Secondo un copione ormai noto, un agguato in pieno giorno in un
affollato luogo di cultura e svago, è stato raccontato come
rissa tra estremisti.
Tutto è iniziato venerdì 23 maggio, quando uno
pseudo-gruppo universitario dall'improbabile nome di "lotta
studentesca", mai presente nelle attività universitarie, ha
chiesto al preside della facoltà di Lettere e Filosofia, Guido
Pescosolido, di tenere un convegno storico sulle Foibe. Il preside,
senza informarsi né sull'iniziativa, né sui suoi
promotori, la autorizzava.
La sera stessa compariva, sul sito di Forza Nuova, la locandina dell'iniziativa.
Fin dalla grafica (raffigurante Pinocchio) si capiva che il supposto
convegno sarebbe, in realtà, stato un comizio provocatorio e
denigratorio. L'unico intervento previsto non era quello di uno
storico, ma quello di Roberto Fiore, il segretario di Forza Nuova.
Il lunedì successivo, il collettivo di Lettere e Filosofia,
supportato dagli altri collettivi e dagli studenti antifascisti, ha
occupato la presidenza della facoltà, chiedendo delucidazioni al
preside e l'annullamento dell'autorizzazione al Rettore, Renato Guarini.
Per timore che la mobilitazione si trasformasse in occupazione della
facoltà da parte degli studenti, il pomeriggio stesso il vice
rettore vicario Luigi Frati, annunciava la revoca dell'autorizzazione.
Durante la notte gli squadristi di Forza Nuova sporcavano i muri
circostanti l'università affiggendo manifesti pubblicizzanti
l'annullato convegno.
La mattina successiva un gruppo di studenti dei collettivi realizzava
il consueto attacchinaggio quotidiano affiggendo manifesti che
spiegavano le ragioni della mobilitazione del giorno precedente ed
annunciavano un'assemblea per il giorno successivo.
Un gruppo di picchiatori ha sorpreso ed aggredito i compagni mentre si
trovavano nei viali circostanti l'università. Prima quattro
energumeni armati di spranghe chiodate e bastoni sono scesi da una
macchina, poi, subito dopo, sono arrivati un'altra decina di fascisti.
I tre compagni aggrediti hanno cercato di parare i colpi alla meglio, ma sono rimasti comunque feriti.
La polizia, chiamata da alcuni passanti, si è presentata
mezz'ora dopo e non ha trovato nulla di meglio da fare che andare
all'ospedale e fermare i compagni feriti.
I poliziotti rendendosi conto che non avrebbe retto la tesi
dell'aggressione ai danni di 15 fascisti da parte di 3 compagni e,
identificati 4 fascisti, hanno trasformato l'aggressione fascista in
una rissa.
La mobilitazione degli studenti è stata immediata: un corteo
spontaneo e non autorizzato, con la partecipazione di parecchie
centinaia di studenti ha attraversato l'università e il vicino
quartiere di San Lorenzo.
I compagni del Gruppo Cafiero – FAI Roma hanno partecipato attivamente
e da subito alla mobilitazione studentesca e, in un
comunicato/volantino, hanno chiesto l'immediato rilascio dei compagni
fermati.
Intanto saliva la campagna mistificatoria sostenuta dal solito circo
mediatico mirante di far passare la cosa come uno scontro tra "opposti
estremismi" la cui soluzione sarebbe consistita nella militarizzazione
dell'Università.
La mattina successiva, mentre proseguiva la mobilitazione in
facoltà, i compagni si trovavano anche presso la Procura, a
Piazzale Clodio, dove veniva fatta l'udienza di convalida degli arresti
del giorno prima.
Nel dispositivo della magistratura si confermava l'impianto accusatorio
messo in piedi dalla polizia: un compagno e due fascisti ai
domiciliari, gli altri scarcerati. L'accusa, per tutti, è di
rissa aggravata. Il processo comincerà a luglio.
Nella prosecuzione della mobilitazione all'università si
è registrato un tentativo di recupero della protesta studentesca
operato durante un'assemblea tenutasi nel pomeriggio da parte delle
componenti istituzionali. L'intervento del vice-rettore Frati si
trasformava, di fatto, in una "campagna pubblicitaria" a favore della
legalità, della sicurezza e dell'unità di tutte le forze
politiche contro chi va in giro armato. Nell'inspiegabile silenzio
degli studenti dei collettivi l'unica voce di contestazione al noto
barone è stata solo quella degli studenti del "Cafiero".
Il presidio indetto la mattina successiva davanti alla facoltà
di lettere vedeva la partecipazione di circa duemila studenti (cifre
che non si vedevano da qualche tempo) e si trasformava in un altro
corteo, tenuto nonostante la pioggia.
Le parole d'ordine della manifestazione erano la liberazione di
"Zapata" (il compagno ai domiciliari), e le dimissioni di Pescosolido,
il preside di Lettere che aveva autorizzato il comizio fascista.
Per cercare di salvare la propria poltrona, Pescosolido ha trasformato
una normale contestazione tenutasi di fronte alla porta del suo ufficio
in un sequestro di persona, chiedendo la solidarietà del corpo
docente. Benché né la magistratura, né i docenti
stessi abbiano dato un gran peso alla cosa, la mistificazione sulla
protesta studentesca è proseguita sui media proprio accusando
gli studenti del sequestro del rettore!
Alcune considerazioni sono d'obbligo, rimandando ad un approfondimento
più meditato l'analisi della situazione e le prospettive di
lotta nell'università.
