Umanità Nova, n.19 del 25 maggio 2008, anno 88

Verona: corteo antifascista. Nicola è ognuno di noi


A diciassette giorni dalla vile aggressione che ha determinato la morte del giovane Nicola Tommasoli, sabato 17 maggio a Verona si è manifestato contro i fascisti, le collusioni del sindaco leghista Tosi con l'estrema destra scaligera, ma soprattutto contro il clima irrespirabile e invivibile d'intolleranza moralista e razzismo violento, che da troppo tempo avvelena la città.
Per diciassette giorni, politici di ogni risma, giornalisti e cosiddetti esperti si sono affannati a sostenere l'apoliticità dell'assassinio di Nicola, ridotto a episodio di bullismo e a sintomo del disagio giovanile invariabilmente collegato alla solita mancanza di valori.
Emblematica, ad esempio, l'opinione di Alberto Margoni, cattolicissimo direttore di "Verona Fedele", secondo il quale le cause dell'omicidio di Nicola sono da ricercarsi in "quel nichilismo che porta a disprezzare la persona umana e la sua vita proprio in quanto nega l'esistenza di qualsiasi verità e di Dio stesso".
Peccato però che i responsabili del mortale pestaggio a Porta Leoni non rispondono propriamente a tale ritratto dato che appartengono a quella estrema destra veronese, intrecciata all'integralismo cattolico, che sbandiera e impone le stesse verità di "Verona Fedele", a partire dalle campagne antiabortiste, omofobe e antislamiche.
Fin dal primo interrogatorio, uno dei cinque ha tenuto a precisare che "noi non ci droghiamo, non beviamo, siamo gente a posto".
Normale, quindi, nella logica dei portatori di tali valori, pattugliare sul modello delle ronde padane il centro storico della città, aggredendo ogni presenza ritenuta intollerabile, anche solo per il modo di vestire. Poche ore prima del pestaggio ai danni di Nicola e dei suoi due amici, colpevoli di avere i capelli lunghi e di vestire in modo informale, era stato il turno, a quanto risulta, di un punk che si era salvato da conseguenze più gravi solo scappando.
L'evidenza del carattere politico di questo omicidio è stata ben sottolineata dai compagni e dalle compagne di Verona: Nicola non è stato ucciso in quanto antifascista, ma perché i suoi massacratori sono fascisti.
D'altra parte, i legami tra i cinque picchiatori di quella notte e l'estrema destra appaiono sempre più evidenti, nonostante le prese di distanza e i toni vittimistici di Forza Nuova e del Veneto Fronte Skinheads; infatti, tre degli aggressori erano già stati oggetto di denunce per le imprese violente e razziste della tifoseria dell'Hellas Verona, ritenuta l'interfaccia del neofascismo locale. Inoltre uno della squadretta era stato candidato alle elezioni comunali nelle liste di Forza Nuova, mentre un altro era conosciuto come aderente al Blocco Studentesco. Se poi non bastasse, il legale scelto come difensore da alcuni degli incriminati è il noto avvocato Bussinello, già candidato sindaco di Forza Nuova ed oggi esponente de La Destra. Ma la sigla di Forza Nuova compare anche nei volantini ritrovati all'interno dell'auto usata dai due "bravi ragazzi" che erano fuggiti a Londra.
La manifestazione del 17 non poteva quindi non essere, anche, antifascista e non denunciare la lunga serie di imprese squadriste avvenute in questi anni a Verona.
Il corteo, partito sotto la pioggia dalla stazione Porta Nuova, era aperto dall'altra Verona, quella della solidarietà e dell'opposizione sociale, nonché delle diverse soggettività dissonanti con la morale dominante. A seguire la composita presenza delle situazioni di movimento: collettivi Lgbt, sinistra antagonista, gruppi antifascisti, autonomi, anarchici; mentre in fondo si sono accodate rappresentanze sindacali e partiti della sinistra ex-parlamentare.
Alla fine, la stima più ricorrente sulla partecipazione numerica parla di 10 mila persone in corteo; mentre alla manifestazione in contemporanea, voluta separatamente dall'area "disobbediente" in piazza Bra, le presenze sono risultate di gran lunga inferiori, nell'ordine delle centinaia.
Le svariate migliaia di manifestanti, anche immigrati, che invece hanno formato e animato il corteo antifascista aperto dallo striscione "Nicola è ognuno di noi" hanno vissuto la manifestazione così come l'aveva costruita l'assemblea promotrice: pacifica, determinata e comunicativa.
Infatti i venti minuti di tensione con la polizia, seguiti alla rottura della vetrina di un'agenzia interinale e all'esplosione di qualche petardo, non sono stati particolarmente enfatizzati neanche dalla stampa che, di solito, è morbosamente avida di tali azioni dimostrative spettacolari.
La presenza anarchica e libertaria era rilevabile in varie parti del corteo, con striscioni e bandiere tra le quali una grandissima nera con l'a-cerchiata bianca. In particolare, dietro lo striscione "La violenza squadrista va fermata ora" si sono ritrovati, in uno spezzone rossonero, compagn* della Federazione anarchica, dell'Usi, del Coordinamento antifascista di Udine, dell'Assemblea antifascista bolognese.
Per concludere, da segnalare un ulteriore sviluppo nella teoria del relativismo: l'affermazione di Fini sulla maggiore gravità dell'incendio di due bandiere israeliane a Torino rispetto all'assassinio di Nicola, è stata superata da quella di Franco Bonfante, consigliere regionale veneto del Partito democratico, che non vede "differenza tra chi picchia una persona per la strada e chi spacca una vetrina".

UN reporter

Ultim'ora
Passata solo qualche ora, l'Amministrazione ha risposto ai diecimila manifestanti e alla città intera rimuovendo tutti i fiori, i biglietti, i cartelli e i segni di partecipazione che gli amici di Nicola e decine di cittadini e cittadine hanno portato in queste settimane nel luogo dell'aggressione, a Porta Leoni. Ora, lì, c'è il vuoto dell'oblio e della rimozione. Lo sdegno ci impone poche parole: questa non è solo intolleranza, questa è assenza di pietà per un morto, mancanza di rispetto e disprezzo per i tanti segni di un lutto pubblico e civile che rappresenta la parte sana di Verona." (dal Comunicato dell'assemblea cittadina organizzatrice della manifestazione del 17 maggio 2008)

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