"No alla barbarie nucleare"
di Angelo Baracca, Medicina democratica, n. 176, novembre-dicembre
2007. Per informazioni e-mail: medicinademocratica@libero.it, fax
0331/501792, via Roma, 2, 21053 Castellanza (VA).
Nel movimento ecologista si sente una grande necessità di
documenti, analisi, informazioni sul nucleare. È una
necessità vitale perché l'offensiva dei gruppi economici
e politici che vogliono il ritorno del nucleare in Italia è
pressante e non sembra trovare ostacoli nel mondo politico che, come
sempre, si appiattisce sugli interessi economici dominanti.
Sarà molto preziosa, dunque, la lettura del numero monografico
che "Medicina democratica" ha dedicato alla questione nucleare.
Realizzato da Angelo Baracca, docente di fisica all'Università
di Firenze e storico militante antinucleare, lo studio fornisce una
serie impressionante di informazioni e analisi sul "nuovo" nucleare
senza dimenticare di fornire alcune informazioni di base sui precedenti
storici, la cui conoscenza è fondamentale per chi si avvicina
solo ora alla questione dell'atomo civile. Baracca parte da una
considerazione: l'attuale offensiva filonucleare si fonda sui grandi
investimenti che i principali gruppi industriali impegnati nel settore
(le americane Westinghouse e General Electric, la francese Areva e la
giapponese Mitsubishi) stanno compiendo. Chi investe vuole ottenere
risultati. Subito. Così si spiega la campagna di stampa a favore
del nucleare che prende a pretesto la crisi climatica e l'obiettivo di
ridurre le emissioni del principale "gas serra", il CO2, anche se i
fautori del nucleare sono di solito anche i primi critici delle tesi
portate avanti dall'IPCC dell'ONU sulle cause umane dei cambiamenti
climatici. Ma, evidentemente, la coerenza non è una virtù
molto considerata fra gli scienziati, gli opinionisti e i politici
favorevoli al nucleare. Non solo in Italia.
Lo studio analizza compiutamente la strategia del "partito nucleare",
una strategia che prevede il rilancio dell'atomo "da subito" ma sulla
base della "certezza" che il nucleare del futuro sarà
"ambientalmente sostenibile" perché in grado di ridurre la
necessità di uranio, di essere "intrinsecamente sicuro", di non
produrre scorie radioattive, ecc. Insomma siamo di fronte al paradosso
di costruire nel giro di pochi anni centinaia di nuovi impianti
nucleari, notoriamente insicuri e inquinanti, in attesa di realizzare,
forse nel giro di 40 anni, le "miracolose" centrali di IV generazione.
"Non è serio – scrive Baracca – promuovere un grandioso
programma di rilancio fondato su una scommessa col diavolo, cioè
confidando interamente su tecnologie nuove, non collaudate, che si
stanno esplorando e non saranno disponibili prima di 30 anni:
tecnologie notoriamente complesse, che possono presentare sorprese e
difficoltà assolutamente impreviste, o non risultare alla fine
praticabili o convenienti". In realtà, dietro i nuovi programmi
di rilancio del nucleare c'è la volontà di "alimentare
ancora l'illusione che sia possibile continuare a consumare energie e
risorse e a crescere impunemente". Cioè alimentare l'illusione
che sia possibile risolvere la crisi ambientale senza modificare di una
virgola i nostri modi di produrre e quindi di consumare. Sia detto per
inciso: è la stessa logica che spinge a sostituire la benzina
con i biocarburanti! Invece bisognerebbe prendere atto che "il Pianeta
non sarà in grado di reggere ritmi di crescita e di consumi di
questo genere, anche se riuscissimo ad arrestare tutte le emissioni di
CO2". Molto efficacemente, Baracca ci ricorda che le fonti rinnovabili
devono essere sviluppate, anche consapevoli che non esistono fonti ad
impatto zero, "ma che senza una drastica riduzione dei consumi ed un
radicale cambiamento dei modelli di consumo e di vita non c'è
futuro (dove <radicale cambiamento> non significa affatto
peggioramento, visto il livello di degrado a cui sta arrivando la
qualità della vita, ma può essere invece un'occasione
storica per ritrovare un rapporto sano con la natura, ammesso che non
sia troppo tardi)".
Baracca ha suddiviso il proprio lavoro in tre parti: la prima
approfondisce i presupposti attorno ai quali si sta sviluppando il
rilancio del nucleare con particolare attenzione alla sistematica
distruzione della memoria del disastro di Chernobyl e degli altri
incidenti, da Harrisburg alla recente fuga radioattiva provocata da un
terremoto in Giappone (ma le centrali nucleari non erano a prova di
sisma?). La seconda parte analizza con dovizia i piani nucleari,
dall'allungamento della vita operativa degli attuali generatori alla
realizzazione dei reattori di III generazione e III generazione +, fino
"alle luminose prospettive del nucleare di IV generazione". Questo
"nucleare sostenibile", ovvero "massimo utilizzo del combustibile e
minimizzazione dei rifiuti radioattivi", è una scommessa sul
futuro. È vero che tecnologia e innovazione sono sempre
scommesse sul futuro però, osserva Baracca "su delle scommesse
si vuole basare il lancio preventivo di un colossale, costoso e
rischioso programma nucleare." Il problema è che il nucleare ha
già fallito le sue scommesse, come dimostra l'incapacità
ormai cronica di risolvere il problema delle scorie radioattive e dello
smantellamento degli impianti chiusi. Baracca ricorda il fallimentare
progetto francese di reattori veloci (che vide implicata l'ENEL e che
sfociò nel reattore sperimentale "Superphenix" abbandonato per
il rischio di incidenti che questo tipo di impianti comportava). La
terza parte, infine, riguarda l'Italia, ricordando la fine fallimentare
del nucleare italiano, causata, più che dal referendum del 1987,
"dall'improvvisazione, dall'incapacità, dagli intrallazzi della
nostra classe politica e tecnica."
Il lavoro è completato da alcune schede tecniche, da un
glossario e da due appendici, una sulle tipologie e generazioni di
reattori nucleari e l'altra sul ciclo del torio, una tecnologia che
viene portata avanti dall'India. Un lavoro che risulterà utile a
tutti gli antinucleari, vecchi e giovani.
A.R.