Un recente rapporto del Cerd (1) – Comitato per l'eliminazione della
discriminazione razziale dell'Onu, ha condannato senza mezzi termini il
dilagante razzismo che si esprime da qualche tempo in Italia sia a
livello politico sia istituzionale specialmente contro i popoli Rom e
Sinti. Per il Cerd, in Italia è in corso «una campagna di
discriminazione» senza precedenti e per fermarla bisogna anche
«perseguire i politici che incitano all'odio razziale».
Il Cerd, raccogliendo le segnalazioni di ong e associazioni quali il
Centro Europeo per i Diritti dei Rom (European Roma Rights Centre,
ERRC), il Centro sui Diritti all'Abitare e contro gli Sgomberi (Centre
for Housing Rights and Evictions, COHRE), OsservAzione e Sucar Drom, ha
elencato tutte le contestazioni sugli sgomberi dei campi Rom avvenuti
negli ultimi mesi in tutta Italia (Milano, Roma, Bologna, Pavia, ecc.),
mentre viene dedicato addirittura un capitolo alle dichiarazioni di
politici come Gianfranco Fini che il 4 novembre scorso in un'intervista
al Corriere della sera si chiese – onorando le proprie ascendenze
politiche – «come sia possibile integrare chi considera
pressoché lecito e non immorale il furto, il non lavorare
perché devono essere le donne a farlo magari
prostituendosi».
Oltre alle serie preoccupazioni espresse sui molti casi di discorsi
pieni di odio razziale da parte di uomini politici italiani nei
confronti dei Rom, il Cerd ha sottolineato la sua preoccupazione
«per i rapporti che riferiscono maltrattamenti verso i Rom, in
particolare verso i Rom di origine rumena, eseguiti da agenti delle
forze di polizia durante i raid nei campi Rom, tanto più in
seguito all'emanazione del decreto Legge 181/07 del novembre 2007
riguardante l'espulsione degli stranieri (art. 5(b), la segregazione
continua dei Rom e dei Sinti in campi nomadi; le ordinanze
discriminanti e i segnali stradali che restringono la libertà di
movimento dei Rom e dei Sinti in Italia». Infine, il Cerd ha
rilevato che il governo italiano non ha riconosciuto Rom e Sinti come
minoranza e che non ha adottato una politica nazionale capace di
migliorare la situazione di queste comunità in Italia.
A pagina 17 si nota «con seria preoccupazione che nei recenti
mesi, in seguito all'avvio delle operazioni previste dai patti di
sicurezza in varie città italiane, l'isteria anti-Rom ha
raggiunto nuovi e allarmanti livelli nei media». Il rapporto
affronta anche gli abusi della polizia durante i controlli nel campo di
via Casilino 900 di Roma, nell'insediamento di Stupinigi alle porte di
Torino e a Mantova.
Situazioni che vengono paragonate alle violenze commesse da squadracce
razziste come gli incendi che hanno colpito due accampamenti a Roma il
3 gennaio, o il raid sventato l'8 novembre a Torino dove, già un
mese prima, si era sfiorata la strage per un incendio causato dal
lancio di bombe molotov.
Nel rapporto si fa poi riferimento alla «discriminazione
nell'accesso alla casa» come base delle frequenti tragedie che
funestano i campi Rom come la morte di quattro bambini a Livorno o come
i tre incendi mortali del Casilino, di Caserta e di Bologna.
Il rapporto prescrive all'Italia venti raccomandazioni che, in gran
parte, riflettono i rilievi posti dal cartello di associazioni
antirazziste. Per quanto riguarda i discorsi di odio razziale il Cerd
«raccomanda che lo Stato membro (l'Italia, n.d.r.) incrementi i
suoi sforzi per prevenire le offese su basi razziali e i discorsi di
incitamento all'odio, e garantisca che siano effettivamente
implementate norme di legge per sanzionare questo genere di reati […]
Raccomanda inoltre che lo Stato membro intraprenda azioni risolute per
contenere ogni tendenza, specialmente se proveniente da politici, a
stigmatizzare, stereotipare o indicare le persone sulle basi di razza,
colore della pelle, lignaggio e origini nazionali o etniche, o a
utilizzare propaganda razzista a fini politici».
Ha anche raccomandato che gli organi di informazione vengano
incoraggiati a «giocare un ruolo più attivo nel combattere
i pregiudizi e gli stereotipi negativi che portano a discriminazioni
razziali e che vengano adottate tutte le misure necessarie per
combattere il razzismo nei mass media».
Per quanto riguarda sgomberi polizieschi, abusi, rastrellamenti e
deportazioni dai campi, il Cerd si è raccomandato che il governo
italiano «adotti misure per prevenire l'uso illegale della forza
da parte della polizia nei confronti dei Rom, e che le autorità
locali intraprendano azioni più decise per prevenire e punire
gli atti di violenza per motivi razziali contro i Rom o qualsiasi altra
persona di origine straniera». Infine, il comitato ha condannato
la segregazione razziale nell'abitare e ha raccomandato che lo stato
membro agisca con fermezza contro provvedimenti locali che negano la
residenza e contro l'espulsione illegale dei Rom, e che smetta di
sistemare i Rom in campi fuori dalle aree popolate, in luoghi isolati e
senza accesso alla sanità o agli altri servizi base.
