Umanità Nova, n.16 del 4 maggio 2008, anno 88

Cannabis: la Cassazione difende il mercato nero. Narcoproibizionisti


Il narcogoverno più "narcos" del mondo non è stato in Colombia o nel Triangolo d'Oro o nell'Afganistan dei signori della guerra, ma in Italia ai tempi del Governo Berlusconi edizione 2001-2006. Nessun altro governo della storia mondiale ha mai potuto infatti vantare nel suo staff un ministro (il mitico Miccicchè che la bamba se la faceva portare direttamente al Ministero dell'Economia) e due sottosegretari che sono stati denunciati per cocaina.
Dato che i cocainomani odiano i fumatori di cannabis (troppo rilassati e tranquilli per i loro nevrotici gusti), uno dei provvedimenti del Narcogoverno Berlusconi fu la Legge Fini sulle droghe che mette sullo stesso piano droghe leggere e droghe pesanti, come prevedono già le legislazioni di Cuba, Iran, Cina, Corea del Nord e Vietnam. Il principale sponsor del provvedimento fu Alleanza Nazionale, giusto pochi mesi dopo le dimissioni di Nicola Calderona, coordinatore nazionale dei piccoli balilla di Azione Giovani, costretto a lasciare il posto per esser stato beccato con la cocaina dalla Guardia di Finanza...
Nel totale sprezzo del ridicolo (e grazie al servilismo infame dei pennivendoli di regime che evidentemente non ci vedevano nulla di strano nel fatto che un governo di cocainomani facesse una legge contro la ganja) la Legge Fini fu approvata all'interno di un decreto-legge sulle Olimpiadi invernali di Torino. Il Presidente della Repubblica Don Abbondio Ciampi la firmò come da copione e i politicanti del centro-sinistra, allora in campagna elettorale, giurarono e spergiurarono che sarebbe stata abrogata "nei primi cento giorni". Quando, però, Prodi vinse le elezioni, la Legge Fini rimase al suo posto, nonostante le centinaia di promesse su una sua imminente abrogazione del Ministro delle Buone Intenzioni Mancate Paolo Ferrero. Così, mentre l'elenco degli esponenti di destra coinvolti in storie di cocaina continuava ad allungarsi (l'ultimo caso è successo a Taranto un paio di settimane fa: un consigliere comunale di AN è stato arrestato nel privè di una discoteca dopo esser stato sorpreso a spacciare cocaina con tanto di bilancino di precisione), la Legge Fini ha iniziato a funzionare a pieno regime.
I risultati non sono mancati. Come ha rivelato il rapporto dell'Osservatorio Ue sulle droghe di Lisbona, in Italia la cocaina ha i prezzi più bassi d'Europa: adesso costa 50-60 euro al grammo (meno di vent'anni fa quando costava 150-180mila lire), mentre nel dicembre 2005 – appena prima della Legge Fini – costava 100-120 euro. Anche l'eroina sta tornando alla grande: dopo che negli anni '80 la sua diffusione fu bloccata dall'emergere dei centri sociali (dove al grido "né eroina, né polizia" vigeva la massima tolleranza per le droghe leggere accompagnata dal rifiuto consapevole delle droghe pesanti), adesso sono purtroppo sempre di più i giovanissimi che si stanno avvicinando agli oppiacei, convinti magari che le cose stiano proprio come dice la Legge e che tra farsi una canna e farsi una pera o uno sniffo non ci sia differenza. D'altra parte la Legge Fini favorisce la diffusione delle droghe pesanti a tutti i livelli: basti pensare che mentre prima chi spacciava sostanze diverse veniva condannato a una pena diversa per ogni tipo di sostanza spacciata, adesso viene condannato ad un'unica pena e così le piazze si stanno riempiendo di tanti piccoli spacciatori che oltre al fumo vendono anche la coca, le pasticche etc e tutto quello che può tentare i loro clienti, soprattutto quelli più giovani e sprovveduti..

