Umanità Nova, n.20 del 1 giugno 2008, anno 88

Colpo di Stato all'italiana. Leggi razziali e favole nere


Mercoledì scorso il Governo Berlusconi, riunito in seduta straordinaria a Napoli, nel giro di poche ore ha dato vita ad un decreto-legge che di fatto si può definire un vero e proprio colpo di stato "all'italiana". Se, infatti, nel nostro Paese a partire dagli anni '70 è sempre stato nel nome di qualche "emergenza" – prima l'emergenza-rapinatori, poi l'emergenza-terrorismo, l'emergenza-mafia, l'emergenza-droga etc – che sono state varate le leggi più liberticide e che si è rafforzato sempre di più l'apparato repressivo (fino a portare l'Italia ad avere il triste terzo posto nella classifica mondiale dei paesi con più polizia in rapporto al numero degli abitanti, subito dopo Kuwait e Costarica che però non hanno esercito), dietro l'emergenza-sicurezza Berlusconi e i suoi complici con un semplice decreto-legge hanno stravolto tutta una serie di fondamentali garanzie del diritto praticamente in ogni campo senza neanche aver bisogno di un passaggio parlamentare. Per realizzare il programma di governo della Confindustria (nucleare, TAV, abolizione del contratto nazionale di lavoro etc.), ma anche per soddisfare la sete di sangue e di sofferenze umane dei loro sostenitori, fascisti e leghisti sanno che dovranno usare le maniere forti e a Napoli si sono dati gli strumenti anche giuridici per poter agire senza problemi. Non a caso, le prime vittime delle nuove leggi speciali a poche ore dalla firma del presidente Napolitano sul decreto-legge, sono stati gli abitanti di Chiaiano che cercavano di impedire l'apertura di una discarica nel loro paese e che sono stati selvaggiamente colpiti dalle cariche degli sbirri che non hanno risparmiato neanche donne, vecchi e bambini, a monito futuro di chi, in Valsusa, a Vicenza o da qualunque altra parte, volesse avere l'ardire di opporsi ai piani del duce e dei suoi ministri.
Le norme del decreto-sicurezza di Berlusconi presentate dalla propaganda dei media di regime come le "leggi anti-rom" (anche se in effetti contengono pesanti limitazioni alle libertà personali di tutti), secondo i sondaggi, sarebbero state ben accolte dagli italiani che settant'anni dopo le leggi razziali di Mussolini, avrebbero salutato con gran gioia le nuove leggi razziali di Berlusconi, anticipate peraltro dal decreto-legge "Veltroni" con cui il governo Prodi aveva stabilito nel novembre 2007 che gli italiani e gli stranieri poveri dovessero godere per legge di un diverso trattamento giudiziario.
Purtroppo c'è poco da stupirsi del consenso popolare intorno a leggi che sono fatte per colpire un determinato gruppo etnico. Come hanno scritto Lorenzo Guadagnucci ed altri giornalisti "critici" in un appello che circola in rete: "Negli ultimi giorni abbiamo assistito a una forte campagna politica e d'informazione contro i rom. Nei titoli, negli articoli, nei servizi i rom in quanto tali - come popolo - sono stati indicati come pericolosi, violenti, legati alla criminalità, fonte di problemi per la nostra società. Singoli episodi di cronaca nera sono stati enfatizzati e attribuiti a un intero popolo; vecchi e assurdi stereotipi sono stati riproposti senza alcuno spirito critico e senza un'analisi reale dei fatti". Anche se la criminalità Rom non ha un'incidenza rilevante, come dimostrano i dati del Ministero degli Interni e le aggressioni nei confronti di italiani sono praticamente inesistenti, i rom sono soggetti ad una vera propria persecuzione che sembra non suscitare nessuno scandalo. In effetti, su 150 mila "zingari" presenti nel nostro Paese, 90 mila sono bambini. La speranza di vita media dei Rom, qui da noi, è di soli 35 anni, contro gli 80 degli altri cittadini. La mortalità dei bimbi Rom è 15 volte superiore a quella degli altri bambini. Sono numeri che sono dovuti alla puntuale politica di deportazione messa in atto dalla autorità governative a tutti i livelli (dai Comuni come dalla polizia, dalla magistratura e dai carabinieri) che non fanno altro che spostare le famiglie rom da un campo nomadi all'altro, senza dare loro nemmeno la possibilità di potersi organizzare per tutelarsi a livello igienico e sanitario.

