Umanità Nova, n.21 dell'8 giugno 2008, anno 88

Ricordando... Giuseppe Lusciano


Sul numero 12 di UN pubblicammo una brevissima nota sul compagno Lusciano. Ecco ora i tratti più salienti dell'appassionato ricordo di un suo amico e compagno di una vita.

La sera del 24 marzo di quest'anno si è fermato il cuore generoso del carissimo compagno Giuseppe Lusciano.
Secondo di sette figli, era nato il primo gennaio 1924 a S. Maria Capua Vetere (Caserta), nella città che diede i natali ad Errico Malatesta. "Peppino" ricordava sempre il grande concittadino rivoluzionario e il fatto che tuttora alcuni suoi parenti abitassero nelle case che Malatesta, una volta ereditatele, aveva regalato agli stessi inquilini dell'epoca!
Il padre, mugnaio, s'era spostato a Castellammare di Stabia (Napoli) per motivi di lavoro. (...)
A 16 anni Giuseppe era rimasto orfano di padre e si era dovuto cercare un lavoro per aiutare la numerosa famiglia. Giovanotto, frequentò gli ambienti antifascisti e repubblicani (di allora!) e, con l'armistizio, assistette agli avvenimenti che colpirono anche la città dove viveva e la prima Resistenza al nazismo.
Diciannovenne fu preso dai tedeschi assieme al fratello maggiore Salvatore (che però riuscì a fuggire). Deportato in Germania, Giuseppe vi rimase due anni, fino alla Liberazione. (...)
Tornato a casa conobbe l'anarchismo e divenne anarchico, cominciando la sua febbrile attività a favore dell'ideale. Conobbe il vecchio compagno stabiese De Martino, ritornato dall'esilio in Francia, aiutò il compagno Tomaso Serra che lo visitò e tanti altri. Intanto si era occupato dell'Avis di Castellammare. Intorno al 1958 costituì il gruppo anarchico stabiese "Errico Malatesta" (assieme al sottoscritto – allora studente alle scuole superiori – a Mario Vescovo, a Marzoli e ad altri).
Da sempre aderente alla FAI, in oltre mezzo secolo di rapporti e discussioni con lui, sintetizzerei così la sua concezione: dell'anarchismo valorizzava la soluzione sociale ed economica e la sovranità dell'individuo, sostenendo il metodo educazionista o rivoluzionario a seconda delle opportunità. (...)
Attivo per l'ideale anarchico per sessant'anni, era costante nel distribuire i libri e le riviste del movimento, nell'inserirsi in ogni attività utile all'emancipazione umana. Calmo e ragionatore, sempre ottimista, incitava compagni e amici all'azione. Conosciuto e stimato da tutti, col gruppo "Malatesta" allargò i suoi contatti con altri compagni del napoletano e della Campania, di altre regioni del sud e con alcuni compagni emigrati in Francia e negli USA, In particolare ricordo con il gruppo "Camillo Berneri" di Torre del Greco (Pedone, De Rosa, Attaianese, Rispo, Falanga, Frulio, ecc.), con Giuseppe Sallustro sempre di Torre del Greco, col compagno Vuotto di Capri (la cui casa era sempre aperta ai compagni di ogni parte del mondo, che spesso ospitava, anche perché conosceva diverse lingue straniere), col gruppo anarchico di Ancona (Bianchi, Farinelli), con i compagni di Canosa di Puglia (Damiani e altri), ecc. Presente a ogni riunione, manteneva contatti epistolari con le redazioni dei nostri periodici (specialmente con i redattori di Umanità Nova: Borghi, Mantovani, De Rosa); sempre preoccupato quando il deficit degli stessi aumentavano, raccoglieva sottoscrizioni e abbonamenti anche dagli amici più tiepidi!
Sposatosi, la moglie gli aveva dato tre figli.
Con l'età erano comparsi gli acciacchi: problemi di udito e un'aritmia al cuore. Ciò non aveva fermato il suo attivismo. Lettore e raccoglitore accanito delle nostre pubblicazioni, le faceva rilegare e, negli ultimi anni, per utilizzarle al meglio, aveva cominciato a regalarle alla Biblioteca della FAI di Imola.
Era ormai una delle memorie storiche cittadine e alcuni anni fa, in una manifestazione sugli ex deportati in Germania, la stessa amministrazione stabiese di sinistra, i giovani dei partiti di sinistra, la rete televisiva regionale campana e i giornali locali lo festeggiarono con interviste, filmati e riconoscimenti vari. Giuseppe, nell'occasione, ricostruì la memoria storica, antifascista e antinazista della città, raccontando gli episodi di vita vissuta nel settembre del 1943. Castellammare di Stabia si era ribellata all'invasione tedesca prima di Napoli, subendo molti morti per gli atti di eroismo degli stabiesi contro le preponderanti forze militari tedesche: ricordò coloro che si erano immolati in difesa degli stabiesi e delle industrie cittadine. (...)
Per sessant'anni è stato protagonista dell'ideale anarchico a Stabia. (...)
Lo avevo visitato pochi giorni prima dell'improvvisa crisi di cuore e stava cominciando a darmi le pubblicazioni anarchiche rimastegli, non volendo che andassero perdute. La notizia della sua morte mi ha dato un grande dolore; ci frequentavamo da 53 anni ed era per me un fratello maggiore. (...)
Fino all'ultimo è stato un amante della libertà e della giustizia; nell'ultimo nostro incontro mi disse che finché ci saranno delitti degli stati, del militarismo, del capitalismo e ingiustizie, violenze, discriminazioni, fame, miserie, sarà necessaria e giusta ogni rivolta.
Caro Peppino, come potremo dimenticarti?
Che la terra ti sia lieve.

F. P. De Martino

home | sommario | comunicati | archivio | link | contatti