Lo stato d'eccezione è permanente. Si spreca ormai l'uso
dell'aggettivo straordinario, a qualificare i poteri conferiti a
prefetti e/o sindaci. I poteri devono essere straordinari per
affrontare l'emergenza. E quale sarebbe l'emergenza? La
precarietà del lavoro? La monnezza della Campania? La minaccia
del terrorismo fondamentalista? Frane, inondazioni, epidemie?
Macchè. L'emergenza sono i rom, gli zingari o come volete
chiamarli. Roba che più marginali di così...
Inguardabili, incomprensibili, feccia della feccia della terra,
parassiti inutili e dannosi, amorali, immorali, ladri per natura e via
così. I rom vanno proprio bene, fanno al caso nostro: servono
sia perchè la sana rabbia popolare abbia qualcuno su cui
sfogarsi; sia per far vedere a tutti che questo governo non scherza,
che sa difendere i cittadini dai pericoli che corrono... Prendersela
con i rom non costa proprio nulla ed anzi ci si guadagna. Sembran
talmente alieni e asociali che un po' se lo meritano di esser sloggiati
da quelle loro baracche puzzolenti ai margini dei margini delle
città. I rom sono un problema, anzi no, di più:
un'emergenza, l'emergenza rom. E qui ci vuole un intervento puntuale e
coordinato delle forze dell'ordine: quindi, un prefetto con pieni
poteri, per coordinare le forze nell'affrontare l'emergenza.
Già, un popolo intero definito emergenza. Dal punto di vista
giuridico è un'aberrazione. Dal punto di vista sociale e
politico non possiamo che ricordare lo sterminio nazista degli zingari,
certo meno famoso di quello degli ebrei. Gli zingari, come gli ebrei,
per i nazisti avevano qualcosa di malato che infettava con la loro sola
esistenza la società in cui vivevano. Erano necessari per loro
provvedimenti speciali, magari una soluzione finale. Noi invece abbiamo
i prefetti (e domani i sindaci) con poteri speciali. Per far cosa? Per
sgombrare e allontanare dalla vista delle nostre belle città
torme di poveracci, mendicanti, lavavetri, semplicemente poveri e
refrattari alla nostra socialità. Non sfiora i più il
dubbio che si stia testando su gente senza difesa la tenuta di alcuni
principi e valori su cui la democrazia anche in Italia diceva di
basarsi, come la personalità della responsabilità penale
o la tutela di tutte le minoranze. Anzi, è proprio nella difesa
delle minoranze che passa lo spartiacque tra legalità
autoritaria e legalità democratica: perchè davanti al
potere siamo sempre minoranza. Domani qualunque pezzo di società
potrà essere assunto al rango di emergenza e trattato come tale,
come una calamità contro la quale mobilitare tutto il resto
della società. La democrazia non è tenera con i suoi
nemici politici, ma non ha bisogno di prendersela con i poveracci tanto
per far contento il popolo. Questa nostra democrazia malata, invece,
è entrata in una fase patologica e deve perseguitare delle
minoranze per mostrare la sua capacità di gestione autoritaria
della società. Oggi i rom, domani qualcun altro, altri
antisociali refrattari al perbenismo e all'ipocrisia imperante. Va in
scena senza pudori la tragedia di un popolo, il nostro, le cui
capacità di analisi del presente e della propria situazione si
sono ottuse, un popolo i cui giorni e le cui notti sono abitate da
incubi, angosce, mostri dell'immaginazione, con cui il potere nutre il
verme che dentro rode e rende gli occhi ciechi, le orecchie sorde, la
bocca un grido muto. Molto tempo passerà prima della guarigione
e molti orrori ancora ci toccherà vedere. L'unico antidoto
è la parola che sulle nostre bocche non suona vuota:
libertà, libertà per tutte e per tutti, liberi ed eguali.
W.B.