Umanità Nova, n.19 del 25 maggio 2008, anno 88

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Da Ovest a Est: offensiva contro i no tav

Il governo, quello Berlusconi, ma prima quello Prodi, è obbligato a stringere sulle linee ferroviarie ad alta velocità. Si tratta di un mostruoso affare che gli amici degli amici di governo e opposizione - poco importa chi sia da una parte o dall'altra, perché la torta è grossa e c'è n'è per tutti – non possono farselo scappare. Le linee ad alta velocità in Italia costano sino a 10 volte quello che sono costate altrove, paesi montuosi compresi: la media è di 60 milioni di euro a chilometro. Poi per ogni chilometro bisogna calcolare – sempre in media – un lavoratore morto: questo in realtà costa pochissimo ed è facilmente sostituibile.
L'UE ha concesso lauti finanziamenti per le linee transfrontaliere tra Torino e Lyon, per la linea da Verona al Brennero, per la tratta ad est dalla bassa friulana alla Slovenia. Ma questi finanziamenti potrebbero andare altrove se non si chiude la partita in fretta, prima dell'estate.
Le vaste manovre concertative in atto, specie in Val Susa, dove l'opposizione al Tav nel recente passato aveva coinvolto anche le amministrazioni, vanno avanti tra mille finzioni ed inganni per far credere che le popolazioni coinvolte da progetti inutili, distruttivi dell'ambiente e delle risorse, siano ormai d'accordo. Il cambiamento di fronte di buona parte dei sindaci e degli amministratori valsusini ha messo in moto la "cabina di pilotaggio", per aprire la contrattazione sulle compensazioni che ogni località potrà ottenere in cambio del consenso al Tav. Il più sfacciato al momento è stato Nilo Durbiano, sindaco di Venaus, passato dalle barricate alla tavola imbandita, che ha sostenuto di fronte ai suoi concittadini che il consenso al Tav sarebbe costato al governo una bella cabinovia tra la bassa Val Cenischia e il comprensorio sciistico del Moncenisio. Non sono stati pochi a pensare che le "compensazioni" erano quasi peggio del Tav.
Sul fronte repressivo si stanno moltiplicando le offensive.
Il 28 aprile ad Aica, in provincia di Bolzano, si è svolta una cerimonia per la partenza dei lavori della linea ad alta velocità inserita nel cosiddetto corridoio 1. La cerimonia doveva sancire che l'opera partiva senza alcun dissenso. La favola che vendono quella dello scambio modale da gomma a ferro, riducendo il traffico sull'autostrada del Brennero. Una delle tante menzogne confezionate per nascondere che l'unico scopo dell'opera è ingrassare chi la costruisce. Il passaggio da gomma a ferro sarebbe possibile già ora, sulla linea attuale utilizzata solo al 35% della sua capacità, se le tariffe per il trasporto su gomma fossero meno concorrenziali. D'altro canto a dimostrazione che il passaggio modale è solo una foglia di fico per grandi affari basterebbe notare che la società che gestisce l'autostrada, l'Autobrennero, è finanziatrice di quest'opera e certamente non prevede di danneggiare i propri profitti. La cerimonia del 28 aprile si doveva svolgere senza intoppi o contestazioni perché si credesse che non c'era dissenso rispetto alle scelte governative. Sono state pertanto vietate tutte le manifestazioni. I pochi No Tav – Kein BBT che sono riusciti ad aprire striscioni lungo la statale sono stati circondati dalla polizia in assetto antisommossa ed denunciati. Solo su una collinetta lontana da sguardi e telecamere è stato consentito di aprire qualche striscione.
Un intero pullman proveniente dal Trentino è stato sequestrato per oltre tre ore all'uscita dell'autostrada a Bressanone, tra minacce e intimidazioni. Al ritorno i manifestanti sono stati scortati dalla polizia sino in Trentino.
In contemporanea con la cerimonia di Aica, a Milano, un no tav che aveva con altri esposto uno striscione nella sede milanese della Collini – una delle otto ditte che hanno vinto l'appalto per il tunnel esplorativo del Brennero – è stato denunciato per "violazione di domicilio".
Sempre sul fronte della repressione contro i no tav c'è anche una buona notizia. Dopo mesi di udienze, si è concluso con l'assoluzione il processo contro Marco Martorana, no tav torinese accusato di aver dato una bottigliata in testa ad un poliziotto. Il fatto contestato sarebbe avvenuto la sera del 6 dicembre 2005, quando migliaia di torinesi si riversarono in strada dando vita ad un corteo spontaneo di protesta per lo sgombero violento delle barricate di Venaus avvenuto la notte prima. Le numerose contraddizioni nelle testimonianze dei tutori del disordine statale che lo accusavano ha indotto il giudice a emettere una sentenza assolutoria.
Un altro processo invece prenderà l'avvio il 19 giugno. Alla sbarra due no tav, uno torinese e l'altro del Cels, accusati di blocco stradale, e per uno l'accusa è anche di furto, per aver bloccato l'autostrada Torino Bardonecchia all'alba del 6 dicembre 2005, poche ore dopo le violenze avvenute nella notte a Venaus.
ma.ma.

