Il 21 maggio 2008 il nuovo governo Berlusconi ha approvato nel
consiglio dei ministri tenutosi a Napoli un imponente serie di
provvedimenti legislativi in materia di cosiddetta sicurezza. Sono
stati approvati due decreti legge, uno in materia di "immigrazione e
criminalità organizzata" ed uno in materia di "emergenza rifiuti
in Campania"; i decreti legge, atti del governo aventi forza di legge,
entrano in vigore con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e vanno
convertiti dal Parlamento entro sessanta giorni. È stato
approvato un disegno di legge, che dovrà essere approvato dal
Parlamento per diventare legge a tutti gli effetti, contenente vari
provvedimenti sempre in materia penale, tra cui il già
tristemente famoso, ancora prima di essere introdotto nel nostro
ordinamento, reato di "immigrazione clandestina". Inoltre, sono stati
approvati decreti legislativi in materia di ricongiungimenti
famigliari, status di rifugiato, mobilità dei cittadini
comunitari. Infine, è stato dichiarato lo "stato di emergenza
rom" per le città di Roma, Milano e Napoli, con poteri
straordinari ai prefetti per affrontare la citata "emergenza".
Siamo in presenza di un articolato disegno repressivo che va
contrastato in ogni modo dal punto di vista politico ed anche tecnico
giuridico. Vogliamo qui iniziare l'analisi dei provvedimenti approvati
il 21 maggio da alcune considerazioni di carattere generale: nelle
prossime settimane scenderemo poi nei particolari delle singole
normative introdotte, seguendone anche l'iter parlamentare che
però, stante la schiacciante maggioranza del Pdl e l'inesistente
opposizione del Pd, non dovrebbe essere per nulla complicato. Del
resto, a mo' di preambolo, va ricordato che negli ultimi mesi di vita
il governo Prodi aveva alimentato la montante marea razzista e
securitaria con la proposta di misure in gran parte analoghe a quelle
oggi approvate, il cosiddetto "Pacchetto Amato". Con l'idiota ed
ipocrita slogan che "la sicurezza non è di destra né di
sinistra", per mesi i vari Veltroni, Cofferati, Chiamparino, hanno
corteggiato i peggiori istinti di una società ingrigita e
impoverita, rancorosa e sempre più scopertamente razzista e
xenofoba, dove ronde naziste e fasciste continuavano a colpire senza
alcuna seria interdizione, anzi con palese connivenza, da parte dei
"tutori del disordine costituito". La cosiddetta "sinistra radicale"
governativa farfugliava vuote prese di posizione, mentre nei fatti il
governo cui apparteneva manteneva inalterato o provava a peggiorare il
quadro repressivo di immigrati e minoranze. Oggi il "ministro ombra
dell'interno" del Pd Minniti lamenta il plagio da parte di Berlusconi e
Maroni delle norme che il governo Prodi voleva approvare.
Va detto che lo schema su cui si basa l'insieme di norme di cui andiamo
parlando ripropone l'antico adagio di ogni "legislazione
dell'emergenza", ma con alcuni significativi ritocchi, pennellate
sinistre che si riverberano sul quadro generale futuro. Il noto
meccanismo emergenziale prevede che un certo fenomeno sia etichettato
con le caratteristiche dell'eccezionalità grazie all'uso
spregiudicato e criminogeno (nel letterale senso di "creazione di fatti
di reato" che prima non venivano "percepiti" come tali o esistenti) di
giornali e televisione. A situazione eccezionale deve corrispondere
misura di legge eccezionale per modalità e contenuto:
l'eccezionalità sospende la normale applicazione del diritto e
crea un diritto dell'emergenza. Le garanzie, da che mondo è
mondo, in materia penale stanno nel fatto che non si possa essere
puniti se non in forza di un fatto previsto dalla legge come reato,
dopo esser stati giudicati da un giudice "precostituito per legge" e
non da funzionari amministrativi, avendo esercitato il diritto alla
difesa anche tecnica, venendo puniti in proporzione alla gravità
del fatto commesso sulla base di una gerarchia di valori condivisi al
cui vertice sta la vita umana. Questo è l'a b c del diritto
liberale.
Molte sono le norme che andremo ad analizzare che si caratterizzano
come illiberali. Ma il senso di quel che sta accadendo emerge in
maniera icastica dalla norma del "decreto rifiuti" contenuta nel quarto
comma dell'articolo due: "I siti, le aree e gli impianti comunque
connessi all'attività di gestione dei rifiuti costituiscono aree
di interesse strategico nazionale, per le quali il Sottosegretario di
Stato provvede ad individuare le occorrenti misure, anche di carattere
straordinario, di salvaguardia e di tutela per assicurare l'assoluta
protezione e l'efficace gestione". Ecco, alcune zone del paese vengono
qualificate "aree di interesse strategico nazionale", la cui gestione
viene affidata ad un soggetto ad hoc dotato di poteri particolari
totalmente privi di limiti (può assumere le occorrenti misure,
cioè qualsiasi misura), con la possibilità di farsi
assistere da tutte le forze di polizia e dall'esercito. Mentre in
Afganistan l'esercito italiano starebbe partecipando ad una "operazione
di polizia internazionale", così come faceva in Iraq, il
territorio nazionale viene militarizzato per motivi di "interesse
strategico". Oggi la Campania ed i rifiuti: domani Vicenza e la base
americana, la Valsusa e il TAV, lo stretto di Messina ed il ponte:
forse che una base militare o i collegamenti stradali e ferroviari
specie se internazionali non hanno un "interesse strategico nazionale"?
Da tempo andiamo dicendo che l'emergenza si fa permanente e che viviamo
in uno stato di eccezione. La guerra è il paradigma del nostro
presente.
W.B.