Il quartiere napoletano di Chiaiano è noto in città per
essere uno degli ultimi polmoni verdi della metropoli: l'annuncio che
le sue cave sarebbero diventate una discarica è l'ultima delle
tante follie che hanno caratterizzato la cosiddetta "emergenza rifiuti"
campana. Un'"emergenza" che, durando da quasi quindici anni, è
divenuto un termine carico di valenze ironiche, denotando una
condizione strutturale che vede la zona tra Napoli e Caserta assumere
l'involontario ruolo di deposito dei rifiuti tossico-nocivi non
inertizzati della produzione capitalistica di mezza Europa. La cosa
è giunta ad un punto tale che pressoché ogni luogo
possibile per una discarica è stato saturato all'inverosimile,
cosicché "non si può far altro" – a meno di voler
interrompere un lucrosissimo traffico che vede coinvolti massoneria,
apparati vari dello Stato e criminalità organizzata – che
piazzarle dentro le città o nelle oasi naturalistiche, con le
conseguenti reazioni popolari.
Reazioni che, giustamente, non sono mancate nemmeno nel caso di
Chiaiano: all'annuncio che il Comune di Napoli – all'interno
dell'ennesima "emergenza" creata più o meno ad arte – aveva
deciso di sacrificare uno degli ultimi polmoni verdi della
città, i cittadini del quartiere di Chiaiano e del confinante
paese di Mugnano hanno immediatamente iniziato a presidiare le zone
verdi minacciate. Ad un certo punto, questi hanno organizzato una
imponente manifestazione nel cuore della città, circondando in
massa e per numerose ore il luogo dove si svolgeva il Consiglio
Comunale, ottenendo, alla fine, una eclatante retromarcia: la sindaca,
infatti, affermava di prendere atto della volontà trasversale
del Consiglio di revocare la precedente individuazione di Chiaiano come
luogo per la "soluzione" del problema rifiuti all'interno del piano
governativo.
Questa momentanea vittoria ha gasato la popolazione del quartiere,
anche perché alcune sue componenti vedevano nell'arrivo di
Berlusconi "l'uomo della Provvidenza" che avrebbe definitivamente
escluso l'utilizzo delle cave di Chiaiano – tra l'altro situate sopra
importanti fonti idriche e, comunque, da ogni altro punto di vista
geologicamente inadatte a qualsivoglia uso come discarica. Si giunge
così alla manifestazione di mercoledì 21 maggio in
occasione del primo Consiglio dei Ministri che, con le sue leggi
speciali, ha costituito una notevole doccia fredda per chi nutriva
questo genere d'illusioni...
A questo punto, nonostante l'oggettiva e forte minaccia repressiva
contenuta nei Decreti Legge, il Comitato per la difesa delle cave di
Chiaiano decide comunque di resistere e mantiene i presidi alle cave,
indicendo un'assemblea per il giorno successivo dove, alla fine della
giornata, giunge la notizia che i militari del genio erano già
arrivati in città. Venerdì 23 maggio, intorno alle 18,
sono giunte massicciamente le "forze dell'ordine" che hanno cominciato
a caricare il presidio che, però, ha resistito. Nel frattempo la
popolazione è scesa in piazza, raggiunta da numerose altre
persone da altre parti della città. Ci sono state altre cariche,
ma il presidio ha continuato a resistere, pur subendo numerosi feriti
ed alcuni arresti, portando le varie forze di polizia a decidere di
arretrare leggermente. In parallelo, si è svolto un ulteriore
presidio sotto la Questura di Napoli, dove erano stati portati i
fermati: lì è avvenuta un altra carica. Alla fine, tre
dei fermati sono stati rilasciati a piede libero, mentre altri tre
venivano trattenuti per il processo per direttissima.
La mattina del giorno dopo, al processo per direttissima assistevano
numerose persone: questo si risolveva con la concessione dei termini a
difesa ma, nel frattempo, i tre arrestati subivano la carcerazione
domiciliare. Nel frattempo, il presidio veniva nuovamente caricato,
questa volta senza fermi, ma con feriti di una certa gravità, la
qual cosa però non impedisce ancora una volta al presidio di
"mantenere la posizione". Si giunge così alla preannunciata
manifestazione pomeridiana, molto numerosa e partecipata, che ha
attraversato il quartiere e la limitrofa cittadina di Mugnano, cercando
di coinvolgere anche chi, finora, è "rimasto alla finestra".
Durante l'assemblea finale, è stata lanciata la manifestazione
nazionale del I giugno.
Da notare, in tutto ciò, il fatto che, almeno fino ad ora, la
militarizzazione del conflitto non sembra aver intimorito più di
tanto la popolazione del quartiere, che continua la lotta imperterrita;
inoltre, l'assenza plateale delle tradizionali presenze partitiche,
più o meno palesi. Le aree di "movimento" sembrano essere
l'unico punto di riferimento accettato dalla gente in lotta che,
invece, mostra a buon ragione tutta la sua diffidenza verso ogni
livello delle forze partitiche parlamentari o ex tali. Infine, è
ovvio che la strategia del nuovo governo vede, al momento attuale,
nella inaspettata resistenza della popolazione intorno a Chiaiano un
discreto punto di difficoltà: anche nelle altre zone individuate
dal DL Berlusconi, sull'esempio di Chiaiano, si stanno formando e/o
riattivando comitati di lotta. Occorre perciò appoggiare questa
resistenza, anche perché è assai probabile che le
soluzioni militariste di questo governo andranno ben oltre la questione
rifiuti e la regione Campania. La lotta dei cittadini intorno Chiaiano,
senza retorica, è perciò la lotta di ciascuno di noi per
il nostro futuro, per un modo diverso di vivere e di produrre.
Shevek dell'OACN-FAI