Ancora prima di essere nominato Ministro dell'Interno, il leghista
Roberto Maroni, promettendo "pulizia e polizia" ha assicurato il suo
pieno appoggio all'istituzione delle ronde, più o meno padane,
contro la criminalità.
A seguire, tutta la stampa ha registrato il proliferare in varie
città del nord, dalla Liguria al Friuli, di squadre e squadrette
di ogni tipo a base volontaria, sovente sponsorizzate dalle
amministrazioni locali, anche di centrosinistra.
Secondo una stima della Lega Nord, sarebbero circa tremila i volontari
coinvolti su tutto il territorio italiano, un numero difficile da
verificare e comunque non particolarmente significativo, ma tale
fenomeno è comunque divenuto il fulcro della propaganda dello
stato d'assedio.
In realtà, in questi ultimi anni, il fenomeno è apparso
assai diversificato, sia per composizione che per appartenenza politica
nonché per metodi: si sono viste guardie padane, comitati
cittadini "né di destra né di sinistra", manipoli
fascisti e quant'altro, ma sempre sul punto d'essere denunciate come
bande illegali.
Adesso, con il clima paranoide venutosi a creare, gli imprenditori
politici del razzismo tornati nuovamente al governo, si apprestano a
legittimarle e ad incentivarle, anche calpestando quel codice penale
che dicono di voler difendere strenuamente.
D'altronde, siamo giunti al punto in cui un procuratore della
Repubblica (di Treviso e non di uno sperduto villaggio del Far West!)
è arrivato ad affermare: "Le forze di polizia non ce la fanno
più da sole ed è fondamentale che ogni cittadino sia
controllore del proprio habitat".
Parallelamente, le amministrazioni comunali, provinciali e regionali
stanno potenziando le polizie locali, sia sul piano numerico che
investendole di nuovi compiti inerenti l'ordine pubblico e, in
particolare, il controllo dell'immigrazione. Inoltre, risulta
accresciuto il ruolo delle guardie private nell'ambito della cosiddetta
sicurezza pubblica.
Ecco qualche esempio illuminante, tra il Veneto e l'Emilia Romagna.
A Verona le camicie verdi della Guardia nazionale padana fecero il loro
debutto già alla fine degli anni Novanta, incorrendo anche in
varie denunce giudiziarie, ed ora il sindaco Tosi le ha ufficializzate
istituendo e finanziando pure un bando per l'arruolamento degli
"assistenti civici"; in tale contesto il comune stipulerà anche
delle convenzioni con alcune associazioni di volontariato che
sarà senz'altro interessante conoscere. Nel trevigiano, lo
scorso anno, fu l'allora vice-presidente della giunta regionale Zaia a
sostenere e a partecipare in prima persona alle ronde dei volontari di
"Veneto Sicuro".
A Padova, l'amministrazione del sindaco Zanonato pur essendo di
centrosinistra ha tollerato il recente sorgere di un pattuglione misto,
composto da commercianti, residenti e guardie private armate che
avrebbero pure la pretesa di allontanare dalle piazze le persone
ritenute sgradite; d'altra parte la giunta Zanonato oltre ad avere
praticato la politica dei muri ha di recente sposato il nefando "editto
antisbandati" del sindaco leghista di Cittadella, così come i
sindaci, anch'essi di centrosinistra, di Ceggia e Noventa di Piave nel
veneziano. Nella bassa padovana, a Monselice, il Comune di centrodestra
ha invece stanziato 20 mila euro per arruolare guardie armate private
da destinare al controllo del paese dove, in verità, l'unico
rischio è quello di morire di noia.
A Venezia, da anni circolano i "Cittadini non distratti", pure premiati
pubblicamente, ma il loro compito è limitato a tenere d'occhio i
borseggiatori, dato che ci pensano già i poliziotti comunali di
Cacciari a rendere difficile la vita ai migranti che vendono per le
calli. Tale caccia talvolta ha degli epiloghi tragicomici come lo
scorso 23 aprile, quando una mega-operazione contro gli ambulanti con
l'impiego di ben 40 vigili ha portato al sequestro di un centinaio di
palline antistress e di alcuni libri venduti da un senegalese (!).
