Umanità Nova, n.21 dell'8 giugno 2008, anno 88

Letture. "No alla barbarie nucleare"


"No alla barbarie nucleare" di Angelo Baracca, Medicina democratica, n. 176, novembre-dicembre 2007. Per informazioni e-mail: medicinademocratica@libero.it, fax 0331/501792, via Roma, 2, 21053 Castellanza (VA).

Nel movimento ecologista si sente una grande necessità di documenti, analisi, informazioni sul nucleare. È una necessità vitale perché l'offensiva dei gruppi economici e politici che vogliono il ritorno del nucleare in Italia è pressante e non sembra trovare ostacoli nel mondo politico che, come sempre, si appiattisce sugli interessi economici dominanti.
Sarà molto preziosa, dunque, la lettura del numero monografico che "Medicina democratica" ha dedicato alla questione nucleare. Realizzato da Angelo Baracca, docente di fisica all'Università di Firenze e storico militante antinucleare, lo studio fornisce una serie impressionante di informazioni e analisi sul "nuovo" nucleare senza dimenticare di fornire alcune informazioni di base sui precedenti storici, la cui conoscenza è fondamentale per chi si avvicina solo ora alla questione dell'atomo civile. Baracca parte da una considerazione: l'attuale offensiva filonucleare si fonda sui grandi investimenti che i principali gruppi industriali impegnati nel settore (le americane Westinghouse e General Electric, la francese Areva e la giapponese Mitsubishi) stanno compiendo. Chi investe vuole ottenere risultati. Subito. Così si spiega la campagna di stampa a favore del nucleare che prende a pretesto la crisi climatica e l'obiettivo di ridurre le emissioni del principale "gas serra", il CO2, anche se i fautori del nucleare sono di solito anche i primi critici delle tesi portate avanti dall'IPCC dell'ONU sulle cause umane dei cambiamenti climatici. Ma, evidentemente, la coerenza non è una virtù molto considerata fra gli scienziati, gli opinionisti e i politici favorevoli al nucleare. Non solo in Italia.
Lo studio analizza compiutamente la strategia del "partito nucleare", una strategia che prevede il rilancio dell'atomo "da subito" ma sulla base della "certezza" che il nucleare del futuro sarà "ambientalmente sostenibile" perché in grado di ridurre la necessità di uranio, di essere "intrinsecamente sicuro", di non produrre scorie radioattive, ecc. Insomma siamo di fronte al paradosso di costruire nel giro di pochi anni centinaia di nuovi impianti nucleari, notoriamente insicuri e inquinanti, in attesa di realizzare, forse nel giro di 40 anni, le "miracolose" centrali di IV generazione. "Non è serio – scrive Baracca – promuovere un grandioso programma di rilancio fondato su una scommessa col diavolo, cioè confidando interamente su tecnologie nuove, non collaudate, che si stanno esplorando e non saranno disponibili prima di 30 anni: tecnologie notoriamente complesse, che possono presentare sorprese e difficoltà assolutamente impreviste, o non risultare alla fine praticabili o convenienti". In realtà, dietro i nuovi programmi di rilancio del nucleare c'è la volontà di "alimentare ancora l'illusione che sia possibile continuare a consumare energie e risorse e a crescere impunemente". Cioè alimentare l'illusione che sia possibile risolvere la crisi ambientale senza modificare di una virgola i nostri modi di produrre e quindi di consumare. Sia detto per inciso: è la stessa logica che spinge a sostituire la benzina con i biocarburanti! Invece bisognerebbe prendere atto che "il Pianeta non sarà in grado di reggere ritmi di crescita e di consumi di questo genere, anche se riuscissimo ad arrestare tutte le emissioni di CO2". Molto efficacemente, Baracca ci ricorda che le fonti rinnovabili devono essere sviluppate, anche consapevoli che non esistono fonti ad impatto zero, "ma che senza una drastica riduzione dei consumi ed un radicale cambiamento dei modelli di consumo e di vita non c'è futuro (dove <radicale cambiamento> non significa affatto peggioramento, visto il livello di degrado a cui sta arrivando la qualità della vita, ma può essere invece un'occasione storica per ritrovare un rapporto sano con la natura, ammesso che non sia troppo tardi)".
Baracca ha suddiviso il proprio lavoro in tre parti: la prima approfondisce i presupposti attorno ai quali si sta sviluppando il rilancio del nucleare con particolare attenzione alla sistematica distruzione della memoria del disastro di Chernobyl e degli altri incidenti, da Harrisburg alla recente fuga radioattiva provocata da un terremoto in Giappone (ma le centrali nucleari non erano a prova di sisma?). La seconda parte analizza con dovizia i piani nucleari, dall'allungamento della vita operativa degli attuali generatori alla realizzazione dei reattori di III generazione e III generazione +, fino "alle luminose prospettive del nucleare di IV generazione". Questo "nucleare sostenibile", ovvero "massimo utilizzo del combustibile e minimizzazione dei rifiuti radioattivi", è una scommessa sul futuro. È vero che tecnologia e innovazione sono sempre scommesse sul futuro però, osserva Baracca "su delle scommesse si vuole basare il lancio preventivo di un colossale, costoso e rischioso programma nucleare." Il problema è che il nucleare ha già fallito le sue scommesse, come dimostra l'incapacità ormai cronica di risolvere il problema delle scorie radioattive e dello smantellamento degli impianti chiusi. Baracca ricorda il fallimentare progetto francese di reattori veloci (che vide implicata l'ENEL e che sfociò nel reattore sperimentale "Superphenix" abbandonato per il rischio di incidenti che questo tipo di impianti comportava). La terza parte, infine, riguarda l'Italia, ricordando la fine fallimentare del nucleare italiano, causata, più che dal referendum del 1987, "dall'improvvisazione, dall'incapacità, dagli intrallazzi della nostra classe politica e tecnica."
Il lavoro è completato da alcune schede tecniche, da un glossario e da due appendici, una sulle tipologie e generazioni di reattori nucleari e l'altra sul ciclo del torio, una tecnologia che viene portata avanti dall'India. Un lavoro che risulterà utile a tutti gli antinucleari, vecchi e giovani.

A.R.

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