Il narcogoverno più "narcos" del mondo non è stato in
Colombia o nel Triangolo d'Oro o nell'Afganistan dei signori della
guerra, ma in Italia ai tempi del Governo Berlusconi edizione
2001-2006. Nessun altro governo della storia mondiale ha mai potuto
infatti vantare nel suo staff un ministro (il mitico Miccicchè
che la bamba se la faceva portare direttamente al Ministero
dell'Economia) e due sottosegretari che sono stati denunciati per
cocaina.
Dato che i cocainomani odiano i fumatori di cannabis (troppo rilassati
e tranquilli per i loro nevrotici gusti), uno dei provvedimenti del
Narcogoverno Berlusconi fu la Legge Fini sulle droghe che mette sullo
stesso piano droghe leggere e droghe pesanti, come prevedono già
le legislazioni di Cuba, Iran, Cina, Corea del Nord e Vietnam. Il
principale sponsor del provvedimento fu Alleanza Nazionale, giusto
pochi mesi dopo le dimissioni di Nicola Calderona, coordinatore
nazionale dei piccoli balilla di Azione Giovani, costretto a lasciare
il posto per esser stato beccato con la cocaina dalla Guardia di
Finanza...
Nel totale sprezzo del ridicolo (e grazie al servilismo infame dei
pennivendoli di regime che evidentemente non ci vedevano nulla di
strano nel fatto che un governo di cocainomani facesse una legge contro
la ganja) la Legge Fini fu approvata all'interno di un decreto-legge
sulle Olimpiadi invernali di Torino. Il Presidente della Repubblica Don
Abbondio Ciampi la firmò come da copione e i politicanti del
centro-sinistra, allora in campagna elettorale, giurarono e
spergiurarono che sarebbe stata abrogata "nei primi cento giorni".
Quando, però, Prodi vinse le elezioni, la Legge Fini rimase al
suo posto, nonostante le centinaia di promesse su una sua imminente
abrogazione del Ministro delle Buone Intenzioni Mancate Paolo Ferrero.
Così, mentre l'elenco degli esponenti di destra coinvolti in
storie di cocaina continuava ad allungarsi (l'ultimo caso è
successo a Taranto un paio di settimane fa: un consigliere comunale di
AN è stato arrestato nel privè di una discoteca dopo
esser stato sorpreso a spacciare cocaina con tanto di bilancino di
precisione), la Legge Fini ha iniziato a funzionare a pieno regime.
I risultati non sono mancati. Come ha rivelato il rapporto
dell'Osservatorio Ue sulle droghe di Lisbona, in Italia la cocaina ha i
prezzi più bassi d'Europa: adesso costa 50-60 euro al grammo
(meno di vent'anni fa quando costava 150-180mila lire), mentre nel
dicembre 2005 – appena prima della Legge Fini – costava 100-120 euro.
Anche l'eroina sta tornando alla grande: dopo che negli anni '80 la sua
diffusione fu bloccata dall'emergere dei centri sociali (dove al grido
"né eroina, né polizia" vigeva la massima tolleranza per
le droghe leggere accompagnata dal rifiuto consapevole delle droghe
pesanti), adesso sono purtroppo sempre di più i giovanissimi che
si stanno avvicinando agli oppiacei, convinti magari che le cose stiano
proprio come dice la Legge e che tra farsi una canna e farsi una pera o
uno sniffo non ci sia differenza. D'altra parte la Legge Fini favorisce
la diffusione delle droghe pesanti a tutti i livelli: basti pensare che
mentre prima chi spacciava sostanze diverse veniva condannato a una
pena diversa per ogni tipo di sostanza spacciata, adesso viene
condannato ad un'unica pena e così le piazze si stanno
riempiendo di tanti piccoli spacciatori che oltre al fumo vendono anche
la coca, le pasticche etc e tutto quello che può tentare i loro
clienti, soprattutto quelli più giovani e sprovveduti..
L'ultimo atto della furia proibizionista che da anni travolge la
Penisola è stato giovedì 24 aprile la sentenza delle
sezioni unite penali della Cassazione presiedute che respingendo il
ricorso di un giovane di Vigevano, Vincenzo D. S., che era stato
condannato a 4 mesi di reclusione e ad una multa di 1000 euro, hanno
confermato una volta per tutte che è perseguibile penalmente la
coltivazione domestica anche di una sola piantina di cannabis. Bocciata
la richiesta del sostituito procuratore generale della Cassazione,
Vitagliano Esposito, secondo cui la coltivazione di poche piantine deve
essere considerata lecita, la coltivazione domestica è tornata
ad essere un essere un reato penale (e le pene possono andare da 1 a 6
anni di carcere se i giudici ritengono che sia "un fatto di lieve
entità" o da 6 a 20 anni se invece decidono il contrario, a
propria totale discrezione naturalmente). Circa un anno fa, la Sesta
sezione si era pronunciata in favore di una distinzione tra
«coltivazione domestica» e «coltivazione
tecnico-agraria o imprenditoriale». E, considerando accettabile
l'equiparazione tra i concetti di detenzione e coltivazione, stabiliva
che si dovesse sempre distinguere tra uso personale o meno. In effetti,
se io coltivo un vasetto di basilico, non per questo divento un
verduraio... In spregio ad ogni logica, però, la Cassazione a
corti riunite ha stabilito che la coltivazione domestica di cannabis
deve tornare ad essere un reato penale, anche se il raccolto è
destinato ad esclusivo uso personale.
