Umanità Nova, n.19 del 25 maggio 2008, anno 88

Emergenza senza fine. Oggi i rom, gli immigrati, i poveri... domani a chi toccherà?


Lo stato d'eccezione è permanente. Si spreca ormai l'uso dell'aggettivo straordinario, a qualificare i poteri conferiti a prefetti e/o sindaci. I poteri devono essere straordinari per affrontare l'emergenza. E quale sarebbe l'emergenza? La precarietà del lavoro? La monnezza della Campania? La minaccia del terrorismo fondamentalista? Frane, inondazioni, epidemie? Macchè. L'emergenza sono i rom, gli zingari o come volete chiamarli. Roba che più marginali di così... Inguardabili, incomprensibili, feccia della feccia della terra, parassiti inutili e dannosi, amorali, immorali, ladri per natura e via così. I rom vanno proprio bene, fanno al caso nostro: servono sia perchè la sana rabbia popolare abbia qualcuno su cui sfogarsi; sia per far vedere a tutti che questo governo non scherza, che sa difendere i cittadini dai pericoli che corrono... Prendersela con i rom non costa proprio nulla ed anzi ci si guadagna. Sembran talmente alieni e asociali che un po' se lo meritano di esser sloggiati da quelle loro baracche puzzolenti ai margini dei margini delle città. I rom sono un problema, anzi no, di più: un'emergenza, l'emergenza rom. E qui ci vuole un intervento puntuale e coordinato delle forze dell'ordine: quindi, un prefetto con pieni poteri, per coordinare le forze nell'affrontare l'emergenza. Già, un popolo intero definito emergenza. Dal punto di vista giuridico è un'aberrazione. Dal punto di vista sociale e politico non possiamo che ricordare lo sterminio nazista degli zingari, certo meno famoso di quello degli ebrei. Gli zingari, come gli ebrei, per i nazisti avevano qualcosa di malato che infettava con la loro sola esistenza la società in cui vivevano. Erano necessari per loro provvedimenti speciali, magari una soluzione finale. Noi invece abbiamo i prefetti (e domani i sindaci) con poteri speciali. Per far cosa? Per sgombrare e allontanare dalla vista delle nostre belle città torme di poveracci, mendicanti, lavavetri, semplicemente poveri e refrattari alla nostra socialità. Non sfiora i più il dubbio che si stia testando su gente senza difesa la tenuta di alcuni principi e valori su cui la democrazia anche in Italia diceva di basarsi, come la personalità della responsabilità penale o la tutela di tutte le minoranze. Anzi, è proprio nella difesa delle minoranze che passa lo spartiacque tra legalità autoritaria e legalità democratica: perchè davanti al potere siamo sempre minoranza. Domani qualunque pezzo di società potrà essere assunto al rango di emergenza e trattato come tale, come una calamità contro la quale mobilitare tutto il resto della società. La democrazia non è tenera con i suoi nemici politici, ma non ha bisogno di prendersela con i poveracci tanto per far contento il popolo. Questa nostra democrazia malata, invece, è entrata in una fase patologica e deve perseguitare delle minoranze per mostrare la sua capacità di gestione autoritaria della società. Oggi i rom, domani qualcun altro, altri antisociali refrattari al perbenismo e all'ipocrisia imperante. Va in scena senza pudori la tragedia di un popolo, il nostro, le cui capacità di analisi del presente e della propria situazione si sono ottuse, un popolo i cui giorni e le cui notti sono abitate da incubi, angosce, mostri dell'immaginazione, con cui il potere nutre il verme che dentro rode e rende gli occhi ciechi, le orecchie sorde, la bocca un grido muto. Molto tempo passerà prima della guarigione e molti orrori ancora ci toccherà vedere. L'unico antidoto è la parola che sulle nostre bocche non suona vuota: libertà, libertà per tutte e per tutti, liberi ed eguali.

W.B.

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