"L'odiato stato di polizia è la premessa per la democrazia" (G. Baget Bozzo)
A Torino, il nuovo CPT, inaugurato (senza troppa pubblicità)
lunedì 18 maggio ha già fatto in meno di una settimana la
sua prima vittima, un immigrato maghrebino di 38 anni, recluso da dieci
giorni è morto senza assistenza e davanti a questo non importa
se fosse malato di "polmonite" o meno. Definire "lager" i Centri di
Permanenza Temporanea significa solo chiamarli con il loro vero nome.
In quello di Torino hanno sostituito le gabbie con edifici in muratura,
segno che la struttura sarà tutto meno che "temporanea",
perché è questa la nuova linea seguita non solo dal
neonato "governo forte" italiano ma da tutti i suoi omologhi europei.
Infatti tutti i rappresentanti permanenti dei 27 governi presenti nel
parlamento europeo hanno raggiunto una prima intesa sul testo di una
direttiva (vedi UN n.18 del 18/5/08) destinata a ridurre ulteriormente
i già pochi diritti di cui nel vecchio continente godono i
cittadini extracomunitari. Come annunciato, tra le misure proposte
c'è l'aumento della durata (da 6 a 18 mesi) della detenzione
(senza processo) nei CPT, la drastica restrizione del diritto di
assistenza legale gratuita e il divieto di ingresso nei paesi della
Comunità nei 5 anni successivi all'espulsione. Proposte che
hanno sollevato le obiezioni immediate di molte ONG impegnate nella
difesa dei diritti umani e che sono sicuramente in contrasto anche con
tutte le Carte e le Convenzioni internazionali sui diritti umani, che
oramai sono solo carta straccia.
Dietro alla propaganda fatta dai ministri spagnoli, che si sono
scagliati contro la xenofobia imperante in Italia, c'è la
realtà di un paese forse ancora più chiuso: dal triplo
muro che circonda le enclavi di Ceuta e Melilla, ai sofisticati sistemi
elettronici (SIEVE ed API) di sorveglianza, al pattugliamento delle
coste dei paesi africani. E lo stesso capogruppo del Partito Socialista
Europeo, che si è lamentato a proposito di come vengono trattati
i Rom, proviene dalla Germania dove già esiste il reato di
"ingresso illegale" e dove è già possibile tenere
rinchiusi fino a 18 mesi gli immigrati non in regola.
Il governo italiano quindi non ha fatto altro che incamminarsi su
questa stessa strada con le proposte di provvedimenti legislativi
sull'immigrazione che prevedono, tra le tante cose, il raddoppio (da 10
a 20, uno in ogni regione) del numero dei CPT e la loro definitiva
trasformazione in "carceri di permanenza temporanea", all'interno delle
quali gli immigrati verranno identificati ed avviati all'espulsione
coatta. Ma anche la creazione del reato di ingresso illegale nel
territorio dello stato; l'ampliamento della casistica che prevede
l'espulsione di una persona sgradita; le pene aggravate di un terzo se
il condannato è un immigrato irregolare; i due anni di residenza
obbligatoria (sic!) dopo il matrimonio tra un extracomunitario ed un
italiano; la confisca degli appartamenti affittati ai clandestini; il
ricongiungimento solo per i parenti di primo grado e, nei casi dubbi,
solo dopo il test del DNA; la creazione del reato di impiego dei minori
nell'accattonaggio e, infine, il prolungamento della permanenza nei CPT
fino a 18 mesi. La stessa durata proposta a livello europeo.
Il testo concordato con la Commissione dell'UE (relatore un
europarlamentare tedesco del Partito Popolare) dovrà, prima di
diventare operativo, passare al vaglio all'assemblea di Strasburgo nel
prossimo mese di giugno e quindi al Consiglio dei ministri. In teoria
questa norma potrebbe anche essere stravolta o bloccata ma, in pratica,
l'aria che tira nel resto dell'Europa non è molto diversa da
quella italiana. E le tendenze xenofobe e razziste trovano, in questo
momento storico, un certo consenso in tutti i paesi del mondo, basti
vedere la tragica lotta tra disperati in corso in Sud Africa. Ma, molto
difficilmente, provvedimenti che prevedono esclusivamente un
inasprimento delle misure di polizia potranno fare fronte ai 12 milioni
di immigrati irregolari già presenti nel continente e quelli che
continueranno ad arrivare nei prossimi anni.
Pepsy