ci farà più nulla.
La proposta di Rutelli di fornire le donne di braccialetti antistupro inizialmente fa ridere, ma poi, se ci pensi un po' qualche considerazione viene alla mente.
Innanzitutto è una idea vecchia, formulata qualche mese fa: la regione Lombardia progettava finanziamenti ai Comuni lombardi per l'attivazione di braccialetti elettronici da utilizzare come difesa personale. La proposta era firmata da Demartini, esponente della Lega, con l'appoggio di An e Forza Italia.
Oggi la propone "un sinistro" e "i destri" lo prendono a pernacchie… La politica è così: oggi dici una cosa e domani ci ripensi… O forse le donne padane non sono come quelle romane, chissà!
L'uomo (figuriamoci il Sindaco) difende le sue donne, difende la patria, difende l'onore.
Non si capisce perché, allora, non dotare le donne di cintura di castità: non ha bisogno di attivazione, né di centrali operative cui mandare l'sos. Se poi è fornita di denti aguzzi il risultato è assicurato…
Chissà con chi si sarà consigliato il nostro belloccio italiano: avrà chiesto consiglio a qualche donna? Poco probabile.
La verità è che il pensiero delle donne non conta, ed è questo il vero stupro.
La questione del braccialetto è stata utilizzata per agitare nuovamente lo spauracchio della sicurezza. Quante volte occorrerà ripetere che la violenza sulle donne non è qualcosa nato ora ad opera degli immigrati, ma strutturale, che non conosce differenza di classe, di cultura, di religione, luogo di nascita o appartenenza politica. Quante volte dovremo ricordare che la violenza sulle donne avviene molto più spesso nelle case ad opera dei parenti o dei conoscenti che nelle strade.
Dire che le violenze maggiori si compiono in famiglia non significa negare quelle che accadono all'esterno, ma ricondurre la questione a quello che sono i rapporti tra uomo e donna in una società patriarcale, fondata su un ipotetico modello di famiglia eterosessuale in cui la donna è una pedina di scarsa importanza. Purtroppo spesso anche le donne cascano in questa trappola, riconducendo la loro insoddisfazione e i loro problemi ad un nemico esterno, facile da attaccare e facile capro espiatorio che permette di non vedere le condizioni di violenza e di insicurezza presenti nelle famiglie, sui posti di lavoro, nelle scuole.
Al di là dello stupro fisico ve ne è un altro che avviene quotidianamente sulla nostra pelle. Siamo utilizzate come pedine per trattare via via gli argomenti elettorali di turno. Prima l'aborto, oggi la sicurezza: i maschi diventano le figure positive, le donne quelle negative. È un caso che dopo lo stupro di Roma la prima pagina dei giornali fosse dedicata ai "salvatori", maschi, della ragazza. Lo stesso rilievo era stato dato alla donna che aveva fatto arrestare l'assassino di Giovanna Reggiani? A me non sembra.
Le donne sono trattate in modo diverso a seconda dei casi: come assassine se occorre una campagna moralizzatrice, come oche o regine del focolare se occorre rafforzare la famiglia, come povere vittime se occorre rafforzare il controllo statale. Avete fatto caso che i discorsi su come si veste una donna, che luoghi frequenta, quali sono i suoi atteggiamenti, vengono fuori solo quando lo stupratore è italiano? Negli altri casi la donna è sempre una "madonna".
Anche il "braccialetto" si inserisce dunque in questa logica di "uso della donna". La donna italiana (o straniera, ma che si trova in Italia), appartiene al maschio e va difesa dai pericoli esterni (così come si mettono gli antifurti alle case). Ma anche nelle case la donna appartiene al maschio e chi si rifiuta di essere proprietà altrui viene punita, talvolta anche con la perdita della vita.
Contro tutto ciò un braccialetto che c'entra?

R. P.

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