Una delle leggende "nere" su cui maggiormente i media di regime stanno costruendo il consenso intorno alle leggi razziali anti-rom è quella degli zingari rapitori di bambini che è una tragica riedizione nel nuovo millennio dell'antica favola medievale degli ebrei rapitori di bambini. Anche loro - secondo l'opinione pubblica e il senso comune fino a poco meno di un secolo fa - "rubavano i bambini", quelli cristiani, per ucciderli e usare il loro sangue a scopo rituale. Questa leggenda nasce nel Medioevo. Il primo caso attestato risale al 1144, quando nella cittadina inglese di Norwich viene ritrovato il cadavere del piccolo William: le autorità locali accusano gli ebrei di aver rapito il ragazzo nel giorno di Pasqua, e di averlo crocifisso, secondo un macabro rituale consistente nel ripetere il martirio di Gesù Cristo. Mentre il corpo del piccolo William diventa oggetto di una vera e propria venerazione, l'accusa di rapimento di bambini - peraltro mai verificata - si diffonde presto in tutta Europa: episodi simili sono registrati pressoché ovunque, e danno vita a frequenti persecuzioni, espulsioni e violenze contro le comunità ebraiche. Nel XIII secolo, alla tradizionale accusa di rapimento di bambini si aggiunge un nuovo capo di imputazione: secondo le dicerie popolari - sostenute spesso da autorità religiose locali senza scrupoli - gli ebrei non solo rapiscono i bambini, non solo li uccidono, ma usano il loro sangue per pratiche liturgiche pasquali. Il mito dell'omicidio rituale diventa così accusa del sangue: giudici e inquisitori, chiamati a verificare la fondatezza delle dicerie sui "mostri ebrei", non esitano, lungo tutta l'età moderna, a ricorrere alla tortura per estorcere la piena confessione degli imputati. Così, molti ebrei finiranno per far "mettere a verbale" accuse false e infamanti, che legittimeranno le successive condanne a morte.
La favola nera degli ebrei rapitori e mangiatori di bambini è stata una delle più potenti giustificazioni per tutte le persecuzioni e i pogrom antisemiti dall'inizio del XIV secolo alla Shoah del Novecento. Oggi, mentre i fascisti bruciano i campi-nomadi con la complicità della polizia e delle TV che amplificano le loro gesta, le accuse contro gli zingari che rapiscono i bambini con disinvoltura rimbalzano dai più popolari programmi televisivi alle chiacchiere al bar. Di minori "rubati" dagli zingari, però, non c'è nessuna traccia negli archivi giudiziari. Secondo un'inchiesta recentemente pubblicata sul sito Carmilla on-line, «da fonti Reuter, e sulla base dei dati forniti dalla polizia di stato, i minori scomparsi in Italia nel periodo 1999-2004 (nella fascia dei minori di 10 anni) sono stati "portati via" da uno dei genitori per dissidi coniugali o, soprattutto nel caso di bambini stranieri, sono casi di bambini affidati dal Tribunale dei Minori a istituti, bambini che vengono "prelevati" da un genitore che si rende poi irreperibile assieme al figlio. Per quanto riguarda i minori di età tra i 10 e i 14 anni e tra i 15 e i 17 anni, prevalgono tra gli italiani i casi di ragazzi allontanatisi volontariamente da casa per dissidi familiari, mentre rimangono presenti tra gli stranieri le fughe, assieme a un genitore, dalle strutture in cui i minori sono affidati, in maniera coatta, dai Tribunali dei minori (in questi ultimi casi qualche romantico parlerebbe non di rapimento, ma di evasione, per intenderci)». I media, però, negli ultimi anni hanno trasformato in senso comune quello che prima era solo una becera leggenda urbana montando veri e propri "casi" intorno a presunte vicende di rapimenti - mai avvenuti - di bambini da parte di "zingari". Il primo caso, famosissimo, fu tre anni fa quello delle "zingare di Lecco". A Lecco, il 14 febbraio 2005, tre donne rumene vennero accusate di aver cercato di rapire un bambino: la mamma aveva dichiarato di aver sentito distintamente le parole "prendi bimbo, prendi bimbo". Due delle tre ragazze Rom, difese da un avvocato d'ufficio, decisero di patteggiare la pena e vennero condannate "per sottrazione di minore", ma la terza affrontò il processo e venne assolta, scagionata dalle testimonianze di TUTTI coloro che avevano assistito alla scena e che dichiararono in tribunale che era stata la "mamma lecchese" ad aggredire le tre ragazze appena queste si erano avvicinate per chiedere l'elemosina. I tg e i giornali fecero una gran cagnara intorno alla "condanna" delle prime due, ma tacquero scrupolosamente sull'assoluzione finale della terza. Altri casi simili avvennero il 25 aprile dello stesso anno a Carrara (dove il presunto rapitore – un invalido serbo – fu quasi linciato da un gruppo di facinorosi) e a Firenze. In entrambi i casi le indagini si chiusero stabilendo che non vi era stato alcun tentativo di rapimento, ma i media che avevano dato il massimo risalto agli zingari "rapitori" fecero finire tra le notizie in breve gli zingari discolpati. Il caso più recente è accaduto a Palermo nel luglio 2007. Una giovane donna Rom è finita in carcere, accusata di aver tentato il rapimento di un bambino su una spiaggia. Dopo l'iniziale e consueto battage scandalistico di giornali e televisioni, il caso s'è subito sgonfiato dopo che la principale testimone/accusatrice ha ammesso di non aver visto un tentato rapimento, ma soltanto di essere rimasta terrorizzata per la presenza della ragazza "zingara". L'accusa è stata così immediatamente ritirata dalla testimone e la donna Rom esce assolta dal processo: ma di questo i giornali non hanno parlato.