Milano: assemblea Cobas, Cub. e S.d.L

L'occasione era attesa da molto tempo: millecinquecento delegati e militanti dei sindacati di base COBAS, C.U.B. e S.d.L. Intercategoriale provenienti da tutta Italia e di tutti i comparti si sono riuniti in assemblea al Teatro Smeraldo per gettare le basi di un'azione unitaria e comune del sindacalismo di base quantomeno per quanto riguarda le tre organizzazioni promotrici.
Le note che seguono sono forse segnate dalla passione di chi ha vissuto una giornata che segnala lo stato di buona salute del sindacalismo di base e conflittuale ma va detto che queste valutazioni vedono il sostanziale accordo dei compagni nostri che hanno partecipato all'assemblea.
Di fronte agli attacchi portati ai lavoratori è ora più che mai, a mio avviso, necessario superare le divisioni e trovare al contrario i punti che uniscono le diverse anime del sindacalismo di base per mettere in atto un'azione incisiva e per tentare di rovesciare la tendenza che da anni vede la redistribuzione dei redditi sempre e solo in favore del profitto d'impresa a scapito dei salari: questa era la premessa della relazione iniziale e la richiesta espressa da tutti i delegati intervenuti sul palco, che hanno invitato le segreterie a operare fattivamente per l'azione comune ma anche per una vera e propria unione di tutte le organizzazioni che rifiutano la concertazione. E il rifiuto della concertazione è stata un'altra grande tematica degli interventi, rottura totale con le pratiche di C.G.I.L. C.I.S.L. e U.I.L.
L'azione del sindacalismo di base e alternativo deve esplicarsi attraverso le lotte e la mobilitazione, non cedendo alle lusinghe della firma strumentale dei contratti e alla partecipazione agli organismi concertativi solo "per esserci e farci sentire"; è emersa una gran voglia di lotta, una decisa propensione ad accantonare tutto il pattume concertativo e a misurarsi col padronato in termini di reale contrapposizione di classe.
Il rifiuto del teorema dell'unità d'interessi tra capitale e lavoro è stato filo conduttore per tutta la giornata: rigettata senza appello la tesi di chi nella politica come nelle burocrazie sindacali trova esaurita la lotta di classe, premessa necessaria per arrivare alla cogestione degli affari e alla pace sociale che interessano tanto a stato, capitalisti e burocrati di cui sopra.
Gli argomenti toccati dai delegati e militanti intervenuti sono stati sintetizzati nella piattaforma comune conclusiva, i cui punti principali sono:
- aumenti per salari e pensioni di almeno 3.000 euro annui e introduzione di un meccanismo automatico di adeguamento salariale . Difesa della pensione pubblica.
- Abolizione delle leggi Treu e 30 e lotta alla precarietà lavorativa e sociale, con forme di reddito legate al diritto alla casa, allo studio, alla formazione e alla mobilità.
- Lotta al razzismo che, oltre a negare diritti uguali e la dignità delle persone, scarica sui migranti la responsabilità dei principali problemi sociali.
- Rilancio del ruolo del contratto nazionale e, di conseguenza, rifiuto della detassazione degli straordinari proposta da governo.
- Sicurezza nei luoghi di lavoro.
- Restituire ai lavoratori il diritto di decidere e pari diritti per tutte le organizzazioni dei lavoratori. La conquista di un effettivo diritto di sciopero.
- Difesa e potenziamento dei servizi pubblici e dei beni comuni.
A sostegno di questa piattaforma l'Assemblea promuove una forte campagna di mobilitazione, da realizzare con scioperi, manifestazioni, iniziative di lotta, indicando sin d'ora anche una prima giornata nazionale da tenersi entro giugno e individua la necessità di realizzare uno Sciopero Generale Nazionale dell'intera giornata a sostegno di questa piattaforma di lotta, in autunno.
Non un isolato sciopero nazionale come eravamo abituati a vedere negli ultimi anni e che, anche se prezioso per il valore di protesta, in realtà spostava di poco i termini delle questioni, ma un'azione unitaria e permanente di lotta e mobilitazione che possa sfociare in un grande sciopero realisticamente in grado di colpire il fronte politico-padronale-concertativo, uno sciopero rafforzato e alimentato dalla lotta e che a sua volta dia impulso ad una nuova stagione di mobilitazione.
Gian Maria Valent

