Umanità Nova, n.20 del 1 giugno 2008, anno 88

Le reti omofobe di Carfagna. Lezioni di sobrietà


Mara Carfagna... Mara... Carfagna... ma chi è?
Le risposte al tragico quesito possono essere molte, facendo una piccola ricerca su Wikipedia si scoprono cose interessanti.
Intanto, che la suddetta ama profondamente le reti dei pescatori e pure schiaffeggiarli con violenza: il suo calendario, pubblicato dalla rivista "maschile" Maxim, non lascia dubbi a riguardo, e credo di essermi data intanto la risposta al perché Berlusconi l'ha voluta prima come responsabile del movimento delle donne di Forza Italia, e successivamente come Ministro delle Pari Opportunità.
Naturalmente mi sto riferendo (cosa avevate capito?!) alla polemica suscitata durante una delle serate di premiazione dei Telegatti, quando l'attuale Premier aveva detto che l'avrebbe sposata subito se non fosse stato già impegnato, suscitando le ire della moglie Veronica Lario su Repubblica, poi risoltesi – credo – con un regalo di diamanti da mille e una notte.
Ma si sa, l'alta borghesia ha le sue regole.
A dire il vero anche l'alta politica avrebbe le sue, ad esempio - anche solo restando al buon senso - trasformare una valletta televisiva con tanto di calendario tra reti e maschioni in Ministra delle Pari Opportunità non è proprio indicato.
Ma la Carfagna ha un curriculum vitae davvero incredibile: è stata dal 2000 al 2006 co-conduttrice con Davide Mengacci di "La domenica del villaggio", poi ha condotto nel 2006 assieme a Giancarlo Magalli "Piazza Grande", ha fatto parte del cast televisivo "I Cervelloni" (...), "Vota la voce" e "Domenica In".
Nel 2006 ha rifiutato anche una parte in un film di Tinto Brass perché, dice Mara, "credo ancora in certi valori".
Quali? Per esempio in quei valori secondo i quali "non c'è nessuna ragione per la quale lo Stato debba riconoscere le coppie omosessuali, visto che costituzionalmente sono sterili" e che "per volersi bene il requisito fondamentale è poter procreare".
Quindi la Carfagna è anche una profonda e attenta conoscitrice della storia europea del Novecento, poiché ormai è raro sapere che nella Germania nazista le lesbiche venivano internate con il triangolo nero degli "asociali", essendo sabotatrici dell'ordine naturale della famiglia.
Questo spiega anche quanti pregiudizi albergano in noi, che riteniamo una valletta televisiva incapace di comprendere anche i più piccoli perché della sua vita: la Ministra infatti, a fronte delle polemiche suscitate per le frasi sulla sterilità degli omosessuali, faceva sfoggio della sua sapienza citando il vero teorico al quale si era riferita implicitamente, ovvero il prof. Francesco D'Agostino, membro della Pontificia Accademia per la Vita. E conoscere D'Agostino, lo ammetterete, non è cosa che capita tutti i giorni.
Se fino ad ora vi è sembrato tutto un incubo, troppo surreale per essere vero, e magari credete di essere finiti per sbaglio dentro Guernica di Picasso, attenzione: le ultime pennellate devono ancora arrivare.
Stavolta gli attori sono diversi, ma pur sempre interlocutori di quel genio della politica che è la Ministra delle Pari Opportunità. Infatti da tempo Arcigay va chiedendo alla Carfagna il patrocinio del Pride di Bologna.
Scontata, dopo l'attento studio dell'opera omnia di D'Agostino, la risposta della Carfagna che prende a pesci in faccia Mancuso e l'Arcigay, rilanciando a sua volta con la richiesta di "sobrietà" ai cortei del Pride, ritenuti sconvenienti e rispondenti a "logiche esibizionistiche".
Farsi dettare imperativi di "sobrietà" da una mezza nuda in mezzo a uomini madidi di maschio sudore non è il massimo, ma Mancuso e i suoi se la sono cercata davvero.
Siamo sgomenti di aver incontrato anche questi figuranti nel quadro dell'orrore, spontaneamente promossi a ricoprire il ruolo di poveri mendicanti di ascolto alla corte della bella "principessa", chiedendo che "un principe la baci e la svegli" dal torpore del suo ruolo di "matrigna".
Come si può cercare interlocuzione con un Governo che copre bande di fascisti che ogni giorno in questo Paese aggrediscono omosessuali, lesbiche, migranti nei loro luoghi di ritrovo, nei luoghi di lavoro, arrivando ad uccidere ragazzi con i capelli troppo lunghi, come è accaduto a Nicola a Verona? La sobrietà in tutta questa brutta storia sono in molti e molte ad averla perduta, ci fa solo orrore che si voglia con ostinazione perdere anche la dignità e la memoria del passato.

Magù

home | sommario | comunicati | archivio | link | contatti