Se la soluzione del dramma dei rifiuti napoletani trovata dal governo
Berlusconi è la nomina di un altro commissario straordinario,
anche se questa volta mascherato da Sottosegretario di Stato alla
Presidenza del Consiglio dei Ministri, si può facilmente
pronosticare un altro fallimento. Lo avevamo detto anche quando il
governo Prodi nominò l'ex capo della polizia De Gennaro. Eravamo
facili profeti.
In realtà in questi giorni la politica istituzionale ha dato il
"meglio" di se stessa. Il decreto legge n. 90 del 23 maggio, preceduto
dal consiglio dei ministri tenutosi a Napoli il 21 maggio, ha sancito
l'accordo bipartisan fra le due destre che attualmente governano il
paese, quella di Berlusconi e di Bossi e quella di Veltroni e di Di
Pietro. È chiaro come il sole che la decisione di dare i pieni
poteri a Bertolaso e di criminalizzare ogni tentativo di opposizione,
fino a prevedere l'intervento dell'esercito in operazioni di ordine
pubblico, era stata concordata con il Partito democratico e i suoi
alleati. I giornali hanno riportato le dichiarazioni di Bassolino, uno
che di spazzatura se ne intende avendo fatto il commissario
straordinario per quasi quattro anni, che dava atto a Berlusconi di
aver mantenuto le promesse: "Potremmo essere giunti finalmente ad una
svolta" aveva sostenuto il governatore PD della Campania. È bene
poi ricordare che Bertolaso, un ex-medico della cooperazione italiana
che ha fatto carriera nell'ambito della protezione civile grazie ad una
accorta gestione della sua immagine ma anche dei fondi che gli è
stata data la possibilità di amministrare, è un
personaggio molto ben visto da ambienti vicini a Veltroni. Lo scorso 8
gennaio, nel pieno dell'ennesima crisi dei rifiuti, l'ex-presidente di
Legambiente e allora presidente della commissione ambiente della
Camera, Realacci, aveva sparato a zero contro il governo di
centro-sinistra che nella primavera 2007 non aveva sostenuto la scelta
di Bertolaso di costruire una mega discarica da 2-3 milioni di metri
cubi di spazzatura a Serre. Lo stesso Veltroni, di fronte alle pesanti
cariche operate da polizia e carabinieri contro il presidio di
Chiaiano, non aveva saputo far di meglio che lamentare "la politica del
veto" che provoca le dimostrazioni popolari. Insomma, un appoggio
neppure tanto velato alla politica repressiva tentata dal governo
Berlusconi per imporre scelte devastanti e inaccettabili.
Bertolaso è quindi l'uomo del partito trasversale che ha voluto
lo sfascio di Napoli. Fra l'altro non si tratta neppure di un uomo
"nuovo" visto che, come si è detto, Bertolaso è un
"cavallo di ritorno", avendo ricoperto dall'ottobre 2006 al maggio 2007
su nomina del governo di centro sinistra, l'incarico di commissario
straordinario ai rifiuti in Campania. In quei mesi si era distinto per
l'assoluta ignoranza del problema, ignoranza che, per la verità,
ha contraddistinto un po' tutti coloro che dal 1994 ad oggi si sono
avvicendati nella carica di Commissario ai rifiuti. Un episodio
chiarificatore di come Bertolaso aveva affrontato l'emergenza campana
ce lo racconta il professor Ortolani, geologo dell'Università
Federico Secondo di Napoli che in quei mesi fece parte della
commissione incaricata di valutare l'idoneità del sito di Valle
della Masseria. "Portai gli unici dati di conoscenza geologica che
erano relativi a Valle della Masseria che il commissario (Bertolaso,
ndr) non aveva quando continuava a sostenere l'idoneità del
sito. Dalle relazioni ufficiali del commissariato si evinceva che la
conoscenza geologica si basava su di un sorvolo da elicottero". (fonte:
www.napoli.indymedia.org/node/4208)
A personaggi del genere non dovrebbe essere fatta gestire neppure la
gestione dei rifiuti di un paesino di mille abitanti e invece vengono
nominati commissari o sottosegretari con ampi poteri (e lauti guadagni:
250mila euro entro la fine del 2009!). E i risultati si vedono.
L'uomo dei poteri forti vuole imporre la costruzione di una decina di
discariche e di quattro inceneritori, oltre al mostro di Acerra si
parla di altri tre inceneritori, uno a Santa Maria la Fossa, uno a
Salerno e, infine, una new entry, quello di Napoli. Naturalmente
Bertolaso parla anche di una raccolta differenziata spinta, riferendosi
al decreto legge 90 che pone obiettivi ambiziosi: 25% dei rifiuti
urbani entro il 2008, il 35% entro il 2009 e il 50% entro il 2010. Per
la verità si tratta di obiettivi inferiori a quelli previsti
dalla normativa nazionale che prevedono il 65% entro il 2011. Una
persona dotata di normale intelligenza non avrebbe difficoltà a
fare due conti: se si vuole raggiungere almeno il 50% di raccolta
differenziata entro la fine del 2010, cioè fra due anni e mezzo
e se l'inceneritore di Acerra, da solo potrebbe bruciare una massa
enorme di CDR (combustibile derivato dai rifiuti) tanto da essere
definito il più grande d'Europa, a cosa servirebbero altri tre
inceneritori che per essere costruiti avrebbero bisogno di almeno due o
tre anni? In realtà nessuno nel partito delle due destre, vuole
seriamente incentivare la raccolta differenziata e una politica di
riduzione dei rifiuti, preferendo puntare tutto sul business
dell'incenerimento che, come tutti sanno tranne i fattucchieri della
"termovalorizzazione" (sic), è incompatibile con riciclaggio e
riuso dei materiali.
Oggi, come sempre, l'unico realismo possibile è quello di
liberare i territori dalla schiavitù dei rifiuti organizzando,
da subito, una generalizzata raccolta differenziata porta a porta, a
cominciare dal rifiuto organico e da carta e cartoni, che ridia
centralità alle comunità locali e abbatta l'autoritarismo
poliziesco di un ceto politico corrotto che sostiene gli interessi
della malavita organizzata ma anche quelli della grande industria del
nord che ha utilizzato la Campania come una enorme discarica per i
propri rifiuti tossici.
M.Z.