Umanità Nova, n.21 dell'8 giugno 2008, anno 88

Gli affari sono affari. Campania: l’emergenza che rende


In Campania siamo ormai allo scontro frontale: da una parte il complesso politico-affaristico, rappresentato dal partito unico capeggiato da Berlusconi e Veltroni, dall'altra le popolazioni. Nel suo messaggio per la festa del 2 giugno, il presidente della Repubblica ha bene sintetizzato la campagna propagandistica che supporta l'offensiva contro le popolazioni che "osano" resistere: "Non posso tacere – ha detto il Capo dello Stato - la mia preoccupazione, in questo momento, per il crescere di fenomeni che costituiscono invece la negazione dei principi e valori costituzionali: fenomeni… di intolleranza e violenza politica, insofferenza e ribellismo verso legittime decisioni dello Stato democratico».

Ebbene, se c'è un caso palese in cui le decisioni dello Stato sono tutt'altro che "legittime" questo è proprio quello dei rifiuti in Campania. Come può essere definito "legittimo" uno status ormai permanente di "emergenza" che ha permesso per 14 lunghi anni lo stravolgimento delle legislazioni, lo sperpero di enormi quantità di denaro pubblico, il disastro ambientale di una delle Regioni più fertili d'Italia? Come può essere "legittima" la militarizzazione delle discariche decisa dal decreto rifiuti approvato dal governo Berlusconi per imporre alla popolazione l'utilizzo come discariche di territori inadatti? Come può essere "legittimo" stravolgere la normativa nazionale e comunitaria per permettere di conferire in queste discariche rifiuti tossici d'origine industriale, facendo diventare legale in Campania quello che è illegale nelle altre regioni?
L'offensiva della politica e della Confindustria è martellante, anche perché oggi l'Italia è controllata dal complesso politico-industriale padrone dei grandi mezzi di comunicazione: un patto di ferro che coinvolge Berlusconi, Veltroni, Marcegaglia con i buoni uffici di Napolitano. Si leggono, così, affermazioni allucinanti come quella di Matteoli che dichiara che "Tutti devono capire che non esiste nulla di diverso da discariche e termovalorizzatori per affrontare il problema dei rifiuti. L'alternativa è la morte della Campania" (Unione Sarda, 26 maggio). Questa dotta analisi è opera dell'ex-ministro dell'Ambiente e attuale ministro delle Infrastrutture! La colpa è dei cittadini, dice il capo dello Stato, ripetendo quello che da mesi politici di destra, di centro e di sinistra, industriali e media, con rare eccezioni, ripetono incessantemente. E invece no, la colpa è dei politici, corrotti o incapaci, che fin dalla fine degli anni '80 hanno permesso che la Campania divenisse il centro di stoccaggio dei rifiuti industriali provenienti dall'Italia e dal nord dell'Europa, con gran profitto della camorra, che ha lucrato sul lavoro sporco, e degli industriali, che hanno risparmiato sui costi di smaltimento dei veleni. Al disastro provocato dallo stoccaggio delle scorie industriali è seguito quello provocato dall'emergenza rifiuti urbani, anch'essa nata negli anni '80 e giunta a maturazione nel 1994 con l'istituzione del Commissariato straordinario. Ma si tratta delle due facce di un'unica medaglia, come ha dimostrato il decreto rifiuti del 23 maggio che permette di stoccare nelle nuove discariche rifiuti urbani e industriali.

Non è un caso che l'emergenza rifiuti sia stata provocata negli anni '90 e portata alle estreme conseguenze in questi ultimi otto anni. Non abbiamo lo spazio per ripercorrere le scelte dei vari commissari straordinari e dei loro padrini romani ma in questa sede basta ricordare le scellerate scelte politico-affaristiche del commissario straordinario e governatore della Campania, Bassolino, che spianarono la strada alla FIBE, ai suoi impianti di CDR (le ormai famose ecoballe)  e al suo mega-inceneritore di Acerra (che quando fu progettato doveva essere "il più grande d'Europa") distruggendo ogni seria politica di raccolta differenziata. Ricorderemo anche la fallimentare gestione commissariale di Bertolaso (ottobre 2006 – luglio 2007) caratterizzata dall'improvvisazione e dalla colpevole imperizia, ma soprattutto quella del suo successore, il prefetto Pansa (luglio – dicembre 2007), che invece di individuare siti idonei alla costruzione di discariche ("ve ne sono centinaia geologicamente idonei" ha scritto il geologo Franco Ortolani nella sua relazione sulla cava di Chiamano del 20 aprile) ha avanzato proposte inattuabili e volutamente provocatorie nei confronti delle popolazioni interessate. A gennaio, di nuovo con cumuli di immondizia nelle strade, la gestione commissariale è riuscita ad ottenere quello che era stato programmato: dare l'impressione di una situazione ingovernabile che necessitava di un'ulteriore stretta autoritaria. La caduta del governo Prodi non ha permesso a De Gennaro di provare a spazzar via le resistenze delle popolazioni con la forza. Comunque Prodi ha svolto bene il suo compito: con la scusa dell'emergenza, prima ha inserito l'inceneritore di Acerra fra quelli che potranno godere degli incentivi detti CIP6 e poi ha permesso che vi si potranno bruciare le ecoballe prodotte negli impianti della FIBE - Impregilo. Così milioni di tonnellate di ecoballe, prodotte fuori legge negli impianti costruiti con soldi pubblici e stoccate in discarica perché non potevano essere incenerite in quanto pericolose, sono diventate un giacimento di combustibile che frutterà soldi alla FIBE e ai gestori dei quattro inceneritori che si vorrebbe costruire in Campania. Un crimine ambientale nascosto dietro la propaganda emergenziale.

La riuscita manifestazione del primo giugno, svoltasi in un clima di pesante intimidazione, dimostra che le popolazioni non intendono cedere al ricatto della forza. L'alternativa alla costruzione delle discariche e degli inceneritori previsti dal decreto rifiuti del 23 maggio esiste ed è anche agevolmente praticabile: 1) puntare ad una riduzione dei rifiuti prodotti con accordi mirati a livello locale; 2) organizzare, da subito, una raccolta differenziata porta a porta che privilegi la frazione organica (che da sola costituisce il 30/40% della spazzatura), facilmente trasformabile in compost, per ora in impianti fuori Regione in attesa che ne vengano costruiti anche in Campania; 3) destinare i residui, materiale secco e non putrescibile, ad una grande discarica regionale in un'area del demanio militare e ad alcune discariche più piccole in siti già proposti in passato ma "stranamente" mai accettati dal Commissariato.
Invece Bertolaso definisce la raccolta differenziata in Campania una "chimera", dimenticando che, nonostante tutto: "Attualmente sono 260 i Comuni impegnati nella R.D. in Campania, tre mesi fa erano 146. Altri 98 si uniranno a breve", come ha dichiarato il 1 giugno l'assessore regionale all'Ambiente, Walter Ganapini. Se i mandanti di Bertolaso, i vari Berlusconi, Veltroni, Napolitano, Realacci, Marcegaglia, decidessero di investire nella R.D. tutti i soldi che hanno sprecato nell'inceneritore di Acerra e quelli che vorrebbero sprecare negli altri tre inceneritori e decidessero di coinvolgere le popolazioni in seri programmi di porta a porta, l'emergenza finirebbe nel giro di pochi mesi. Ma in molti non potrebbero più guadagnarci sopra.
Intanto, nel Lazio, si sta pianificando una nuova emergenza rifiuti e Alemanno parla di quattro inceneritori solo nella provincia di Roma…

M.Z.

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