Con questa sentenza, ha detto il tossicologo Nunzio Santalucia,
"è stata affossata la possibilità di operare la
distinzione tra il mercato delle droghe pesanti e leggere, e di
stroncare definitivamente il mercato nero della cannabis, dove chi fuma
spinelli trova di tutto". Tra l'altro, nel 1993 un referendum ha
sancito che la detenzione di sostanze stupefacenti per consumo
personale non è reato. La Cassazione ha confermato che da una
parte non esiste reato nel possedere una piccola quantità di
sostanze per uso individuale (anche se si viene sottoposti a sanzioni
amministrative che col ritiro della potente, il domicilio etc. sono
già di per sé gravi limitazioni alla libertà
personale), dall'altra l'unico modo per procurarsi la sostanza è
illegale". Come ha scritto il sociologo Guido Blumir, oggi "la maggior
parte dei consumatori continua ad acquistare al mercato nero. Il motivo
è semplicissimo: ha paura dei rischi. La coltivazione è
vistosa e dura mesi. Ogni anno vengono scoperte migliaia di
coltivazioni domestiche. Tre su quattro dei fermati vengono arrestati.
E poi, nei tribunali, salvo alcune sentenze di assoluzione, la pena
media sta tra i sei e gli otto mesi (di più per i recidivi). Se
la maggior parte dei consumatori passasse alla coltivazione domestica,
tornerebbero nell'economia legale dei normali consumi 6-7 miliardi di
euro".
La sentenza della Cassazione è stata naturalmente accolta con
gioia dalla destra. D'altronde, solo pochi giorni prima, il criminale
fascista Gianfranco Fini, intervistato da "Il Giornale", aveva
dichiarato che il governo del Pdl avrà come primo obiettivo "la
sicurezza con "più uomini e mezzi per le forze dell'ordine",
"certezza delle pene per chi delinque", "la bonifica di città e
quartieri da sbandati e immigrati clandestini" e quindi "incrementare
la lotta alla droga perché chi la assume perde ogni remora
morale ed è pronto ad uccidere anche per 50 euro" (riesumando
così una vecchia leggenda urbana a cui può credere solo
chi è abbastanza stupido e ignorante da leggere il Giornale).
Tra le scomposte grida di gioia dei cocainomani del Pdl e dintorni
(s'è fatto risentire persino Don Gelmini, il fondatore della
Comunità Incontro scomparso dalla circolazione dopo esser stato
rinviato a giudizio per abusi sessuali sui suoi ospiti) è
apparsa particolarmente inquietante la dichiarazione della meretrice di
regime Gabriella Carlucci, secondo cui "sarà compito del nuovo
Governo intervenire per porre un freno, in maniera definitiva, agli
slogan "più spinelli per tutti", che sembra chiaramente
preludere a provvedimenti che limiteranno la libertà
d'espressione, realizzando quello che è da sempre uno degli
obiettivi degli ultras del proibizionismo, per cui chi mette in
discussione le sacre ragioni della "guerra della droga" dovrebbe essere
perseguito a livello penale. Andrea Muccioli, che ha ereditato dal
padre (il famigerato torturatore e stupratore Vincenzo Muccioli) la
direzione del lager di San Patrignano, ha invece invocato provvedimenti
conto "feste della semina", "street parade" e manifestazioni
antiproibizioniste in genere.
Per chi dissente dalla crociata anticannabis lanciata dai fascisti,
insomma, si prevedono tempi duri. Ma gli antiproibizionisti non
demordono. Sabato 3 maggio è prevista a Roma l'edizione italiana
della Million Marijuana March, la manifestazione per la legalizzazione
della cannabis che si tiene ogni anno il primo sabato di maggio in
centinaia di città in tutto il mondo. Sabato 31 maggio, invece,
sarà la volta di Canapisa, la street parade antiproibizionista
che si tiene a Pisa dal 2001. Gli amanti della libertà non
potranno mancare a questi appuntamenti...
robertino