Umanità Nova, n.22 del 15 giugno 2008, anno 88

Silenzi e omissioni. L'incidente alla centrale nucleare di Krsko


Probabilmente non sapremo mai cosa sia veramente accaduto nel primo pomeriggio del 4 giugno nella centrale nucleare di Krsko, in Slovenia. Quello che sappiamo è che vi è avvenuto un incidente e che le autorità slovene nell'informare le competenti autorità comunitarie hanno compiuto un clamoroso errore, utilizzando, stranamente, un formulario (quello che individua un incidente avvenuto durante una fase sperimentale) diverso da quello che doveva essere trasmesso. Fin qui le informazioni ufficiali.
Siccome non siamo tecnici, riportiamo il commento apparso il 5 giugno sul sito del CRIIRAD, l'associazione indipendente francese che studia gli effetti della radioattività (1). "Una fuga nel circuito primario può essere assai grave – scrive l'istituto – poiché il cuore del reattore deve essere permanentemente raffreddato al fine di mantenere la temperatura a livelli compatibili con la tenuta dei materiali. Al fine di apprezzare la gravità di ciò che si è prodotto a Krsko, è necessario disporre di un certo numero di informazioni. Nessuna di queste informazioni è stata fornita né dall'autorità slovena, né dalla Commissione europea, né dall'Autorità per la sicurezza nucleare francese (2). Il carattere assolutamente lacunoso delle informazioni ricevute non è stato menzionato da alcun responsabile". Il CRIIRAD enumera tutte le informazioni "di base" che dovevano essere fornite all'opinione pubblica in modo da garantire una informazione corretta. Eccone alcune: "Nessuna informazione sulle circostanze che hanno permesso di trovare la fuga (in seguito ad un allarme che ha ben funzionato oppure in maniera fortuita?); nessuna precisione rispetto alla quantità di acqua uscita dal circuito primario, né sul tempo che è intercorso fra il momento in cui la fuga si è prodotta e quello in cui è stata scoperta; nessuna informazione sulla natura della perdita (crepa senza rischio di aggravamento, crepa sotto controllo, crepa con rischi di evoluzione pericolosi); nessuna precisione né sulla natura, né sull'attività dei radionuclidi presenti (o meglio ci sono state affermazioni erronee sull'assenza di contaminazione dell'acqua del circuito primario)". La lista delle omissioni è ancora lunga.
In una situazione del genere il CRIIRAD non può esprimere alcun giudizio, se non confermare che non c'è stato un aumento anormale della radioattività nell'aria in Francia e in generale in Europa.
L'istituto francese trae però una conclusione che fa riflettere: "Al di là dell'analisi precisa degli avvenimenti – analisi che resta da fare – una cosa è certa: le autorità nucleari hanno ormai totalmente accettato il fatto che un incidente grave può sopraggiungere in ogni momento ed esse se lo aspettano. Questo spiega il modo febbrile con cui è stato gestito il problema".
In Italia, la lobby filonucleare, che ha appena incassato la decisione governativa di tornare al nucleare, ha vissuto con molto fastidio la questione dell'incidente di Krsko. Il generale Carlo Jean, ex presidente della SOGIN, ha liquidato l'accaduto come se non fosse successo niente: "La centrale è stata arrestata non per un'emergenza ma per motivi precauzionali"(3), facendo finta di non sapere che una fuga a livello di circuito di raffreddamento primario costituisce l'incidente potenzialmente più grave fra quelli che possono avvenire in un reattore. Il voltagabbana Chicco Testa, invece, non nega l'evidenza ma sostiene che "la dinamica dell'incidente sloveno ci dice che i sistemi di allerta e di sicurezza previsti in Europa per la vigilanza sugli impianti nucleari funzionano" e aggiunge "Gli incidenti, è bene saperlo, capitano, perché le macchine perfette non esistono. Anche quelle nucleari (4).
Ma è proprio questo il nocciolo della questione: gli impianti nucleari sono, come tutti gli impianti industriali, sottoposti al rischio di incidente. Lo sono quelli "vecchi", di "II generazione" (come quello di Krsko) ma lo saranno quelli in fase di realizzazione, di "III generazione" e di "III + generazione", che il governo e gli industriali italiani vorrebbero realizzare (5). A rischio di incidente lo saranno anche quelli ancora "futuribili" di "IV generazione", perché come ha detto Carlo Rubbia: "Non esiste un nucleare sicuro. O a bassa produzione di scorie. Esiste un calcolo delle probabilità, per cui ogni cento anni un incidente nucleare è possibile: e questo evidentemente aumenta con il numero delle centrali. Il nucleare a sicurezza intrinseca non esiste" (6). Il problema è che un incidente nucleare non è un incidente come gli altri: il disastro di Chernobyl ci ha insegnato che le conseguenze di un incidente nucleare di ampie proporzioni sono incommensurabilmente più gravi di incidenti, sia pur disastrosi, provocati da altre branche industriali. Il disastro di Bhopal, per esempio, è stato un crimine contro l'umanità ma non ha coinvolto milioni di persone, vicine e lontane dal luogo dell'esplosione.
Il nucleare non è un'energia come le altre. Contrariamente agli altri modi di produrre energia, il nucleare implica rischi estremamente elevati per l'ambiente e per le popolazioni. Krsko ce lo ha  ricordato. Fare a meno del nucleare si può, ma soprattutto si deve!

A.R.

(1) "Indipendente" vuol dire che questo Istituto non riceve finanziamenti né dal governo francese né dai gruppi industriali del settore nucleare. Per informazioni: http://www.criirad.org/
(2) In Italia non esiste alcun organo ufficiale preposto a dare informazioni sugli incidenti nucleari. Nel caso di Krsko, il Ministero della salute ha emesso un laconico comunicato di poche righe che non fornisce alcuna spiegazione tecnica dell'accaduto.
(3) "Nucleare, l'allarme emozionale", Il Messaggero, 6 giugno. Nell'articolo si legge, fra l'altro, che "la stampa internazionale non ha menzionato quanto avvenuto a Krsko", fatto subito smentito da Le Monde che proprio lo stesso 6 giugno dava la notizia dell'incidente sloveno in prima pagina: "Nucleare: alerte slovene"
(4) "Neanche gli incidenti nucleari sono più quelli di una volta", Il Riformista, 6 giugno.
(5) È il caso del francese EPR (Reattore pressurizzato europeo), in corsa per il "nuovo" nucleare italiano. Questo reattore viene presentato come "sicuro" ma uno studio commissionato nel 2007 da Greenpeace France dimostra che anche gli EPR sono sottoposti ad enormi rischi di incidente: "Evaluations des consequences radiologiques de rejets accidentels du reacteur EPR propose en France (et de certains reacteurs existants)", 3 febbraio 2007.
(6) "Rubbia: Né petrolio né carbone soltanto il sole può darci energia", Repubblica 30 marzo.


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