Umanità Nova, n.21 dell'8 giugno 2008, anno 88

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Roma: aggressione forzanuovista alla Sapienza

Secondo un copione ormai noto, un agguato in pieno giorno in un affollato luogo di cultura e svago, è stato raccontato come rissa tra estremisti.
Tutto è iniziato venerdì 23 maggio, quando uno pseudo-gruppo universitario dall'improbabile nome di "lotta studentesca", mai presente nelle attività universitarie, ha chiesto al preside della facoltà di Lettere e Filosofia, Guido Pescosolido, di tenere un convegno storico sulle Foibe. Il preside, senza informarsi né sull'iniziativa, né sui suoi promotori, la autorizzava.
La sera stessa compariva, sul sito di Forza Nuova, la locandina dell'iniziativa.
Fin dalla grafica (raffigurante Pinocchio) si capiva che il supposto convegno sarebbe, in realtà, stato un comizio provocatorio e denigratorio. L'unico intervento previsto non era quello di uno storico, ma quello di Roberto Fiore, il segretario di Forza Nuova.
Il lunedì successivo, il collettivo di Lettere e Filosofia, supportato dagli altri collettivi e dagli studenti antifascisti, ha occupato la presidenza della facoltà, chiedendo delucidazioni al preside e l'annullamento dell'autorizzazione al Rettore, Renato Guarini.
Per timore che la mobilitazione si trasformasse in occupazione della facoltà da parte degli studenti, il pomeriggio stesso il vice rettore vicario Luigi Frati, annunciava la revoca dell'autorizzazione.
Durante la notte gli squadristi di Forza Nuova sporcavano i muri circostanti l'università affiggendo manifesti pubblicizzanti l'annullato convegno.
La mattina successiva un gruppo di studenti dei collettivi realizzava il consueto attacchinaggio quotidiano affiggendo manifesti che spiegavano le ragioni della mobilitazione del giorno precedente ed annunciavano un'assemblea per il giorno successivo.
Un gruppo di picchiatori ha sorpreso ed aggredito i compagni mentre si trovavano nei viali circostanti l'università. Prima quattro energumeni armati di spranghe chiodate e bastoni sono scesi da una macchina, poi, subito dopo, sono arrivati un'altra decina di fascisti.
I tre compagni aggrediti hanno cercato di parare i colpi alla meglio, ma sono rimasti comunque feriti.
La polizia, chiamata da alcuni passanti, si è presentata mezz'ora dopo e non ha trovato nulla di meglio da fare che andare all'ospedale e fermare i compagni feriti.
I poliziotti rendendosi conto che non avrebbe retto la tesi dell'aggressione ai danni di 15 fascisti da parte di 3 compagni e, identificati 4 fascisti, hanno trasformato l'aggressione fascista in una rissa.
La mobilitazione degli studenti è stata immediata: un corteo spontaneo e non autorizzato, con la partecipazione di parecchie centinaia di studenti ha attraversato l'università e il vicino quartiere di San Lorenzo.
I compagni del Gruppo Cafiero – FAI Roma hanno partecipato attivamente e da subito alla mobilitazione studentesca e, in un comunicato/volantino, hanno chiesto l'immediato rilascio dei compagni fermati.
Intanto saliva la campagna mistificatoria sostenuta dal solito circo mediatico mirante di far passare la cosa come uno scontro tra "opposti estremismi" la cui soluzione sarebbe consistita nella militarizzazione dell'Università.
La mattina successiva, mentre proseguiva la mobilitazione in facoltà, i compagni si trovavano anche presso la Procura, a Piazzale Clodio, dove veniva fatta l'udienza di convalida degli arresti del giorno prima.
Nel dispositivo della magistratura si confermava l'impianto accusatorio messo in piedi dalla polizia: un compagno e due fascisti ai domiciliari, gli altri scarcerati. L'accusa, per tutti, è di rissa aggravata. Il processo comincerà a luglio.
Nella prosecuzione della mobilitazione all'università si è registrato un tentativo di recupero della protesta studentesca operato durante un'assemblea tenutasi nel pomeriggio da parte delle componenti istituzionali. L'intervento del vice-rettore Frati si trasformava, di fatto, in una "campagna pubblicitaria" a favore della legalità, della sicurezza e dell'unità di tutte le forze politiche contro chi va in giro armato. Nell'inspiegabile silenzio degli studenti dei collettivi l'unica voce di contestazione al noto barone è stata solo quella degli studenti del "Cafiero".
Il presidio indetto la mattina successiva davanti alla facoltà di lettere vedeva la partecipazione di circa duemila studenti (cifre che non si vedevano da qualche tempo) e si trasformava in un altro corteo, tenuto nonostante la pioggia.
Le parole d'ordine della manifestazione erano la liberazione di "Zapata" (il compagno ai domiciliari), e le dimissioni di Pescosolido, il preside di Lettere che aveva autorizzato il comizio fascista.
Per cercare di salvare la propria poltrona, Pescosolido ha trasformato una normale contestazione tenutasi di fronte alla porta del suo ufficio in un sequestro di persona, chiedendo la solidarietà del corpo docente. Benché né la magistratura, né i docenti stessi abbiano dato un gran peso alla cosa, la mistificazione sulla protesta studentesca è proseguita sui media proprio accusando gli studenti del sequestro del rettore!
Alcune considerazioni sono d'obbligo, rimandando ad un approfondimento più meditato l'analisi della situazione e le prospettive di lotta nell'università.
La prima riguarda i fascisti. Questa vicenda dimostra che i protagonisti delle centinaia di aggressioni che si sono succedute negli ultimi mesi a Roma, sono sempre gli stessi. In quest'occasione è stato fermato Martin Avaro, vice-segretario della sezione di Forza Nuova di piazza Vescovio e già inquisito per l'assalto a Villa Ada la scorsa estate. Si tratta di un centinaio di persone che spaziano tra lo stadio, le manifestazioni fasciste e gli assalti. L'unica emergenza per la sicurezza dei cittadini a Roma sono questi soggetti.
È da registrare anche la posizione del neosindaco capitolino, Alemanno, che, forse per saldare qualche debito elettorale, ha immediatamente preso posizione a favore degli aggressori, denunciando il fatto che all'Università non si lasciasse spazio ai fascisti. Appare di tutta evidenza che il Comune di Roma intende utilizzare questi mazzieri come manodopera per fare i lavori sporchi che non potrà o vorrà gestire direttamente.
Un altra considerazione va fatta sui media. Che dicano bugie non sorprende, ma è fin dalla mancata visita del Papa, che operano un sistematico stravolgimento della realtà che fa pensare ad una regia. Non è possibile che si operi questa disinformazione e che non ci sia una sola voce dissonante, come pure si registrano in occasioni analoghe. C'è evidentemente un progetto di criminalizzazione del dissenso dentro l'università di cui i media rappresentano uno degli attori.
Per ultimo c'è il clima che si respira all'università: c'è aria di movimento, c'è rabbia e c'è, soprattutto, una ritrovata partecipazione degli studenti alle mobilitazioni.
È importante che questa voglia di lotta non sia frustrata.
'Gnazio & F.

