Probabilmente non sapremo mai cosa sia veramente accaduto nel primo
pomeriggio del 4 giugno nella centrale nucleare di Krsko, in Slovenia.
Quello che sappiamo è che vi è avvenuto un incidente e
che le autorità slovene nell'informare le competenti
autorità comunitarie hanno compiuto un clamoroso errore,
utilizzando, stranamente, un formulario (quello che individua un
incidente avvenuto durante una fase sperimentale) diverso da quello che
doveva essere trasmesso. Fin qui le informazioni ufficiali.
Siccome non siamo tecnici, riportiamo il commento apparso il 5 giugno
sul sito del CRIIRAD, l'associazione indipendente francese che studia
gli effetti della radioattività (1). "Una fuga nel circuito
primario può essere assai grave – scrive l'istituto –
poiché il cuore del reattore deve essere permanentemente
raffreddato al fine di mantenere la temperatura a livelli compatibili
con la tenuta dei materiali. Al fine di apprezzare la gravità di
ciò che si è prodotto a Krsko, è necessario
disporre di un certo numero di informazioni. Nessuna di queste
informazioni è stata fornita né dall'autorità
slovena, né dalla Commissione europea, né
dall'Autorità per la sicurezza nucleare francese (2). Il
carattere assolutamente lacunoso delle informazioni ricevute non
è stato menzionato da alcun responsabile". Il CRIIRAD enumera
tutte le informazioni "di base" che dovevano essere fornite
all'opinione pubblica in modo da garantire una informazione corretta.
Eccone alcune: "Nessuna informazione sulle circostanze che hanno
permesso di trovare la fuga (in seguito ad un allarme che ha ben
funzionato oppure in maniera fortuita?); nessuna precisione rispetto
alla quantità di acqua uscita dal circuito primario, né
sul tempo che è intercorso fra il momento in cui la fuga si
è prodotta e quello in cui è stata scoperta; nessuna
informazione sulla natura della perdita (crepa senza rischio di
aggravamento, crepa sotto controllo, crepa con rischi di evoluzione
pericolosi); nessuna precisione né sulla natura, né
sull'attività dei radionuclidi presenti (o meglio ci sono state
affermazioni erronee sull'assenza di contaminazione dell'acqua del
circuito primario)". La lista delle omissioni è ancora lunga.
In una situazione del genere il CRIIRAD non può esprimere alcun
giudizio, se non confermare che non c'è stato un aumento
anormale della radioattività nell'aria in Francia e in generale
in Europa.
L'istituto francese trae però una conclusione che fa riflettere:
"Al di là dell'analisi precisa degli avvenimenti – analisi che
resta da fare – una cosa è certa: le autorità nucleari
hanno ormai totalmente accettato il fatto che un incidente grave
può sopraggiungere in ogni momento ed esse se lo aspettano.
Questo spiega il modo febbrile con cui è stato gestito il
problema".
In Italia, la lobby filonucleare, che ha appena incassato la decisione
governativa di tornare al nucleare, ha vissuto con molto fastidio la
questione dell'incidente di Krsko. Il generale Carlo Jean, ex
presidente della SOGIN, ha liquidato l'accaduto come se non fosse
successo niente: "La centrale è stata arrestata non per
un'emergenza ma per motivi precauzionali"(3), facendo finta di non
sapere che una fuga a livello di circuito di raffreddamento primario
costituisce l'incidente potenzialmente più grave fra quelli che
possono avvenire in un reattore. Il voltagabbana Chicco Testa, invece,
non nega l'evidenza ma sostiene che "la dinamica dell'incidente sloveno
ci dice che i sistemi di allerta e di sicurezza previsti in Europa per
la vigilanza sugli impianti nucleari funzionano" e aggiunge "Gli
incidenti, è bene saperlo, capitano, perché le macchine
perfette non esistono. Anche quelle nucleari (4).
Ma è proprio questo il nocciolo della questione: gli impianti
nucleari sono, come tutti gli impianti industriali, sottoposti al
rischio di incidente. Lo sono quelli "vecchi", di "II generazione"
(come quello di Krsko) ma lo saranno quelli in fase di realizzazione,
di "III generazione" e di "III + generazione", che il governo e gli
industriali italiani vorrebbero realizzare (5). A rischio di incidente
lo saranno anche quelli ancora "futuribili" di "IV generazione",
perché come ha detto Carlo Rubbia: "Non esiste un nucleare
sicuro. O a bassa produzione di scorie. Esiste un calcolo delle
probabilità, per cui ogni cento anni un incidente nucleare
è possibile: e questo evidentemente aumenta con il numero delle
centrali. Il nucleare a sicurezza intrinseca non esiste" (6). Il
problema è che un incidente nucleare non è un incidente
come gli altri: il disastro di Chernobyl ci ha insegnato che le
conseguenze di un incidente nucleare di ampie proporzioni sono
incommensurabilmente più gravi di incidenti, sia pur disastrosi,
provocati da altre branche industriali. Il disastro di Bhopal, per
esempio, è stato un crimine contro l'umanità ma non ha
coinvolto milioni di persone, vicine e lontane dal luogo
dell'esplosione.
Il nucleare non è un'energia come le altre. Contrariamente agli
altri modi di produrre energia, il nucleare implica rischi estremamente
elevati per l'ambiente e per le popolazioni. Krsko ce lo ha
ricordato. Fare a meno del nucleare si può, ma soprattutto si
deve!
A.R.
(1) "Indipendente" vuol dire che questo Istituto non riceve
finanziamenti né dal governo francese né dai gruppi
industriali del settore nucleare. Per informazioni:
http://www.criirad.org/
(2) In Italia non esiste alcun organo ufficiale preposto a dare
informazioni sugli incidenti nucleari. Nel caso di Krsko, il Ministero
della salute ha emesso un laconico comunicato di poche righe che non
fornisce alcuna spiegazione tecnica dell'accaduto.
(3) "Nucleare, l'allarme emozionale", Il Messaggero, 6 giugno.
Nell'articolo si legge, fra l'altro, che "la stampa internazionale non
ha menzionato quanto avvenuto a Krsko", fatto subito smentito da Le
Monde che proprio lo stesso 6 giugno dava la notizia dell'incidente
sloveno in prima pagina: "Nucleare: alerte slovene"
(4) "Neanche gli incidenti nucleari sono più quelli di una volta", Il Riformista, 6 giugno.
(5) È il caso del francese EPR (Reattore pressurizzato europeo),
in corsa per il "nuovo" nucleare italiano. Questo reattore viene
presentato come "sicuro" ma uno studio commissionato nel 2007 da
Greenpeace France dimostra che anche gli EPR sono sottoposti ad enormi
rischi di incidente: "Evaluations des consequences radiologiques de
rejets accidentels du reacteur EPR propose en France (et de certains
reacteurs existants)", 3 febbraio 2007.
(6) "Rubbia: Né petrolio né carbone soltanto il sole può darci energia", Repubblica 30 marzo.