Umanità Nova, n.19 del 25 maggio 2008, anno 88

L'Italia razzista in un rapporto dell'ONU sui rom. Odio e discriminazione 


Un recente rapporto del Cerd (1) – Comitato per l'eliminazione della discriminazione razziale dell'Onu, ha condannato senza mezzi termini il dilagante razzismo che si esprime da qualche tempo in Italia sia a livello politico sia istituzionale specialmente contro i popoli Rom e Sinti. Per il Cerd, in Italia è in corso «una campagna di discriminazione» senza precedenti e per fermarla bisogna anche «perseguire i politici che incitano all'odio razziale».
Il Cerd, raccogliendo le segnalazioni di ong e associazioni quali il Centro Europeo per i Diritti dei Rom (European Roma Rights Centre, ERRC), il Centro sui Diritti all'Abitare e contro gli Sgomberi (Centre for Housing Rights and Evictions, COHRE), OsservAzione e Sucar Drom, ha elencato tutte le contestazioni sugli sgomberi dei campi Rom avvenuti negli ultimi mesi in tutta Italia (Milano, Roma, Bologna, Pavia, ecc.), mentre viene dedicato addirittura un capitolo alle dichiarazioni di politici come Gianfranco Fini che il 4 novembre scorso in un'intervista al Corriere della sera si chiese – onorando le proprie ascendenze politiche – «come sia possibile integrare chi considera pressoché lecito e non immorale il furto, il non lavorare perché devono essere le donne a farlo magari prostituendosi».
Oltre alle serie preoccupazioni espresse sui molti casi di discorsi pieni di odio razziale da parte di uomini politici italiani nei confronti dei Rom, il Cerd ha sottolineato la sua preoccupazione «per i rapporti che riferiscono maltrattamenti verso i Rom, in particolare verso i Rom di origine rumena, eseguiti da agenti delle forze di polizia durante i raid nei campi Rom, tanto più in seguito all'emanazione del decreto Legge 181/07 del novembre 2007 riguardante l'espulsione degli stranieri (art. 5(b), la segregazione continua dei Rom e dei Sinti in campi nomadi; le ordinanze discriminanti e i segnali stradali che restringono la libertà di movimento dei Rom e dei Sinti in Italia». Infine, il Cerd ha rilevato che il governo italiano non ha riconosciuto Rom e Sinti come minoranza e che non ha adottato una politica nazionale capace di migliorare la situazione di queste comunità in Italia.
A pagina 17 si nota «con seria preoccupazione che nei recenti mesi, in seguito all'avvio delle operazioni previste dai patti di sicurezza in varie città italiane, l'isteria anti-Rom ha raggiunto nuovi e allarmanti livelli nei media». Il rapporto affronta anche gli abusi della polizia durante i controlli nel campo di via Casilino 900 di Roma, nell'insediamento di Stupinigi alle porte di Torino e a Mantova.
Situazioni che vengono paragonate alle violenze commesse da squadracce razziste come gli incendi che hanno colpito due accampamenti a Roma il 3 gennaio, o il raid sventato l'8 novembre a Torino dove, già un mese prima, si era sfiorata la strage per un incendio causato dal lancio di bombe molotov.
Nel rapporto si fa poi riferimento alla «discriminazione nell'accesso alla casa» come base delle frequenti tragedie che funestano i campi Rom come la morte di quattro bambini a Livorno o come i tre incendi mortali del Casilino, di Caserta e di Bologna.
Il rapporto prescrive all'Italia venti raccomandazioni che, in gran parte, riflettono i rilievi posti dal cartello di associazioni antirazziste. Per quanto riguarda i discorsi di odio razziale il Cerd «raccomanda che lo Stato membro (l'Italia, n.d.r.) incrementi i suoi sforzi per prevenire le offese su basi razziali e i discorsi di incitamento all'odio, e garantisca che siano effettivamente implementate norme di legge per sanzionare questo genere di reati […] Raccomanda inoltre che lo Stato membro intraprenda azioni risolute per contenere ogni tendenza, specialmente se proveniente da politici, a stigmatizzare, stereotipare o indicare le persone sulle basi di razza, colore della pelle, lignaggio e origini nazionali o etniche, o a utilizzare propaganda razzista a fini politici».
Ha anche raccomandato che gli organi di informazione vengano incoraggiati a «giocare un ruolo più attivo nel combattere i pregiudizi e gli stereotipi negativi che portano a discriminazioni razziali e che vengano adottate tutte le misure necessarie per combattere il razzismo nei mass media».
Per quanto riguarda sgomberi polizieschi, abusi, rastrellamenti e deportazioni dai campi, il Cerd si è raccomandato che il governo italiano «adotti misure per prevenire l'uso illegale della forza da parte della polizia nei confronti dei Rom, e che le autorità locali intraprendano azioni più decise per prevenire e punire gli atti di violenza per motivi razziali contro i Rom o qualsiasi altra persona di origine straniera». Infine, il comitato ha condannato la segregazione razziale nell'abitare e ha raccomandato che lo stato membro agisca con fermezza contro provvedimenti locali che negano la residenza e contro l'espulsione illegale dei Rom, e che smetta di sistemare i Rom in campi fuori dalle aree popolate, in luoghi isolati e senza accesso alla sanità o agli altri servizi base.