Chiaiano: corteo contro la discarica

La manifestazione, per quelli che erano i suoi scopi – far sentire alla popolazione in lotta la solidarietà non solo di parte del resto della città, ma anche di altre comunità in lotta – e tenendo conto delle oggettive difficoltà – la campagna di menzogne mediatiche, il brevissimo tempo a disposizione (una settimana) per l'organizzazione – è sostanzialmente riuscita. Circa diecimila persone hanno animato le strade intorno il quartiere di Chiaiano, con una discreta presenza di napoletani di altre parti della città ed anche di altre zone della regione. Si trattava in larga parte di persone già largamente coscienti del problema e già coinvolte in altre lotte territoriali metropolitane e non, ma la cosa è significativa: si tenga presente che raggiungere Chiaiano non è per niente facile data sia la conformazione urbanistica di Napoli sia la pessima rete di trasporti pubblici verso quella periferia. Si è vista anche una interessante presenza di altre realtà nazionali in lotta (NO TAV, No Dal Molin, ecc.) ed anche in questo caso valgono le considerazioni già esposte. Ottima, invece, la risposta delle zone direttamente coinvolte dal problema, superiore a quella della manifestazione precedente.
Vale anche la pena di far notare le assenze, anche perché chi ha visto le TV del giorno stesso e scorre i giornali del giorno dopo può avere l'impressione contraria: pressoché inesistenti le componenti della sinistra ex-parlamentare, che non hanno mobilitato assolutamente nulla, nemmeno a livello locale. L'impressione errata di cui parlavo prima è dovuta alla presenza di singoli personaggi – Izzo, Russo Spena, Caruso – che erano lì – tra l'altro abbondantemente contestati da molti dei partecipanti al corteo – evidentemente in funzione puramente mediatica, per essere citati dai servizi giornalistici. Gli stessi, però, come dicevamo, si sono guardati bene dal mobilitare i propri militanti, nel fondato timore che questi trovassero in un movimento di opposizione reale un'alternativa alla gabbia dei loro partiti. L'esperienza delle due manifestazioni contro la guerra romane di un anno fa circa, nella quale la futura sinistra arcobaleno radunò poche centinaia di dirigenti mentre il grosso della loro stessa base andò ad ingrossare le fila dell'iniziativa di movimento e reale opposizione fatta di decine di migliaia di persone, deve ancora bruciarli...
La manifestazione, dopo aver percorso le strade di Chiaiano e del limitrofo comune di Marano, si è poi conclusa nello spazio del presidio, dove è proseguita con un'affollata assemblea in piazza: anche qui è stata notata dalla gente l'assenza – salvo poche eccezioni – di quelle componenti istituzionali locali che, in un primo momento, facevano mostra di sé. Le minacce berlusconiane e la difficoltà di cavalcare il movimento spiegano la cosa. Da notare, dal nostro punto di vista, l'intervento-spettacolo di Ascanio Celestini in appoggio alla lotta che, applauditissimo, ha messo in evidenza le tematiche libertarie.
A questo punto, la lotta continua. Come si svilupperà, dipenderà in grandissima parte dalle intenzioni governative di voler giungere o meno ad uno scontro militare "educativo" – soprattutto per il resto del paese – con le popolazioni: la questione dei rilievi in corso è in larga parte secondaria, dato che lo "stato di emergenza" in corso sospende le leggi ordinarie e la discarica può essere fatta anche in presenza di un parere negativo – ammesso e non concesso che i tecnici di parte governativa abbiano il coraggio di confermare il parere ampiamente contrario di precedenti rilevazioni. La lotta di Chiaiano, perciò, va appoggiata fin da ora, soprattutto rompendo il cerchio delle menzogne mediatiche con un lavoro di controinformazione e solidarietà che coinvolga l'intero paese.
Shevek dell'OACN_FAI

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