Mercoledì scorso il Governo Berlusconi, riunito in seduta
straordinaria a Napoli, nel giro di poche ore ha dato vita ad un
decreto-legge che di fatto si può definire un vero e proprio
colpo di stato "all'italiana". Se, infatti, nel nostro Paese a partire
dagli anni '70 è sempre stato nel nome di qualche "emergenza" –
prima l'emergenza-rapinatori, poi l'emergenza-terrorismo,
l'emergenza-mafia, l'emergenza-droga etc – che sono state varate le
leggi più liberticide e che si è rafforzato sempre di
più l'apparato repressivo (fino a portare l'Italia ad avere il
triste terzo posto nella classifica mondiale dei paesi con più
polizia in rapporto al numero degli abitanti, subito dopo Kuwait e
Costarica che però non hanno esercito), dietro
l'emergenza-sicurezza Berlusconi e i suoi complici con un semplice
decreto-legge hanno stravolto tutta una serie di fondamentali garanzie
del diritto praticamente in ogni campo senza neanche aver bisogno di un
passaggio parlamentare. Per realizzare il programma di governo della
Confindustria (nucleare, TAV, abolizione del contratto nazionale di
lavoro etc.), ma anche per soddisfare la sete di sangue e di sofferenze
umane dei loro sostenitori, fascisti e leghisti sanno che dovranno
usare le maniere forti e a Napoli si sono dati gli strumenti anche
giuridici per poter agire senza problemi. Non a caso, le prime vittime
delle nuove leggi speciali a poche ore dalla firma del presidente
Napolitano sul decreto-legge, sono stati gli abitanti di Chiaiano che
cercavano di impedire l'apertura di una discarica nel loro paese e che
sono stati selvaggiamente colpiti dalle cariche degli sbirri che non
hanno risparmiato neanche donne, vecchi e bambini, a monito futuro di
chi, in Valsusa, a Vicenza o da qualunque altra parte, volesse avere
l'ardire di opporsi ai piani del duce e dei suoi ministri.
Le norme del decreto-sicurezza di Berlusconi presentate dalla
propaganda dei media di regime come le "leggi anti-rom" (anche se in
effetti contengono pesanti limitazioni alle libertà personali di
tutti), secondo i sondaggi, sarebbero state ben accolte dagli italiani
che settant'anni dopo le leggi razziali di Mussolini, avrebbero
salutato con gran gioia le nuove leggi razziali di Berlusconi,
anticipate peraltro dal decreto-legge "Veltroni" con cui il governo
Prodi aveva stabilito nel novembre 2007 che gli italiani e gli
stranieri poveri dovessero godere per legge di un diverso trattamento
giudiziario.
Purtroppo c'è poco da stupirsi del consenso popolare intorno a
leggi che sono fatte per colpire un determinato gruppo etnico. Come
hanno scritto Lorenzo Guadagnucci ed altri giornalisti "critici" in un
appello che circola in rete: "Negli ultimi giorni abbiamo assistito a
una forte campagna politica e d'informazione contro i rom. Nei titoli,
negli articoli, nei servizi i rom in quanto tali - come popolo - sono
stati indicati come pericolosi, violenti, legati alla
criminalità, fonte di problemi per la nostra società.
Singoli episodi di cronaca nera sono stati enfatizzati e attribuiti a
un intero popolo; vecchi e assurdi stereotipi sono stati riproposti
senza alcuno spirito critico e senza un'analisi reale dei fatti". Anche
se la criminalità Rom non ha un'incidenza rilevante, come
dimostrano i dati del Ministero degli Interni e le aggressioni nei
confronti di italiani sono praticamente inesistenti, i rom sono
soggetti ad una vera propria persecuzione che sembra non suscitare
nessuno scandalo. In effetti, su 150 mila "zingari" presenti nel nostro
Paese, 90 mila sono bambini. La speranza di vita media dei Rom, qui da
noi, è di soli 35 anni, contro gli 80 degli altri cittadini. La
mortalità dei bimbi Rom è 15 volte superiore a quella
degli altri bambini. Sono numeri che sono dovuti alla puntuale politica
di deportazione messa in atto dalla autorità governative a tutti
i livelli (dai Comuni come dalla polizia, dalla magistratura e dai
carabinieri) che non fanno altro che spostare le famiglie rom da un
campo nomadi all'altro, senza dare loro nemmeno la possibilità
di potersi organizzare per tutelarsi a livello igienico e sanitario.
Una delle leggende "nere" su cui maggiormente i media di regime stanno
costruendo il consenso intorno alle leggi razziali anti-rom è
quella degli zingari rapitori di bambini che è una tragica
riedizione nel nuovo millennio dell'antica favola medievale degli ebrei
rapitori di bambini. Anche loro - secondo l'opinione pubblica e il
senso comune fino a poco meno di un secolo fa - "rubavano i bambini",
quelli cristiani, per ucciderli e usare il loro sangue a scopo rituale.