A Rovigo, l'amministrazione di centrosinistra ha invece creato gli
"Ausiliari della sicurezza", retribuendoli con 260 euro mensili.
Nella Bologna del sindaco-sceriffo Cofferati, l'assessore alla
sicurezza Mancuso ha annunciato che una ventina di studenti arruolati
come "assistenti civici" avranno il compito di vigilare sulla zona
universitaria contro un imprecisato degrado, mentre da un mese è
entrata in servizio una ventina di attempati volontari nel quartiere
Borgo Panigale. Il responsabile di quest'ultimi, tale Vladimiro Luti,
in un'intervista ha fatto un'affermazione meritevole d'essere riportata
integralmente: "Il quartiere con voi è più sicuro? Lo era
già prima".
A Parma, il sindaco Vignali di centrodestra ha deciso di far affiancare
i vigili della polizia urbana da un corpo di 28 militari in congedo
(ex-carabinieri e finanzieri) battezzati "Volontari della Sicurezza";
d'altra parte l'esordio delle ronde padane nello scorso novembre non
era stato dei più brillanti quando una ventina di leghisti aveva
fatto una patetica sortita nell'Oltretorrente sotto la scorta della
polizia dato che si erano mobilitati pure 300
antirazzisti/antifascisti. Intanto nella provincia modenese i giovani
padani imitano i metronotte, evitando così simili disavventure.
Il tutto, in una situazione in cui già troppe volte si è
assistito a spedizioni punitive contro gli immigrati e ad incendi di
campi nomadi, da parte di sedicenti comitati spontanei, di conosciuti
squadristi o di ambigui figuri come si è visto con il caso
Sandalo a Milano.
Uno che, in materia, ha una certa esperienza è il noto Mario
Borghezio, autonominatosi presidente nazionale del coordinamento delle
ronde dei volontari verdi, che ha ammesso la partecipazione
extra-servizio di agenti delle forze dell'ordine alle ronde ed ha
annunciato l'organizzazione di specifici corsi di formazione che
prevedono lezioni tecnico-pratiche, anche su come effettuare
"rastrellamenti" (!) e sulle possibilità di aggirare l'articolo
380 del codice penale che, per i privati cittadini, limita la
possibilità di arrestare qualcuno solo in presenza di gravi
delitti .
Di fronte a tale sindrome poliziesca, con evidente sfondo xenofobo e
filofascista, ancora una volta da sinistra sono venute soltanto delle
prese di posizioni legalitarie che tendono a denunciare il carattere
anticostituzionale e giuridicamente inammissibile di tali associazioni
paramilitari, dimenticando peraltro l'analogia con le squadre di
vigilanza del Pci che alla fine degli anni Settanta furono attivate
contro il cosiddetto "terrorismo rosso".
Detto questo, rimane quindi aperto il problema sulle possibili
contromisure nei confronti di quello che a tutti gli effetti appare
come uno squadrismo embrionale ma già forte delle protezioni
istituzionali che conosciamo. Infatti, se attualmente la funzione di
questa sedicente "polizia civile" risulta soprattutto di coagulo per
l'intolleranza contro gli "extra-comunitari", in un prossimo futuro
potrebbe vedere un'ulteriore attivazione politica, così come
evidenziato dalle recenti parole di Bossi che ha minacciato la sinistra
dicendo "noi siamo pronti, se vogliono fare gli scontri".
Per questo sarebbe interessante che, in risposta a questa crescente
aggregazione reazionaria, tornassero utili le esperienze mai passate
degli arditi del popolo, delle volanti rosse o delle ronde proletarie.
Se è vero, come si sente affermare da più parti, che sta
affermandosi un nuovo fascismo, diventa vitale ritrovare la
capacità di riconoscerlo e fermarlo prima che sia padrone di
ogni strada.
Anti