Umanità Nova, n.17 dell'11 maggio 2008, anno 88

Assassinio fascista. Verona: ammazzano a calci e pugni il "diverso" col codino


Tragicamente, per quanti conoscono il clima politico e culturale che si respira a Verona, era del tutto prevedibile la matrice della mortale aggressione avvenuta la notte del primo maggio nel centro cittadino, a due passi dal romantico balcone di Giulietta, nelle adiacenze di piazza delle Erbe già teatro di tante altre aggressioni e intimidazioni contro soggetti ritenuti diversi o non conformi, anche solo per il vestire, e comunque non tollerati dai nazifascisti locali.
Un clima di normale intolleranza che individua e persegue come nemici tutte le esistenze che, per colore della pelle, estrazione sociale, collocazione politica o diverso orientamento sessuale, sono ritenute estranee alla comunità, giungendo a praticare una sorta di pulizia etnica contro ogni persona ritenuta colpevole di "danneggiare l'immagine di Verona, città di classe".
La stessa città in cui, come si è visto lo scorso 25 aprile, è necessario affrontare divieti e manganelli per manifestare in memoria della Resistenza e delle vittime dei lager nazisti.
Le prime notizie parlavano di un gruppo di cinque giovani veronesi, vestiti col bomber e due con testa rasata, che con un pretesto avevano intercettato tre pacifici ragazzi della provincia usciti da un locale, di cui due con i capelli lunghi raccolti a coda. L'aggressione notturna è velocissima, nello stile tipico di quelle che avvengono fuori dagli stadi, ma con esiti fatali: Nicola Tommasoli, caduto a terra, ha la testa irreparabilmente devastata dai calci, probabilmente resi ancora più letali da calzature pesanti tipo "anfibi"; gli altri due amici rimangono feriti e sotto shock.
I giornalisti, invece, nei giorni seguenti fanno di tutto per minimizzare e depistare, riferendo di bulli, teppisti, balordi, ubriachi, squilibrati, eppure i precedenti politici non mancavano, tra cui i ripetuti agguati compiuti da ultrà neonazisti dell'Hellas Verona, armati di coltelli, mazze e catene, contro attivisti del centro sociale La Chimica.
In almeno due casi, nel luglio 2005 e nel novembre 2006, in città si era già rischiato il morto.
Un altro morto per mano fascista da sommarsi all'elenco degli assassinati in questi ultimi cinque anni*.
Stavolta la gravità del fatto, tanto più ai danni di un ragazzo veronese, di buona famiglia e non etichettabile come un estremista, ha imposto indagini serie che il magistrato ha affidato subito alla Digos, sospettando con facilità appartenenza e provenienza dei picchiatori.
Sapendo e forse avvertiti di essere stati individuati dalle telecamere presenti nella zona, uno dei responsabili si è subito costituito alla polizia, in compagnia del noto avvocato Roberto Bussinello, candidato sindaco per Forza Nuova alle passate elezioni; poche ore dopo venivano arrestati altri due componenti della ronda nazi mentre gli altri due dopo una breve fuga a Londra (dove notoriamente è attiva una rete di appoggio nazifascista) si sono consegnati alla polizia presso l'aeroporto di Bergamo.
Il profilo del primo reo confesso, non lascia margini al dubbio: rampollo della Verona-bene, noto ultrà dell'Hellas e aderente all'estrema destra scaligera; era stato denunciato assieme ad altri 16 camerati per attività razziste e neonazi fuori e dentro lo stadio così come altri due responsabili della mortale aggressione.
I compagni del liceo classico che frequenta lo conoscono come attivista del Blocco Studentesco; tra l'altro, si era fatto notare sia contestando una rievocazione della strage di Bologna che per il rifiuto di entrare dentro una sinagoga durante una gita scolastica.
Il sindaco leghista Tosi, lo stesso che in passato non ha avuto problemi a partecipare alle adunate anti-immigrazione dei nazifascisti venendo da questi appoggiato durante la campagna elettorale, adesso deve spiegare perché la sua politica all'insegna della tolleranza zero e delle ronde, non aveva previsto che la sicurezza fosse messa in pericolo proprio dai suoi sostenitori. A chi gli faceva notare che stavolta non era coinvolto alcun immigrato, ha replicato che si trattava di "un caso su un milione". Tra l'altro, appena pochi giorni prima, Tosi aveva confermato la sua solidarietà alle tifoserie dell'Hellas ancora una volta sotto accusa per comportamenti di stampo razzista ed aveva ribadito che Verona "razzista non è, non è mai stata né mai lo sarà".
Per assolvere il sindaco con la pistola, subito sono accorsi i postfascisti di Alleanza Nazionale che, davanti ad un innocente in fin di vita, si sono trasformati in sociologi d'accatto: Ignazio La Russa ha sostenuto che "Una certa dose di violenza nella società è sempre esistita", mente secondo il neo-sindaco di Roma Alemanno "Ci sono frange estremiste a destra come a sinistra ma sono più espressione di emarginazione urbana che di vera politica".
Un duro risveglio per quanti, da più parti, stanno teorizzando la fine delle contrapposizioni tra destra e sinistra e il presunto superamento storico dell'antifascismo.

Archivio Antifa


* Tra questi vanno ricordati il militante antifascista Davide Cesare "Dax" ucciso a coltellate da estremisti di destra a Milano il 16 marzo 2003; Fabio Tommaselli picchiato mortalmente vicino a Merano il 30 novembre 2003 da una banda di neonazisti ubriachi; Giovanni Silvestri assassinato con un colpo di pistola per futili motivi a Roma il 6 novembre 2005 da due noti nazisti; Renato Biagetti, giovane di sinistra ucciso a coltellate il 27 agosto 2006 a Focene, vicino a Roma, in un agguato fascista.

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