Umanità Nova, n.17 dell'11 maggio 2008, anno 88

Di traverso alla storia. La libertà come stato di eccezione


La tradizione degli oppressi ci insegna che lo "stato d'eccezione" in cui viviamo è la regola. Dobbiamo giungere a un concetto di storia che corrisponda a questo. Allora ci starà davanti, come nostro compito, di suscitare il vero stato d'eccezione, migliorando così la nostra posizione nella lotta contro il fascismo. La cui chance sta, non da ultimo, nel fatto che gli oppositori lo affrontano in nome del progresso, come se questo fosse una norma della storia. – Lo stupore perché le cose che noi viviamo sono "ancora" possibili nel ventesimo secolo non è filosofico. Non sta all'inizio di alcuna conoscenza, se non di questa: che l'idea di storia da cui deriva non è sostenibile.
Walter Benjamin, Sul concetto di storia, VIII, 1940

La riflessione sul presente si arricchisce quando si misura la ovvietà dell'accadere storico in cui si è immersi. Mentre i più gridano alla svolta epocale, alla fine di qualcosa (tipo la presenza della "sinistra" nel parlamento italiano), meglio vedere la normalità "che avanza", nel senso che "sovrabbonda".
Se la "guerra" è "permanente", l'emergenza è la regola, quindi viviamo in una permanente situazione di insicurezza, dobbiamo difenderci, armarci, è aggredire "preventivamente" prima di essere aggrediti. Siamo immersi nel caos e cerchiamo sicurezza. Con gli stessi soldi compriamo sempre meno cose e quindi dobbiamo lavorare di più per far lievitare i nostri salari (e chissà perchè non le stesse ore per più soldi all'ora). Il fascismo è la forma di società in cui siamo immersi, anche se oggi è più in voga la categoria politica di neoliberismo. Mentre per il liberalismo lo stato doveva sempre più ritirarsi ed essere solo il garante (anche armato) della libertà proprietaria, il fascismo/neoliberismo hanno la pretesa di sussumere tutti gli aspetti della vita sociale, sono un modo di vivere puntigliosamente regolato dalle norme. Il popolo che plasmano non gode di libertà, se non vigilata, programmata, decisa, scelta. Lo stato si occupa di tutto ciò che riguarda la vita del cittadino, anche dei suoi gusti e dei suoi più reconditi desideri, assecondandoli o censurandoli, certo non restandovi indifferente. Onnipervasivo, anziché "finito", lo stato oggi realizza pienamente la sua vocazione autoritaria nel momento in cui dichiara il proprio oblio, il proprio retrocedere davanti alle "libertà" di plastica buone per tutti i palati, anche quelli più assetati di sangue.
Forse val la pena di prendere in considerazione il monito e smettere di pensare all'oggi immerso in un piano e liscio svilupparsi degli eventi storici in marcia verso "il meglio", sempre e comunque. E per "il meglio" intendiamo anche una necessaria e inarrestabile decadenza degli attuali equilibri di potere per contraddizioni interne. Come se la libertà potesse sorgere al culmine del processo storico, piuttosto che come sua cesura. La libertà si mette sempre "di traverso" alla storia, allo scontato fluire degli eventi. Sua sola matrice è la volontà del singolo che afferma la "nuova umanità" che ha dentro e che vuole condividere. Non siamo alla fine di nulla, perchè la nostra storia è libertà ogni giorno vissuta nella sua eccezionalità rispetto allo stato di cose presenti: "vero stato di eccezione" che sovverte la liscia superficie di fascismo e neoliberismo.

Simone Bisacca

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