Umanità Nova, n.18 del 18 maggio 2008, anno 88

Violenze fasciste. Gesta bellica


Dopo la mortale aggressione di Verona, si sono sprecati interrogativi e indagini per risalire alle origini e alle cause di tale assassinio per mano fascista; ma nessuno si è soffermato sullo stretto quanto forte legame operante tra ideologia fascista ed esercizio della violenza; eppure è una realtà non dissimulata, ma da sempre evidente nelle teorie guida di tutte le tendenze dell'estrema destra.
Julius Evola, il costante riferimento teorico di tutto il neo-fascismo, recuperando elementi di culture e culti diversi, da quelli nordici a quelli coranici, sottolineò l'importanza della "ascesi guerriera tradizionale" da perseguire attraverso "l'azione [che] ha rigorosamente la funzione e il compito di un rito sacrificale e purificatorio". All'interno di tale "piccola guerra santa" il combattente doveva, primariamente dentro la sua dimensione spirituale, vincere e ridurre in ceppi l'umanità definita come "istinto animale di conservazione, paura, inerzia, pietà o passione".
Dentro tale dimensione, sempre secondo Evola, "il guerriero evoca in sé la forza trascendente di distruzione, la assume, in essa si trasfigura e si libera, infrangendo il vincolo umano". Conseguentemente, come ebbe a scrivere negli anni Settanta il noto esponente fascio-missino Mario Tedeschi, "la politica di destra si oppone all'utopia della inviolabilità della vita umana".
Basta affacciarsi al pensiero fascista per trovare riferimenti, continui ed espliciti, a tale visione belligerante tanto che i militanti dell'estrema destra continuano a definirsi "soldati politici"; ma la loro guerra si profila talmente illimitata da far si che i potenziali nemici sono infiniti, come ben sintetizzato dalla scritta sulle magliette dei naziskin veronesi oggi alla ribalta: "Difendi il tuo simile... distruggi il resto".
E questo stanno facendo da anni, in un crescendo senza argini efficaci.
Limitandosi ai casi monitorati, dal gennaio 2005 al maggio 2008, si contano circa 265 aggressioni fisiche di matrice nazifascista, scatenate di volta in volta contro attivisti di sinistra, immigrati, omosessuali, lesbiche, rom o presunti nemici della normalità. In tale numero si contano almeno cinque tentati omicidi e due assassini, ma anche lo stupro di una lesbica.
Ultimo episodio in ordine di tempo il pestaggio xenofobo compiuto, in cinque contro due, a Figline Valdarno in provincia di Firenze; le vittime due operai kosovari, colpiti anche con due mazze da baseball con sopra la scritta "Dux Mussolini, molti nemici, molto onore" che, incredibilmente, è facile trovare in vendita come souvenir.
Ma queste aggressioni, a ben vedere, sono soltanto la realtà emersa, mentre esiste un sommerso di dimensioni ancor più allarmanti riguardante le vittime più marginali delle nostre città.
È infatti evidente che un immigrato "irregolare", una prostituta o un nomade con precedenti penali non si recherà mai in questura per denunciare una violenza subita e, purtroppo, molte volte si è trattato uccisioni di persone destinate a restare fuori dalla società persino dopo la loro morte.
In questi casi, gli assassini rimangono nell'ombra, sicuri della loro totale impunità, pur se la provenienza non è difficile immaginarla.
Vengono alla mente due casi.
Nel 2002, il 20 settembre a Prato vennero ritrovati i corpi di due senza-dimora, uccisi durante la notte a colpi di spranga, distanti un paio di chilometri uno dall'altro. Il duplice assassinio, per modalità temporali e di luogo, fece subito pensare alla scorribanda di un'unica squadra, ma gli assassini sono rimasti a piede libero; tanto che pochi mesi dopo una donna clochard, sempre a Prato, rischiò d'essere uccisa pure lei.
Invece, nell'agosto 2007, nella periferia di Livorno, per l'incendio di una baracca sono morti quattro bambini rom; le perizie della polizia sulle cause del rogo sono risultate contraddittorie. Di certo giunse una rivendicazione di un fantomatico Gruppo armato pulizia etnica, ma ancor più inquietante risultò la circostanza che nei mesi precedenti erano avvenuti atti analoghi contro altri emarginati e lo stesso gruppo di rom era stato aggredito da individui di destra nei pressi della stazione dei treni.
Due casi tra i tanti destinati a riempire qualche misero trafiletto di cronaca locale oppure a rimanere sepolti nella melmosa indifferenza delle maggioranze che ora, davanti all'inammissibile morto "per bene", cercano di chiamarsi fuori.

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