Palazzolo: incontro rurale

Durante la sette giorni hanno circolato circa cento persone, cifra non oceanica e un po' al di sotto di quello che ci aspettavamo, ma non trascurabile se si pensa alla contemporaneità con tante altre iniziative.
Alla fine hanno" quadrato" anche i conti e le iniziative hanno interessato i partecipanti: proiezione-spiegazione su energie rinnovabili e disponibili per un uso autogestito, camminata sui sentieri percorsi a suo tempo dai partigiani, racconti di "vecchie" e "nuove" resistenze, discussioni, in più momenti, sul significato dello "stare in montagna" oggi!
Comunque per noi scopo principale dell' iniziativa era quello di far conoscere il posto, e in relazione alla conoscenza della pratica degli Usi Civici, il suo ripopolamento; scopo che in certa misura è stato raggiunto: almeno altre sei persone verranno ad abitare alcune delle case ora disabitate!
E il lavoro fatto insieme negli orti ha dato modo di vedere un po' più da vicino uno spaccato di quello che può essere la vita in una zona liberata dalla nocività dei tempi imposti dal capitale!
Quello che spesso è emerso, anche la sera intorno al fuoco, è l' interesse sul voler considerare uno stile di vita radicalmente diverso da quello vissuto quotidianamente dai più, come presupposto del vivere lo scontro. Scontro vissuto in primo luogo come non complicità col potere; proposta di un modo di vivere liberato dall'alienazione e dalla schizzofrenia; critica radicale che però non va a cercare una banale contrapposizione, ma che col suo agire propositivo e cosciente sa di dover conseguentemente arrivare al conflitto col capitale e la sua smania di potere!
Si sono rinsaldati  volontà e rapporti con quanti altri si trovano, o hanno scelto di trovarsi, nella nostra stessa posizione (no T.A.V., Nunatak rivista e l'iniziativa Resistere, quest' anno in Liguria, lotte per la casa, e per la difesa degli spazzi collettivi dall' invadenza della privatizzazione, resistenza in città ecc.)
Questo è stato un momento, di tanti altri ne avremo bisogno un po' tutti, sono momenti in cui è importane capire cosa e come fare e con quale scopo, ma sono momenti anche in cui mentre si elaborano analisi teoriche il più lucide possibile, si deve anche vivere una pratica che sia il più coerentemente possibile preludio di un vivere radicalmente diverso!
Alcuni abitanti di Campanara

