Tragicamente, per quanti conoscono il clima politico e culturale che si
respira a Verona, era del tutto prevedibile la matrice della mortale
aggressione avvenuta la notte del primo maggio nel centro cittadino, a
due passi dal romantico balcone di Giulietta, nelle adiacenze di piazza
delle Erbe già teatro di tante altre aggressioni e intimidazioni
contro soggetti ritenuti diversi o non conformi, anche solo per il
vestire, e comunque non tollerati dai nazifascisti locali.
Un clima di normale intolleranza che individua e persegue come nemici
tutte le esistenze che, per colore della pelle, estrazione sociale,
collocazione politica o diverso orientamento sessuale, sono ritenute
estranee alla comunità, giungendo a praticare una sorta di
pulizia etnica contro ogni persona ritenuta colpevole di "danneggiare
l'immagine di Verona, città di classe".
La stessa città in cui, come si è visto lo scorso 25
aprile, è necessario affrontare divieti e manganelli per
manifestare in memoria della Resistenza e delle vittime dei lager
nazisti.
Le prime notizie parlavano di un gruppo di cinque giovani veronesi,
vestiti col bomber e due con testa rasata, che con un pretesto avevano
intercettato tre pacifici ragazzi della provincia usciti da un locale,
di cui due con i capelli lunghi raccolti a coda. L'aggressione notturna
è velocissima, nello stile tipico di quelle che avvengono fuori
dagli stadi, ma con esiti fatali: Nicola Tommasoli, caduto a terra, ha
la testa irreparabilmente devastata dai calci, probabilmente resi
ancora più letali da calzature pesanti tipo "anfibi"; gli altri
due amici rimangono feriti e sotto shock.
I giornalisti, invece, nei giorni seguenti fanno di tutto per
minimizzare e depistare, riferendo di bulli, teppisti, balordi,
ubriachi, squilibrati, eppure i precedenti politici non mancavano, tra
cui i ripetuti agguati compiuti da ultrà neonazisti dell'Hellas
Verona, armati di coltelli, mazze e catene, contro attivisti del centro
sociale La Chimica.
In almeno due casi, nel luglio 2005 e nel novembre 2006, in città si era già rischiato il morto.
Un altro morto per mano fascista da sommarsi all'elenco degli assassinati in questi ultimi cinque anni*.
Stavolta la gravità del fatto, tanto più ai danni di un
ragazzo veronese, di buona famiglia e non etichettabile come un
estremista, ha imposto indagini serie che il magistrato ha affidato
subito alla Digos, sospettando con facilità appartenenza e
provenienza dei picchiatori.
Sapendo e forse avvertiti di essere stati individuati dalle telecamere
presenti nella zona, uno dei responsabili si è subito costituito
alla polizia, in compagnia del noto avvocato Roberto Bussinello,
candidato sindaco per Forza Nuova alle passate elezioni; poche ore dopo
venivano arrestati altri due componenti della ronda nazi mentre gli
altri due dopo una breve fuga a Londra (dove notoriamente è
attiva una rete di appoggio nazifascista) si sono consegnati alla
polizia presso l'aeroporto di Bergamo.
Il profilo del primo reo confesso, non lascia margini al dubbio:
rampollo della Verona-bene, noto ultrà dell'Hellas e aderente
all'estrema destra scaligera; era stato denunciato assieme ad altri 16
camerati per attività razziste e neonazi fuori e dentro lo
stadio così come altri due responsabili della mortale
aggressione.
I compagni del liceo classico che frequenta lo conoscono come attivista
del Blocco Studentesco; tra l'altro, si era fatto notare sia
contestando una rievocazione della strage di Bologna che per il rifiuto
di entrare dentro una sinagoga durante una gita scolastica.
Il sindaco leghista Tosi, lo stesso che in passato non ha avuto
problemi a partecipare alle adunate anti-immigrazione dei nazifascisti
venendo da questi appoggiato durante la campagna elettorale, adesso
deve spiegare perché la sua politica all'insegna della
tolleranza zero e delle ronde, non aveva previsto che la sicurezza
fosse messa in pericolo proprio dai suoi sostenitori. A chi gli faceva
notare che stavolta non era coinvolto alcun immigrato, ha replicato che
si trattava di "un caso su un milione". Tra l'altro, appena pochi
giorni prima, Tosi aveva confermato la sua solidarietà alle
tifoserie dell'Hellas ancora una volta sotto accusa per comportamenti
di stampo razzista ed aveva ribadito che Verona "razzista non è,
non è mai stata né mai lo sarà".
Per assolvere il sindaco con la pistola, subito sono accorsi i
postfascisti di Alleanza Nazionale che, davanti ad un innocente in fin
di vita, si sono trasformati in sociologi d'accatto: Ignazio La Russa
ha sostenuto che "Una certa dose di violenza nella società
è sempre esistita", mente secondo il neo-sindaco di Roma
Alemanno "Ci sono frange estremiste a destra come a sinistra ma sono
più espressione di emarginazione urbana che di vera politica".
Un duro risveglio per quanti, da più parti, stanno teorizzando
la fine delle contrapposizioni tra destra e sinistra e il presunto
superamento storico dell'antifascismo.
Archivio Antifa
* Tra questi vanno ricordati il militante antifascista Davide Cesare
"Dax" ucciso a coltellate da estremisti di destra a Milano il 16 marzo
2003; Fabio Tommaselli picchiato mortalmente vicino a Merano il 30
novembre 2003 da una banda di neonazisti ubriachi; Giovanni Silvestri
assassinato con un colpo di pistola per futili motivi a Roma il 6
novembre 2005 da due noti nazisti; Renato Biagetti, giovane di sinistra
ucciso a coltellate il 27 agosto 2006 a Focene, vicino a Roma, in un
agguato fascista.