Il comitato si è poi rivolto al governo italiano perché
«adotti ed implementi una politica nazionale, oltre che le
necessarie misure legislative relative a Rom ed ai Sinti per
riconoscerli come minoranza nazionale e per proteggere e dar forza alla
loro lingua ed alla loro cultura» e «aumenti i suoi sforzi
per favorire l'inclusione nel sistema scolastico di tutti i bambini di
origine rom e per rimediare alle cause degli alti tassi di
abbandono».
Alcune considerazioni. Sempre più spesso accade che le malefatte
perpetrate dalle istituzioni vengono pubblicamente condannate da altre
istituzioni gerarchicamente superiori o che svolgono specificamente un
ruolo di controllo e garanzia.
Formalmente, si tratta di un meccanismo dovuto, che presuppone il fatto
che nessun potere è infallibile ed è quindi necessario
vigilare sui comportamenti di chi ricopre responsabilità
pubbliche.
Il rapporto del Cerd, stimolato dal monitoraggio di organizzazioni che
difendono i diritti civili e delle minoranze, ha il merito di mettere
nero su bianco una serie di considerazioni molto significative su
ciò che accade ormai da anni nel nostro paese. Non è
secondario che un organismo dell'Onu accusi apertamente l'Italia, le
sue istituzioni, i suoi politici e il suo sistema mediatico di
comportamenti razzisti. C'è di che vergognarsi, senza dubbio. Ma
noi lo sapevamo già. Dal nostro punto di vista, la sensazione
è che, ancora una volta, questo tipo di condanne politico-morali
a posteriori abbiano l'amaro retrogusto dell'assoluzione di fatto,
così come è accaduto per tutte le nefandezze della storia
passata e recente. In Iraq si è scatenata una guerra sulla base
di colossali menzogne che poi sono state ammesse da Usa e Gran Bretagna
e prontamente seppellite dalle rovine fumanti di un paese distrutto. E,
tra l'altro, la guerra continua. Ancora, che Guantanamo e Abu Grahib
fossero luoghi di tortura era stato denunciato per tempo, e solo
successivamente la verità è saltata fuori. Ma,
d'altronde, i supercarceri sono ancora lì. Oppure, che i Centri
di permanenza temporanea fossero dei lager democratici lo abbiamo
sempre sostenuto, a viso aperto e senza giri di parole, e giusto poche
settimane fa la Commissione per le libertà civili e la giustizia
del parlamento europeo ha espresso critiche durissime ai Cpt italiani,
definendoli gabbie opprimenti, sovraffollate e degradate dal punto di
vista igienico. Ma, guarda caso, i Cpt non sembrano destinati a essere
chiusi.
Adesso, il rapporto del Cerd fotografa efficacemente un dato di fatto
che denunciamo da tempo: l'Italia è un paese in cui il razzismo
dilaga, in cui gli zingari costituiscono il nuovo capro espiatorio per
tutti i mali della società, in cui la politica mette in campo
provvedimenti discriminatori e iniqui per soddisfare le pulsioni
forcaiole e assassine che Tv e giornali fomentano soffiando sul fuoco
dell'intolleranza. Chi ripone la propria fiducia nell'Onu e nelle sue
agenzie sarà indotto a credere che rapporti come questo
confermano l'intrinseca bontà delle istituzioni che forse
sì, a volte sbagliano ma, prima o poi, lo riconoscono. Noi
crediamo invece che non c'è affatto alcun bisogno che sia l'Onu
a esprimersi ufficialmente su quanto siano becere le politiche
approntate dai governi italiani negli ultimi anni contro gli immigrati
o quanto stomachevoli siano le quotidiane dichiarazioni di
rappresentanti delle istituzioni che incitano alla guerra contro tutto
ciò che non sia bianco, italiano, occidentale, cattolico,
eterosessuale, sano, obbediente e allineato al sistema.
Sperimentiamo continuamente la repressione del dissenso e l'ingiustizia
del potere perché le viviamo sulla nostra pelle, così
come conosciamo i Rom – o qualunque immigrato – perché li
abbiamo sostenuti e continueremo a farlo, parlandoci e conoscendoli,
offrendo loro la nostra solidarietà militante, internazionalista
e antirazzista, l'antidoto più efficace contro il pregiudizio e
l'ignoranza, contro la violenza fascista e sbirresca. La lotta contro
la discriminazione non passa dalle pagine dei documenti prodotti da
appendici di istituzioni che si macchiano – esse stesse – di
comportamenti ingiusti e inaccettabili. L'Onu, quale organizzazione di
stati è, di per sé, un compendio della violenza del
potere e non saranno di certo le sue raccomandazioni a far cessare la
naturale ingiustizia espressa da ogni istituzione nazionale o
sopranazionale.
E allora molto meglio pensare con la propria testa e vedere al di
là di ciò che ogni giorno ci viene propinato piuttosto
che affidarsi alla coda di paglia di chi gestisce il potere e continua,
imperterrito, a creare disuguaglianza e ingiustizia.
TAZ laboratorio di comunicazione libertaria
(1) Il rapporto è uscito prima degli attacchi razzisti di
Napoli e Novara e della stretta securitaria annunciata dal governo
Berlusconi