Questa leggenda nasce nel Medioevo. Il primo caso attestato risale al
1144, quando nella cittadina inglese di Norwich viene ritrovato il
cadavere del piccolo William: le autorità locali accusano gli
ebrei di aver rapito il ragazzo nel giorno di Pasqua, e di averlo
crocifisso, secondo un macabro rituale consistente nel ripetere il
martirio di Gesù Cristo. Mentre il corpo del piccolo William
diventa oggetto di una vera e propria venerazione, l'accusa di
rapimento di bambini - peraltro mai verificata - si diffonde presto in
tutta Europa: episodi simili sono registrati pressoché ovunque,
e danno vita a frequenti persecuzioni, espulsioni e violenze contro le
comunità ebraiche. Nel XIII secolo, alla tradizionale accusa di
rapimento di bambini si aggiunge un nuovo capo di imputazione: secondo
le dicerie popolari - sostenute spesso da autorità religiose
locali senza scrupoli - gli ebrei non solo rapiscono i bambini, non
solo li uccidono, ma usano il loro sangue per pratiche liturgiche
pasquali. Il mito dell'omicidio rituale diventa così accusa del
sangue: giudici e inquisitori, chiamati a verificare la fondatezza
delle dicerie sui "mostri ebrei", non esitano, lungo tutta l'età
moderna, a ricorrere alla tortura per estorcere la piena confessione
degli imputati. Così, molti ebrei finiranno per far "mettere a
verbale" accuse false e infamanti, che legittimeranno le successive
condanne a morte.
La favola nera degli ebrei rapitori e mangiatori di bambini è
stata una delle più potenti giustificazioni per tutte le
persecuzioni e i pogrom antisemiti dall'inizio del XIV secolo alla
Shoah del Novecento. Oggi, mentre i fascisti bruciano i campi-nomadi
con la complicità della polizia e delle TV che amplificano le
loro gesta, le accuse contro gli zingari che rapiscono i bambini con
disinvoltura rimbalzano dai più popolari programmi televisivi
alle chiacchiere al bar. Di minori "rubati" dagli zingari, però,
non c'è nessuna traccia negli archivi giudiziari. Secondo
un'inchiesta recentemente pubblicata sul sito Carmilla on-line,
«da fonti Reuter, e sulla base dei dati forniti dalla polizia di
stato, i minori scomparsi in Italia nel periodo 1999-2004 (nella fascia
dei minori di 10 anni) sono stati "portati via" da uno dei genitori per
dissidi coniugali o, soprattutto nel caso di bambini stranieri, sono
casi di bambini affidati dal Tribunale dei Minori a istituti, bambini
che vengono "prelevati" da un genitore che si rende poi irreperibile
assieme al figlio. Per quanto riguarda i minori di età tra i 10
e i 14 anni e tra i 15 e i 17 anni, prevalgono tra gli italiani i casi
di ragazzi allontanatisi volontariamente da casa per dissidi familiari,
mentre rimangono presenti tra gli stranieri le fughe, assieme a un
genitore, dalle strutture in cui i minori sono affidati, in maniera
coatta, dai Tribunali dei minori (in questi ultimi casi qualche
romantico parlerebbe non di rapimento, ma di evasione, per
intenderci)». I media, però, negli ultimi anni hanno
trasformato in senso comune quello che prima era solo una becera
leggenda urbana montando veri e propri "casi" intorno a presunte
vicende di rapimenti - mai avvenuti - di bambini da parte di "zingari".
Il primo caso, famosissimo, fu tre anni fa quello delle "zingare di
Lecco". A Lecco, il 14 febbraio 2005, tre donne rumene vennero accusate
di aver cercato di rapire un bambino: la mamma aveva dichiarato di aver
sentito distintamente le parole "prendi bimbo, prendi bimbo". Due delle
tre ragazze Rom, difese da un avvocato d'ufficio, decisero di
patteggiare la pena e vennero condannate "per sottrazione di minore",
ma la terza affrontò il processo e venne assolta, scagionata
dalle testimonianze di TUTTI coloro che avevano assistito alla scena e
che dichiararono in tribunale che era stata la "mamma lecchese" ad
aggredire le tre ragazze appena queste si erano avvicinate per chiedere
l'elemosina. I tg e i giornali fecero una gran cagnara intorno alla
"condanna" delle prime due, ma tacquero scrupolosamente
sull'assoluzione finale della terza. Altri casi simili avvennero il 25
aprile dello stesso anno a Carrara (dove il presunto rapitore – un
invalido serbo – fu quasi linciato da un gruppo di facinorosi) e a
Firenze. In entrambi i casi le indagini si chiusero stabilendo che non
vi era stato alcun tentativo di rapimento, ma i media che avevano dato
il massimo risalto agli zingari "rapitori" fecero finire tra le notizie
in breve gli zingari discolpati. Il caso più recente è
accaduto a Palermo nel luglio 2007. Una giovane donna Rom è
finita in carcere, accusata di aver tentato il rapimento di un bambino
su una spiaggia. Dopo l'iniziale e consueto battage scandalistico di
giornali e televisioni, il caso s'è subito sgonfiato dopo che la
principale testimone/accusatrice ha ammesso di non aver visto un
tentato rapimento, ma soltanto di essere rimasta terrorizzata per la
presenza della ragazza "zingara". L'accusa è stata così
immediatamente ritirata dalla testimone e la donna Rom esce assolta dal
processo: ma di questo i giornali non hanno parlato.
