Ma in un clima cupo come quello che stiamo vivendo parliamo ancora del
papa, di Formigoni, di attacchi alla libertà delle donne?
Forse c'è qualcosa di più importante di cui parlare,
qualcuno penserà… E un pensiero così, piccolo piccolo,
forse è anche nella testa di alcune di noi. Ma, a pensarci un
po', gli attacchi contro le donne, quelli contro i rom, quelli contro
chi porta i capelli diversi da te, non sono poi così scollegati.
Innanzitutto i fatti.
A governo appena formato il papa manda un preciso segnale: l'aborto
è un delitto. Non occorre abolire la 194, ma rimettere un po' le
donne in riga: dare sostegno alla famiglia fondata sul matrimonio,
mettere esponenti del movimento della vita nei consultori che
indirizzino le coscienze e i valori. Del resto la 194 è
già ampiamente affossata. La relazione della ministra Turco
presentata di recente mostra un forte incremento del numero degli
obiettori in Italia. Negli ultimi anni è aumentata per i
ginecologi dal 58,7% al 69,2%; per gli anestesisti, dal 45,7% al 50,4%;
per il personale non medico, dal 38,6% al 42,6%. Come si vede ci sono
le parole, ma anche i fatti.
Al papa fa eco Formigoni, presidente della regione Lombardia, dove il
Tar ha appena bocciato le nuove linee guida per l'applicazione della
194, formulate proprio da Formigoni definendole "incompetenti,
illegittime e intempestive". Un successo? Forse, ma una sentenza che
servirà veramente a poco se le donne saranno assenti negli
ospedali e nei consultori. Infatti sia Formigoni sia i responsabili di
alcuni dei maggiori ospedali milanesi hanno già affermato che
continueranno come prima: il limite della ventiduesima settimana
è ormai universalmente accettato: il medico decide perché
ne sa più di tutti, figuriamoci delle donne.
Al papa fa eco anche Giovanardi che non accetta neppure le nuove linee
guida appena varate sulla legge 40 (quella sulla procreazione
assistita) che proprio di rivoluzionario non hanno nulla: con semplice
buon senso avevano eliminato la diagnosi pre-impianto per alcune
malattie genetiche e allargato la procreazione assistita ad alcuni casi
di gravi malattie trasmissibili al feto. Anche in questo caso
probabilmente non succederà nulla: le linee guida rimarranno
quello che sono (farraginose e oppressive). Ma il solo dire che lo
stato vuole aumentare il controllo sul corpo delle donne è
importante, perchè aumenta la certezza di non poter decidere da
sole.
E allora torniamo da dove siamo partite. Perché? Come si
inserisce tutto ciò nel quadro generale della situazione che
stiamo vivendo?
A me sembra che siamo dentro un quadro complessivo segnato dalla paura.
Che si parli di rom, di giovani, di donne, si tratta sempre di corpi
che si cerca di espellere, controllare, punire. Un attacco che viene
portato a chiunque metta in discussione i valori più
tradizionali, a chiunque rivendichi un minimo di libertà. Di
fronte alla paura del caos, occorre controllarlo e si inventano dei
capri espiatori che diventano mostri. Ha poca importanza se i mostri
cambiano in continuazione a seconda delle necessità.
Quando la paura del futuro è forte e si ha la sensazione di non
governare più la realtà, occorre inventarsi un nemico. E
i media martellano ricordando che l'unica salvezza sono i valori
tradizionali della famiglia, dio, patria.
Migranti, donne, giovani, mettono paura non perché disumani, ma
forse perché troppo umani, più difficili degli altri da
normare.
Non a caso alcune donne hanno coniato il termine di biopolitica,
cioè una politica che passa attraverso i corpi della gente.
Perciò se esiste un unico filo che lega i pacchetti sicurezza,
gli attacchi alla libertà delle donne, i pogrom contro i rom,
occorre che anche noi si reagisca in termini di "biopolitica",
cioè utilizzando le nostre intelligenze ed i nostri corpi per
difendere la libertà di tutte e tutti in qualsiasi modo essa
venga attaccata.
R.P.