Umanità Nova, n.20 del 1 giugno 2008, anno 88

Affari e manganello. Ricette biparisan per la mondezza napoletana


Se la soluzione del dramma dei rifiuti napoletani trovata dal governo Berlusconi è la nomina di un altro commissario straordinario, anche se questa volta mascherato da Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, si può facilmente pronosticare un altro fallimento. Lo avevamo detto anche quando il governo Prodi nominò l'ex capo della polizia De Gennaro. Eravamo facili profeti.
In realtà in questi giorni la politica istituzionale ha dato il "meglio" di se stessa. Il decreto legge n. 90 del 23 maggio, preceduto dal consiglio dei ministri tenutosi a Napoli il 21 maggio, ha sancito l'accordo bipartisan fra le due destre che attualmente governano il paese, quella di Berlusconi e di Bossi e quella di Veltroni e di Di Pietro. È chiaro come il sole che la decisione di dare i pieni poteri a Bertolaso e di criminalizzare ogni tentativo di opposizione, fino a prevedere l'intervento dell'esercito in operazioni di ordine pubblico, era stata concordata con il Partito democratico e i suoi alleati. I giornali hanno riportato le dichiarazioni di Bassolino, uno che di spazzatura se ne intende avendo fatto il commissario straordinario per quasi quattro anni, che dava atto a Berlusconi di aver mantenuto le promesse: "Potremmo essere giunti finalmente ad una svolta" aveva sostenuto il governatore PD della Campania. È bene poi ricordare che Bertolaso, un ex-medico della cooperazione italiana che ha fatto carriera nell'ambito della protezione civile grazie ad una accorta gestione della sua immagine ma anche dei fondi che gli è stata data la possibilità di amministrare, è un personaggio molto ben visto da ambienti vicini a Veltroni. Lo scorso 8 gennaio, nel pieno dell'ennesima crisi dei rifiuti, l'ex-presidente di Legambiente e allora presidente della commissione ambiente della Camera, Realacci, aveva sparato a zero contro il governo di centro-sinistra che nella primavera 2007 non aveva sostenuto la scelta di Bertolaso di costruire una mega discarica da 2-3 milioni di metri cubi di spazzatura a Serre. Lo stesso Veltroni, di fronte alle pesanti cariche operate da polizia e carabinieri contro il presidio di Chiaiano, non aveva saputo far di meglio che lamentare "la politica del veto" che provoca le dimostrazioni popolari. Insomma, un appoggio neppure tanto velato alla politica repressiva tentata dal governo Berlusconi per imporre scelte devastanti e inaccettabili.
Bertolaso è quindi l'uomo del partito trasversale che ha voluto lo sfascio di Napoli. Fra l'altro non si tratta neppure di un uomo "nuovo" visto che, come si è detto, Bertolaso è un "cavallo di ritorno", avendo ricoperto dall'ottobre 2006 al maggio 2007 su nomina del governo di centro sinistra, l'incarico di commissario straordinario ai rifiuti in Campania. In quei mesi si era distinto per l'assoluta ignoranza del problema, ignoranza che, per la verità, ha contraddistinto un po' tutti coloro che dal 1994 ad oggi si sono avvicendati nella carica di Commissario ai rifiuti. Un episodio chiarificatore di come Bertolaso aveva affrontato l'emergenza campana ce lo racconta il professor Ortolani, geologo dell'Università Federico Secondo di Napoli che in quei mesi fece parte della commissione incaricata di valutare l'idoneità del sito di Valle della Masseria. "Portai gli unici dati di conoscenza geologica che erano relativi a Valle della Masseria che il commissario (Bertolaso, ndr) non aveva quando continuava a sostenere l'idoneità del sito. Dalle relazioni ufficiali del commissariato si evinceva che la conoscenza geologica si basava su di un sorvolo da elicottero". (fonte: www.napoli.indymedia.org/node/4208)
A personaggi del genere non dovrebbe essere fatta gestire neppure la gestione dei rifiuti di un paesino di mille abitanti e invece vengono nominati commissari o sottosegretari con ampi poteri (e lauti guadagni: 250mila euro entro la fine del 2009!). E i risultati si vedono.
L'uomo dei poteri forti vuole imporre la costruzione di una decina di discariche e di quattro inceneritori, oltre al mostro di Acerra si parla di altri tre inceneritori, uno a Santa Maria la Fossa, uno a Salerno e, infine, una new entry, quello di Napoli. Naturalmente Bertolaso parla anche di una raccolta differenziata spinta, riferendosi al decreto legge 90 che pone obiettivi ambiziosi: 25% dei rifiuti urbani entro il 2008, il 35% entro il 2009 e il 50% entro il 2010. Per la verità si tratta di obiettivi inferiori a quelli previsti dalla normativa nazionale che prevedono il 65% entro il 2011. Una persona dotata di normale intelligenza non avrebbe difficoltà a fare due conti: se si vuole raggiungere almeno il 50% di raccolta differenziata entro la fine del 2010, cioè fra due anni e mezzo e se l'inceneritore di Acerra, da solo potrebbe bruciare una massa enorme di CDR (combustibile derivato dai rifiuti) tanto da essere definito il più grande d'Europa, a cosa servirebbero altri tre inceneritori che per essere costruiti avrebbero bisogno di almeno due o tre anni? In realtà nessuno nel partito delle due destre, vuole seriamente incentivare la raccolta differenziata e una politica di riduzione dei rifiuti, preferendo puntare tutto sul business dell'incenerimento che, come tutti sanno tranne i fattucchieri della "termovalorizzazione" (sic), è incompatibile con riciclaggio e riuso dei materiali.
Oggi, come sempre, l'unico realismo possibile è quello di liberare i territori dalla schiavitù dei rifiuti organizzando, da subito, una generalizzata raccolta differenziata porta a porta, a cominciare dal rifiuto organico e da carta e cartoni, che ridia centralità alle comunità locali e abbatta l'autoritarismo poliziesco di un ceto politico corrotto che sostiene gli interessi della malavita organizzata ma anche quelli della grande industria del nord che ha utilizzato la Campania come una enorme discarica per i propri rifiuti tossici.

M.Z.

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