In Campania siamo ormai allo scontro frontale: da una parte il
complesso politico-affaristico, rappresentato dal partito unico
capeggiato da Berlusconi e Veltroni, dall'altra le popolazioni. Nel suo
messaggio per la festa del 2 giugno, il presidente della Repubblica ha
bene sintetizzato la campagna propagandistica che supporta l'offensiva
contro le popolazioni che "osano" resistere: "Non posso tacere – ha
detto il Capo dello Stato - la mia preoccupazione, in questo momento,
per il crescere di fenomeni che costituiscono invece la negazione dei
principi e valori costituzionali: fenomeni… di intolleranza e violenza
politica, insofferenza e ribellismo verso legittime decisioni dello
Stato democratico».
Ebbene, se c'è un caso palese in cui le decisioni dello Stato
sono tutt'altro che "legittime" questo è proprio quello dei
rifiuti in Campania. Come può essere definito "legittimo" uno
status ormai permanente di "emergenza" che ha permesso per 14 lunghi
anni lo stravolgimento delle legislazioni, lo sperpero di enormi
quantità di denaro pubblico, il disastro ambientale di una delle
Regioni più fertili d'Italia? Come può essere "legittima"
la militarizzazione delle discariche decisa dal decreto rifiuti
approvato dal governo Berlusconi per imporre alla popolazione
l'utilizzo come discariche di territori inadatti? Come può
essere "legittimo" stravolgere la normativa nazionale e comunitaria per
permettere di conferire in queste discariche rifiuti tossici d'origine
industriale, facendo diventare legale in Campania quello che è
illegale nelle altre regioni?
L'offensiva della politica e della Confindustria è martellante,
anche perché oggi l'Italia è controllata dal complesso
politico-industriale padrone dei grandi mezzi di comunicazione: un
patto di ferro che coinvolge Berlusconi, Veltroni, Marcegaglia con i
buoni uffici di Napolitano. Si leggono, così, affermazioni
allucinanti come quella di Matteoli che dichiara che "Tutti devono
capire che non esiste nulla di diverso da discariche e
termovalorizzatori per affrontare il problema dei rifiuti.
L'alternativa è la morte della Campania" (Unione Sarda, 26
maggio). Questa dotta analisi è opera dell'ex-ministro
dell'Ambiente e attuale ministro delle Infrastrutture! La colpa
è dei cittadini, dice il capo dello Stato, ripetendo quello che
da mesi politici di destra, di centro e di sinistra, industriali e
media, con rare eccezioni, ripetono incessantemente. E invece no, la
colpa è dei politici, corrotti o incapaci, che fin dalla fine
degli anni '80 hanno permesso che la Campania divenisse il centro di
stoccaggio dei rifiuti industriali provenienti dall'Italia e dal nord
dell'Europa, con gran profitto della camorra, che ha lucrato sul lavoro
sporco, e degli industriali, che hanno risparmiato sui costi di
smaltimento dei veleni. Al disastro provocato dallo stoccaggio delle
scorie industriali è seguito quello provocato dall'emergenza
rifiuti urbani, anch'essa nata negli anni '80 e giunta a maturazione
nel 1994 con l'istituzione del Commissariato straordinario. Ma si
tratta delle due facce di un'unica medaglia, come ha dimostrato il
decreto rifiuti del 23 maggio che permette di stoccare nelle nuove
discariche rifiuti urbani e industriali.
Non è un caso che l'emergenza rifiuti sia stata provocata negli
anni '90 e portata alle estreme conseguenze in questi ultimi otto anni.
