Umanità Nova, n.17 dell'11 maggio 2008, anno 88

Ricordando... Pasquale Angeloni


È morto a Roma, all'età di 81 anni, il compagno Pasquale Angeloni. Pasquale era uno degli ultimi sopravvissuti della ricostruzione del movimento anarchico nel Lazio nell'immediato dopoguerra.
Compì questa strada insieme a un nutrito gruppo di giovani, divenuti militanti della FAI, contribuendo allo sviluppo dell'organizzazione attraverso la diffusione sul territorio di gruppi locali nel basso Lazio, sua zona d'origine, dove era conosciuto e stimato.
Il suo apporto, insieme ad una grande disponibilità personale, fu soprattutto di carattere culturale e ne fece il punto di riferimento in zone agricole, spesso abbandonate e povere, ove la presenza dei fenomeni d'industrializzazione, che si cominciavano a manifestare, facevano nascere i primi nuclei di classe operaia.
Come molti, in gran parte giovani ed impazienti, fu, negli anni '50, uno dei promotori del Gruppo Roma Centro della Federazione Anarchica Laziale, dove lavorò alla progettazione e all'attivazione di un sistema organizzativo basato sulla diffusione nel territorio e sulla crescita culturale dei compagni. L'attività ebbe il sostegno di Umanità Nova, la cui redazione era allora affidata a P.C. Masini e nel cui ambito prese forma e si caratterizzò una forte polemica con la rivista Volontà, allora a Napoli, diretta da C. Zaccaria e G. Berneri. La polemica culminò con la redazione del documento "Resistenzialismo, piano di sconfitta", che pose le prime basi per la crescita di un nuovo tipo d'organizzazione politico-sociale all'insegna del "movimento orientato e federato", che dopo aspri contrasti si separò dalla FAI andando a formare i GAAP – Gruppi Anarchici di Azione Proletaria. Quando i GAAP, evolvendo in senso leninista, si sciolsero in Azione Comunista (poi divenuta Lotta Comunista), Pasquale volle restare tra gli anarchici e non entrò nella nuova organizzazione.
Era un valente medico ematologo e si era distinto per diverse battaglie all'interno del suo posto di lavoro, alla Croce Rossa Italiana, per la costruzione di un laboratorio di Ricerca Ematologica e per la diffusione dei centri trasfusionali negli ospedali. Fu uno dei protagonisti della lotta per la smilitarizzazione dei conducenti e delle infermiere delle ambulanze della CRI. Pur riuscendo a vincere la battaglia, pagò una pesante penalizzazione in termini di carriera, e, solo dopo anni e diverse cause, riuscì ad essere risarcito.
Straordinario fu il suo apporto, di specialista delle malattie del sangue, nella ricerca delle responsabilità delle case farmaceutiche nella fornitura di prodotti da trasfusione infettati che causarono un'epidemia di epatite virale, in alcuni casi letale.
Negli ultimi anni la sua opera è stata ancora più rilevante nell'accertamento delle cause del decesso dei militari italiani nelle missioni di guerra per l'uso dei proiettili NATO ad uranio impoverito i cui risultati, indicatori delle responsabilità statali nei decessi, sono stati coperti dal segreto istruttorio.
La sua matrice anarchica, come possono testimoniare tutti quelli che lo hanno conosciuto, è rimasta vivace fino alla fine. In più di un'occasione si è discusso con lui dell'attualità del gradualismo malatestiano, in relazione ai cambiamenti sociali intervenuti in Italia.
La sua curiosità era insaziabile e sua disponibilità verso i compagni proverbiale: era un anarchico che credeva in un modo nuovo e cercava di realizzarlo.

MC

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