Umanità Nova, n.17 dell'11 maggio 2008, anno 88

Ronde. Incubatrici di squadrismo


Ancora prima di essere nominato Ministro dell'Interno, il leghista Roberto Maroni, promettendo "pulizia e polizia" ha assicurato il suo pieno appoggio all'istituzione delle ronde, più o meno padane, contro la criminalità.
A seguire, tutta la stampa ha registrato il proliferare in varie città del nord, dalla Liguria al Friuli, di squadre e squadrette di ogni tipo a base volontaria, sovente sponsorizzate dalle amministrazioni locali, anche di centrosinistra.
Secondo una stima della Lega Nord, sarebbero circa tremila i volontari coinvolti su tutto il territorio italiano, un numero difficile da verificare e comunque non particolarmente significativo, ma tale fenomeno è comunque divenuto il fulcro della propaganda dello stato d'assedio.
In realtà, in questi ultimi anni, il fenomeno è apparso assai diversificato, sia per composizione che per appartenenza politica nonché per metodi: si sono viste guardie padane, comitati cittadini "né di destra né di sinistra", manipoli fascisti e quant'altro, ma sempre sul punto d'essere denunciate come bande illegali.
Adesso, con il clima paranoide venutosi a creare, gli imprenditori politici del razzismo tornati nuovamente al governo, si apprestano a legittimarle e ad incentivarle, anche calpestando quel codice penale che dicono di voler difendere strenuamente.
D'altronde, siamo giunti al punto in cui un procuratore della Repubblica (di Treviso e non di uno sperduto villaggio del Far West!) è arrivato ad affermare: "Le forze di polizia non ce la fanno più da sole ed è fondamentale che ogni cittadino sia controllore del proprio habitat".
Parallelamente, le amministrazioni comunali, provinciali e regionali stanno potenziando le polizie locali, sia sul piano numerico che investendole di nuovi compiti inerenti l'ordine pubblico e, in particolare, il controllo dell'immigrazione. Inoltre, risulta accresciuto il ruolo delle guardie private nell'ambito della cosiddetta sicurezza pubblica.
Ecco qualche esempio illuminante, tra il Veneto e l'Emilia Romagna.
A Verona le camicie verdi della Guardia nazionale padana fecero il loro debutto già alla fine degli anni Novanta, incorrendo anche in varie denunce giudiziarie, ed ora il sindaco Tosi le ha ufficializzate istituendo e finanziando pure un bando per l'arruolamento degli "assistenti civici"; in tale contesto il comune stipulerà anche delle convenzioni con alcune associazioni di volontariato che sarà senz'altro interessante conoscere. Nel trevigiano, lo scorso anno, fu l'allora vice-presidente della giunta regionale Zaia a sostenere e a partecipare in prima persona alle ronde dei volontari di "Veneto Sicuro".
A Padova, l'amministrazione del sindaco Zanonato pur essendo di centrosinistra ha tollerato il recente sorgere di un pattuglione misto, composto da commercianti, residenti e guardie private armate che avrebbero pure la pretesa di allontanare dalle piazze le persone ritenute sgradite; d'altra parte la giunta Zanonato oltre ad avere praticato la politica dei muri ha di recente sposato il nefando "editto antisbandati" del sindaco leghista di Cittadella, così come i sindaci, anch'essi di centrosinistra, di Ceggia e Noventa di Piave nel veneziano. Nella bassa padovana, a Monselice, il Comune di centrodestra ha invece stanziato 20 mila euro per arruolare guardie armate private da destinare al controllo del paese dove, in verità, l'unico rischio è quello di morire di noia.
A Venezia, da anni circolano i "Cittadini non distratti", pure premiati pubblicamente, ma il loro compito è limitato a tenere d'occhio i borseggiatori, dato che ci pensano già i poliziotti comunali di Cacciari a rendere difficile la vita ai migranti che vendono per le calli. Tale caccia talvolta ha degli epiloghi tragicomici come lo scorso 23 aprile, quando una mega-operazione contro gli ambulanti con l'impiego di ben 40 vigili ha portato al sequestro di un centinaio di palline antistress e di alcuni libri venduti da un senegalese (!).
