Umanità Nova, n.22 del 15 giugno 2008, anno 88

Silvio e Benedetto. Idillio di primavera


Alla faccia di Prodi. Alla faccia del cattolicissimo e osservante prof. Romano Prodi, che in due anni di tribolato governo, viste le cattive compagnie che frequentava, dal Vaticano ha ricevuto solo triboli e ramanzine. Quando invece il cavaliere, ancorché divorziato, faccendiere e birichino, si è visto accordare onori che neanche De Gasperi e Fanfani. Evidentemente fra Ratzinger e Berlusconi la sintonia è forte: Dio li fa e li accompagna.
La Chiesa si aspetta molto e molto, quindi, il capo del Governo italiano è disposto a dare. O perlomeno, conoscendolo, a promettere.
Appare chiaro, comunque, come la visita ufficiale di Berlusconi dal papa non sia stata affatto la solita cerimonia rituale svoltasi secondo routine, ma qualcosa di più: un informale, e a tratti anche affettuoso, incontro fra due signori che hanno vagliato le offerte e le proposte precedentemente illustrate dai rispettivi maggiordomi. Una sorta di gentlemen agreement, un accordo fra gentiluomini (gentiluomini, si fa per dire) dunque, in base al quale si è concordato su come le politiche di chi governa il Belpaese possano incontrarsi fattivamente su questioni quanto mai concrete. Al di là, ovviamente, delle solite convenienze: le belle parole, le stantie battute di spirito, le insopportabili dichiarazioni di stima. Questa volta il benedicente Benedetto il protocollo l'ha proprio mandato a farsi benedire!
Occorre riconoscere che Berlusconi è tutto fuorché un incapace e che anche Ratzinger, dietro la maschera del buon pastore, è davvero espressione della più temibile determinazione teutonica. I due si sono annusati, si sono piaciuti (poteva essere altrimenti?), hanno deciso di soprassedere a sciocchezzuole etiche e morali, e hanno concordato le modalità e le convenienze dell'affare. Si parte con le sorprendenti affermazioni papali su quanto sia bello, finalmente, il clima politico instaurato dal nuovo corso berlusconiano (e per carità di patria, non si sono fatti paragoni con il passato), si è fatto finta di lamentare la mancanza di cattolici doc nel nuovo governo, tappando così la bocca a quella malalingua della Binetti, si è accolta con sincera soddisfazione la vittoria di Alemanno, alla faccia di quell'infido baciapile di Rutelli, sull'immigrazione si sono mandati avanti i soliti rompicoglioni della Caritas e compagnia, per dare un contentino, ma proprio solo un contentino, ai cattolici "sociali", e poi si è passati alle cose serie: otto per mille, finanziamenti alla scuola e alla sanità nelle mani del prete, difesa della famiglia monogamica e procreatrice, legge 194 e "difesa della vita", controllo sulla ricerca scientifica, piena affermazione delle radici cristiane. Un pout pourri di valori "morali" e "valori" materiali tali da promuovere felici sinergie nell'interesse dell'uno e dell'altro.
Del resto il giorno precedente l'incontro, l'Osservatore Romano, per la prima volta nella sua lunga storia, aveva intervistato un presidente del consiglio in carica, il quale, in attesa di andare a baciare la sacra pantofola, si era subito premurato di far sapere che "il governo non può che compiacere il pontefice e la Chiesa". Pur facendo la debita tara alla nota predisposizione a mantener fede alle proprie parole, appare comunque evidente che questa volta Berlusconi si è impegnato fortemente nei confronti del Vaticano, avendo ben compreso – o così gli ha fatto capire Letta – che in Italia, vista anche la sperimentata determinazione del coraggioso schieramento laico, senza l'appoggio clericale non si governa. E quindi tutte le richieste provenienti da Oltretevere devono essere esaudite. O almeno si deve promettere di farlo.
Ovviamente le reazioni del centro sinistra non si sono fatte attendere, però… però non sui contenuti ma solo sulle forme: "Berlusconi strumentalizza le parole del papa…, anche noi avevamo fatto tante promesse…, i "valori" sono anche i nostri e non solo i loro…" e così via. Ma ce ne è stato uno, fra quelli che contano, che si sia permesso di far notare che un governo che dovrebbe rappresentare tutti i cittadini e non solo quelli cattolici non dovrebbe compiacere la Chiesa, e che il pastore tedesco dovrebbe provvedere per il proprio gregge e non anche per gli armenti non suoi?
Insomma, c'è davvero poco da stare allegri, e non solo per gli inevitabili finanziamenti a scuole e cliniche private che andranno a incidere sulle già scarse risorse per quelle pubbliche, ma anche per la prevedibile stretta sulla "moralità" pubblica, che limiterà ancora di più le possibilità di libera espressione e di libero pensiero. Tanto più che non ci si può aspettare altro, dalla cosiddetta opposizione, se non il fiancheggiamento delle future decisioni governative, nella paura di rimanere esclusa dalle prossime benedizioni papali. Come si vede, alla faccia delle solite critiche all'anticlericalismo "ottocentesco". Di quello, lo sappiamo bene, ce ne è bisogno, eccome se ce ne è bisogno, perché se anche l'anticlericalismo fosse davvero "ottocentesco", il clericalismo, ancora oggi, è medioevale!

MoM


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