La prima riguarda i fascisti. Questa vicenda dimostra che i
protagonisti delle centinaia di aggressioni che si sono succedute negli
ultimi mesi a Roma, sono sempre gli stessi. In quest'occasione è
stato fermato Martin Avaro, vice-segretario della sezione di Forza
Nuova di piazza Vescovio e già inquisito per l'assalto a Villa
Ada la scorsa estate. Si tratta di un centinaio di persone che spaziano
tra lo stadio, le manifestazioni fasciste e gli assalti. L'unica
emergenza per la sicurezza dei cittadini a Roma sono questi soggetti.
È da registrare anche la posizione del neosindaco capitolino,
Alemanno, che, forse per saldare qualche debito elettorale, ha
immediatamente preso posizione a favore degli aggressori, denunciando
il fatto che all'Università non si lasciasse spazio ai fascisti.
Appare di tutta evidenza che il Comune di Roma intende utilizzare
questi mazzieri come manodopera per fare i lavori sporchi che non
potrà o vorrà gestire direttamente.
Un altra considerazione va fatta sui media. Che dicano bugie non
sorprende, ma è fin dalla mancata visita del Papa, che operano
un sistematico stravolgimento della realtà che fa pensare ad una
regia. Non è possibile che si operi questa disinformazione e che
non ci sia una sola voce dissonante, come pure si registrano in
occasioni analoghe. C'è evidentemente un progetto di
criminalizzazione del dissenso dentro l'università di cui i
media rappresentano uno degli attori.
Per ultimo c'è il clima che si respira all'università:
c'è aria di movimento, c'è rabbia e c'è,
soprattutto, una ritrovata partecipazione degli studenti alle
mobilitazioni.
È importante che questa voglia di lotta non sia frustrata.
'Gnazio & F.
La manifestazione, per quelli che erano i suoi scopi – far sentire
alla popolazione in lotta la solidarietà non solo di parte del
resto della città, ma anche di altre comunità in lotta –
e tenendo conto delle oggettive difficoltà – la campagna di
menzogne mediatiche, il brevissimo tempo a disposizione (una settimana)
per l'organizzazione – è sostanzialmente riuscita. Circa
diecimila persone hanno animato le strade intorno il quartiere di
Chiaiano, con una discreta presenza di napoletani di altre parti della
città ed anche di altre zone della regione. Si trattava in larga
parte di persone già largamente coscienti del problema e
già coinvolte in altre lotte territoriali metropolitane e non,
ma la cosa è significativa: si tenga presente che raggiungere
Chiaiano non è per niente facile data sia la conformazione
urbanistica di Napoli sia la pessima rete di trasporti pubblici verso
quella periferia. Si è vista anche una interessante presenza di
altre realtà nazionali in lotta (NO TAV, No Dal Molin, ecc.) ed
anche in questo caso valgono le considerazioni già esposte.
Ottima, invece, la risposta delle zone direttamente coinvolte dal
problema, superiore a quella della manifestazione precedente.
Vale anche la pena di far notare le assenze, anche perché chi ha
visto le TV del giorno stesso e scorre i giornali del giorno dopo
può avere l'impressione contraria: pressoché inesistenti
le componenti della sinistra ex-parlamentare, che non hanno mobilitato
assolutamente nulla, nemmeno a livello locale. L'impressione errata di
cui parlavo prima è dovuta alla presenza di singoli personaggi –
Izzo, Russo Spena, Caruso – che erano lì – tra l'altro
abbondantemente contestati da molti dei partecipanti al corteo –
evidentemente in funzione puramente mediatica, per essere citati dai
servizi giornalistici. Gli stessi, però, come dicevamo, si sono
guardati bene dal mobilitare i propri militanti, nel fondato timore che
questi trovassero in un movimento di opposizione reale un'alternativa
alla gabbia dei loro partiti. L'esperienza delle due manifestazioni
contro la guerra romane di un anno fa circa, nella quale la futura
sinistra arcobaleno radunò poche centinaia di dirigenti mentre
il grosso della loro stessa base andò ad ingrossare le fila
dell'iniziativa di movimento e reale opposizione fatta di decine di
migliaia di persone, deve ancora bruciarli...
La manifestazione, dopo aver percorso le strade di Chiaiano e del
limitrofo comune di Marano, si è poi conclusa nello spazio del
presidio, dove è proseguita con un'affollata assemblea in
piazza: anche qui è stata notata dalla gente l'assenza – salvo
poche eccezioni – di quelle componenti istituzionali locali che, in un
primo momento, facevano mostra di sé. Le minacce berlusconiane e
la difficoltà di cavalcare il movimento spiegano la cosa. Da
notare, dal nostro punto di vista, l'intervento-spettacolo di Ascanio
Celestini in appoggio alla lotta che, applauditissimo, ha messo in
evidenza le tematiche libertarie.
A questo punto, la lotta continua. Come si svilupperà,
dipenderà in grandissima parte dalle intenzioni governative di
voler giungere o meno ad uno scontro militare "educativo" – soprattutto
per il resto del paese – con le popolazioni: la questione dei rilievi
in corso è in larga parte secondaria, dato che lo "stato di
emergenza" in corso sospende le leggi ordinarie e la discarica
può essere fatta anche in presenza di un parere negativo –
ammesso e non concesso che i tecnici di parte governativa abbiano il
coraggio di confermare il parere ampiamente contrario di precedenti
rilevazioni. La lotta di Chiaiano, perciò, va appoggiata fin da
ora, soprattutto rompendo il cerchio delle menzogne mediatiche con un
lavoro di controinformazione e solidarietà che coinvolga
l'intero paese.
Shevek dell'OACN_FAI