Torino: Resistenza Rom

L'assemblea svoltasi il 16 maggio nella sede della FAI torinese è stata un'occasione importante di conoscenza, incontro, scambio. Fabio e Soriane di "via Adda non si cancella", dopo la proiezione del video "via Adda 14. Tutti sotto un tetto!", hanno illustrato 10 anni di lotte, occupazioni, sgomberi a Milano, dove la lotta dei rom rumeni per la casa rappresenta un esempio importante di resistenza alle politiche razziste e repressive messe in atto dai vari governi e dalle amministrazioni locali. I due compagni hanno sottolineato l'importanza della saldatura tra le lotte dei lavoratori italiani con quelle dei migranti, come asse materiale di un agire politico e sociale che mira a sconfiggere la guerra tra poveri puntando sul conflitto sociale. Questo tema, ripreso poi in diversi interventi successivi, si è intrecciato con la necessità di far fronte alla durissima offensiva scatenata contro i migranti e, in particolare, contro i rom. Il governo Berlusconi non ha voluto essere da meno del governo Prodi e nei prossimi giorni presenterà gli strumenti legislativi per una nuova, ancor più feroce stretta repressiva nei confronti degli immigrati extracomunitari e dei cittadini europei considerati "indesiderabili" perché privi di casa e di reddito.
Sul fronte sociale la gravità degli attacchi subiti a Napoli e a Novara dai rom, dopo il presunto tentato rapimento di una neonata da parte di una ragazzina zingara, ha fatto da sfondo alla serata: a più riprese è emersa la questione della tutela materiale di centinaia di uomini, donne, bambini sottoposti ad attacchi sempre più gravi e frequenti. La cronaca, sempre parziale perché queste violenze spesso non vengono nemmeno raccontate, ci narra di minacce, intimidazioni, attacchi incendiari a suon di molotov, aggressioni razziste, che hanno puntellato l'intera penisola.
Quella che ci troviamo ad affrontare è una vera emergenza, un emergenza tanto più grave quanto più viene misconosciuta, celata tra le brevi in cronaca nera, negata dai più, accecati dall'odio e dall'indifferenza. Eppure basta un breve sguardo sul nostro vivere quotidiano per sapere che oggi tocca agli ultimi, domani potrebbe essere la volta dei penultimi.
Anche a Torino gli attentati e le aggressioni razziste si sono moltiplicati: la cronaca più recente vede protagonisti un ragazzino rumeno e uno albanese – pestati da un coetaneo nazista loro compagno di scuola in una media della Crocetta. Sul fronte istituzionale l'unica contrapposizione è tra le varie amministrazioni che cercano di "scaricarsi" a vicenda il "problema", perché su sgomberi e deportazioni sono tutti d'accordo.
Di qui la necessità di intervenire, coordinando al meglio le varie iniziative, creando un luogo di comunicazione e scambio, una sorta di assemblea permanente dove ciascuno rappresenta e mette in gioco se stesso, costruendo con altri un ambito dove confrontarsi e collaborare.
Non si può stare a guardare mentre ogni giorno qualcuno rischia di venire aggredito, mentre i fascisti bruciano le baracche e le roulotte, mentre la polizia getta in strada i bambini. A Torino in ottobre si è sfiorata la tragedia quando qualcuno - fascisti o teppisti di quartiere - ha bruciato il campo di via Vistrorio. Nessuno si è fatto male ma potrebbe non essere sempre così.
Di qui l'importanza di esserci, di tessere una rete di solidali, per porre argine alla violenza, per impedire gli sgomberi, per gettare i semi di un agire comunicativo capace di rompere la tenaglia del razzismo diffuso nei quartieri popolari dove la guerra tra poveri è ormai una realtà.
A volte può bastare la presenza solidale per fermare uno sgombero o evitare un'aggressione. Mettersi in mezzo è possibile e necessario. È dannatamente urgente.
Si è pertanto deciso di continuare l'assemblea domenica 25 maggio alle ore 21 sempre in corso Palermo 46.
m. m.

Massa: contro il raduno nazionale della fanteria

Come già successo in occasione dell'esibizione delle fecce tricolori (luglio 2004) e dell'esercitazione antiterrorismo della NATO e della marina militare (aprile 2006), il raduno nazionale della fanteria, prima arma dell'esercito italiano, ha ricevuto a Massa un'"adeguata accoglienza" da parte degli antimilitaristi anarchici di Massa, Carrara, La Spezia, Versilia e Montignoso.
Sabato 17 maggio un presidio antimilitarista si è svolto nei pressi del Circolo anarchico Su la testa, nel centro storico di Massa, mentre nel duomo della città la messa solenne in onore dei fanti caduti (celebrata da ben sei vescovi provenienti da tutta Italia) ricordava il legame storico tra chiesa ed eserciti. Da che mondo è mondo preti e militari, croce e moschetto sono sempre andati d'amore e d'accordo. Il raduno dei fanti, con tutto il suo corollario di benedizioni, messe, riconoscimenti e giuramenti davanti al dio della patria e degli eserciti, lo ha ribadito. Ma il clou di questa due giorni era domenica 18 maggio, con lo schieramento dei reparti militari, la sfilata della fanteria per le vie della città ed il saluto delle autorità in trepidante attesa su di un mega palco allestito nella piazza principale di Massa. Una parata militarista e nazionalista in cui i fanti ricordavano la prima guerra mondiale, la cosiddetta Grande Guerra. Celebravano la "vittoria" in una guerra nella quale circa 15 milioni di proletari affogarono nel fango e nel sangue delle trincee. Un Grande Massacro di povera gente morta mentre i governanti ed i signori del tempo se la spassavano nelle loro tenute. Davanti a un tale spettacolo vergognoso, tanto costoso quanto inutile e pomposo, in gruppo e cogliendo il momento giusto ci siamo diretti verso la piazza, piena di fanti e supporter dei fanti, per esprimere il nostro NO a questa parata, agli eserciti ed alle guerre passate e presenti (missioni "umanitarie" occidentali comprese). Nonostante l'intervento delle forze del dis/ordine quotidiano siamo riusciti a posizionarci ai bordi della sfilata diffondendo volantini, esponendo striscioni ed urlando slogan antimilitaristi. Pensieri ad alta voce per niente accomodanti nei confronti di parate ed esibizioni militari sempre più frequenti e sempre più insopportabili. Una bella contestazione contro tutti gli eserciti e contro il militarismo in tutte le sue forme ed espressioni.
Giovanni

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