Anche sul presunto rapimento di Ponticelli che nelle settimane scorse
ha scatenato una vera e propria caccia al Rom, che da Napoli si
è diffusa a macchia d'olio in tutta Italia vi sono molti dubbi.
Gli attivisti del gruppo per la difesa dei diritti umani EveryOne hanno
indagato accuratamente sull'evento e sono giunti alla conclusione che
"la testimonianza di Flora Martinelli, la madre della bambina, del
padre di lei Ciro e dei loro vicini di casa è falsa". Secondo il
Gruppo EveryOne "fin dall'inizio le dinamiche del rapimento non ci
hanno convinto, perché chi conosce la palazzina in cui sarebbe
avvenuto il reato sa che è praticamente inaccessibile, sia per
il cancello che per l'attenta sorveglianza degli inquilini". Vi sono
poi discordanze fra le testimonianze della Martinelli, di suo padre e
dei vicini. La donna in un primo momento ha dichiarato che la porta del
suo appartamento sarebbe stata forzata, poi ha ricordato di averla
lasciata aperta. Dopo aver notato la porta aperta, la madre sarebbe
andata a controllare la culla, quindi sarebbe tornata verso il
pianerottolo dove avrebbe sorpreso - passati almeno venti secondi - la
ragazzina Rom con la sua piccola in braccio. Non solo: avrebbe avuto
ancora il tempo di raggiungerla e strapparle la bambina. Quindi la Rom
si sarebbe mossa al rallentatore, consentendo a nonno Ciro di
raggiungerla, afferrarla e schiaffeggiarla al piano di sotto. Alcuni
dei vicini hanno riferito alle autorità che Angelica aveva
ancora la bambina in braccio, quando l'hanno fermata. EveryOne ha anche
reso noto che "nei giorni precedenti al fatto, gli inquilini della
palazzina avevano fatto diverse assemblee condominiali, con un solo
ordine del giorno: come ottenere lo sgombero delle famiglie Rom
accampate a Ponticelli". Secondo gli attivisti del Gruppo EveryOne,
"Angelica, in realtà, conosceva una delle famiglie che abitano
in via Principe di Napoli, dove è avvenuto l'episodio,
continuano, ha suonato al citofono ed è stata notata da alcune
inquiline. Pochi istanti dopo è scattata la trappola e la furia
dei condomini si è scatenata contro di lei, che è stata
raggiunta in strada, afferrata, schiaffeggiata e consegnata alla
polizia. Vi sono testimoni che conoscono la verità e due di loro
sono disposte a parlare". Secondo il Comitato Spazio Pubblico di
Napoli, invece, dietro "la guerra tra poveri (napoletani/rom)" ci sono
67 milioni di euro: la Giunta Comunale ha approvato i progetti
preliminari per il Programma di Recupero Urbano (PRU) nella zona di
Ponticelli, ma se i cantieri non aprono entro il 4 agosto, vengono
revocati i finanziamenti ministeriali . Ma per iniziare entro agosto
2008 i lavori per la costruzione degli edifici previsti bisognava prima
eliminare proprio gli accampamenti rom prima assaltati e incendiati
dagli abitanti "furiosi" e poi sgomberati dalla Polizia.
Mentre le bufale mediatiche fanno il lavaggio del cervello agli
italiani, sono intanto sempre più pesanti le violazioni (vere)
dei diritti umani che colpiscono i rom. Tutte le settimane molti
bambini vengono «prelevati» dai campi nomadi - a seguito di
segnalazioni al Tribunale per i Minorenni da parte degli assistenti
sociali o della stessa polizia - e portati in appositi centri di
accoglienza. Recentemente l'Opera Nomadi ha denunciato che a i
Buccinasco, vicino a Milano, i vigili urbani cercano ragazzini Rom
separati dai genitori (anche solo per una passeggiata) per provvedere a
denunciarli per "abbandono di minore". Ad altri è contestato il
reato di sfruttamento di minore nell'accattonaggio: quando i genitori
portano con sé i bambini. Se li lasciassero soli, sarebbe ancora
"abbandono di minore". I 50 Rom arrestati per ordine del criminale
fascista Alemanno sono stati accusati senza indagini né
provvedimenti di un magistrato. Questa situazione già drammatica
non potrà che peggiorare con l'approvazione delle prime leggi
razziali del nuovo governo Berlusconi.
robertino
un grazie di cuore a Sergio Bontempelli sul cui preziosissimo blog ()
ho trovato buona parte delle informazioni contenute in questo articolo