L'ultimo atto della furia proibizionista che da anni travolge la Penisola è stato giovedì 24 aprile la sentenza delle sezioni unite penali della Cassazione presiedute che respingendo il ricorso di un giovane di Vigevano, Vincenzo D. S., che era stato condannato a 4 mesi di reclusione e ad una multa di 1000 euro, hanno confermato una volta per tutte che è perseguibile penalmente la coltivazione domestica anche di una sola piantina di cannabis. Bocciata la richiesta del sostituito procuratore generale della Cassazione, Vitagliano Esposito, secondo cui la coltivazione di poche piantine deve essere considerata lecita, la coltivazione domestica è tornata ad essere un essere un reato penale (e le pene possono andare da 1 a 6 anni di carcere se i giudici ritengono che sia "un fatto di lieve entità" o da 6 a 20 anni se invece decidono il contrario, a propria totale discrezione naturalmente). Circa un anno fa, la Sesta sezione si era pronunciata in favore di una distinzione tra «coltivazione domestica» e «coltivazione tecnico-agraria o imprenditoriale». E, considerando accettabile l'equiparazione tra i concetti di detenzione e coltivazione, stabiliva che si dovesse sempre distinguere tra uso personale o meno. In effetti, se io coltivo un vasetto di basilico, non per questo divento un verduraio... In spregio ad ogni logica, però, la Cassazione a corti riunite ha stabilito che la coltivazione domestica di cannabis deve tornare ad essere un reato penale, anche se il raccolto è destinato ad esclusivo uso personale.
Con questa sentenza, ha detto il tossicologo Nunzio Santalucia, "è stata affossata la possibilità di operare la distinzione tra il mercato delle droghe pesanti e leggere, e di stroncare definitivamente il mercato nero della cannabis, dove chi fuma spinelli trova di tutto". Tra l'altro, nel 1993 un referendum ha sancito che la detenzione di sostanze stupefacenti per consumo personale non è reato. La Cassazione ha confermato che da una parte non esiste reato nel possedere una piccola quantità di sostanze per uso individuale (anche se si viene sottoposti a sanzioni amministrative che col ritiro della potente, il domicilio etc. sono già di per sé gravi limitazioni alla libertà personale), dall'altra l'unico modo per procurarsi la sostanza è illegale". Come ha scritto il sociologo Guido Blumir, oggi "la maggior parte dei consumatori continua ad acquistare al mercato nero. Il motivo è semplicissimo: ha paura dei rischi. La coltivazione è vistosa e dura mesi. Ogni anno vengono scoperte migliaia di coltivazioni domestiche. Tre su quattro dei fermati vengono arrestati. E poi, nei tribunali, salvo alcune sentenze di assoluzione, la pena media sta tra i sei e gli otto mesi (di più per i recidivi). Se la maggior parte dei consumatori passasse alla coltivazione domestica, tornerebbero nell'economia legale dei normali consumi 6-7 miliardi di euro".
La sentenza della Cassazione è stata naturalmente accolta con gioia dalla destra. D'altronde, solo pochi giorni prima, il criminale fascista Gianfranco Fini, intervistato da "Il Giornale", aveva dichiarato che il governo del Pdl avrà come primo obiettivo "la sicurezza con "più uomini e mezzi per le forze dell'ordine", "certezza delle pene per chi delinque", "la bonifica di città e quartieri da sbandati e immigrati clandestini" e quindi "incrementare la lotta alla droga perché chi la assume perde ogni remora morale ed è pronto ad uccidere anche per 50 euro" (riesumando così una vecchia leggenda urbana a cui può credere solo chi è abbastanza stupido e ignorante da leggere il Giornale).
Tra le scomposte grida di gioia dei cocainomani del Pdl e dintorni (s'è fatto risentire persino Don Gelmini, il fondatore della Comunità Incontro scomparso dalla circolazione dopo esser stato rinviato a giudizio per abusi sessuali sui suoi ospiti) è apparsa particolarmente inquietante la dichiarazione della meretrice di regime Gabriella Carlucci, secondo cui "sarà compito del nuovo Governo intervenire per porre un freno, in maniera definitiva, agli slogan "più spinelli per tutti", che sembra chiaramente preludere a provvedimenti che limiteranno la libertà d'espressione, realizzando quello che è da sempre uno degli obiettivi degli ultras del proibizionismo, per cui chi mette in discussione le sacre ragioni della "guerra della droga" dovrebbe essere perseguito a livello penale. Andrea Muccioli, che ha ereditato dal padre (il famigerato torturatore e stupratore Vincenzo Muccioli) la direzione del lager di San Patrignano, ha invece invocato provvedimenti conto "feste della semina", "street parade" e manifestazioni antiproibizioniste in genere.
Per chi dissente dalla crociata anticannabis lanciata dai fascisti, insomma, si prevedono tempi duri. Ma gli antiproibizionisti non demordono. Sabato 3 maggio è prevista a Roma l'edizione italiana della Million Marijuana March, la manifestazione per la legalizzazione della cannabis che si tiene ogni anno il primo sabato di maggio in centinaia di città in tutto il mondo. Sabato 31 maggio, invece, sarà la volta di Canapisa, la street parade antiproibizionista che si tiene a Pisa dal 2001. Gli amanti della libertà non potranno mancare a questi appuntamenti...

robertino

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