Alla faccia di Prodi. Alla faccia del cattolicissimo e osservante
prof. Romano Prodi, che in due anni di tribolato governo, viste le
cattive compagnie che frequentava, dal Vaticano ha ricevuto solo
triboli e ramanzine. Quando invece il cavaliere, ancorché
divorziato, faccendiere e birichino, si è visto accordare onori
che neanche De Gasperi e Fanfani. Evidentemente fra Ratzinger e
Berlusconi la sintonia è forte: Dio li fa e li accompagna.
La Chiesa si aspetta molto e molto, quindi, il capo del Governo
italiano è disposto a dare. O perlomeno, conoscendolo, a
promettere.
Appare chiaro, comunque, come la visita ufficiale di Berlusconi dal
papa non sia stata affatto la solita cerimonia rituale svoltasi secondo
routine, ma qualcosa di più: un informale, e a tratti anche
affettuoso, incontro fra due signori che hanno vagliato le offerte e le
proposte precedentemente illustrate dai rispettivi maggiordomi. Una
sorta di gentlemen agreement, un accordo fra gentiluomini
(gentiluomini, si fa per dire) dunque, in base al quale si è
concordato su come le politiche di chi governa il Belpaese possano
incontrarsi fattivamente su questioni quanto mai concrete. Al di
là, ovviamente, delle solite convenienze: le belle parole, le
stantie battute di spirito, le insopportabili dichiarazioni di stima.
Questa volta il benedicente Benedetto il protocollo l'ha proprio
mandato a farsi benedire!
Occorre riconoscere che Berlusconi è tutto fuorché un
incapace e che anche Ratzinger, dietro la maschera del buon pastore,
è davvero espressione della più temibile determinazione
teutonica. I due si sono annusati, si sono piaciuti (poteva essere
altrimenti?), hanno deciso di soprassedere a sciocchezzuole etiche e
morali, e hanno concordato le modalità e le convenienze
dell'affare. Si parte con le sorprendenti affermazioni papali su quanto
sia bello, finalmente, il clima politico instaurato dal nuovo corso
berlusconiano (e per carità di patria, non si sono fatti
paragoni con il passato), si è fatto finta di lamentare la
mancanza di cattolici doc nel nuovo governo, tappando così la
bocca a quella malalingua della Binetti, si è accolta con
sincera soddisfazione la vittoria di Alemanno, alla faccia di
quell'infido baciapile di Rutelli, sull'immigrazione si sono mandati
avanti i soliti rompicoglioni della Caritas e compagnia, per dare un
contentino, ma proprio solo un contentino, ai cattolici "sociali", e
poi si è passati alle cose serie: otto per mille, finanziamenti
alla scuola e alla sanità nelle mani del prete, difesa della
famiglia monogamica e procreatrice, legge 194 e "difesa della vita",
controllo sulla ricerca scientifica, piena affermazione delle radici
cristiane. Un pout pourri di valori "morali" e "valori" materiali tali
da promuovere felici sinergie nell'interesse dell'uno e dell'altro.
Del resto il giorno precedente l'incontro, l'Osservatore Romano, per la
prima volta nella sua lunga storia, aveva intervistato un presidente
del consiglio in carica, il quale, in attesa di andare a baciare la
sacra pantofola, si era subito premurato di far sapere che "il governo
non può che compiacere il pontefice e la Chiesa". Pur facendo la
debita tara alla nota predisposizione a mantener fede alle proprie
parole, appare comunque evidente che questa volta Berlusconi si
è impegnato fortemente nei confronti del Vaticano, avendo ben
compreso – o così gli ha fatto capire Letta – che in Italia,
vista anche la sperimentata determinazione del coraggioso schieramento
laico, senza l'appoggio clericale non si governa. E quindi tutte le
richieste provenienti da Oltretevere devono essere esaudite. O almeno
si deve promettere di farlo.
Ovviamente le reazioni del centro sinistra non si sono fatte attendere,
però… però non sui contenuti ma solo sulle forme:
"Berlusconi strumentalizza le parole del papa…, anche noi avevamo fatto
tante promesse…, i "valori" sono anche i nostri e non solo i loro…" e
così via. Ma ce ne è stato uno, fra quelli che contano,
che si sia permesso di far notare che un governo che dovrebbe
rappresentare tutti i cittadini e non solo quelli cattolici non
dovrebbe compiacere la Chiesa, e che il pastore tedesco dovrebbe
provvedere per il proprio gregge e non anche per gli armenti non suoi?
Insomma, c'è davvero poco da stare allegri, e non solo per gli
inevitabili finanziamenti a scuole e cliniche private che andranno a
incidere sulle già scarse risorse per quelle pubbliche, ma anche
per la prevedibile stretta sulla "moralità" pubblica, che
limiterà ancora di più le possibilità di libera
espressione e di libero pensiero. Tanto più che non ci si
può aspettare altro, dalla cosiddetta opposizione, se non il
fiancheggiamento delle future decisioni governative, nella paura di
rimanere esclusa dalle prossime benedizioni papali. Come si vede, alla
faccia delle solite critiche all'anticlericalismo "ottocentesco". Di
quello, lo sappiamo bene, ce ne è bisogno, eccome se ce ne
è bisogno, perché se anche l'anticlericalismo fosse
davvero "ottocentesco", il clericalismo, ancora oggi, è
medioevale!
MoM