Anche sul presunto rapimento di Ponticelli che nelle settimane scorse ha scatenato una vera e propria caccia al Rom, che da Napoli si è diffusa a macchia d'olio in tutta Italia vi sono molti dubbi. Gli attivisti del gruppo per la difesa dei diritti umani EveryOne hanno indagato accuratamente sull'evento e sono giunti alla conclusione che "la testimonianza di Flora Martinelli, la madre della bambina, del padre di lei Ciro e dei loro vicini di casa è falsa". Secondo il Gruppo EveryOne "fin dall'inizio le dinamiche del rapimento non ci hanno convinto, perché chi conosce la palazzina in cui sarebbe avvenuto il reato sa che è praticamente inaccessibile, sia per il cancello che per l'attenta sorveglianza degli inquilini". Vi sono poi discordanze fra le testimonianze della Martinelli, di suo padre e dei vicini. La donna in un primo momento ha dichiarato che la porta del suo appartamento sarebbe stata forzata, poi ha ricordato di averla lasciata aperta. Dopo aver notato la porta aperta, la madre sarebbe andata a controllare la culla, quindi sarebbe tornata verso il pianerottolo dove avrebbe sorpreso - passati almeno venti secondi - la ragazzina Rom con la sua piccola in braccio. Non solo: avrebbe avuto ancora il tempo di raggiungerla e strapparle la bambina. Quindi la Rom si sarebbe mossa al rallentatore, consentendo a nonno Ciro di raggiungerla, afferrarla e schiaffeggiarla al piano di sotto. Alcuni dei vicini hanno riferito alle autorità che Angelica aveva ancora la bambina in braccio, quando l'hanno fermata. EveryOne ha anche reso noto che "nei giorni precedenti al fatto, gli inquilini della palazzina avevano fatto diverse assemblee condominiali, con un solo ordine del giorno: come ottenere lo sgombero delle famiglie Rom accampate a Ponticelli". Secondo gli attivisti del Gruppo EveryOne, "Angelica, in realtà, conosceva una delle famiglie che abitano in via Principe di Napoli, dove è avvenuto l'episodio, continuano, ha suonato al citofono ed è stata notata da alcune inquiline. Pochi istanti dopo è scattata la trappola e la furia dei condomini si è scatenata contro di lei, che è stata raggiunta in strada, afferrata, schiaffeggiata e consegnata alla polizia. Vi sono testimoni che conoscono la verità e due di loro sono disposte a parlare". Secondo il Comitato Spazio Pubblico di Napoli, invece, dietro "la guerra tra poveri (napoletani/rom)" ci sono 67 milioni di euro: la Giunta Comunale ha approvato i progetti preliminari per il Programma di Recupero Urbano (PRU) nella zona di Ponticelli, ma se i cantieri non aprono entro il 4 agosto, vengono revocati i finanziamenti ministeriali . Ma per iniziare entro agosto 2008 i lavori per la costruzione degli edifici previsti bisognava prima eliminare proprio gli accampamenti rom prima assaltati e incendiati dagli abitanti "furiosi" e poi sgomberati dalla Polizia.

Mentre le bufale mediatiche fanno il lavaggio del cervello agli italiani, sono intanto sempre più pesanti le violazioni (vere) dei diritti umani che colpiscono i rom. Tutte le settimane molti bambini vengono «prelevati» dai campi nomadi - a seguito di segnalazioni al Tribunale per i Minorenni da parte degli assistenti sociali o della stessa polizia - e portati in appositi centri di accoglienza. Recentemente l'Opera Nomadi ha denunciato che a i Buccinasco, vicino a Milano, i vigili urbani cercano ragazzini Rom separati dai genitori (anche solo per una passeggiata) per provvedere a denunciarli per "abbandono di minore". Ad altri è contestato il reato di sfruttamento di minore nell'accattonaggio: quando i genitori portano con sé i bambini. Se li lasciassero soli, sarebbe ancora "abbandono di minore". I 50 Rom arrestati per ordine del criminale fascista Alemanno sono stati accusati senza indagini né provvedimenti di un magistrato. Questa situazione già drammatica non potrà che peggiorare con l'approvazione delle prime leggi razziali del nuovo governo Berlusconi.

robertino

un grazie di cuore a Sergio Bontempelli sul cui preziosissimo blog () ho trovato buona parte delle informazioni contenute in questo articolo

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