Non abbiamo lo spazio per ripercorrere le scelte dei vari commissari
straordinari e dei loro padrini romani ma in questa sede basta
ricordare le scellerate scelte politico-affaristiche del commissario
straordinario e governatore della Campania, Bassolino, che spianarono
la strada alla FIBE, ai suoi impianti di CDR (le ormai famose
ecoballe) e al suo mega-inceneritore di Acerra (che quando fu
progettato doveva essere "il più grande d'Europa") distruggendo
ogni seria politica di raccolta differenziata. Ricorderemo anche la
fallimentare gestione commissariale di Bertolaso (ottobre 2006 – luglio
2007) caratterizzata dall'improvvisazione e dalla colpevole imperizia,
ma soprattutto quella del suo successore, il prefetto Pansa (luglio –
dicembre 2007), che invece di individuare siti idonei alla costruzione
di discariche ("ve ne sono centinaia geologicamente idonei" ha scritto
il geologo Franco Ortolani nella sua relazione sulla cava di Chiamano
del 20 aprile) ha avanzato proposte inattuabili e volutamente
provocatorie nei confronti delle popolazioni interessate. A gennaio, di
nuovo con cumuli di immondizia nelle strade, la gestione commissariale
è riuscita ad ottenere quello che era stato programmato: dare
l'impressione di una situazione ingovernabile che necessitava di
un'ulteriore stretta autoritaria. La caduta del governo Prodi non ha
permesso a De Gennaro di provare a spazzar via le resistenze delle
popolazioni con la forza. Comunque Prodi ha svolto bene il suo compito:
con la scusa dell'emergenza, prima ha inserito l'inceneritore di Acerra
fra quelli che potranno godere degli incentivi detti CIP6 e poi ha
permesso che vi si potranno bruciare le ecoballe prodotte negli
impianti della FIBE - Impregilo. Così milioni di tonnellate di
ecoballe, prodotte fuori legge negli impianti costruiti con soldi
pubblici e stoccate in discarica perché non potevano essere
incenerite in quanto pericolose, sono diventate un giacimento di
combustibile che frutterà soldi alla FIBE e ai gestori dei
quattro inceneritori che si vorrebbe costruire in Campania. Un crimine
ambientale nascosto dietro la propaganda emergenziale.
La riuscita manifestazione del primo giugno, svoltasi in un clima di
pesante intimidazione, dimostra che le popolazioni non intendono cedere
al ricatto della forza. L'alternativa alla costruzione delle discariche
e degli inceneritori previsti dal decreto rifiuti del 23 maggio esiste
ed è anche agevolmente praticabile: 1) puntare ad una riduzione
dei rifiuti prodotti con accordi mirati a livello locale; 2)
organizzare, da subito, una raccolta differenziata porta a porta che
privilegi la frazione organica (che da sola costituisce il 30/40% della
spazzatura), facilmente trasformabile in compost, per ora in impianti
fuori Regione in attesa che ne vengano costruiti anche in Campania; 3)
destinare i residui, materiale secco e non putrescibile, ad una grande
discarica regionale in un'area del demanio militare e ad alcune
discariche più piccole in siti già proposti in passato ma
"stranamente" mai accettati dal Commissariato.
Invece Bertolaso definisce la raccolta differenziata in Campania una
"chimera", dimenticando che, nonostante tutto: "Attualmente sono 260 i
Comuni impegnati nella R.D. in Campania, tre mesi fa erano 146. Altri
98 si uniranno a breve", come ha dichiarato il 1 giugno l'assessore
regionale all'Ambiente, Walter Ganapini. Se i mandanti di Bertolaso, i
vari Berlusconi, Veltroni, Napolitano, Realacci, Marcegaglia,
decidessero di investire nella R.D. tutti i soldi che hanno sprecato
nell'inceneritore di Acerra e quelli che vorrebbero sprecare negli
altri tre inceneritori e decidessero di coinvolgere le popolazioni in
seri programmi di porta a porta, l'emergenza finirebbe nel giro di
pochi mesi. Ma in molti non potrebbero più guadagnarci sopra.
Intanto, nel Lazio, si sta pianificando una nuova emergenza rifiuti e
Alemanno parla di quattro inceneritori solo nella provincia di Roma…
M.Z.