Possiamo dormire sonni tranquilli, tra poco nessuno ci farà più nulla.
La proposta di Rutelli di fornire le donne di braccialetti antistupro
inizialmente fa ridere, ma poi, se ci pensi un po' qualche
considerazione viene alla mente.
Innanzitutto è una idea vecchia, formulata qualche mese fa: la
regione Lombardia progettava finanziamenti ai Comuni lombardi per
l'attivazione di braccialetti elettronici da utilizzare come difesa
personale. La proposta era firmata da Demartini, esponente della Lega,
con l'appoggio di An e Forza Italia.
Oggi la propone "un sinistro" e "i destri" lo prendono a pernacchie… La
politica è così: oggi dici una cosa e domani ci ripensi…
O forse le donne padane non sono come quelle romane, chissà!
L'uomo (figuriamoci il Sindaco) difende le sue donne, difende la patria, difende l'onore.
Non si capisce perché, allora, non dotare le donne di cintura di
castità: non ha bisogno di attivazione, né di centrali
operative cui mandare l'sos. Se poi è fornita di denti aguzzi il
risultato è assicurato…
Chissà con chi si sarà consigliato il nostro belloccio
italiano: avrà chiesto consiglio a qualche donna? Poco
probabile.
La verità è che il pensiero delle donne non conta, ed è questo il vero stupro.
La questione del braccialetto è stata utilizzata per agitare
nuovamente lo spauracchio della sicurezza. Quante volte
occorrerà ripetere che la violenza sulle donne non è
qualcosa nato ora ad opera degli immigrati, ma strutturale, che non
conosce differenza di classe, di cultura, di religione, luogo di
nascita o appartenenza politica. Quante volte dovremo ricordare che la
violenza sulle donne avviene molto più spesso nelle case ad
opera dei parenti o dei conoscenti che nelle strade.
Dire che le violenze maggiori si compiono in famiglia non significa
negare quelle che accadono all'esterno, ma ricondurre la questione a
quello che sono i rapporti tra uomo e donna in una società
patriarcale, fondata su un ipotetico modello di famiglia eterosessuale
in cui la donna è una pedina di scarsa importanza. Purtroppo
spesso anche le donne cascano in questa trappola, riconducendo la loro
insoddisfazione e i loro problemi ad un nemico esterno, facile da
attaccare e facile capro espiatorio che permette di non vedere le
condizioni di violenza e di insicurezza presenti nelle famiglie, sui
posti di lavoro, nelle scuole.
Al di là dello stupro fisico ve ne è un altro che avviene
quotidianamente sulla nostra pelle. Siamo utilizzate come pedine per
trattare via via gli argomenti elettorali di turno. Prima l'aborto,
oggi la sicurezza: i maschi diventano le figure positive, le donne
quelle negative. È un caso che dopo lo stupro di Roma la prima
pagina dei giornali fosse dedicata ai "salvatori", maschi, della
ragazza. Lo stesso rilievo era stato dato alla donna che aveva fatto
arrestare l'assassino di Giovanna Reggiani? A me non sembra.
Le donne sono trattate in modo diverso a seconda dei casi: come
assassine se occorre una campagna moralizzatrice, come oche o regine
del focolare se occorre rafforzare la famiglia, come povere vittime se
occorre rafforzare il controllo statale. Avete fatto caso che i
discorsi su come si veste una donna, che luoghi frequenta, quali sono i
suoi atteggiamenti, vengono fuori solo quando lo stupratore è
italiano? Negli altri casi la donna è sempre una "madonna".
Anche il "braccialetto" si inserisce dunque in questa logica di "uso
della donna". La donna italiana (o straniera, ma che si trova in
Italia), appartiene al maschio e va difesa dai pericoli esterni
(così come si mettono gli antifurti alle case). Ma anche nelle
case la donna appartiene al maschio e chi si rifiuta di essere
proprietà altrui viene punita, talvolta anche con la perdita
della vita.
Contro tutto ciò un braccialetto che c'entra?
R. P.