Umanità Nova, n.19 del 25 maggio 2008, anno 88

Letture. Berlino brucia. Marinus van der Lubbe e l'incendio del Reichstag


Nico Jassies, Berlino brucia. Marinus van der Lubbe e l'incendio del Reichstag, Milano, Zero in condotta, 2008.

Di complotti è piena la storia, ma a volte capita che gli oscuri manovratori non determinino tanto la realtà dei fatti, quanto la loro interpretazione a posteriori. È il caso della vicenda di van der Lubbe, l'incendiario del Reichstag, ricostruita nei suoi esatti e lineari termini da questo agile libretto di Nico Jassies. Se il cosa è infatti noto ai più, sul chi e sul perché è stato eretto un tale castello di falsità che l'opera demistificatrice di Jassies giunge quanto mai opportuna.
Apparso per la prima volta otto anni fa sulle pagine di una rivista storica olandese, nel 2002 il testo è stato editato in forma autonoma ad Amsterdam; riproposto nel 2004 dalle Editions Antisociales di Parigi, esce finalmente oggi anche in lingua italiana, tradotto da Antonio Senta ed Elena Suriani con una prefazione dello stesso Senta.
L'autore, archivista presso l'Istituto internazionale di storia sociale di Amsterdam, ripercorre la biografia di Marinus van der Lubbe con dovizia di fonti e con uno stile di godibile lettura. Dai primi approcci con gli ideali di emancipazione alla militanza nella Lega della gioventù comunista di Leida, dall'attrito con le burocrazie di partito all'attività nei gruppi consiliaristi. I viaggi e i vagabondaggi attraverso l'Europa, la curiosità non appagata di visitare la Russia sovietica e infine l'approdo a Berlino, dove di fronte all'ascesa del nazismo i partiti della sinistra non sembrano trovare risposte adeguate. Con l'illusione di scuotere il proletariato dal suo immobilismo, e di provocarne la sollevazione, la notte del 27 febbraio 1933 "Rinus" si arma di Kohlenanzünder (una specie di diavolina usata per accendere le stufe) e penetra nel Parlamento tedesco appiccando diversi focolai d'incendio. Mentre le fiamme ancora crepitano viene arrestato dalla polizia: da quel momento la sua storia è data in pasto agli specialisti della disinformazione.
L'occasione è infatti ghiotta per nazisti e stalinisti. I primi, paventando l'imminenza di un'insurrezione "bolscevica", denunciano l'attentatore come agente di Mosca e colgono l'occasione per sbarazzarsi degli ultimi residui di diritti civili; gli altri non fanno che rovesciare la prospettiva e addebitano alle autorità naziste la responsabilità dell'incendio. Che un gesto di rivolta, per quanto inutile e amaro frutto della crisi del movimento operaio, possa nascere dalla determinazione del singolo è argomento troppo distante dalle capacità intellettive, nonché dalle convenienze politiche, dei suoi accusatori. Non stupisce quindi che van der Lubbe, ghigliottinato tre giorni prima del suo venticinquesimo compleanno, sia passato alla storia come l'ideal-tipo dell'"agente provocatore".
Dopo aver riportato questa vicenda nei suoi giusti binari – così come a caldo aveva tentato di fare il Comitato internazionale van der Lubbe animato negli anni '30, tra gli altri, da André Prudhommeaux – il nostro Jassies fa seguire al testo una postfazione dove passa in rassegna la palude della storiografia esistente. Tra una falsificazione e l'altra, storici di vario calibro lungi dal restituire dignità morale all'attentatore hanno estromesso ogni possibile voce fuori dal coro, preparando la trappola per cui chi non sostiene la tesi del complotto ordito da Hitler e dai suoi accoliti finirebbe, discolpandoli, per fare il gioco degli stessi nazisti.
In ogni caso, scrive senza mezzi termini l'autore: "una cosa è sicura a proposito dell'incendio del Reichstag: la versione che van der Lubbe ha dato del suo atto e delle sue motivazioni è la sola che non si è mai potuta smentire in nessun punto. È l'unica che sia completa, coerente e che sia passata al vaglio di un esame paziente e rigoroso. Questa sola resta in piedi, ergendosi al di sopra del letamaio delle testimonianze corrotte e dei documenti truccati. E più gli eredi dello stalinismo si accaniranno per fare di Marinus un provocatore nazista, più noi lo vedremo crescere, affermarsi come autentico rivoluzionario anticapitalista e sconfiggere la schiera dei suoi torturatori di ieri e dei suoi calunniatori di oggi". Marinus van der Lubbe, dunque, tra i pochi entrati in Parlamento con intenzioni oneste.
Un ultimo appunto: il libro si chiude con la riproduzione di un documento del Comitato van der Lubbe datato dicembre 1933, la bibliografia e l'indice dei nomi speriamo invece di trovarli nella prossima edizione.

Luigi Balsamini

home | sommario | comunicati | archivio | link | contatti