A Rovigo, l'amministrazione di centrosinistra ha invece creato gli "Ausiliari della sicurezza", retribuendoli con 260 euro mensili.
Nella Bologna del sindaco-sceriffo Cofferati, l'assessore alla sicurezza Mancuso ha annunciato che una ventina di studenti arruolati come "assistenti civici" avranno il compito di vigilare sulla zona universitaria contro un imprecisato degrado, mentre da un mese è entrata in servizio una ventina di attempati volontari nel quartiere Borgo Panigale. Il responsabile di quest'ultimi, tale Vladimiro Luti, in un'intervista ha fatto un'affermazione meritevole d'essere riportata integralmente: "Il quartiere con voi è più sicuro? Lo era già prima".
A Parma, il sindaco Vignali di centrodestra ha deciso di far affiancare i vigili della polizia urbana da un corpo di 28 militari in congedo (ex-carabinieri e finanzieri) battezzati "Volontari della Sicurezza"; d'altra parte l'esordio delle ronde padane nello scorso novembre non era stato dei più brillanti quando una ventina di leghisti aveva fatto una patetica sortita nell'Oltretorrente sotto la scorta della polizia dato che si erano mobilitati pure 300 antirazzisti/antifascisti. Intanto nella provincia modenese i giovani padani imitano i metronotte, evitando così simili disavventure.
Il tutto, in una situazione in cui già troppe volte si è assistito a spedizioni punitive contro gli immigrati e ad incendi di campi nomadi, da parte di sedicenti comitati spontanei, di conosciuti squadristi o di ambigui figuri come si è visto con il caso Sandalo a Milano.
Uno che, in materia, ha una certa esperienza è il noto Mario Borghezio, autonominatosi presidente nazionale del coordinamento delle ronde dei volontari verdi, che ha ammesso la partecipazione extra-servizio di agenti delle forze dell'ordine alle ronde ed ha annunciato l'organizzazione di specifici corsi di formazione che prevedono lezioni tecnico-pratiche, anche su come effettuare "rastrellamenti" (!) e sulle possibilità di aggirare l'articolo 380 del codice penale che, per i privati cittadini, limita la possibilità di arrestare qualcuno solo in presenza di gravi delitti .
Di fronte a tale sindrome poliziesca, con evidente sfondo xenofobo e filofascista, ancora una volta da sinistra sono venute soltanto delle prese di posizioni legalitarie che tendono a denunciare il carattere anticostituzionale e giuridicamente inammissibile di tali associazioni paramilitari, dimenticando peraltro l'analogia con le squadre di vigilanza del Pci che alla fine degli anni Settanta furono attivate contro il cosiddetto "terrorismo rosso".
Detto questo, rimane quindi aperto il problema sulle possibili contromisure nei confronti di quello che a tutti gli effetti appare come uno squadrismo embrionale ma già forte delle protezioni istituzionali che conosciamo. Infatti, se attualmente la funzione di questa sedicente "polizia civile" risulta soprattutto di coagulo per l'intolleranza contro gli "extra-comunitari", in un prossimo futuro potrebbe vedere un'ulteriore attivazione politica, così come evidenziato dalle recenti parole di Bossi che ha minacciato la sinistra dicendo "noi siamo pronti, se vogliono fare gli scontri".
Per questo sarebbe interessante che, in risposta a questa crescente aggregazione reazionaria, tornassero utili le esperienze mai passate degli arditi del popolo, delle volanti rosse o delle ronde proletarie.
Se è vero, come si sente affermare da più parti, che sta affermandosi un nuovo fascismo, diventa vitale ritrovare la capacità di riconoscerlo e fermarlo prima che sia padrone di ogni strada.

Anti

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