Il comitato si è poi rivolto al governo italiano perché «adotti ed implementi una politica nazionale, oltre che le necessarie misure legislative relative a Rom ed ai Sinti per riconoscerli come minoranza nazionale e per proteggere e dar forza alla loro lingua ed alla loro cultura» e «aumenti i suoi sforzi per favorire l'inclusione nel sistema scolastico di tutti i bambini di origine rom e per rimediare alle cause degli alti tassi di abbandono».
Alcune considerazioni. Sempre più spesso accade che le malefatte perpetrate dalle istituzioni vengono pubblicamente condannate da altre istituzioni gerarchicamente superiori o che svolgono specificamente un ruolo di controllo e garanzia.
Formalmente, si tratta di un meccanismo dovuto, che presuppone il fatto che nessun potere è infallibile ed è quindi necessario vigilare sui comportamenti di chi ricopre responsabilità pubbliche.
Il rapporto del Cerd, stimolato dal monitoraggio di organizzazioni che difendono i diritti civili e delle minoranze, ha il merito di mettere nero su bianco una serie di considerazioni molto significative su ciò che accade ormai da anni nel nostro paese. Non è secondario che un organismo dell'Onu accusi apertamente l'Italia, le sue istituzioni, i suoi politici e il suo sistema mediatico di comportamenti razzisti. C'è di che vergognarsi, senza dubbio. Ma noi lo sapevamo già. Dal nostro punto di vista, la sensazione è che, ancora una volta, questo tipo di condanne politico-morali a posteriori abbiano l'amaro retrogusto dell'assoluzione di fatto, così come è accaduto per tutte le nefandezze della storia passata e recente. In Iraq si è scatenata una guerra sulla base di colossali menzogne che poi sono state ammesse da Usa e Gran Bretagna e prontamente seppellite dalle rovine fumanti di un paese distrutto. E, tra l'altro, la guerra continua. Ancora, che Guantanamo e Abu Grahib fossero luoghi di tortura era stato denunciato per tempo, e solo successivamente la verità è saltata fuori. Ma, d'altronde, i supercarceri sono ancora lì. Oppure, che i Centri di permanenza temporanea fossero dei lager democratici lo abbiamo sempre sostenuto, a viso aperto e senza giri di parole, e giusto poche settimane fa la Commissione per le libertà civili e la giustizia del parlamento europeo ha espresso critiche durissime ai Cpt italiani, definendoli gabbie opprimenti, sovraffollate e degradate dal punto di vista igienico. Ma, guarda caso, i Cpt non sembrano destinati a essere chiusi.
Adesso, il rapporto del Cerd fotografa efficacemente un dato di fatto che denunciamo da tempo: l'Italia è un paese in cui il razzismo dilaga, in cui gli zingari costituiscono il nuovo capro espiatorio per tutti i mali della società, in cui la politica mette in campo provvedimenti discriminatori e iniqui per soddisfare le pulsioni forcaiole e assassine che Tv e giornali fomentano soffiando sul fuoco dell'intolleranza. Chi ripone la propria fiducia nell'Onu e nelle sue agenzie sarà indotto a credere che rapporti come questo confermano l'intrinseca bontà delle istituzioni che forse sì, a volte sbagliano ma, prima o poi, lo riconoscono. Noi crediamo invece che non c'è affatto alcun bisogno che sia l'Onu a esprimersi ufficialmente su quanto siano becere le politiche approntate dai governi italiani negli ultimi anni contro gli immigrati o quanto stomachevoli siano le quotidiane dichiarazioni di rappresentanti delle istituzioni che incitano alla guerra contro tutto ciò che non sia bianco, italiano, occidentale, cattolico, eterosessuale, sano, obbediente e allineato al sistema.
Sperimentiamo continuamente la repressione del dissenso e l'ingiustizia del potere perché le viviamo sulla nostra pelle, così come conosciamo i Rom – o qualunque immigrato – perché li abbiamo sostenuti e continueremo a farlo, parlandoci e conoscendoli, offrendo loro la nostra solidarietà militante, internazionalista e antirazzista, l'antidoto più efficace contro il pregiudizio e l'ignoranza, contro la violenza fascista e sbirresca. La lotta contro la discriminazione non passa dalle pagine dei documenti prodotti da appendici di istituzioni che si macchiano – esse stesse – di comportamenti ingiusti e inaccettabili. L'Onu, quale organizzazione di stati è, di per sé, un compendio della violenza del potere e non saranno di certo le sue raccomandazioni a far cessare la naturale ingiustizia espressa da ogni istituzione nazionale o sopranazionale.
E allora molto meglio pensare con la propria testa e vedere al di là di ciò che ogni giorno ci viene propinato piuttosto che affidarsi alla coda di paglia di chi gestisce il potere e continua, imperterrito, a creare disuguaglianza e ingiustizia.

TAZ laboratorio di comunicazione libertaria

(1) Il rapporto è uscito prima degli attacchi razzisti di Napoli e Novara e della stretta securitaria annunciata dal governo Berlusconi

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